Siamo andati alla festa di Teresa la portoghese, che io non è che lo sapevo chi era questa Teresa.
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Mi hanno detto: Erasmus, portoghese, fa una festa.
Io ho detto: andiamo, che così mi reinserisco a gamba tesa nella nightlife bolognese.
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Andiamo.
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Con una bottiglia di vino da tre euri in mano abbiamo premuto il tasto del citofono, e dopo qualche secondo il citofono ha gracchiato:"Chi è?" e la risposta è stata: "Siamo Tizio, Caio e Sempronio, siamo venuti per la festa di Teresa, la portoghese". Il citofono ha gracchiato di nuovo: "Ah, ma certo! Salite, ma comunque Teresa non c’è".
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Siamo saliti.
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Ci hanno detto: "Teresa non c’è , ma forse arriva, è andata al mare." Poi un tizio si è rivolto a me e mi ha detto: "Lo sai com’è Teresa, che arriva sempre in ritardo!". Io avrei voluto dire: ma che cazzo ne so io, che l’ho saputo mezz’ora fa, che esiste sta Teresa. So che è portoghese, e basta. Ci hanno detto: bevete, bevete, nel frattempo. Qui c’è questo vino, qui c’è questo vino, qui c’è questo rum. Bevete.
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Beviamo.
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Poi vabbè, Teresa è arrivata e sono arrivati anche tutti gli altri. Tutti gli altri che erano Molti Altri, ma davvero Molti, che la casa scoppiava ed emanava fumo dalle finestre. In tutto sto casino c’era sto tizio appoggiato di schiena al muro, con la testa piegata a quarantacinque gradi, con una bottiglia quasi vuota di Sangiovese in mano, e la maglietta con la scritta: Pace in The Middle East. Ho pensato, Eh! poi dicono che i giovani non c’hanno gli Ideali, guardalo lì come si tormenta per la pace nel Middle East. Col Sangiovese.
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E volevo andare a pisciare, ma sulla strada per il cesso sentivo sempre suonare il citofono, e allora rispondevo. Chi è? Sono Fernando l’amico di Luisa. Ah, ciao Fernando- dicevo- sali, sali! Poi di nuovo suonava e io rispondevo: Chi è? Sono Carmen, con Luca y Mario y Pilar! Ma certo, salite, salite!
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Che se non ci avessi pensato io, al citofono.
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Poi però andare a pisciare, non era facile per niente. La coda per il cesso è la stessa che trovo alla Conad reparto macelleria, solo che non ci sono i bigliettini col numero, e se non stai attento ti fottono, e ti passano avanti facendo finta di niente. Sorridono coi denti rosa per il vino appena bevuto e dicono: bella la festa, no? E poi passano avanti saltando la fila. Ma Dove Vai, dico io, torna indietro che c’ho la vescica che invoca pietà, torna indietro che altrimenti la faccio nel vaso dei fiori.
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Si sente il rumore di qualcuno che sta bussando alla porta, e con violenza anche. Una tipa apre la porta ed entra un signore con gli occhi iniettati di sangue e il braccio roteante, che inizia a dire: " Ma ragazzi, eccheddiamine, fate piano che Non Si Riesce a Dormire, perbacco!" ed è in quell’ istante che dalla fila del bagno si stacca una processione di individui di cui quello in testa ha la chitarra in mano e suona e canta La Locomotiva di Guccini, mentre quelli dietro cantano pure loro, ma col tempo sfalsato di un mezzo secondo in avanti o indietro. Il signore che Eccheddiamine Non Riesce a Dormire capisce tutto, non dice niente e se ne va. La processione di cantanti sfalsati continua a cantare, e sono evidentemente degli integralisti gucciniani, perché finiscono una canzone di Guccini e quella che cantano dopo è ancora di Guccini, e poi ancora e poi ancora. E succede che quando torno a fare la fila per il cesso loro sono ancora lì che cantano Auschwitz ( son mortooo, con altri centooo) e cantano gonfiando il petto e dandosi pacche sulle spalle. Che uno li guarda e pensa: che bello che ci credono così tanto. Che uno pensa: Eh! hai visto i giovani che c’hanno gli Ideali e cantano Auschwitz e Dio è Morto? Davanti alla fila per il cesso?
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In cucina cercavo una birra, e una birra non la trovavo. Trovo invece questa brasiliana, che aveva una lattina di birra da mezzo litro incastrata fra le tette e le chiedo dove l’ha trovata. E lei mi dice: non te lo posso dire, e comunque è l’ultima. Se vuoi te ne do un sorso. Dammene un sorso. Grazie, è pure bella fresca. Quindi rimette la birra tra le tette e se ne va. Io sorseggio e ripeto: Ah, bella fresca, bella fresca. Sulla porta, un tizio evidentemente autoctono che aveva seguito la scena, sghignazza e dice:
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– Zèrto che è fresca, ma aspetta che pasciano zìncque minuti e vedi tè come sci fa calda!-