Si e’ gia’ scritto qualche post piu’ sotto del blog Solferino 28 di Corriere.it dove vengono raccontate storie di ragazzi e mondo del lavoro. Se ne e’ scritto non perche’ queste storie siano particolarmente interessanti (alcune lo sono) ma quanto piuttosto per come i giornalisti “giovani” scelgono e trattano queste storie.
Nel senso (e lo ripeto): questi sono giornalisti “giovani” che nella maggior parte dei casi hanno avuto una vita professionale comoda e lineare, senza spostarsi troppo da casa, senza particolari tribolazioni, e cosi’, appena leggono la storia di un ragazzo normale, considerano questa storia “straordinaria”. Il loro meravigliarsi offre una misura di quanto sono fuori dal mondo.
L’ultima prova e’ in questo articolo, dove la giornalista racconta la storia di Tommaso, architetto di 30 anni. La sua storia in breve: laurea con il massimo dei voti, due anni di lavoro in Marocco, poi lavoro Londra, prima in uno studio, poi in un altro.
Scrive la giornalista: “una storia che ha dell’incredibile“.
Ora, senza cominciare il solito pippone su quanti mila ragazzi nelle stesse identiche condizioni vedo ogni giorno, che hanno fatto quasi lo stesso, oppure di piu’, e di quanti ne so in giro a fare altrettanto, mi basta leggere la biografia della giornalista che ha scritto l’articolo:
Sono al Corriere da sei anni e da allora resto la giornalista piú giovane del giornale. Anche se il primato ormai scricchiola. Ho compiuto 29 anni a maggio, scrivo nella redazione spettacoli e sono felice di fare un lavoro in cui ogni giorno puo capitare qualcosa di diverso e inatteso. Spesso é anche qualcosa di bello.
Ora, Chiara, qui non si discutono le capacita’ e i meriti. Pero’ se sei nata appena dietro l’angolo di Milano, hai cominciato a lavorare a Milano appena laureata alla prima testata giornalistica italiana, e dopo 6 anni sei ancora li’, sei tu la storia “che ha dell’incredibile”, non chi va in giro cercando un buco in cui infilarsi.