osservo in un pub

Osservo in un pub ad un tavolo vicino la rappresentazione materiale di uno dei miei incubi: le uscite a bere qualcosa di coppia più coppia. Dopo i saluti iniziali lei parla solo con lei, lui parla solo lui, poi ognuno prende la parola al plurale dicendo sempre noi (visto che in quel contesto nessuno rappresenta se stesso ma solo la parte di un qualcosa plurale).

Andando avanti nel tempo si finisce per definirsi amici non per affinità fondamentali ma per similitudine di condizione, ci si frequenta anche per anni senza ricordare chi è che lo voglia veramente, forse soltanto uno del noi, l’altro invece accetta passivamente di sfracicarsi le palle, a volte lo rivendica bofonchiando guidando verso casa, nella testa pianifica di usare questo sacrificio come moneta di scambio per qualcos’altro.

Non voler classificare il disastro della Germanwings come terrorismo significa accettare il dogma inconfutabile che il terrorismo sia guidato solo da ideali religiosi o politici. Significa ignorare il senso di rivalsa e di vendetta degli emarginati quando sono anche psicologicamente squilibrati, la voglia che hanno gli esclusi di generare quanto più male possibile, di causarlo in modo aspecifico e irrazionale.

Il pilota Andreas era uno psicopatico che stava per essere escluso dal suo sogno, emarginato dal mondo in cui voleva vivere. Come scritto qualche tempo fa, anche i terroristi cosiddetti islamici hanno in comune – oltre alla fede musulmana – il fatto di essere parte di minoranze etniche e sociali emarginate, a cui non è dato di sperare in un futuro migliore. Se oggi vi raccontassi di qualcuno che entra in un locale pubblico del mondo occidentale con un fucile per far strage di essere umani innocenti, la prima associazione mentale è quella con il terrorista classico, magari arabo, certamente musulmano.

E invece sto pensando a quei ragazzini che di tanto in tanto impazziscono nelle scuole americane e fanno strage di compagni di classe, spesso dopo storie di emarginazione e risentimenti.

Come si fa a negare che l’intento di questi gesti non sia proprio quello di generare terrore? E come si fa a non vedere il filo comune – sociale, psicologico – che lega tutti questi eventi, e che gli lega tra loro più coerentemente di un ideale religioso o politico?

Quando nel calciomercato estivo arriva la notizia di un giovane calciatore che viene acquistato da un’altra squadra con un contratto di milioni di milioni di euri, vado subito su Google Street View a vedere come mi sentirei a passeggiare nelle strade della città di questa nuova squadra. Spesso penso che – nonostante il contratto milionario – mi sentirei molto triste, e che se fossi il giovane calciatore preferirei essere altrove, anche con qualche milione in meno – che’ tanto in fondo sempre di milioni si tratta.

Per esempio oggi Balotelli va al Liverpool, ed io mi sento virtualmente triste passeggiando per le strade di Liverpool.

La gente si perdono di vista

La gente si perdono di vista. La gente credono che il tempo e la distanza non contano, se l’obiettivo è non perdersi di vista. Ma poi invece si perdono di vista. Soprattutto la distanza riesce a scavare i confini. Nel migliore dei casi si dice quando ci si vede, anche dopo tanto tempo, è come se ci fossimo lasciati il giorno prima. Ma questo vuol dire che entrambe le persone sono capaci per un momento di ridiventare quello che erano quel giorno prima, non quello che sono diventati adesso dopo tanto tempo. Dunque è soprattutto una questione geografica, una questione di prossimità. Una questione randomica e triste allora, ché è come crescere cattolici o protestanti o musulmani a seconda di dove sei nato.

– Hai capito se esiste la Grande Bellezza, poi?

– Penso che sia l’indimenticabile. La maggior parte delle cose tendono a svanire nella memoria. Ciò che resta impigliato, nel bene o nel male, ha a che fare con il bello della nostra vita.

(P. Sorrentino, ovviamente)

Sarebbe troppo lungo spiegare i motivi per cui sarebbe essere meglio governati da chi riesce a portare a casa un guadagno – almeno – nella media, se non poco più, e sarebbe troppo lungo spiegare i motivi per cui non non mi fido di chi governa un Paese e fino all’altroieri guadagnava zero (così come di chi guadagna enormemente di più della media, del resto).

Raccontarsi che contano i risultati che uno riesce ad ottenere indipendentemente dalla ricchezza non ha senso. Perché già riuscire a mantenersi sarebbe un risultato da ottenere. E quindi nel curriculum, deputato che guadagnavi zero fino all’altroieri, già mi fai intravedere un obiettivo non raggiunto.

Se due ragazzi decidono di suicidarsi insieme, non e’ possibile cercare le ragioni del gesto per esempio andando a vedere come viveva uno di loro a Londra, oppure chiedendo allo psichiatra di impacchettare giudizi generici sulla difficoltà  di avere trent’anni nel mondo di oggi.

Basterebbe raccontare le premesse: sradicamento dalle origini (per uno), disoccupazione (per l’altro), abbandono da parte di una donna (per tutti e due). Erano questi i motivi? Non si può saperlo. Erano sufficienti i motivi? Non si può  saperlo. Ma voi limitatevi a raccontare le premesse e non andate oltre.

Certe cose non si possono spiegare: se poi non hai provato niente di queste cose, anche solo tangenzialmente, come puoi capirle leggendole su una pagina di giornale? Quando qualcuno ci prova mi viene in mente la strofa “se non esistessero i fiori/riusciresti a immaginarli“.

fossi abberlusconi

Fossi Abberlusconi, e fosse il mio obiettivo non quello di vincere le elezioni con la maggioranza relativa ma di ottenere una percentuale abbastanza alta da tenere la maggioranza per le palle, fossi abberlusconi dicevo, io ci andrei ogni sera a farmi solleticare i piedi da Santoro e Travaglio.

Tutti hanno ottenuto quello che volevano.

Entriamo nella testa di Santoro-Travaglio:

Grazie addio, abbiamo fatto il botto di auditel. L’anno prossimo con Bersani premier non ci capiterà’ un’altra opportunità’ del genere. Pero’ abbiamo il precedente, e potremo negoziare benissimo i nuovi contratti.

Entriamo nella testa di Abberlusconi:

Grazie addio, quelli mi hanno invitato. E cosi ancora una volta – per quanto impresentabile sia – sono stato presentato come l’alternativa ad un mondo fatto di Travaglio & Santoro & Vauro. Grazie addio che esiste Vauro, grazie addio che non cambia le sue camiciole cubane, grazie addio che Travaglio mantiene quel suo modo di raccontare le cose come una maestrina acida delle medie che corregge i compiti di un coglione. Quelli mica lo sanno quanta gente solidarizza e si immedesima nel coglione torturato. Quelli mica lo sanno quanta gente piuttosto che sentirsi dalla loro parte, sarebbe pronta a sentirsi dalla parte di chiunque, perfino – e sottolineo perfino – dalla mia parte. Grazie addio che invece tutto questo lo sanno, e che li convenga molto di più  dell’ignorarmi completamente.

No guardate c’è un’inesattezza tremenda in quello che si racconta: non è che i mercati hanno paura di Berlusconi, non è che la stampa estera ha paura di Berlusconi.

I mercati e la stampa estera hanno paura degli italiani.

Ché se Berlusconi avesse deciso di candidarsi altrove, non ci sarebbe stata per lui nessuna speranza di raggiungere il 2% . (Ma siccome si candida in Italia…)

queste classifiche

Queste classifiche sulla qualità della vita in tutti i Paesi del mondo dicono sempre le stesse cose, anche questa classifica su dove sarebbe meglio nascere dice pure lei le stesse cose, e in stavolta dice che sarebbe meglio nascere in Svizzera.

A parte il fatto che non invidio per niente chi è nato nei Paesi delle primissime posizioni, a parte il fatto che il Belgio sorprendentemente si piazza benissimo addirittura sopra la Germania, a parte la conferma che i giapponesi stanno mediamente malissimo, ricordo ancora una volta questa frase che per tre anni ho avuto sulla scrivania nel mio purgatorio in Paese Basso:

In Italia, sotto i Borgia, per trent’anni hanno avuto guerra, terrore, assassinii; ma c’erano anche Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia e che cosa hanno prodotto? Gli orologi a cucù.”

Harry Lime (?)

distacco dal paese reale #2

Si e’ gia’ scritto qualche post piu’ sotto del blog Solferino 28 di Corriere.it dove vengono raccontate storie di ragazzi e mondo del lavoro. Se ne e’ scritto non perche’ queste storie siano particolarmente interessanti (alcune lo sono) ma quanto piuttosto per come i giornalisti “giovani” scelgono e trattano queste storie.

Nel senso (e lo ripeto): questi sono giornalisti “giovani” che nella maggior parte dei casi hanno avuto una vita professionale comoda e lineare, senza spostarsi troppo da casa, senza particolari tribolazioni, e cosi’, appena leggono la storia di un ragazzo normale, considerano questa storia “straordinaria”. Il loro meravigliarsi offre una misura di quanto sono fuori dal mondo.

L’ultima prova e’ in questo articolo, dove la giornalista racconta la storia di Tommaso, architetto di 30 anni. La sua storia in breve: laurea con il massimo dei voti, due anni di lavoro in Marocco, poi lavoro Londra, prima in uno studio, poi in un altro.

Scrive la giornalista: “una storia che ha dell’incredibile“.

Ora, senza cominciare il solito pippone su quanti mila ragazzi nelle stesse identiche condizioni vedo ogni giorno, che hanno fatto quasi lo stesso, oppure di piu’, e di quanti ne so in giro a fare altrettanto, mi basta leggere la biografia della giornalista che ha scritto l’articolo:

Sono al Corriere da sei anni e da allora resto la giornalista piú giovane del giornale. Anche se il primato ormai scricchiola. Ho compiuto 29 anni a maggio, scrivo nella redazione spettacoli e sono felice di fare un lavoro in cui ogni giorno puo capitare qualcosa di diverso e inatteso. Spesso é anche qualcosa di bello.

Ora, Chiara, qui non si discutono le capacita’ e i meriti. Pero’ se sei nata appena dietro l’angolo di Milano, hai cominciato a lavorare a Milano appena laureata alla prima testata giornalistica italiana, e dopo 6 anni sei ancora li’, sei tu la storia “che ha dell’incredibile”, non chi va in giro cercando un buco in cui infilarsi.

in un Paese

In un Paese dove ci sono molti corrotti e corruttori conclamati, e dove ci sono moltissimi che protestano contro corrotti e corruttori ma che se poi si trovassero nelle condizioni giuste farebbero lo stesso, e cioé sarebbero corrotti e corruttori pure loro, vogliono combattere la corruzione con una legge anti-corruzione.

Propongo allora una legge anti-autunno, perché comincia a far freddo e non mi va che venga l’autunno.

ciao nicole minetti che sfili con il costume girofica

Ciao Nicole Minetti che sfili con il costume girofica per promuovere l’economia italiana.

C’era bisogno di chiedersi se eri disponibile sessualmente per Abberlusconi? No, dico, era questa una domanda per un maschio qualsiasi con un minimo di passato di vita su questo pianeta terra? Perché un maschio con un minimo di passato di vita su questo pianeta terra conosce benissimo quello sguardo lì. Quell’espressione lì. C’è mica bisogno di essere presidenti di qualcosa per aver incontrato in vita quello sguardo lì, quell’espressione lì. Per chi conosce quello sguardo, pare inconcepibile che tu davanti a qualsiasi richiesta, abbia potuto pronunciare qualcosa del tipo:

“No”.

Tu, maschio: immagina un “togliti quella cosa che hai addosso”. Immagina lo sguardo. Immagina il No. Inconcepibile.

Qua sul pianeta terra (e non nei piani alti dove vivi tu) quello sguardo lo puoi incontrare di solito abbinato al corollario “e adesso chissà cosa penserai di me”.

volevasi segnalare: Sofie a Brussélle

Sofie e’ una studentessa belga fiamminga che con una telecamera nascosta ha registrato gli insulti a sfondo sessista e le avances che ha ricevuto camminando per le strade di Brusselle.

Non era sua intenzione stimolare il sentimento razzista – ha dichiarato – pero’ “un fatto è incontestabile. Quando si passeggia per Bruxelles, nove volte su dieci gli insulti provengono da stranieri“.

I fatti incontestabili, purtroppo, non possono essere discussi sul serio perche’ viviamo in un’epoca di fascismi ideologici. Ma per chi vive davvero in societa’ multiculturali, questi sono fatti clamorosi e incontrovertibili.

Tra l’altro il fascismo ideologico ci impedisce anche solo di avvicinarci, al concetto di razzismo, inteso come il riconosciemento di differenze innate di razza. Il concetto viene negato a priori, e quindi siamo tutti qui alla finestra, il mento fra le mani ad attendere che qualcosa cambi.

Ne riparliamo fra dieci anni.

ma guarda che

Ma guarda che se tutti gli esseri umani comprendessero cosa significa avere dei figli negli anni dieci del nuovo millennio, e tutte le frustrazioni e complicanze c0nnesse che direttamente o indirettamente le persone che ho attorno mi raccontano, se tutte queste frustrazioni e difficolta’ venissero insegnate a scuola come materia fondamentale di studio – tipo che se non superi l’esame non passi, e ti chiudono in casa e non esci e non ti riproduci – se insomma si avesse una consapevolezza seria dell’argomento, si risolverebbero tante disgrazie personali, e pure il sovraffollamento mondiale.

E il traffico.

è più ridicolo

E’ più ridicolo un giocatore di calcio, pagato appunto per calciare, che afferma “froci in squadra? speriamo di no” oppure un giornalista, pagato invece per fare domande e scriverne, che fra tutte le domande possibili, chiede al giocatore di commentare una indiscrezione  su presunti gusti sessuali di ignoti compagni di squadra della nazionale?

tu dici ti pare giusto

Tu dici ti pare giusto che vogliono in Italia facilitare i licenziamenti facili? Articolo 18 significa questo, no? – te lo chiedi, tu che di ste cose ne sai pochissimo.

Gli esperti ti parlano di “tutela del lavoro” e tu che non sai nulla una cosa però te la chiedi: come fanno sti pensatori ed esperti a dire “lavoro” ed includerci dentro tutto? Lavoro significa una miriade di possibilità, dall’amministratore delegato a quello che tira le reti da pesca su in barca, significa quello che ti mette la palla di gelato sul cono oppure il lucidatore di bicchieri di cristallo.

Come si fa a dire “lavoro” e metterci dentro tutto? La cosa che penso continuamente quando si parla di tutela del lavoro, se rendere il licenziamento più facile oppure No è solo una, molto semplice: dipende.

Ecco, Sì, dipende. Perché se fai un lavoro che se ti licenziano poi ne trovano un altro in cinque minuti, un altro che sa lo stesso lavoro più o meno uguale, quindi un lavoro senza particolari necessità di competenze, allora va benissimo la tutela ferrea, che porcalamiseria sti pori cristi già hanno accettato di mettere le palle di gelato sui coni, dagli almeno la consapevolezza di essere inamovibili nella loro posizione di pallatori di gelato.

Se tu invece fai un lavoro che richiede competenze specifiche, allora sta a te renderti favoloso agli occhi dei tuoi employers, e se quelli ti vogliono mandare via è perché lì fuori c’è qualcuno meglio di te, anzi ce ne sono tanti meglio di te. Non dico di legalizzare il calcio in culo, ma un minimo di flessibilità dovrebbe starci. Che se sei bravo, sei di conseguenza anche tu flessibile, nel senso che se non ti coccolano abbastanza saluti tutti e te ne vai.

Il problema in Italia è che c’è troppa gente con supposte competenze specifiche (cioè, laureati) i quali vogliono essere tutelati e non stagisti. Ma la loro condizione di stagisti dovrebbe essere una misura tangibile della loro sostituibilità, e quindi della loro mancata specificità, e quindi dovrebbero incazzarsi con loro stessi, non con chi li sostituisce facilmente. Perché questi che danno lavoro possono sostituire, ed è questa la cosa drammatica, possono sostituire voi che non siete affatto pallatori di gelato.

uno passa tutta la vita

Uno passa tutta la vita a migliorarsi, poi raggiunge una certa età e sad but true, se sei maschio ti basta essere sano, privo di evidenti turbe psichiche e magari avere un lavoro e automaticamente diventi appetibile.  Sul posto di lavoro questa tendenza si accentua terribilmente, ché siccome ti trovi sul posto di lavoro, è evidente che tu hai un lavoro, e siccome hai un lavoro, è probabile che tu non abbia evidenti turbe psichiche.

A completare la frittata di ovuli ci si mette pure la tendenza innata della femmina ad essere gregaria di un branco, di dare sfogo alla sua fertilità all’interno di esso, come le cavernicole, come le tue amiche di infanzia che cambiavano soggetto ma raramente il gruppo.

ma torniamo

Ma torniamo a bomba sull’argomento. Perché se si deve criminalizzare allora si deve pure trovare un eroe. Il criminale ovviamente è il comandante della nave mentre eroi sono tutti gli altri.

E si deve tracciare una linea nettissima fra il mostro e tutti gli altri.

Eroe quello ritrovato con la gamba rotta sulla nave. Eroe il comandante De Falco, quello del “vada a bordo cazzo!“. Eroi gli ammutinati. Eppure erano tutti presenti le altre volte quando la nave passava da lì – e ci passava spesso – e non hanno detto niente. Esistono le prove dei passaggi e non ci sono denunce.  Se esistesse la logica, sarebbero criminali anche loro, altro che eroi.

Il Paese dell’approssimazione, dove non è grave parcheggiare in doppia fila solo che poi una volta ogni tanto ti muore un bambino. Il Paese dell’approssimazione, del “cosa vuoi che sia“, dove se fai notare che le cose non vanno bene (prima che succeda il casino) allora sei pesante e pignolo. Se poi succede il casino e dici “te l’avevo detto”, sei pesante e pignolo. L’unico atteggiamento accettabile è fottersene, salvo poi schierarsi contro il mostro di turno, e lanciarsi con gioia in queste piccole piazzale loreto. Identificare un eroe e glorificarlo, mettendosi implicitamente dalla sua parte, e sentirsi migliori.

sei italiano?

Sei italiano? Vivi all’estero? Allora almeno una volta ti avranno mandato questo video. A me è già successo tre volte, l’ultima stanotte, però adesso non posso spiegare a questa che già me l’hanno mandato tre volte.