la pazienza delle onde

In Paese Basso per le lauree specialistiche funziona che ad un certo punto dicono il tuo nome, tu ti alzi e vai sul palco, e lì c'è un professore che nel microfono legge una “lode” a te, a quanto sei bravo, a quante cose hai fatto.

 

Tu che sei lì invece pensi: mani incrociate sul petto oppure dietro la schiena? E poi pensi: poco importa, ché quando ti vesti da pinguino ti senti un cretino comunque. Le prime righe della mia lode dicevano:

 

Rafeli è una personalità interessante e a volte intrigante

– cosa sta pensando questo ragazzo dagli occhi grandi e “captivating”? 

 

 

Ad un certo punto ero sulla gradinata della piazza centrale della città barbara, e dal basso mi si chiedeva un discorso, io il discorso non ce l'avevo, parlavo a casaccio tenendo in mano la bottiglia di champagne di cui qui. E mi pareva facesse caldo, quando invece faceva freddo, ché soprattutto le femmine presenti battevano i denti e allora io cavalierissimo ho distribuito il mio giubotto e la sciarpa a loro, epperò bevevamo champagne ghiacciatissimo che faceva venire i brividi ugualmente.

 

Comunque c'è gente che mi vuole bene. Questa è una breaking news. C'è gente che mi dice, ti conosco da sette ore, otto ore al massimo, dovrei essere altrove, invece sono qui.

 

La mattina dopo il traslocatore arriva più presto di quanto aveva detto. Quindi ci sono io che faccio colazione mentre un omone impacchetta le mie cianfrusaglie ikea. Ci sono poi io che pulisco la camera e scatto delle fotografie da mandare alla madre di Spitty per dirle: visto? È pulito. Conoscendo tuo figlio non posso garantire che rimanga tutto così fino a domani. Spitty rulla canne alle dieci della mattina e gli dico che vado via. Lui di riflesso alza il volume della musica hip hop e non può trattenere il sorriso (tre giorni fa l'ho costretto a pulire la cucina con un messaggio in codice: “hey, avete notato che lo 0% di tutto sto casino l'ho creato io?”).

 

Quando imbocco la strada che mi porta via penso che il Paese Basso sarà sempre una seconda patria. Che ci sono cose che ho imparato che ignoravo, e cose che so apprezzare solo perché ho passato più di tre anni qua. Che rispetto a quando mi sono laureato la prima volta oggi sono diverso, ho le spalle più larghe, i piedi più pronti ai terremoti. Putroppo ci ho pure vissuto i momenti più belli che conosco – e che mai avrei immaginato così belli – quindi un po' di fastidio me lo porterò sempre addosso. Ma noi siamo la somma di tutto, non solo delle cose che ci fanno piacere. Siamo la somma di tutto, e siamo interessanti nella misura in cui riusciremo a portarci tutto dietro, e non dimenticare mai nulla.

 

le mie cose quasi tutte impacchettate

Le mie cose sono quasi tutte impacchettate. Però poi mi chiamano dal Nebraska mentre dormo. Mi sveglio e prendo il telefono. È la signora che si occuperà di gestire il mio trasloco. Mi dice che subito dopo di lei mi chiamerà un traslocatore barbaro, contattato da lei nel Nebraska. Io mi sollevo su dal letto e osservo le mie quattro scatole piene di cose di pochissimo valore – non fosse per i libri. Il traslocatore mi dice che non devo impacchettare nulla, impacchettano tutto lui e la sua banda. Ah Sì? Ma pensa, dico alle mie scatole: non valete niente e c'è gente che si preoccupa per voi in due continenti del mondo.

 

E quindi domani mattina dovrebbe cominciare la mia quarta vita a Brussèlle.

 

Però intanto oggi pomeriggio faccio ancora in tempo a presentarmi in un edificio storico del centro di questa città barbara, sede storica dell'università barbara, e farmi laureare un'altra volta. 

faccio cose

Leggendo Sofri e bevendo Paiara bianco comprato sotto casa ho rivisto una scena di 500 days of Summer – film di due anni fa. Ma non importa. Ciò che importa è l'ennesimo tributo a Zooey Deschanel (sempre sia lodata). Zooey è un totem di questo blogghe della quale finalmente si è pure trovata una nuca. Poi se uno vuole morire giovane c'è pure lei che canta dal vivo corrucciata.

 

Visto pure il film "C'è chi dice No – ai Raccomandati" che è film medio, quasi mediocre, dal titolo tremendo, però siccome è italiano allora è bello, visto quello che di solito c'è in giro. Non ci posso fare niente se poi mi innervosisco davanti ai luoghi comuni. In questo film mi sono alzato dalla sedia nervosissimo quando: 1) il figlio di papà aveva la erre moscia, 2) il coinquilino coi rasta coltivava marijuana sul balcone.

ultimo giorno di lavoro

Ultimo giorno di lavoro dopo tre anni, tre mesi, ventisei giorni.

 

Ci sono arrivato abbronzato per il sole del Salento preso in faccia di proposito, per presentarmi abbronzato all’ultimo giorno di lavoro. Come gli scemi che vanno nei posti esotici e lo vogliono far notare. Camicia che non mi hanno mai visto addosso (perche’ fra colleghi ci si impara i guardaroba a vicenda) anche questa di proposito, affinche’ vedano qualcuno che prima non hanno mai visto. Al polso un bracciale brutto che pero’ da qualche anno metto quando sono in vacanza.

 

In realta’ sarei tornato dalle vacanze ieri, lo indosso oggi che e’ l’ultimo giorno di lavoro. Compro chili di torte costose da pasticcerie incredibili, e lo faccio per il piacere di farlo ma anche perche’ i barbari sono tirchi e quando tocca a loro portano le cose piu’ economiche che trovano al supermercato, coi prezzi ancora attaccati (in realta’ sta ripicca tutta mia la porto avanti da sempre, non solo ora che e’ l’ultimo giorno).

 

Cosa dire di questi tre anni? Che e’ meglio averli fatti ma – come moltissime scelte nella mia vita – se avessi fatto altro sarebbe stato meglio. Mi trovo sempre nella posizione di notare che mi sarebbe potuto andare peggio (guardando in giu’) o mi sarebbe potuto andare meglio (guardando in su’). Pensa a chi sta peggio di te, dicono i saggi. Dice la mamma quando non mangi. Pensa a chi muore di fame. Nell’invito via email per la torta volevo scrivere “etc etc….we survived to each other etc etc…” ma poi ho sottoposto il testo alla stagista che c’ho di fianco e non ha capito l’ironia, ho lasciato perdere.    

a forza di andare e tornare al tuo paesello

A forza di andare e tornare al tuo paesello dell'estremo Sud, impari davvero cosa significa estremo Sud. Lo impari per davvero, mica per finta come quelli che ti parlano di sapori odori colori ritmi passione e cultura. Cazzate. Cazzate parzialmente vere, ma in grandi linee pur sempre cazzate.

 

Le mettiamo nella bocca di quelli del Nord quando parlano di Sud, così come noi terronici parleremmo di culla dell'umanità se andassimo a fare un safari nello Zimbabwe. E non so se fanno safari in Zimbabwe, non so se si scrive Zimbabwe.

 

Dicevo, impari cosa sono i dettagli del Sud.

 

Per esempio entrare in uno studio fotografico ché ti serve la fototessera e ci trovi sulle pareti le fotografie scattate ai matrimoni dal mastro fotografo. Queste sono evidentemente le migliori immagini scattate dal mastro e che vengono esposte per invogliare gli altri a farsi fotografare dal medesimo mastro fotografo. A parte l'aurea leggermente mariadefilippiana di molte delle espressioni facciali dei matrimoniati, la cosa che ti colpisce di più – e che ti fa moltissimo Sud – sono i matrimoniati con gli occhiali da sole. Solo ieri pomeriggio hai contato 6 fotografie enormi con gli sposi in occhiale da sole.

 

Lenti grandi, da insetto.

 

Quindi, non solo decidi di indossare occhiali da sole da insetto al matrimonio, non solo non ti accorgi che forse dovresti toglierle al momento delle fotografie, non solo pure la sposa tua le indossa e le sembra normale, non solo il fotografo non urla toglietevi quelle cazzo di occhiali da sole che vi sto scattando le foto del giorno si presume più bello della vostra vita – o perlomeno iconograficamente più significativo – non solo il fotografo poi scatta le foto, non solo non le butta nel cestino quando le rivede, non solo le stampa e i matrimoniati approvano, ma poi addirittura le foto vengono pure esposte come per dire, ragazzi giovani e fertili del circondario, questo è il modello per i matrimoniati a venire, questo è l'apice, a questo dovreste voi tutti aspirare. È l'apoteosi. Esco dallo studio inondato da una luce di consapevolezza estrema di estremo Sud, di kitch all'olio d'oliva e origano che non vi dico.

bisogna tener presente

Bisogna tener presente che ho ancora le chiavi della mia casa di Bologna. Bisogna tener presente che sul campanello c'è ancora il mio nome. E poi bisogna tener presente che Bologna con il sole di aprile è bellissima.

 

Ma bisogna pure tener presente che io sono io – e che ho un modo mio di portarmi addosso per sempre le cose e le persone a cui voglio bene, il mio modo che ho di non cancellare mai ma accumulare e accumulare e rimuginare. Con il risultato che per certe cose e luoghi e persone è come “se appena ieri” le avessi lasciate, e sempre sarà così.

 

Per tutto e per tutti.

 

Però anche io cambio. Per esempio adesso parlo con tutti. Vorrei mangiarmi la vita e il punto di vista delle persone; anche solo il tono di voce.

 

Sull'aereo per esempio, con questa barbara che però sembra spagnola, e che condivide con me la sensazione di tristezza verso i lavoratori di treni ed aerei, e poi si finisce a pranzare sotto la torre di Pisa illuminata dal sole che non te lo aspetti, prima di schizzare via in direzioni opposte. Con le persone nei negozi. Con le amiche in preda alle pene d'amore – tu lo sai che parlare non serve a nulla ma ci parli lo stesso e lo fai sinceramente.

 

Con quattro vecchine sull'autobus, tu hai chiesto indicazioni ad una sola ma sono in quattro che ti parlano tutte contemporaneamente. Incontri per caso Ari dove non pensavi di trovarla. Incontri persone di cui non ti ricordi il nome che spingono il passeggino con dentro un bambino vero.

 

Ti metti a galleggiare nella notte bolognese in compagnia di Billigiò: dopo una serie di birre e di Negroni davanti ad un concertino di blues acustico, lui va al bagno e al ritorno ti trova che siedi con un africano coi dread e un metallaro. Poi loro vanno via e c'è questa foggiana che si propone e noi le diciamo Indovina Chi Siamo e Cosa Facciamo: e lei ci assegna 3 e 5 anni di meno di quelli che abbiamo. Io le dico che ha sbagliato tutto e poi mi invento che Billigiò è un chirurgo plastico specializzato in mastoplastiche addittive ed io invece sono il ghost writer di Pierluigi Bersani.

 

Ma vabbé.

 

La mia FU camera è in condizioni penose per colpa di chi ci ha vissuto dopo di me eppure non provo tristezza per questo. Parlo con la segretaria della mia FU facoltà universitaria. Mi racconta delle disperazioni dei laureati che vengono – come sono venuto io quella mattina – dopo alcuni anni a ritirare la pergamena di Laurea. Io invece le dico Ho Un Lavoro, anzi (ma non glielo dico) m'hanno appena chiamato al telefono per propormene un altro. Il fatto è che mi sono venduto al Diavolo, le spiego, qua invece il problema è che la gente vive solo di sogni, e poi pretende un mondo che aderisca ai loro sogni. E' tutto un mondo di giovinotti che si consumano nella frizione fra i loro sogni ed il mondo che non vuole proprio conformarsi, ai loro sogni. E comunque, non vi iscrivete a Medicina Veterinaria. Se conoscete qualcuno che lo fa, colpo in testa e rapimento fino a quando non cambia idea.

 

Parlo pure con la signora che attende il bus insieme a me, è una donna umarell della provincia verso Imola e mi racconta che suo figlio invece niente Laurea. La mia pergamena vola via con il vento e lei per poco non ci muore dalla pena. La riprendo subito. C'è un sole e un caldo tremendo.

tour pasquale 2011

Si comincia con Pisa fra poche ore, dove stasera sarò trascinato al concerto dei Subsonica. E ancora mi ricordo di un loro concerto agli inizi quando erano famosini e Boosta si smontava la tastiera da solo, e smontandosi la tastiera a fine concerto fece cadere una bottiglia di birra a pochi cm dal mio cranio – io che sotto al palco pensavo ad altro, ché appunto loro a quei tempi erano solo famosini.

 

Poi sabato e domenica Bologna, che da lì ci si deve passare almeno una ma pure due volte all'anno. Stavolta si rimetterà pure piede in Facoltà a ritirare la pergamena di Laurea (la segreteria mi ha confermato via email che Sì, la mia pergamena è “giacente presso di noi” in quel modo burocratese di parlare che solo in Italia). Lunedì sera sarà Salento.

e appunto dicevo

E appunto dicevo, se mi ringraziano in pubblico finisco per arrossire. Però a tutto ci si abitua.

 

Oggi ho detto addio ad uno dei posti dove lavoro e per la terza volta mi hanno ringraziato in pubblico. Mi sono sforzato di pensare ad altro, e non sono arrossito. Non è timidezza: infatti parlo in pubblico tutto impettito. È mancanza di barriere contro le cose belle. Non sono cosebellofobo. Mi hanno regalato una bottiglia di champagne, ho detto beviamola insieme dopo sta bottiglia di champagne, per esempio con i dolci che vi ho portato.

 

Non ci siamo riusciti, e oggi per la prima volta in vita mia dormirò con una bottiglia di champagne nella camera da letto (ché lasciarla in cucina con Spitty Cash & co potrei ritrovarla piena di mozziconi di sigaretta).

 

Sono giorni da Addio ai Monti, però è tutto piatto, non ci sono i monti. Ci sono solo gli addii.

 

Poi una cosa che mi è spuntata addosso all'improvviso è che mi faccio volere bene. La gente improvvisamente pensa che sono una nice person. In realtà non è così – non credo – la realtà è che invece sono io che ho sempre avuto un istinto nel riconoscere e avvicinare le persone buone. Volete persone buone? Cercate tra le persone con cui parlo di più. Tra le persone che con me durano di più.

 

E siccome sono giorni da Addio ai Monti ci metto tantissimo ad andare in qualsiasi luogo. Faccio lunghi giri con la macchina per prendere nota. Ci ho messo il triplo del tempo per andare in un posto che potevo trovare vicino a casa, solo per comprare dei tappi di gomma per le orecchie. Al ritorno, ho preso una strada alternativa che costeggiava un canale. Ad un certo punto ho dovuto fermare la macchina, le anatre volevano attraversare la strada.

 

 

(clicca sulla foto per ingrandire)

e poi se uno deve partire

E poi se uno deve partire, allora meglio partire subito invece di aspettare. Perche' in tutto quel tempo che aspetti sei solo un fantasma.

 

Prendi me per esempio, che sono fantasma oggi in un posto di lavoro da cui tra poco andro' via, saro' fantasma domani in un altro posto di lavoro da cui tra poco andro' via, e sono fantasma a casa da cui tra poco andro' via (e meno male).

 

Compro bottiglie di olio di quelle piccole, tanto poi andro' via.

 

Presto saro' in Italia per una decina di giorni ma anche li' saro' temporaneo, quindi saro' un fantasma, perche' appunto dopo dieci giorni andro' via. Tornero' alcuni giorni in Paese Basso, e di nuovo saro' fantasma. In tutto questo c'e' Brusselle, dove mi posero' non so per quanto tempo, e in quel luogo saro' invece meno temporaneo, ma e' un luogo che ancora non conosco.

Sono piu' temporaneo nei luoghi che conosco, e meno temporaneo nei luoghi sconosciuti. Wake me up when April ends, proprio.

 

Quando mi dicono grazie in pubblico io ancora arrossisco.

lungo le scale che portano alla mia stanza

Lungo le scale che portano alla mia stanza – nella casa dove vivo  – da mesi sono disseminati calzini spaiati, alcuni sporchi e radioattivi, altri puliti, altri non lo so.

 

Dopo mesi di giacenza senza scopo li ho raccolti con la busta avvolta sulla mano come si fa con le cacche dei cani, e li ho buttati via. Il coinquilino Spitty Cash mette le cose nella lavatrice e poi si dimentica di riprenderle. Per giorni. La pratica che ho imparato dagli altri è quella di estrarre la roba e lasciarla sul pavimento. Solo che lui non raccoglie. Lascia lì, per giorni. La roba si asciuga. La roba perde la sua forma di “cumulo di roba bagnata” per diventare “roba asciutta sparsa per la stanza”. Che viene calpestata e si sparge ulteriormente.

 

Prima di salire sulle scale, c’e’ la scodella del gatto. Il cibo fuoriesce dalla scodella, e si sparge. Nello stesso punto Spitty Cash e il nuovo coinquilino Spitty Cash #2, identico come radici culturali a Spitty Cash (cappello hip hop in casa, funzionante grazie ad un mix di birra, mayonese e marijuana), nello stesso punto della scodella del gatto dicevo, i due Spitty lasciano abbandonate le loro scarpe. Tre quattro cinque sei paia, e se ci sono ospiti (quindi ogni sera) anche dieci paia. Gli ospiti? Parliamo degli ospiti?

 

Gli ospiti anche loro funzionano con la stessa benzina di cui sopra. Ci sono le fidanzate di Spitty #1, ambedue ossigenate e tabagiste accanite. Sono fidanzate in parallelo, credo che ognuna ignori l’esistenza dell’altra, anche se visto il contesto potrebbe essere che invece sappiano tutto. L’attivita’ principale è quella di adagiarsi su Spitty #1 mentre lui e’ sparapanzato sul divano a guardare stronzate in televisione per cinque ore di fila (cinque sono le ore che sono a casa dopo il lavoro, ma non e’ escluso che comincino ancora prima, tipo già di primo mattino) fumando droghe leggere in continuazione – così poi che suona il campanello (ci sono nuovi ospiti in arrivo) e quando lui si alza improvvisamente dal divano lo vedi benissimo che il principio attivo della cannabis “gli arriva” tutto in un botto a causa della posizione di homo erectus, e allora lui procede barcollando appoggiandosi al muro. Se invece gioca ai videogiochi la sua donna può solo sedersi vicino a lui, non e’ autorizzata ad addossarsi.

 

Fidanzata#2 fa come la #1, solo che ha una variante interessante. Comincia ad urlare. Sale a cavalcioni su Spitty seduto sul divano, e poi si dimena in questa posizione urlando forse per le risate (non lo so, non comprendo l’idioma) e si calma solo per tirare dalla sigaretta. La persona più normale della casa è l’Apprendista Parrucchiere, che vive per i fatti suoi e la mattina si pettina le sopracciglia per venti minuti in bagno. A parte questo, si porta il lavoro a casa, nella forma di teste di manichino con i capelli attaccati. Queste teste con i capelli tagliati storti vengono abbandonate di solito fra le paia di scarpe vicino alla scodella del gatto, oppure nello sgabuzzino/dispensa. Così che sugli scaffali della dispensa si possono trovare scatole di pelati, cipolle e teste di plastica che sfoggiano tagli emo in una vaga sensazione di cesareragazzi.

 

Ma tutto questo per dire cosa.

 

Tutto questo (e pure le mie innumerevoli e precedenti avventure per trovare casa, che solo i lettori più affezionati ricorderanno) per dare una minima idea, una pallidissima idea, della mia sensazione nel dialogare con la signorina delle risorse umane del Nuovo Lavoro (anzi chiamiamolo Lavorissimo) quando le ho detto era tutto ok ma che dovevo solo trovare casa a Bruxelles, e lei spostando una penna mi ha risposto:

 

"Ah, non c’e’ problema".

 

E questo “ah, non c’e’ problema” significava che la casa me la sarei scelta io stesso da un catalogo, scegliendo zona della città, numero di stanze, se volevo o no il giardino eccetera eccetera e poi avrebbero pensato a tutto loro. Nei primi tempi, pure a pagarla. Una casa intera. Ah si’? Ho risposto io, cercando in tutti i modi di fare finta che mi pareva il minimo, mi pareva – mentre invece la guancia destra, dove quando rido si forma la fossetta, si era irrigidita, e lo sapevo che avevo una faccia tipo post anestesia dal dentista.

 

Si si mi fa lei. Sceglila pure sul catalogo. Sul catalogo c’e’ scritto che mi vengono pure a fare le pulizie. Io leggo questa cosa e subito penso alla fidanzata #2 che cavalca Spitty e mentre urla fa cadere la cenere della sigaretta sul divano, e il gatto che impazzisce per il fumo passivo continuativo e comincia a correre per la stanza. E i mobili “ovviamente” te li trasportiamo noi – dice quella – e siccome inizialmente vivrai in questa casa che ti scegli sul catalogo che e’ già tutta furnished, te li teniamo noi da parte in un posto, così che poi quando trovi casa, noi te li portiamo nella nuova casa.

 

Ah, e poi “ovviamente” ci sarà Tizio che ti contatterà per aiutarti nella ricerca di una casa più adatta alle tue esigenze, e se tu gli racconterai le tue esigenze (per esempio lo vuoi il giardino?) lui cercherà’ al posto tuo e prenderà appuntamenti al posto tuo. Ma va? diceva la mia guancia contratta, mentre invece la voce avrebbe voluto dire “Ebbe’ Certo, ci mancherebbe altro” e poi la mente correva alla mia lattina di aranciata, ché quando l’ho presa dal frigorifero ieri sera l'ho trovata avvolta da uno strato non omogeneo di mostarda, e poi subito ho pensato, vengono a prendermi i mobili ma io NON HO mobili, cosa devo fare? dovrò comprarmi una poltrona costosissima nelle prossime due settimane solo per fare bella figura?   

i messaggi dei telefonini

Non avevo proprio nulla da fare, allora ho controllato le frasi che trovi come sms di default nel un telefonino. Ne deduco che, secondo i produttori di telefonini, noi umani facciamo una vita di merda. Ho trovato le seguenti frasi in memoria:

– sono in ritardo sono in riunione, chiamami alle
– adesso sono impegnato, richiamerò più tardi
– la riunione è annullata
– ti amo anch'io!
– Auguri!
– Grazie!

Va bene ci puoi pure scherzare, però da qualche parte nel mondo ci sarà pure stato qualcuno che camminando nella pioggia – completamente privo di qualsiasi fiato creativo nel  suo cervello – per rispondere ad un messaggio ha selezionato “modelli” e poi “ti amo anch'io!” e poi ha premuto invia. Brrr.

cose che molto mi piacciono in questo periodo

Mi piace ascoltare la figlia di Sting anche se ha una faccia che mi intimorisce. Mi piace rivedere il Verdone dei primi anni 80 e pensare: io certi personaggi li ho incontrati per davvero nella vita reale. Ma allora non conoscono la filmografia di Verdone dei primi anni 80? Oppura la conoscono e comunque perseverano?

 

Mi piace la faccia che fa quando guarda la telecamera una che fa la iena e si chiama Nadia Toffa  – e come muove le labbra: non ci sono foto di lei in giro, tantomeno della sua nuca. La cosa più vicina alla sua nuca che ho trovato è questa. Mi piace correre nel bosco dietro casa, che ad un certo punto si finisce in un posto da cui non si intuisce più la civiltà. Ci sono passato tante volte, alla fine c'ho scattato una foto.