certe volte

Certe volte ci penso. Servirebbe una telecamera a seguirmi in questi giorni velocissimi. Una telecamera dietro a seguirmi mentre corro. Mi fermo, dico una cosa e poi corro. Ma proprio corro corro, non dico per dire. Corro.

Ho prurito alle mani e vorrei scrivere di sta protesta studentesca. Ma domani ho un esame ed è meglio di No. Io ai tempi della mia protesta studentesca mi volevano morto. Io a quei tempi c’avevo la mafia studentesca degli studenti protestatori liceali che mi voleva praticamente morto.  

Comunque, a vedere quello che succede in giro, è chiaro che bamboccioni si nasce, mica si diventa. E poi questi che chiedono soldi per l’università, ma io dico, ma state scherzando? Ma l’università è piena di baroni viscidi e affaristi oppure No? Di parenti e cugini e amanti oppure No? Perchè a me pareva di Sì. Cioè, si era detto di Sì, giusto? A me pareva di Sì.

Io avevo detto non avrei scritto di ste cose, non devo scriverne e basta.

e lui arriva subito

Parcheggio la macchina e lui arriva subito. Il sole sta per tramontare e lui è lì nell’angolo a guardarmi in faccia. Ha una macchia enorme arancione attorno al naso che sembra una mappa geografica. È quasi tutto arancione per la veritá: arancione e bianco, le zampe arancioni e la pancia bianca.

È un gatto che ogni sera mi viene incontro, si fa vedere appena apro lo sportello, poi mi vede – vede che sono io – e allora si ferma. Attende un paio di secondi e se ne va. Continuo ad immaginare che in realtá lui vorrebbe che io fossi un altro – ma chi? – e allora mi viene incontro ogni giorno per questo.
Ed io – perchè sono io, non sono un altro – ogni giorno lo deludo.

qualcuno mi deve spiegare

Qualcuno mi deve spiegare il fine ultimo di tutte ste raccolte di firme pro Saviano. No, dico, quello rischia di zompare all’aria per la bomba e tu raccogli la firma. Oppure gli fai il club su Facebook.

Che poi, è chiaro che se raccogli 200.000 firme, il minimo che può fare Saviano è scrivere la lettera di ringraziamento. Ma in pratica, tutte ste firme, per uno che potrebbe essere ucciso da un momento all’altro, a cosa servono? Che forse Saviano dubitava dell’appoggio morale dei lettori di Repubblica.it? Improbabile. Che forse Saviano dubitava dell’appoggio del Presidente della Repubblica? Improbabile. Lui dubita solo di riuscire a diventare vecchio, perchè qualche camorrista potrebbe farlo saltare all’aria da un momento all’altro. E poi, cosa se ne fa delle firme pro-Saviano dei premi Nobel e di Nanni Moretti?

Come funziona con ste firme pro-Saviano? Che forse il camorrista bombarolo Ciro chiederà al compare camorrista Gennaro – mentre stanno maneggiando la bomba, prima di innescarla – se anche il premio Nobel Orhan Pamuk ha firmato? Se la Rita Levi Montalcini ha firmato? Insomma, qual’è esattamente l’influenza che può avere una firma di Gunter Grass sui bombaroli Ciro e Gennaro?

il re è molto più che nudo

Si sono sforzati per anni a combattere le discriminazioni, hanno fatto i cortei, gli articoli, le interviste eccetera eccetera, eppure una certa fetta di estremisti continuava a chiamarli froci.

Poi un giorno muore in un incidente stradale il politico austriaco filo-nazista Haider, e dall’Italia si mandano messaggi di cordoglio (ci mancherebbe altro) ma anche di grande stima e ammirazione. Gli autori sono, fra gli altri, l’europarlamenteare Borghezio, il drittissimo Storace, il capo di Forza Nuova Romagnoli e tanti altri. Dieci giorni dopo il funerale, esce fuori il suo amante giovanissimo, tutto tremante e piagnucoloso, a dire che Haider era il suo uomo, che non erano solo amici, ma che si amavano in un modo tutto speciale. Certe volte anche i cerchi si chiudono, in un modo tutto speciale.

sarà pure vero

Sarà pure vero che fatti non fummo per viver come bruti, però l’altro giorno mi sono accorto di ricordare per intero addirittura la terza strofa di Sei Un Mito degli 883, e la Signorina ieri sul divano sciorinava con grande sicurezza tutta la sigla di Willy il Principe di Bel Air, mentre invece i sistemi di advanced drug delivery or ora studiati sul libro, sono stati già dimenticati.

Io non posso pensare che, qualsiasi cosa ho fatto negli ultimi quindici anni, i posti che ho visto, le persone che ho conosciuto, la laurea, le influenze, le scarpe che si rompono, la patente e le torri gemelle, le ho fatte portandomi nella testa una porzioncina di cervello stabilmente occupata dalle parole «quasi esplodo quando mi dici Dai/vieni su da me che tanto non ci sono i miei».

Disclaimer: questo blog appoggia tantissimo,
ma davvero tantissimo e senza scherzi,
la figura di Mauro Repetto
.

Cerchiamo di essere seri, non prendiamoci in giro

Trent’anni fa veniva allegramente ucciso dalla mafia Peppino Impastato, quindici anni fa Falcone faceva bum! sull’autostrada, e oggi – l’altro giorno praticamente – un professore di chimica che aveva denunciato certe collusioni mafia-amministrazioni locali, lasciato solo dalle istituzioni, si lancia da un ponte e si uccide. In tutto questo Roberto Saviano ancora non riesce a trovare casa ed è costretto a vivere in caserma.    

Ora, diciamo la veritá: chi è che vince? Chi è che costantemente vince? Chi è che vince praticamente sempre? Chi è che vince negli anni? Se dovessero chiederti di puntare su una fazione o sull’altra – a vedere come vanno le cose e come non cambiano lungo i decenni – su chi punteresti? 

Eh? Dai su’, sentiamo.      

E allora dovremmo smetterla di pensare che esiste il Bene e il Male (e quindi che qualcuno dovrebbe vincere), e che alcuni eroi del Bene si martirizzano contro il Male, e che poi vengono uccisi dal Male. Qua c’ è solo da pensare che esiste solo un’immensa colata di merda, dove poi qualcuno si illude di poter identificare un nemico (eccolo lì il nemico! Prendilo prendilo!)  – per esempio la mafia, o per esempio qualcos’altro – e di poterlo addirittura combattere, solo che poi ci sbatte la faccia contro e ci rimane. Però ovviamente è molto importante che nessuno si accorga dell’immensa colata di merda, perchè sarebbe un bel casino, e allora quell’illuso che credeva di poter cambiare le cose viene considerato un mito e celebrato come un eroe, e questa celebrazione conviene a tutti, anche a quelli che le bombe le hanno lanciate.          

E se adesso Saviano non trova casa, se a Casal di Principe i ragazzini fuori da scuola dicono tutti (tutti) che Saviano poteva pure farsi i caz*i suoi, allora a questo punto cosa è vero? È vero soltanto che forse Saviano è un illuso, e anche che chi legge Saviano è un illuso. Non è certo un saggio: è un illuso. Anche quello che si e’ lanciato dal ponte ha lasciato una lettera ai figli dove chiede: non siate troppo idealisti. E poi puoi continuare cosi’, cambiare le gradazioni e dire che chi legge La Casta è un illuso, chi si iscrive ai circoletti di Grillo è un illuso, e poi continuare così diminuendo di gradazione fino ad arrivare al tuo consigliere comunale che copia il permesso invalidi della nonna e se lo incolla sull’auto per parcheggiare in centro.       

E allora l’amica Purci che ieri mi chiedeva se se avevo una qualche intenzione di tornare in Italia, prima o poi. Io non ho una risposta a questa domanda, non sai in anticipo come vanno le cose, epperò se decidi di starci, in Italia, devi avere ben presente il concetto della colata di merda, e sapere che ci vivrai in quella colata, perchè trent’anni fa era così e in trent’anni non è cambiato nulla (anzi), e puoi pure credere che con l’impegno e la buona volontá eccetera eccetera, puoi pure pensarlo se ti fa stare bene, ma comunque i fatti stanno lì belli chiari, rotondi e grossi e puzzolenti di merda.

la parabola

Un ominide del ventunesimo secolo che dopo anni di ignobile pirataggio musicale, decidesse magari un bel giorno di comprare musica da internet – spronato alla legalità dall’esistenza di uno stipendio fisso – questo stesso ominide del ventunesimo secolo quel giorno scoprirebbe che la musica da internet la può comprare – per esempio da quella cosa chiamata Itunes – epperò una volta acquistata, la musica stessa a causa di restrizioni legali e cavilli protettivi complicatissimi, resterebbe solo attaccata al computer da cui è stata presa, e non trasportata in giro, a meno di laboriose operazioni di copia e incolla.  

Lo stesso ominide in pigiama, conscio della situazione, la sera prima di andare a dormire aprirebbe il cancello del recinto dove è tenuto chiuso il fido muletto, e lo lascerebbe andare in giro per tutta la notte. Alla mattina seguente, l’ominide del ventunesimo secolo, dopo aver speso soldi invano a comprare file legali scomodissimi, scoprirebbe copie degli stessi file (stavolta comodissimi) incollati alla criniera del fido mulo, che così potrebbe tornare felice trottorellante nel suo recinto.

Illustrazione esplicativa.

adesso invece leggo

Adesso invece leggo La Ragazza delle Arance di Jostein Gaarder, un autore che mi è rimasto incollato dalla volta che mi trovai a che fare con un libro che invece si intitolava Maya, scritto sempre da lui, quando in un tempo che ora mi pare lontanissimo – si parla invece di qualche anno fa – se qualcuno mi avesse chiesto qual’era il tuo libro preferito avrei detto sicuramente Maya, anche se poi ho cambiato idea. Ho cambiato idea non perchè il libro non mi piacesse più, ma perchè sta cosa di avere il libro preferito, il cantante preferito, il colore preferito, ho cominciato a non sopportarla più. Io se volete saperlo non ho proprio nulla, di preferito.

Ma dicevo, La Ragazza delle Arance, anzi No, Maya. Il libro Maya è un libro che dice qualcosa. La narrativa sarà quella che è. Però dice qualcosa. E ha il sapore di Nord, tantissimo.  

Eppoi, da Maya in giù, ogni volta che trovo un libro di Gaarder in libreria, trovo scritto sulla copertina: «Dall’autore del Il Mondo di Sofia!» oppure « dallo stesso autore de Il Mondo di Sofia! » e allora io, che oltre a non avere colori preferiti e marca di jeans preferita sono come sono, per cocciutaggine sto Mondo di Sofia ancora non l’ho voluto leggere.

Sempre più spesso usavamo il pronome «noi». È una parola strana.
Domani farò questo o quello, si dice. Oppure si chiede cosa l’altro,
cioè «tu», deve fare. Non è difficile da comprendere.
Ma all’improvviso si dice «noi», e lo si fa con la più grande naturalezza.
«Andiamo in spiaggia sull’isola di Langøy, con il battello? »
«Oppure restiamo a casa a studiare? » «Ci è piaciuto lo spettacolo a teatro? »
e poi, un giorno: «Siamo felici!».


La ragazza delle arance – Jostein Gaarder.

nel 2001 mi collegavo ad internet

Nel 2001 mi collegavo ad internet una volta ogni tre-quattro mesi. Ricordo di aver trovato un computer a libero accesso in un centro commerciale di Londra e di aver controllato la mia casella di posta (a quel tempo si chiamava angelboom@hotmail.it e non capivo come mai non volesse accettare l’accento dopo il «boom») e di aver anche scoperto che la casella si era praticamente addormentata per il prolungato inutilizzo. Erano i tempi che le caselle di posta si addormentavano per il mancato utilizzo. Insomma, quello era il 2001.  

Questo invece è Google come era il primo gennaio 2001 – tirato fuori nell’occasione dell’anniversario – e ci sono dentro solo i siti che c’erano nel 2001. Nel 2001 – sembra ieri – ma praticamente se ci guardi bene non c’era nulla. Potrebbe sembraer una cosa da niente, ma a me pare la cosa più vicina ad una macchina del tempo che io abbia mai avuto a disposizione. Non c’era nemmeno Wikipedia, che è arrivata il 15 gennaio dello stesso anno. Tutto sti fèisbuk e blog e youtube sono arrivati dopo. Siamo solo muschio di superficie.

gnuranti

Non mi piace l’allarmismo, e allora quando sento parlare di allarme razzismo in Italia mi dico che insomma, diamoci una calmata, non esageriamo a parlare di razzismo. Però fra tutte le storie, questa storia della nonna somala col passaporto italiano perquisita e denudata all’aereoporto di Roma dalla Polizia di frontiera, accusata di traffico clandestino di minori (i suoi nipotini) e di spaccio di droga internazionale («vieni qua che ti dobbiamo fare un esame anale») questa storia qui, mi fa venire solo un senso di pena profonda per i poliziotti.

Questi poliziotti, se penso a loro non mi viene in mente il razzismo ma solo una grossa pena per delle persone così ignoranti da prendere una nonna e farle passare tutto sto casino solo perchè i nomi suoi e dei suoi nipotini sono arabeggianti. Questi poliziotti che fanno un lavoro difficile e per di più devono farlo con tutto questo carico di ignoranza che li accompagna, che li circonda la capoccia, che gliela annebbia. Questi poliziotti a cui viene chiesto di essere rigidi e vigili, non certo acculturati, non certo precisi. Gli viene solo chiesto di essere poliziotti – e sono serio se dico che fare il poliziotto è un lavoro difficile – e loro, ignoranti come sono, immensamente ignoranti come li vediamo, cercano solo di fare il loro meglio.

cerchiamo di capire

Cerchiamo di capire cosa significa vivere velocissimo. Chè io, in questi giorni, sto proprio vivendo velocissimo. Chè quando me lo chiedono, quando mi chiedono come sto, dico «occupato», oppure velocissimo, e a vedermi da fuori devo essere proprio una palla, ma una palla. 

Vivere velocissimo, cosa significa – per esempio stamattina bloccato nel traffico aprivo il libro sul volante per studiare, poi lo chiudevo, poi andavo all’università, poi dopo raccontavo tre cazzate per sfilarmi via e veloce correre a lavorare – significa in pratica che i momenti in cui ti accorgi di come stanno andando le cose sono sempre di meno, e sempre più brevi. Succede che te ne accorgi all’improvviso, per un mezzo secondo – in quel mezzo secondo ti rendi conto di chi sei, cosa fai e dove vai, del colore dei muri e delle rughe sulle mani – e poi puf!, niente più, il mezzo secondo è già trascorso, andato via.

Come quando mi succede per qualche istante brevissimo di osservarmi dall’esterno – dura solo qualche momento: io sto parlando in una riunione di lavoro, muovendo le dita nell’aria, oppure con gli scienziati dell’università, e all’improvviso mi vedo dall’esterno, da un punto impreciso dietro la nuca – e allora dico a me stesso: ma com’è possibile che ti trovi qua? Ma come sono andate le cose che adesso ti trovi qua? E soprattutto: com’è che questi ti stanno ascoltando? Ma tu davvero hai voce in capitolo? Ma davvero? Ma fammi il piacere! E niente, non so se mi spiego, probabilmente non mi spiego. Comunque poi dopo mi ricongiungo velocemente con la mia nuca e tutto finisce lì.