tutta l’infelicità dell’uomo

Viene attribuita a Blaise Pascal la frase

Tutta l’infelicità dell’uomo deriva dall’incapacità di starsene nella sua stanza da solo.

Non so dire se “tutta l’infelicità” ma certamente è causa del molto del perdere tempo con gente che non vorresti vedere, molto socialnetworkismo molesto, molti amori che non sono amori, molti interessi che non sono interessi ma che in fondo servono soltanto a stare insieme.

E d’altra parte, ad essere capace di restare tranquillo in una stanza da solo – come sei sempre stato e come sei capace soprattutto adesso – si finisce ad essere esclusi da tanti bisogni mainstream e delle loro conseguenze di socialità compulsiva. Non cerchi gli altri con insistenza. Non ne hai bisogno. Non ti capaciti di come la gente sia disposta a perdere tempo pur di evitare la stanza da soli. All’ora di pranzo attendi che si faccia abbastanza tardi per non trovare nessuno che conosci ai tavoli, così da poter mangiare da solo o magari sfogliare il libretto che ti hanno regalato, nascosto tra piatto e bicchiere.

possono ricamarci sopra quello che vogliono

 

Possono ricamarci sopra quello che vogliono ma se le immagini di una suora che canta generano tanta attenzione è innanzitutto perché fa strano. Stupisce l’accostamento fra cose estremamente distanti fra loro, e quindi si scatena la voglia di spiare. I meccanismi emozionali sono gli stessi che si scatenano con i fenomeni da baraccone o con la pornografia. L’oggetto è diverso ma i meccanismi sono gli stessi.

Non mi interessano gli ordini religiosi e non voglio parlare di questo. Voglio parlare di logicità. E logicamente andrebbe detto – parlando di questa ragazza che ha già provato, non riuscendoci, quando non era suora, ad entrare ad Amici ed Xfactor – che quella ragazza, quella suora, semplicemente non dovrebbe essere lì a fare quello che fa.

Innanzitutto perché le suore, leggo, fanno voti di “povertà, castità ed obbedienza” ed un certo tipo di vocalità pop e determinate movenze pop sono più o meno velatamente sensuali. La frase rituale “chi ha detto che una suora non può..” non regge. Certe cose una suora “non può” perché ha deciso lei stessa e lo ha promesso, che non può. Io che vivo in questo mondo “sensuale” e che ritengo giusto il mio fornicare, posso. Lei non può. Oppure possiamo dire che può, ma in nome di una superficialità diffusa che scioglie qualsiasi legame con la logica e la coerenza.

Il “cosa” non è logico, ma neanche il “come” e il “dove”. Chiedere di farsi insegnare il mestiere di cantante pop ad Alessando Aleotti in arte JAx, che fra le altre cose cantava – ai tempi in cui gli chiedevo gli autografi – “le donne le uso solo come svuotacoglioni” non è opera di evangelizzazione. Muovere il corpo esattamente come le popstar contemporanee non è segno di modernità. E’ disconoscimento di quello che si è, per seguire quello che non si è. E’ farsi assorbire da canali e meccanismi antitetici a quelli a cui hai giurato fedeltà. Non è un cross-over di culture diverse: è rimpiazzare goffamente una cultura con un’altra. Quindi piuttosto che parlare di una religiosa che si apre al mondo si dovrebbe parlare della sconfitta plateale e in mondovisione degli ordini religiosi. Però non è la debolezza della singola Cristina che mi interessa quanto piuttosto l’effetto mediatico, sintomo di qualcosa di più grande. Perché entusiasmarsi e magari emozionarsi per queste immagini – al di là dell’istintiva simpatia che provocano tutti i calimeri di questo mondo – non vuol dire essere anime buone ma organismi semplici che involontariamente brindano alla superficialità.

(e per guardare il video su youtube ho dovuto prima sorbirmi la pubblicità “uncensored” di Dior Homme che a questo punto, visto l’argomento, consiglio)

volevasi segnalare

Renzi che parla in inglese alla Merkel, qui dal 1:20. Tanta simpatia ed empatia.

Perché empatia: perché per atmosfera, inglese stentato con forte accento italiano (justeee…) e risposte glaciali ricevute da una tedesca in inglese gentile ma comunque sulle sue, inframezzate a esclamazioni in tedesco (Ach so…) tutto questo insomma mi riporta al me stesso di qualche anno fa che si svegliava presto per trascorrere le giornate nella clinica universitaria di Monaco di Baviera.

Rivedo in lui il mio essere insufficiente e inadeguato di allora – perché non capivo tutto, perché italiano, perché nuovo, perché in trasferta – al cospetto di tanta autorità germanica, femmina ma pure mascoloide (qualcuno ricorderà la teoria del CristianoMalgioglismo, comunque poco applicabile alla Merkel).

cose che molto mi piacciono in questo periodo #2

La mia nuova ossessione sono gli scozzesi Chvrches – si pronuncia più o meno come “churches” ma con la v – scoperti appena due giorni fa. Martedì sono a 40 km da qui ed io non ci sarò. Della cantante Lauren Mayberry – che non ride quasi mai, che mentre canta le piace avvolgere il cavo del microfono più volte in una mano, e tra una strofa e l’altra a volte le piace fare stretching con le braccia – non riesco a non pensare altro che la morte verrà ed avrà i tuoi occhi, truccati.

Le quote rosa per le liste dei candidati sono la nuova Corazzata Potemkin di Fantozzi.

Ci si divide tra quelli a cui sembra una cacata pazzesca e lo dicono, quelli a cui sembra una cacata pazzesca e non lo dicono, e quelle che – nominate in Parlamento, irrilevanti nell’intera loro carriera politica – ne fanno una battaglia personale per dare un senso alla loro esistenza fino a quel momento. Tra l’altro e’ praticamente sicuro che una proposta del genere non e’ assolutamente voluta dalla maggioranza del Paese, sebbene la maggioranza del Paese siano donne. Ci si trova a dare ragione a gente che dice come queste:

“Sarebbe un passo falso per il sistema politico. Perché no, scusi, facciamo un esempio concreto: mettiamo che un partito a Messina, cito una città a caso, abbia quasi solo esclusivamente uomini validi, perché deve essere obbligato a candidare donne politicamente scarse? E questo, naturalmente, vale al contrario: se ho venti donne valide a Pordenone, perché devo essere imbrigliato, limitato dalla regola di una quota?”

solo dopo averle lette, cercate di capire se siete d’accordo o No , e poi andate a vedere chi le ha dette.

Non si azzardino a definirla una Vittoria Dell’Italia. Questo è tutto merito di Sorrentino, bravissimo e non da ora. Poi al limite è merito di chi ha lavorato con Sorrentino, il quale non dimentichiamolo era non solo regista, ma pure autore di soggetto e sceneggiatura, in pratica un film tutto suo. Poi al limite, molto ma molto dopo, di quelli che lo hanno visto e apprezzato.

Vuoi dire gli italiani, dunque?

Mica tanto. La Grande Bellezza ha incassato in Italia soltanto 7 milioni di euro dalla sua uscita. A vederlo ci è andato un italiano ogni tanti. In pratica, ventesimo tra i film del 2013. In pratica, la metà di quanto ha incassato Il Principe Abusivo.

Definirla una vittoria dell’Italia significherebbe negare cos’è l’Italia. L’Italia è altro, molto lontana dall’occhio e dalla sensibilità di Sorrentino.

E comunque, se continueranno a citarlo in futuro come l’ultimo che ce l’ha fatta, avrò una scusa per ricordare e mettere in pratica la frase di Jep Gambardella di cui qualche mese fa.

per aggiungere l’ennesimo capitolo

Per aggiungere l’ennesimo capitolo alla lista dei segni che ti fanno riconoscere i gruppi di italiani in vacanza all’estero, devi metterci pure che in un gruppo di italiani, se ti concentri ad osservare solo le donne del gruppo, intuirai che quelle stesse donne, una volta rimossi tutti gli orpelli, e in particolare pesanti tinture dei capelli, trucco robusto, complicate e griffate montature degli occhiali, al netto di tutto questo e di altri artifici variabili, potrebbero essere molto diverse da come appaiono. E’ la tua esperienza che te lo suggerisce. Questo tipo di bluff estetico non risalta in Italia quanto invece all’estero, dove sullo sfondo ci sono le mitteleuropee con un acqua e sapone talebano che pure quello può – spesso – avere degli effetti positivi ma pure – a volte – diventare orgogliosa sciatteria. In questo sfondo di acqua e sapone talebano, la ragazza italiana ti fa riconoscere immediatamente il gruppo di italiani in vacanza; o meglio, è il tuo occhio esperto che lo fa, intuendo lo spread che esiste tra quello che vedi e quello che realmente potrebbe essere.