metto

Metto in una categoria a parte quelle ragazze che appena le incontro sono certo – e mi bastano cinque minuti –  che se facessi una figlia con loro, non avrei nulla da ridire su come la vorranno vestire verso i quattro anni, una mattina che si dovrà uscire per una passeggiata al parco.

Se due ragazzi decidono di suicidarsi insieme, non e’ possibile cercare le ragioni del gesto per esempio andando a vedere come viveva uno di loro a Londra, oppure chiedendo allo psichiatra di impacchettare giudizi generici sulla difficoltà  di avere trent’anni nel mondo di oggi.

Basterebbe raccontare le premesse: sradicamento dalle origini (per uno), disoccupazione (per l’altro), abbandono da parte di una donna (per tutti e due). Erano questi i motivi? Non si può saperlo. Erano sufficienti i motivi? Non si può  saperlo. Ma voi limitatevi a raccontare le premesse e non andate oltre.

Certe cose non si possono spiegare: se poi non hai provato niente di queste cose, anche solo tangenzialmente, come puoi capirle leggendole su una pagina di giornale? Quando qualcuno ci prova mi viene in mente la strofa “se non esistessero i fiori/riusciresti a immaginarli“.

volevasi segnalare

Ci sono diverse cose che mi piacciono nella storia della barista australiana a Berlino che fotografa ogni giorno il nonnetto turco. Mi piace l’idea. Mi piace che lei un giorno vada a raccogliere mele con lui. Mi piace la posa che assume in alcune foto, segno che ci crede tantissimo. Mi piace che lui faceva il medico ma ora ad 83 anni fa il sarto (mi chiedo allora: cosa farò nella mia dodicesima vita?).

si fossi tumblr

Proprio di recente è stato ritrovato un biglietto di Pertini alla moglie Carla Voltolina, in cui il presidente la rassicurava che non sarebbe rimasta per un altro lungo periodo al Quirinale. Già sette anni, scriveva Pertini, sono un periodo “notevole”. E dopo aver ricordato che mai nessun presidente era stato riconfermato, concludeva: “Non esiste quindi una mia candidatura per il prossimo settennato”. Aggiungendo un ‘post scriptum’ firmato “Sandricco”, che mostra come Pertini fosse un marito innamorato: “Ti voglio tanto bene, Carla, anche perché senti come sento io”.

via ansa

la pausa pranzo, all’estero

Io sono quello che non ce la faccio (cit) soprattutto quando arriva la pausa pranzo. Soprattutto trovandomi all’estero. La pausa pranzo trovandosi all’estero ed essendo italiano, finisce che quando gli altri non hanno argomenti di conversazione, ti raccontano che hanno visto/provato/letto/ascoltato qualcosa di italiano. Essere italiano, parlare di cose italiane, è l’ancora di salvezza di qualsiasi contesto dove le conversazioni languono, dove è necessario mantenersi nell’ambito del politically correct. Ti trascinano nel discorso e si aspettano che tu continui. Tu non vuoi continuare. All’inizio eri orgoglioso di queste attenzioni – meglio che essere svizzero e anonimo – ma adesso non ce la fai più perché tutto accade con una frequenza intollerabile. Tu alle volte esplodi e spieghi che non ti sei mai sentito così italiano come nelle pause pranzo da quando vivi all’estero. Ti pare di essere diventato l’ufficio informazioni del consolato. Ti senti costretto in conversazioni banali: ti raccontano “sai? questo weekend ci è venuto a trovare un amico della mia ragazza, che è di Rimini” (segue silenzio e sguardo fisso, in attesa speranzosa di una tua risposta). Cosa vuoi che dica? Ma porcamiseria cosa potrei aggiungere? Che Rimini è sul mare?

Dice che vogliono tutti Rodotà presidente. Per carità, ci sta bene Rodotà (rima), ma fermiamoci un attimo e ragioniamo su un’ipotesi. Ipotizziamo che le elezioni non le avesse vinte il PD per un pelo piccolo piccolo, ma invece le avesse vinte abberlusconi. Ora ipotizziamo che abberlusconi avesse la maggioranza relativa (anche se piccola piccola) e dopo un presidente della repubblica di origine comunista dicesse: non me ne frega della larga condivisione, io voglio presidente della repubblica chi piace a me e al mio elettorato, fanculo tutti gli altri. Verrebbe eletto Giorgio Mastrota o Gerry Scotti, ma il problema non è quello, il problema è che verrebbe compiuta un’azione di strappo verso un terzo degli italiani. Quelli che oggi dicono che Marini non va bene, c’hanno ragione pure loro, ma resta il fatto che desiderano sfanculare un terzo degli italiani, e sono gli stessi che se oggi toccasse a loro, di essere sfanculati così, farebbero la rivoluzione.

La scelta grillina della Gabanelli come Presidente della Repubblica e’ un’altra prova schiacciante della vittoria di abberlusconi, del suo essere riuscito a modificare completamente l’ordine dei valori e delle percezioni di un intero popolo, una vittoria larga perché coinvolge i suoi sostenitori quanto gli oppositori, una vittoria a lunghissimo termine perché  quelli che oggi credono di combatterlo con questi modi non si accorgono nemmeno che gli stanno offrendo una prova ulteriore della sua vittoria.

Chi non ha la malattia della radio come il sottoscritto, non ha ascoltato Rocco Tanica degli Elii di notte scimmiottare i gruppi che suonano al concertone del Primo Maggio. Allora quando dovevo spiegare la mia opinione sull’ennesimo gruppo-da-primo-maggio che mi veniva proposto, alla domanda “ti piace questo nuovo-gruppo-da-primo-maggio?” in preda alla presunzione credevo che tutti conoscessero l’opinione degli Elii sull’argomento, e allora citavo quella (sono famosi gli Elii, giusto?) per poi rendermi conto immediatamente che era una citazione azzardata e che non veniva compresa: allora a quel punto rispondevo vago, cambiavo argomento.
Finalmente adesso ho la soluzione.

(ah, e sono 6 anni che non affrontavo l’argomento)

piccolo mondo

Mi trovavo a margine di questo congresso in Baviera, a mangiucchiare i biscotti al cioccolato rimasti, ad attendere che smettesse di piovere per passeggiare in quella Leopoldstrasse conosciuta così bene. Siccome piove resto a parlare con le persone rimaste. In questi contesti devi esercitarti a raccontare chi sei cosa fai cosa hai fatto e poi – magari, se ne sei capace – a riuscire pure brillante, per fissare l’immagine di te nel cervello degli altri all’interno del cassetto cerebrale dei ricordi positivi.

Questa ragazza magra e sorridente mi dice – mentre mangio biscotti al cioccolato – che è serba e che però da qualche anno vive in Paese Basso. Smetto di masticare. La guardo meglio. Osservo le gocce di pioggia dentro un laghetto artificiale fuori dalla finestra. Osservo la statua di bronzo di un pavone. La osservo meglio.

Ora, i lettori di medio termine sapranno dei miei troppi traslochi in Paese Basso, delle troppe case che ho cambiato, e di quanti colloqui ho dovuto sostenere ogni volta per essere accettato in una nuova casa, di quante cazzate ho raccontato, e di conseguenza, di quante persone ho incontrato. 

“La tua camera a Utrecht non era molto grande.” le dico “La finestra era molto piccola. E vivevi con un’altra ragazza.”
“…”
“E dalla cucina si arrivava ad una terrazzina lunga e stretta”
“Come fai a saperlo?”

Lei sorride ma è nervosa. Le spiego cosa è successo, perché ci conosciamo già, come mai ci siamo già incontrati in una vita precedente – ed io che appena qualche giorno fa parlavo di perdite della memoria.

uno degli effetti

Uno degli effetti dei picchi di stress e della privazione di sonno e’ il mio dimenticare – talvolta – i nomi delle persone. Di amici, colleghi o personaggi pubblici. Soltanto i nomi dimentico: per il resto ricordo perfettamente il viso, gli eventi, i tic, le imperfezioni epidermiche e le macchie sui denti, ricordo i dettagli più’ insignificanti, ma dimentico il nome.

Dovevo prendere un bus che mi avrebbe portato in aeroporto, oggi, e improvvisamente mentre chiudevo la valigia mi e’ venuta in mente la faccia di Calderoli, ma senza ricordare il nome Calderoli. Non mi sono chiesto il motivo di tale immagine mefistofelica in una situazione del genere, del me stesso che chiude una valigia mentre  Brusselle fuori finalmente splende di sole. Ho una passione per il nonsense, e ste cose le accolgo come un regalo.

Mi sono detto, fin quando non mi verrà  in mente il nome Calderoli – cioè fino a quando non mi verrà’ in mente il nome di quello li’ – non uscirò a prendere il bus, e rischierò  di perdere il mio aereo. Il nome poi e’ arrivato – del resto sono quello che ricorda senza motivo i nomi del’intero cast di Beverly Hills 90210 – e mi trovo adesso a Monaco di Baviera, un luogo dove la voce della signorina della metro e’ rimasta uguale a quella che ascoltavo ai tempi dell’Erasmus, e che per connessioni neurologiche imperscrutabili resta collegata all’odore di una crema giallina che usavano nella mensa universitaria, cosi’ che l’odore mi tornava al naso ad ogni Bitte Zuruck Bleiben ascoltato nella U-Bahn.

Ora, se uno fosse come me e ricordasse chi era Ian Ziering, rimarrebbe stupito dal sapere che l’anno prossimo quello compirà  cinquant’anni.

(e googlare non vale)

volevasi segnalare

Quelli di Eurobubble sono una cricca di amici che si divertono a raccontare cos’è l’Eurobolla di Brussèlle, e cioè questo macroghetto di uomini e donne iperqualificate occupati all’interno delle istituzioni europee o di lobbying, in professioni dai nomi complicati anche se poi nella sostanza banali (a volte).

Dentro la bolla per fortuna io non ci sono – visto che con buona approssimazione posso dirmi di far parte del mondo normale (ehm) –  però la bolla la tocco tangenzialmente, per le persone che conosco, per la vicinanza geografica, per il traffico che incontro tornando a casa se la Merkel decide di venire da ste parti.

Quelli di Eurobubble hanno deciso – questo è il punto interessante – di raccontare la bolla tramite video prodotti mediante crowdfounding, che ovviamente sapete cos’è e dunque non vi metto il link. Il primo episodio di Eurobubble, è online. Chi mi conosce sa quanto apprezzo queste cose, e dunque Grandi Pacche Sulle Spalle a chi decide di spendere il tempo libero in questo modo. Appena mi si libera un buco nella settimana, mi faccio assumere come microfonista (non sto scherzando).

Quando sto per salire sull’aereo per tornare a Brussèlle – uno dei tanti ritorni dal paesello verso le città dove ho vissuto in questi anni – poco prima di passare il gate, i pensieri si attorcigliano sempre sugli stessi argomenti conosciuti solo da chi vive questo tipo di vita.

Allora sparo la musica alta in cuffia, così che all’improvviso non sia più musica ma colonna sonora, e quello che vivo non sia più vita ma film, e quello che parte non più io ma un attore, il quale, diciamolo, sa fare benissimo la parte.