chi le playstation, chi le cisterne

Vogliamo smetterla di parlare dei due bambini caduti nel pozzo? Per favore, smettiamola. Caduti nel pozzo: Amen. Dice: ma come caduti nel pozzo? Cosa ci vai a fare nel pozzo? Vai a giocare nel pozzo? Ma ti pare? Sicuramente stavano scappando dal papà cattivo! Brutto e cattivo quello lì. Mica per giocare. Ecco perchè caduti nel pozzo. Anzi No, c’era un pedofilo che li rincorreva. Anzi No, un malato di aiddiesse con la bava alla bocca. Anzi No, c’era l’Influenza Aviaria in persona, guarda.

per esempio

Qui fuori un prato verde e morbido come un tappeto di lana. Posso lasciare la mia scrivania del lavoro e andarci quando voglio. Per esempio poco fa, volevo. Quando c’è il sole – e oggi c’è tanto sole – ti pare la temperature perfetta, progettata appositamente per l’essere umano in salute e in pace con se stesso e con il mondo. Un luogo che ti andrebbe bene sempre e comunque. I pavoni vengono a mangiare il pane dalle mani: visti da vicino ti paiono di plastica, con quel collo blu elettrico e la corona sulla testa. 

Il ricordo si costruisce sui particolari, riflettevo coi piedi nel prato morbido come un grosso tappeto di lana, sono i particolari che ti sono rimasti di tutto quello che hai fatto fino ad ora, e sono sempre i particolari che resteranno nei tempi avvenire. Questa massima di saggezza, se vogliamo applicarla alla condizione attuale, mi fa capire che un giorno quello che mi ricorderò saranno questi pavoni, sarà il prato con le colline che ho davanti agli occhi per otto ore al giorno, i coniglietti che zompettano sulle colline (i coniglietti, signorimei, pure i coniglietti, che nemmeno in una puntata dei teletubbies ci trovi tutte ste cosette carine assieme). E poi partite di calcetto che vengono improvvisate in ufficio e nei corridoi con un pallino giallo che per poco durante un calcio di rigore non frantumavo una delle finestre. La mia collega che tira certe bombe con i suoi stivali a punta che ti ha fatto goal facendoti passare la palla tra le gambe già più di una volta. 

Vado a farmi un caffè di quelli che pubblicizzava giorgio clooney e poi vado via, passo in piscina e mi chiedono solo due euri e cinquanta per un ingresso. Poi dal benzinaio un poliziotto nero si avvicina alla mia auto e mi chiede cosa significa la sigla della provincia sulla mia targa, io glielo spiego cosa significa quella “Le”, lui si fa una risata e mi augura solo buona serata. Un’altra volta un poliziotto mi ha fermato al centro di una piazza per dirmi che avevo lasciato la cerniera dello zaino aperta, e che così rischiavo di perdere le mie cose. E tutte ste cose, tutte ste facilità, tutto questo poter vivere facilmente, ti fanno venire in mente certi pensieri che rimando alla prossima puntata.

–continua–

seduto in un pub ho già fatto la faccia brutta

Seduto in un pub ho già fatto la faccia brutta al barista perchè la Guinness non è stata prodotta subito. Seduto in un pub, sono di fianco ad un paio di gay anziani vestiti da lord pronti per la caccia alla volpe. La birra non è arrivata subito perchè quello lì, il barista, aveva da fare. Così ha detto il suo collega tatuato col ciuffo scolpito e le basette di venti centimetri. Aveva da fare. Ricordo che qualche anno fa si vedeva spesso in tivvù quel tizio pelato con gli occhiali che aveva sempre qualcosa da dire – si chiamava Agnoletto, ecco come si chiamava che non mi veniva – che poi all’improvviso è sparito. Uno dei due lord gay è uguale sputato ad Agnoletto. Che fine ha fatto quello lì? Non ha più niente da dire? Nessuno lo ascolta più? Ed io, perchè me lo sto chiedendo stasera?  

Sul soffitto hanno appeso un enorme mucca di plastica, vicino al ventilatore fermo e ad un pappagallo verde impagliato. Stamattina avevo voglia di indossare i miei jeans decadenti sdruciti con le tasche bucate, ma erano troppo sporchi di nero sulla parte interna a causa del grasso di bicicletta. Gli ho messi comunque, ma ho messo pure la cravatta con il solito intento di bilanciare i possibili pregiudizi sui pantaloni disastrati. Quella mucca di plastica è stupenda, ad avercene spazio in casa, una mucca di plastica appesa al soffitto sarebbe una cosa da fare gli spavaldi con gli amici. 

Ieri guardavo la tivvù britannica, c’era un documentario sulle cause di morte più comuni in caso di incidente aereo. Non è sempre l’urto che ti uccide – hanno spiegato – molto spesso sono le fiamme e il fumo. Le fiamme, soprattutto. Le hanno provate tutte – spiegava la voce narrante britannica – anche il carburante gelatinoso che non si spande nell’aria come quello liquido, ma con scarsi risultati. Arriva la fiammata e sei fregato. 

Un aereo era appena precipitato in un lago ghiacciato da qualche parte negli Stati Uniti quando in cucina è entrata una tizia in pigiama – uno di quei pigiami che lasciano l’ombelico di fuori – ed io seguendo il protocollo mi sono presentato. C’aveva capelli lisci e una faccia da Meryl Streep già con la promessa di vecchiaia negli occhi.  

Ah, sei tu l’italiano? Ma guarda, anche io sono italiana! Però vabbè, sai, non so parlare l’italiano. So dire soltanto Ciao, Pizzeria, Cazzo e Bertolli. 

C’è da dire che la Bertolli è molto famosa da queste parti. Si viene a sapere che la tizia in pigiama – questa Meryl Strippa che non parla italiano – è una ulteriore inquilina di questa casa, figlia di una donna olandese e di un pizzaiolo romano che circa vent’anni fa è arrivato da queste parti, ha messo su famiglia, ha fertilizzato una donna del luogo, poi ci ha ripensato ed è tornato in Italia. La tizia pigiamata non ha frequentato molto il paese del padre, però gli altri dicono che manifesta molto bene la sua percentuale di sangue italico facendo molto più rumore della media dei ventenni olandesi. E infatti ieri l’ho vista per strada che urlava alla finestra di un suo amico con le mani ai lati della bocca. L’amico poi si è scoperto essere il suo ragazzo, un rapper pallidissimo che ho ammirato mentre cucinava la pasta. Dell’aereo precipitato nel ghiaccio si sono salvate una cinquantina di persone, comunque.

apritemi l'audio con la casa

Ad oggi non ho ben chiaro in mente quali siano i veri conquilini di questa casa. So che sono sette, e alcuni di loro li ho già incontrati più volte. Molto spesso ci sono ospiti, e questo rende tutto più confuso. Nella camera di fianco alla mia vive l’Equina, e l’Equina la conosco bene perchè condividiamo cesso e doccia. L’Equina vive in simbiosi con un tizio bassino con i capelli drizzati verso l’alto, che forse vive qui e forse No, e che usa il water in stile Rudy l’Ivoriano. Per andare sul sicuro, ogni volta che incontro qualcuno nei corridoi mi presento, dico il mio nome e poi chiedo se anche lui/lei vive qui. Ciao! Vivi qui? No, perchè io vivo qui. Ciao! Chi sei? Io vivo qui e tu?
L’altro giorno Fiocco di Neve, che è un’altra coinquilina minuta e delicata, aveva invitato degli amici per una cena, ed io mi sono presentato a tutti chiedendo se anche loro vivevano qui, quando poi io ero l’unico tra di loro che effettivamente vive qui. Gli amici di Fiocco di Neve – si parlerà anche di Fiocco di Neve quando si avranno ulteriori elementi – sono quattro femminucce magre e secche e timide, più un armadio di carne che è certamente il fratello bianco di Lenny Kravitz. Quattro Olivie di Braccio di Ferro e un Lenny Kravitz, per capirci. 

Ieri un gattone bianco ha cercato di entrare dalla finestra. Oggi ho acceso la tv e ho trovato Raiuno. Poco fa in salotto ho stretto la mano ad un tizio ricciuto e simpatico che non aveva la mano. 

Sul tavolo della cucina c’è sempre una tazzona ripiena di impasto per fare le torte. Questa tazzona è lì ogni giorno. La procedura è fare l’impasto per la torta, separarne una piccola parte e con la parte maggiore si fa la torta. La piccola parte che rimane la si regala ad un amico, che la userà per mescolarla ad un nuovo impasto. Dal nuovo impasto si farà una nuova torta, ma una piccola parte sarà regalata ad un altro, che farà la stessa cosa. Questa – mi hanno spiegato – viene chiamata la Torta dell’Amicizia, e la Torta dell’Amicizia certe volte la sera emana puzzette lievi che comunque si mescolano agli altri odori della casa. 

Tanta gente, insomma. Forse compilero’ gli identikit di ciascun personaggio, per avere una guida pronta da consultare.  Per adesso, soltanto la sigla è sicura.

fosse successo a me

Fosse successo a me, come è successo a questo violinista di 27 anni, di inciampare in prossimità del palco e distruggere cadendo un violino Stradivari di trecento anni fa, mi sarei suicidato con le schegge di legno dello stesso violino conficcandomele negli occhi.

Siccome da cosa nasce cosa, vado a leggere la biografia del violinista in questione, che scopro essere mio coetaneo, talentuosissimo e pure figo (ma anche un po’ Claudiano Bisio, perchè sono invidioso). Aveva quattro anni quando gli hanno messo un violino in mano  – del fratello maggiore, che studiava violino – e quello senza aver mai studiato lo strumento, si è messo subito a suonare. A quattro anni era già un genio riconosciuto, a otto anni suonava con la Filarmonica di Londra, a 27 è famoso in tutto il mondo (e vabbè, inciampa sugli Stradivari).  

Io penso: e che culo, però. C’hai il talento del violino e lo scopri col violino del fratello. Magari ti davano in mano un flauto, facevi un bruttissimo piripiripiri e tutto finiva lì. E invece ti hanno dato un violino. Cosa facevo io a quattro anni? Urtavo con la fronte sul bordo dei tavoli della casa? Rincoglionivo davanti alla tv? Cercavo di non farmi calpestare? Cosa facevo? E cosa sarebbe successo se mi avessero dato in mano un.., che ne so, un oboe? Magari potevo scoprirmi il mago quattrenne dell’oboe dell’europa meridionale, no? Magari sono il talento sprecato del clavicembalo mondiale e non lo saprò mai.

un paio di veli pietosi

Stendiamo un velo pietoso su tutto lo spam riguardante i siti di incontri con le anime gemelle che ti arrivano il giorno di san valentino. Questo mondo di anime gemelle che maturano a febbraio come frutti maturi di stagione.  E poi ancora: stendiamo un velo pietoso sul film di Muccino, quello piccolo, il Muccinino, e sui fidanzatini che rilasciano l’intervista ai giornali dicendo che per festeggiare vanno a vedere il film del Muccinino. Che poi sta cosa di andare a vedere il film sentimentale (e poi chi lo sa, magari Muccinino ha pure cacato un bel film, ma io di certo non lo saprò mai)  assieme al fidanzatino/a, che sorta di atteggiamento è? Voglio dire: cosa mi significa? Quale pulsante cerebrale viene premuto per convincerti ad andare a vedere un film sentimentale col fidanzatino/a? In cosa risiede la goduria? Potrei lontanamente comprendere quelli che ci vanno in quanto sprovvisti di fidanzatino/a, con lo scopo perverso di figurarsi una storia stupenda e sbrilluccicosa con qualcuno che non esiste (per esempio chi? il Muccinino? brrr …), ovvero quelli che ci vanno per prendersi inconsciamente per il culo, per poter uscire dalla sala con i cuoricini pupillari che durano quel quarto d’ora, venti minuti al massimo. Ma gli altri? Ci andate col fidanzatino per trovare l’ispirazione? Non sapete piu’ cosa dirvi e cosa fare, e andate a prendere appunti dal Muccinino? Il vostro ragazzo è un analfabeta balbettante che non riesce a mettere insieme tre parole carine da dirvi e allora le andate ad ascoltare in dolby surround in un sala che puzza di pop corn? Il vostro ragazzo è uno di quelli che abbocca alle promozioni dei telefonini di san valentino che ve ne vendono due al prezzo di uno?  È uno di quelli che trova copia le frasi sdolcinate dai siti a pagamento?  Mh?

Il problema vero, nel farsi queste domande, è che le domande nascono provocatorie e assurde, ma proprio mentre le sputi nell’aria ti rendi conto che invece No, e poter condire queste tue parole – che credevi tanto provocatorie e assurde – con dei link significativi, peggiora solo le cose.

nella nuova casa

Sono nella nuova casa. Ci sono tante (ma tante) cose da raccontare. Non adesso. Ho una finestra lunga cinque metri e una pianta enorme con le foglie enormi a forma di cuore ritagliato. Il giovane proprietario della camera – di cui già detto qui sotto – la chiama la sua “green girl”. Mi ha lasciato un bigliettino nella camera, mi ha scritto: prenditi cura della mia green girl, perfavore. C’è un piccolo annaffiatoio bianco che potrebbe essere stato di Cappuccetto Rosso, in un tempo lontano. Ho anche un televisore e le pareti della camera sono alternativamente bianche e arancioni. Una bianca e una arancione, una bianca e una arancione. I prossimi sei mesi saranno fra queste mura bianche e arancioni, per la mia casa numero… numero? Non me lo ricordo più.

manipolazione della comunicazione for deficienti

Va bene, adesso volete farmi credere che una maglietta diversa da far indossare al terrorista condannato a morte prima di fotografarlo non ce l’avevate? O una foto dove non storce la faccia ai flash come un gobo di notre dame mediorientale? Insomma, capiamoci: in un’epoca di manipolazione quotidiana delle informazioni, noialtri qui siamo cresciuti un po’ piú smaliziati di quanto pensiate, e ci mettiamo poco a intuire i tentativi di mettere in cattiva luce un Pinco Pallino qualsiasi, eh!

ragazzi di altre latitudini

Tra un paio di giorni si lascia questa casetta e si va nella nuova – poco distante da qui – dove ho pronta una camera di diciotto metri quadrati per i prossimi sei mesi, un water ed una doccia da condividere con una tipa che ancora non so chi sia, più un totale di sette (uno,due,tre,quattro,cinque,sei,sette) coinquilini. Ma non si vuole parlare della casetta nuova, e non si vuole parlare nemmeno della casetta vecchia: si vuole parlare invece del ragazzo che mi offre la sua camera per i prossimi mesi.  

B. è un olandese alto e biondo. Lascia la sua camera per un Erasmus in Spagna. Potrebbe benissimo fare il modello, coi suoi muscoletti e la sua presenza di giovine alto e biondo. E invece studia biologia all’università. La prima volta che ci siamo incontrati ho pensato, che ragazzo gentile, sto ragazzo qua. Proprio gentile. Eccolo che mi spiega dove firmare, eccolo che mi spiega cosa significa quella frase sul contratto, mi spiega che mi pulirà tutta la camera prima di andare via, che se ci sono problemi basterà scrivere una mail e lui mi risponderà. E davvero ogni volta che hai un dubbio glielo scrivi, e quello ti risponde con lunghe mail dettagliate e addirittura ironiche, e quindi tra le qualità ci devi mettere alto, biondo, muscoloso e pure ironico. Ti chiedi: sarà mica gay? Capisci che non è gay. Poi firmi il contratto, e tra i suoi libri scovi tante guide sul Sudamerica e la Spagna. Poi leggi ad alta voce qualche titolo di romanzo, e quello subito ti parla della trama del romanzo, di questo e di quello, e del contesto storico eccetera eccetera. Non fa la figura del precisino, falsifica pure la firma del padre e poi appena fuori dalla porta c’ha un paio di calzini vecchi in simbiosi con una palla di polvere. Hai bisogno di un certificato e quello te lo procura subito, scusandosi del ritardo. Ti chiede di andare a prendere il certificato al suo posto di lavoro. Perchè non solo studia, sto ragazzo, ma lavora anche. In un negozio di cremine cosmetiche nel centro della città. Allora pensi: sarà gay? Non è gay. Però arrivi lì che sta consigliando una vecchina grigia sulla prossima cremina da acquistare. E’ alto e biondo, muscoloso ma non appariscente, gentile ma non precisino, gentile ma anche cazzone quanto basta, cazzone ma apprezza anche la letteratura, pulito ma con una certa percentuale di backstreetboys nello stile, studente ma lavoratore, nordico ma interessato alla cultura mediterranea e sudamericana.    

E’ quel tipo di crossover umano che ti capitato rarissime volte di incontrare nella tua vita. Quel tipo di personaggi che non li puoi infilare in una sola casella, che una sola casella non ti basta. Quel tipo di mescolanza a cui tu in un certo senso ti ispiri, a cui vorresti arrivare, sebbene poi a te non riesce altrettanto bene, oppure riesce in un modo più sghembo: forse perchè non ne sei altrettanto capace, o forse per quella parte di albertosordi impacciato e sconclusionato che vive dentro di te.

non ci sono piú i delinquenti di una volta.

I picciotti di Cosa Nostra che si scattano le fotografie in giro per Nuova Yorche come gli sbarbatelli in gita di quinta superiore. Che poi ti fanno la perquisizione a casa del sospetto picciotto, ti prendono le foto e le pubblicano sui giornali dopo che ti hanno arrestato. E tu da importante picciotto mafioso che ti credevi, fai la figura del pirla in mondovisione che sorride verso l’obiettivo.

E il ragazzetto col cuore stracciato dalla tipa che lo ha mollato, decide di riconquistarla con la mossa del graffitaro teppista romantico. Poi lo sgama la polizia e si scopre che a fare sta cosa lo aveva accompagnato addirittura la mamma.  

È morta pure la mamma di Fini, io adesso pretendo la stessa copertura giornalistica che c’è stata per mamma Berluscona. Esigo di nuovo foto ed editoriali e reportage dal funerale, voglio sapere chi c’era e chi non c’era a portare i fiori alla morta, e tutta la storia della signora in questione. Se questo non succedera’, allora c’aveva ragione Corrado Guzzanti a dire che “l’Italia non è nè di destra nè di sinistra, l’Italia è di Berlusconi”. E la cosa drammatica è che non è nemmeno colpa di Berlusconi, siamo proprio noi che a intervalli regolari c’abbiamo bisogno di trascorrere un ventennio attaccati alla giacchetta di qualcuno.   

E infine ci sono io che trascorro una lunga giornata insignificante a leggicchiare cartacce e scrivere mail. Una giornata che raggiunge il momento di massimo interesse quando il cucchiaino di plastica si piega nella tazza perche’ messo in una tazza di the troppo caldo. Per fortuna che ieri è arrivata la signorina, che gia’ scatta foto in giro per la citta’ e me la fa sembrare ancora piú bella.

che poi a proposito

Che poi a proposito di musica, in questo palazzone dove mi trovo attualmente – di cui ho parlato quasi per nulla perchè tra poco vado via – la connessione internet via cavo è in comune a tutti gli altri inquilini, e questo fatto crea una comunicazione fra le librerie Itunes di tutti i personaggi che hanno il computer acceso in quel momento. Quindi in pratica tutti possono ascoltare la musica di tutti: sta cosa mi permette di mettere su certi b-side di Britney Spears mentre cucino che non si può avere idea, e che mai avrei pensato di poter osare in vita mia.  

Il pavone ieri ha aperto il ventaglio della sua immensa coda, e tutti abbiamo pensato che la primavera sta per arrivare. Perchè, insomma, il corteggiamento, la primavera, ste cose vanno insieme, no? Solo che poi si è scoperto che il pavone in verità stava corteggiando il lavavetri magrebino che era lì in giardino, che a sua volta se la tirava non poco.

cose random

Volevo vomitare delle righe contro il boicottaggio che vogliono fare nei confronti degli scrittori israeliani alla fiera del libro di torino, e qualche cosa l’avevo pure scritta, solo che poi non sono più tanto sicuro delle mie opinioni e il post è stato cestinato. Siamo gente che pensa e ripensa, noialtri. Mica ci fermiamo sulla prima cosa che ci viene in mente. Però sta cosa mi pare come quelli che bevono chinotto ma non coca cola sulla base di farneticanti ideologie antiimperialiste.

Va bene il paese civile e tutto il resto, ma qui già dopo quattro settimane mi parlano di piano previdenziale e dopo cinque mi prospettano un prolungamento del contratto e innalzamnto della moneta mensile percepita. Son cose.

A tutto questo poi si aggiunge che stamattina arrivo in ufficio e c’è un galletto che passeggia nella stanza, fatto entrare dalla finestra. E lo stupore non è che era dentro la stanza, lo stupore è che di solito viene fatto entrare più tardi, nel primo pomeriggio.

Quest’altro è un geniaccio. Vince il premio attenuante dell’anno.

Voialtri invece siete tutti dei gran porconi. Se state leggendo queste righe siete dei grandissimi sporcaccioni. Potrei portare diverse prove a sostegno di ciò ma mi limito a qualche pagina a caso delle chiavi di ricerca del mese scorso. Una e Due, solo per restare in argomento Culo. Per il mese corrente, poi, stiamo andando pure peggio.

perchè uno pensa l'olanda, le biciclette

Perchè uno pensa l’Olanda, le biciclette. Fuori dalla bottega c’era scritto Biciclette QualcheCosa, perchè oggigiorno so come si dice Biciclette, ma ancora non mastico tutto il resto. C’era scritto Biciclette, ed avendo bisogno di un mezzo a due ruote, sono entrato nella bottega. Questo era un posto che già c’ero stato un paio di settimane fa, per chiedere informazioni sui mezzi a disposizione, tra i più sgarrupati  ed economici possibile. Di nuovo, sulla porta mi trovo di fronte ad un trans di due metri che scopro essere il titolare della bottega, con un sorrisone enorme e grosse manacce da fabbro.  

Perchè voglio dire, uno nasce innocente e poi si impegna a diventare progressista e tollerante. I passi sono questi. Prima credi che esista solo il maschietto e la femminuccia, poi scopri che ci sono le varianti. Nel tuo essere progressista e tollerante, accetti tutte le varianti possibili. Però ecco che dopo un po’ – strisciante – si fa strada la volontà di incasellare le categorie dentro recinti rassicuranti. Del tipo: esistono maschietti e femminucce e poi esistono quelli che vogliono essere l’opposto di quello che sono. E allora ti ritrovi spiazzato, di fronte a sto trans corpulento che ti sorride sulla porta di una bottega lercissima, con una gonna e un maglioncino dolce vita di taglio inequivocabilmente femminile, ma senza un filo di trucco e con le mani lercie di grasso nero di bicicletta, e il vocione rude. E con il cacciavite in mano. E la gonna. L’ho già detta, la gonna. Non lo so, senti che devi far spazio a nuove categorie. Senti che mica è finita qui, c’è ancora tanto tanto da imparare.

Per la cronaca la bici è stata acquistata in una botteghina poco distante gestita da un punkabbestia gentilissimo e la faccia martoriata da un tripudio di piercing. E un cagnone enorme che di continuo mi annusava l’inguine muovendo una coda proboscide. Una stanzina a ridosso del fiume centrale della città: praticamente ho testato le potenzialità del mio nuovo mezzo a trenta centimetri dall’acqua del fiume. Col cagnone sempre lì, attaccato a me, che ogni volta che sollevavo la gamba per salire sulla bici quello si prendeva un calcio involontario sul muso. Ma a vederlo sproboscidare con quella cosa pelosa connessa con il culo, lui sembrava contento uguale.