Ragazza del cesso di fronte, mi rivolgo a te.
A te, che fai la cacca nel bagno di fronte al mio bagno.
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Io ti vedo, lo sai?
Ogni mattina ed ogni sera (Uo –Uò) io ti vedo seduta sul cesso, e non vorrei.
Non vorrei vederti – seduta sul trono supremo – ma ti vedo.
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Perché ti vedo?
Perché tu credi che il vetro della finestra del tuo bagno, ruvido e sfocato, non faccia vedere all’esterno, e infatti è così. Ma quando sei vicinissima al vetro, ciò che dovrebbe apparire sfocato non è più sfocato, e io vedo tutto benissimo, ma davvero bene. E cos’è che è vicinissimo al vetro, in quella casa? Il cesso.
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Ragazza del cesso di fronte, sei la prima cosa che vedo la mattina, lo sai?
Apro la finestra e con la speranza di un giorno migliore guardo il cielo, e nel cielo – manco fosse una pubblicità dell’acqua minerale – ci vedo le rondini. Poi sposto lo sguardo al palazzo di fronte, e vedo te che sei posizionata sul cesso, e che ti gratti la testa. Poi ti vedo che seduta sul cesso, alzi un braccio, e metti in mostra l’ascella. Io già quando si arriva a questo punto, mi sento male, e vorrei tornare a letto per dormire – e comunque non dormirei – ma se pure dormissi, farei incubi inquietanti ed ascellosi.
Tu col braccio alzato e l’ascella rivolta al mondo, porti l’altra mano verso l’ascella, ed inizi a grattarla con perizia, su e giù su e giù, e smetti solo quando poi ti devi alzare dal cesso. Io a quel punto sono aggrappato alla finestra e cerco le rondini nel cielo con lo sguardo, per farmi forza.
Il mio cervello a quel punto è in loop sul concetto di ascella, e continua a ripetere Ascella Ascella Ascella.
Ma ecco che tu ti alzi dal cesso, e il concetto cambia repentinamente, e diventa il tuo Culo.
Culo Culo Culo. (nudissimo) Culo.
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Ragazza del cesso di fronte, io lo so che non sei sempre la stessa Ragazza.
L’ho capito che in quella casa ci vivete in tre o quattro, tutte ragazze ( e ciò significa tre o quattro culi e circa sei-otto ascelle) ma io non vi distinguo l’una dall’altra, per me siete tutte uguali. Soprattutto, i vostri culi sono per me assolutamente uguali.
Rotondi uguali, mappamondosi uguali.
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Sono uscito di casa stamattina che facevi la cacca.
Mentre tornavo in auto dalla facoltà , ed ero fermo al rosso del semaforo, una tipa si è accostata con la sua macchina e mi ha sgamato mentre mi grattavo le palle, mentre credevo di non essere visto. Allora ho pensato a te, che ti sgamo sempre quando pensi di non essere osservata. Mentre giravo la chiave nella toppa della porta di casa mi sono detto Ma non esagerare, che non è Mica Vero, che la sgami sempre. Ho buttato lo zaino in un angolo, mi sono avvicinato alla finestra, e ti ho vista, che eri lì.
Che facevi la cacca, con l’ascella alzata.
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Mi fai sentire come un soldato in caserma.
I soldati la mattina fanno l’alzabandiera con una marcia militare di trombe in sottofondo. Io la mattina invece faccio l’AlzaAscella con il sottofondo dei Belle & Sebastian.
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Ragazza del Cesso di Fronte, non te la prendere se scrivo così.
In fondo tu diresti lo stesso di me, se mi potessi vedere attraverso i vetri del mio cesso ( e non è così, perché noi ci mettiamo le tendine, dietro il vetro, Noi). Diresti lo stesso di me, se mi vedessi mentre espleto la funzione, che tengo l’arnese mirato nel cesso e nel frattempo canto guardando l’intonaco del muro che si stacca.
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Anche adesso, sono qui che picchetto sul portatile che ho poggiato sulle gambe, e lì fuori ti vedo, e sembra tutto fatto apposta, perché qualche minuto fa quando ho iniziato a picchettare sul Pc, tu non c’eri. Adesso ti trovo lì, seduta.
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Seduta.
Ti alzi.
Torni, e ti siedi. ( mah!)
Di nuovo seduta.
Ti alzi.
Tiri su le mutande.
Rosa, sono rosa.
Belle, sono nuove?
Non le avevo ancora notate.