poco meno di uno stuzzicadenti

Il capo dei vescovi italiani se la prende con abberlusconi che va a buttane, però senza nominarlo. Comportamenti tristi e vacui, dice lo vescovo. Ci rendiamo conto di quanto è grave sta cosa? Ma non perché lo vescovo non nomina abberlusconi. E non per abberlusconi stesso, definito triste e vacuo in quanto buttaniere, e dunque “difficilmente compatibile con il decoro delle istituzioni”.

 

Per il vescovo. Per i vescovi.

 

Perché fossero stati zitti, come erano stati zitti fino ad ora, sti vescovi, uno avrebbe pensato: i vescovi non si pronunciano su cose di buttane. Benissimo. Oppure, ad essere proprio magnanimi, uno avrebbe pensato: sti vescovi non leggono, non si informano.

 

E invece No: sti vescovi leggono e si informano. Sti vescovi si pronunciano, eccome.

 

Ma allora se si pronunciano e si informano, se ne deduce che uno non è “triste e vacuo” se va con una buttana (perché restano zitti). Se va con due (perché restano zitti). Se va con tre (…). Se va con quattro. Se si sceglie buttane di quasi sessant'anni più giovane. Se si sceglie buttane deboli con problemi personali e glieli risolve a botte di cinquemila euri.

 

No, uno deve proprio arrivare a caricarsene quaranta in casa, di buttane, per essere triste e vacuo. Deve comprare casa che non sa più dove metterle. Deve settarsi in modalità mitraglietta e farsene otto di fila e poi lamentarsi che gliene sono avanzate tre, per essere triste e vacuo.

 

Ma ci rendiamo conto quale immonda moralità buttaniera esce fuori da questa esternazione? Dove sti vescovi pongono l'asticella? Ma lo dico pure per voi, benedetti vescovi: se facciamo passare sto concetto di assoluzione buttaniera quasi totale, poi uno si viene a confessare solo quando ha inseminato mezza città. Vi scavate la fossa da soli facendo così, con la vostra asticella altissima che ormai pare poco meno di uno stuzzicadenti. 

non aver posseduto una televisione

Non aver posseduto per anni una televisione, poi mi succede che osservo le pubblicità e mi cade la mandibola a terra. Il mondo sta finendo se fanno una pubblicità del genere.

 

Anzi No: il mondo sta finendo se fanno una pubblicità del genere che funziona. Se c'è qualcuno lì fuori su cui questo messaggio fa presa. Se c'è qualcuno là fuori che non decodifica il meccanismo.

 

Dovrebbero insegnarlo a scuola, il meccanismo di decodificazione della pubblicità. E poi mostrare uno spot del genere e dire: questo è l'esempio più basso, ragazzi, l'esempio più banale. Sono sicuro che nessuno di voi potrebbe cascarci. (quando invece, oggi, a quanto pare…)

 

Nella vita tutto quello che fai è dire Sì.

 Ma se provassi a dire No.

 No alle regole. No al conformismo.

 Solo così scoprirai un'auto diversa dalle altre."

 

cosa faccio in una giornata

Cosa faccio in una giornata, devo prenderne appunti.

 

Siedo al mio tavolo al lavoro, parlo al telefono con gente lontanissima, mi accorgo che è normale giocare con la penna e accavallare le gambe quando si parla al telefono. Faccio una presentazione che poi la gente ne è contenta. Quattro delle persone che mi ascoltano poi verso sera saranno in tre nazioni diverse.

 

Prendo appuntamenti per andare a Londra. Mangio cioccolata. Verso sera ascolto uno scrittore che dovrebbe parlare del suo libro, parla invece di se stesso e fa battute che non fanno ridere: possibile che non se ne renda conto? Bevo vino piemontese per dimenticarlo, poi bevo vino salentino.

 

Poi più tardi a casa mi piace la luce che mi arriva sulle mani mentre cucino. Bevo vino francese, adesso. E poi guardo happythankyoumoreplease, che si scrive così, tutto attaccato.

 

In questo film ci sono io e c'è tanta gente che conosco: molto di quello che ho visto, che vorrei vedere e che non sarà mai. Ah quanto mi piace questo dolorino piccolo sotterraneo che mi viene da questa consapevolezza. Film che lo apprezzi se sei pastafrolla come me, ma che vorrei mettere qui in piazza e inviterei pure chi legge a guardarlo. Ci metto anche il link mariuolo guarda, che non dovrei, ma voglio proprio metterlo in piazza. L'attore principale è poi pure il regista e pure colui che lo ha scritto, il film.

 

Ad un certo punto lui viene spinto nella macchina della polizia e dice al bambino al suo fianco, che forse non rivedrà più: vorrei che tu leggessi tanti libri, promettimelo – e vorrei che continuassi a disegnare, promettimelo – tra vent'anni verrò ad una tua mostra. Il bambino risponde Sì.

 

Nella prossima vita voglio fare l'organizzatore del Sundance Film Festival.  
 

la prossima volta che mi dicono che non sembro italiano

La prossima volta che mi dicono che non sembro italiano, e soprattutto non sembro italiano terronico come invece sono tantissimo, devo mostrare la mappa di cui sotto e puntare il dito sul Salento, che come potete notare è più chiaro del resto (si nota pure una differenza cromatica con la Puglia del Nord, ma io già me ne ero accorto che da quelle parti sono più scuri bassi e tarchiati). In verità nel tacco convivono due tipologie di uomo salentinus: uno longilineo e a volte pure chiaro – che la leggenda vuole di origine normanna – l'altro à la Giuliano Sangiorgi, che io da sempre identifico con la influenza nefasta dei baresi nella genetica locale, in attesa di riscontri scientifici che un giorno sono sicuro giungeranno a fugare ogni dubbio.    

è questa la vita che sognavo da bambino?

Nelle cuffie ho Coso che si chiede È Questa La Vita Che Sognavo Da Bambino? e io non lo so cosa rispondere perché non mi ricordo, ma ricapitoliamo.

 

L'altro ieri sera ceno in questo ristorante di quasi lusso per cose di lavoro, solo che poi non si parla di lavoro, ci sono invece io che osservo il mio antipasto striminzito e buonissimo e penso che con quello che costa fino all'altro ieri ci mangiavo tre giorni. Ci sono camerieri che ti mettono in mano il menù alla pagina che ti serve in quel preciso momento. Io voglio continuare con tutte le mie forze a stupirmi di questo.

 

Il giorno dopo alla stessa ora mi trovavo al concerto dei Cloud Control, gruppo australiano di quelli che in disco non lo sai se ti piacciono, ma dal vivo sicuramente Sì. Ci sei tu macedone che non ti conosco, però dopo tre minuti che ti conosco finisce che conosco pure la tua compagna di scuola che non vedevi da anni, te la trovi lì per caso, e poi il suo uomo, e d'improvviso c'ho la cumpa macedone, mentre il posto dove danno il concerto mi piace tantissimo, e Brussèlle si conferma il place to be in questo momento storico.

 

Domani io giuro che è vero, mi pagano per andare a fare la caccia al tesoro in un giardino zoologico. Però devo scappare via prima perché verso sera ho da ritirare il primo premio di un concorsino letterario indetto dalla libreria che se state a Brussèlle, sapete qual'è, e dove cercherò di bullarmi il più possibile anche perché io di solito a ste cose o vinco oppure mi incazzo. I pochi lettori brussellesi sono invitati a farmi da claque.

 

E poi la notizia di sta cosa mi arriva mentre telefono in Australia. Solo che di sti tempi sono talmente in modalità trottola che manco lo so, di chiamare in Australia, tanto che devo chiedere a chi mi parla Ma Sei In Australia Vero? Non è che fa figo dire che in una giornata ho parlato con tre continenti diversi, è che appunto È Questa La Vita Che Sognavo Da Bambino? Non lo so, ma non è il momento di farsi domande.

 

In palestra forse pensano che ho la techno nelle orecchie, ho invece Gianni Togni e Little by Little degli Oasis di cui so pure le parole, e penso seriamente che se avessi una figlia femmina come dico io, potrei morire di amore stecchito sul colpo, quindi meglio di No.

va bene

Va bene: tre approcci gay nel giro di un mese. L'ultimo mi ferma per strada e mi chiede se sono Jean Paul Gaultier, o suo figlio, o qualcosa del genere.

 

Quelli di sopra fanno una videochiamata ad un'amante e ovviamente connettono il pc alle casse così che tutto il palazzo possa sentire in una bella domenica mattina – ma soprattutto io, ché ci vivo appena sotto.

 

Non mi hanno mai voluto così bene su un posto di lavoro come adesso. Però io provengo da una terra cattolica romana che ha influenzato la mia psiche – dunque anche nel bello devo vederci per forza la sofferenza o l'espiazione. Dunque adesso penso che non devo deludere nessuno. Dunque ora penso che il cataclisma sia appena dietro l'angolo.

 

Si pone il problema Feisbùk ad uso locale. Resto ancora oggi delle idee espresse tempo fa: non potrei utilizzare lo strumento per mantenere rapporti con amici lontani. Però come la mettiamo se ti permette di sapere cosa avviene a duecento metri da casa? E se addirittura resta l'unico metodo? La soluzione potrebbe essere un profilo a nome farlocco chiuso a tutti quelli che non vivono nell'arco di dieci chilometri da me.

 

Onestamente, a cosa è servito l'11 settembre? A capire quanto 10 anni siano un cazzo di niente. 10 anni fa io ero già adulto cazzarola. E voi ricorderete gli aerei di linea, ma io ricordo pure il giorno di quell'aereo da turismo (poco tempo l'11 settembre) che si schiantò sul Pirellone a Milano. Lei era nell'altra stanza, mi raccontava che era tornata, io avevo messo per un secondo in pausa il sollievo ed ero corso verso la televisione dove si parlava già di attentato. Poi si scoprì che non era niente. Anche con lei, due giorni dopo, si scoprì che poi in realtà non era niente.

c'è una cosa che

C'è una cosa che ci portiamo dentro che deve uscire per forza, e che poi per forza dobbiamo distribuirla in giro. Il problema è che gli affibbiamo nomi diversi: affetto, altruismo, amore, preoccuparsi per qualcuno. Se una cosa cambia – il nome – una cosa resta uguale sempre: deve uscire per forza. Altrimenti è un problema. È come per un pompiere con il tubo dell'idrante in mano che però se lo spara in faccia. È come agitare una bottiglia di spumante però senza stapparla mai. 

due cose

Due cose sulle notizie di sti giorni. Dice che A Napoli si arrabbiano perché hanno spostato lo SquagliamentoDelSangueDiSanGennaro alla domenica, quando invece i miracoli non si possono spostare. Benissimo, non lo spostate, il miracolo. Ma il giorno del miracolo si lavora. Sul giro della padania finito a mazzate, ci rendiamo conto che la cosa più sensata l'ha detta il Bossi piccolo?

non mi spiego la fortuna recente

Non mi spiego la fortuna recente nello scovare film almeno decenti da vedere.

 

Ho visto Win Win (tradotto in italiano: mosse vincenti, diosanto) scritto e diretto da Tom McCarthy già autore di The Visitor ("L'ospite inatteso", diosanto). I film di McCarty, ne vale la pena. Ho cercato allora "The Station Agent" in giro per il webbe, non l'ho trovato, ho trovato invece Nothing Personal e cazzarola è stata una bella scoperta.

 

Ho visto tutto il film, poi ho visto il trailer del film, e mi sono accorto che nel trailer hanno messo quasi tutte le scene che secondo me erano le più belle. Applausi al montatore del trailer.

 

Per esempio.

 

Scena delle dita mignole che si sfiorano. Non dovrebbero, ma si sfiorano. Dita mignole, santiddio.

 

Ancora prima: scena di lei che fa finta di piegare l'erba soffiando con la bocca, quando invece è il soffio del vento e poi gli dice: è per te. Lui le dice: molto bello. E poi aggiunge: adesso però ferma tutto. Non posso, risponde lei. Non importa, risponde lui, non possiamo competere con la perfezione. E lei si gira e lo guarda con occhi diversi.

 

Lei è un'attrice del Paese Basso (quindi non tutto è da buttare del Pb?) e si chiama Lotte Verbeek. Voglio un'amica che si chiama Lotte, subito. Colpo di finezza della regista, fare indossare a Lotte un paio di cuffie per la musica dello stesso colore dei suoi occhi (anche questo nel trailer: riapplausi al montatore). 

 

cose 4 zeronove 2011

C'è una ragazza in strada sotto la mia finestra: aspetta qualcuno. Capisco che aspetta qualcuno perché si alza sulle punte ad ogni automobile che passa, spiando nell'abitacolo.

 

Se l'automobile non è quella giusta, si gira dall'altra parte e si specchia nel vetro di una finestra e si aggiusta gli occhiali, prima sugli occhi, poi sui capelli. Aspetta forse venti minuti e non si accorge di me – che ad osservarla da dietro il vetro mi sento un gatto. Poi all'improvviso se ne va e non sembra arrabbiata. Se ne va e basta.

 

Aspettavi chi? Mi verrebbe da chiedere. E per cosa? E perché non riconoscevi il modello di automobile? Cos'era quel lungo tubo che tenevi in mano? Era una cosa di lavoro? Ma No: era sabato, e tu eri in jeans. E perché ci tenevi a come ti stavano gli occhiali? E perché non hai chiamato al telefono chi doveva venire da te? E perché sei andata via senza intristirti?

 

C'è un cinese che fotografa le auto di notte mentre torno a casa dopo aver affittato una bicicletta – altro dettaglio favoloso di brussèlle, poter affittare biciclette ovunque per un euro e 50 – e penso che forse ti volevi uccidere, mettendoti con la macchinetta al ciglio della strada, cinese che non sei altro.

 

Brevissima recensione dell'ultimo album di Jovanotti – o “Lorenzotti” come dicono gli Elii. Troppi brani, ma nel complesso ancora credibile. Dovrebbe sempre evitare di cantare in inglese, ma pure di dire “Yeah”, che gli viene male. La deviazione verso l'elettronica, pure quella è molto credibile. Il brano di cui sotto, mi piace tanto, però servono le cuffie e il volume alto.  

  

small town murder songs

Ho visto Small Town Murder Songs che si trova solo in lingua originale sottotitolata (credo), e che la critica vuole per forza accostare ai fratelli Cohen, però dei fratelli Cohen manca il guizzo – c'è solo la base, dei fratelli Cohen.

Ho cominciato a guardarlo cucinando il riso, e già avevo capito che il colpevole era quello che era. Il resto del film l'ho passato ad aspettarmi il colpo di scena che smentiva le mie assumptions fatte durante la bollitura del riso. La smentita non è arrivata. Però ho scoperto chi erano i mennoniti, che non conoscevo, e che secoli fa hanno preso mazzate sia dai cattolici che dai protestanti.

(Ah quindi è Settembre? E dunque Wake me up when September ends? Direi di No, direi mi va benissimo così com'è.)