La Delicatesse

La Delicatesse è un film francese con una Audrey Tatou molto francese e più adulta che però non è uscito in Italia. Ho già spiegato  – credo – che se mentre guardo un film so già come va a finire, litigo intimamente con lo sceneggiatore, mi offendo, e guardo il film fino alla fine offeso, di cattivo umore.

Questo non succede con La Delicatesse. I dialoghi non sono mai banali così come l’idea dei personaggi, ed in particolare lo svedesone trapiantato a Parigi (interpretato da un salamone nato a pochi passi da casa mia). E’ un film sul ricominciare, e sulle strade imprevedibili che portano a farlo. Sulle consonanze, e di come certe siano inevitabili.

Con Francois il tempo vola via rapidissimo, come se saltassero certi giorni.
Come se ci fossero settimane senza giovedì.
E’ questa la felicità? Quando non ci sono i giovedì?

Consigliato. E se uno volesse, pure sottotitolato.

indovinello

Chi è il tipo che canta in un bugigattolo di Brussélle e che (aiutino) più tardi avrebbe detto presentandomi agli amici “e questo qui, anche se parla inglese, è dei nostri“?

Quando e’ venuta fuori la campagna di #CoglioneNo mi sono ammanettato e legato al termosifone per non scriverne.

Ho trascorso il tempo abusando del primo album de I Cani (a proposito, grazie G.: toh, ti faccio pure pubblicità). Poi scopro che la mente de I Cani Niccolo’ Contessa ha scritto un articolo a proposito che condivido con quello spirito con cui con una mano stringi la mano dell’altro, con l’altra gli scuoti la spalla.

Citando a caso:

Gli intellettuali italiani hanno per anni gridato allo scandalo delle giovani generazioni “che sognano di diventare calciatori o veline” (più recentemente, concorrenti di reality e talent), denunciandone l’appiattimento su modelli di vita difficilmente sostenibili, e sottintendendo che l’adesione a tali modelli era la conseguenza di un deficit educativo in cui la televisione aveva occupato interamente il campo degli orizzonti culturali. A me sembra che internet abbia interpretato esattamente lo stesso ruolo della televisione per i “giovani creativi” della mia generazione (che pure, per provenienza sociale e titoli di studio, dovrebbero in molti casi essere in possesso di strumenti culturali ben più avanzati), pronti a puntare su progetti professionali difficilmente realizzabili: alla ricerca, più che di un’effettiva realizzazione personale, di un certo “stile di vita creativo” osservato più su Instagram e Tumblr che su Canale 5 e Italia 1: stile di vita che, ironia della sorte, è molto difficile da realizzare quando non si ha un soldo in tasca.  

gennaio

Le giornate si allungano e stranamente il sole illumina Brussélle. Subito voglia di estate.

Ma non una voglia generica: ho desideri e immagini precise.

L’immagine pensata stamattina era il mio braccio abbronzato che teneva una Heineken mezza vuota, in una piazza di un centro storico meridionale, ad ascoltare Giuliano Palma che canta queste son situazioni di contrabbando/meglio star qui seduto/guardare il cielo davanti a me.

In questa scena, molto probabilmente sarei stanco a causa del sole, probabilmente durante il concerto incrocerei lo sguardo con qualcuno che conosco ma non tanto bene – non ricordo il nome – e che comunque saluterei sollevando il mento.

cose che non riesco a fare #1

Ciao Prefettura di Parigi che mi informi del ritrovamento, chissà in quali condizioni, della borsa trafugata di cui parlavo qui.

(ah, a proposito, ciao ladro dimmerda che non intuisci che la mia stilosissima borsa vale molti più soldi che ci hai trovato dentro e la abbandoni per strada).

Comunque dicevo, ciao Prefettura che mi spieghi dove andare a ritirare la borsa, quello che c’é rimasto dentro, e in quali orari. Ciao Prefettura, ho notato che quelli sono giorni e orari lavorativi. Che società è questa, che quando ti serve un disoccupato – in questo caso uno parigino e disposto ad andare per me al 15e arrondisement di Parigi entro fine Febbraio – non lo trovi.

Ma solo a me le facce speranzose e impegnate dei palestranti di Gennaio – quelli che spariscono a Febbraio ma ricompariranno al Gennaio successivo – un po’ fanno sorridere ma soprattutto fanno diminuire la fiducia nel genere umano e quindi di conseguenza – per associazione, per esagerazione – pure nella democrazia? Solo a me viene in mente il delirio divertentissimo di togliere il diritto di voto ai palestranti di Gennaio?

ma quindi perché di certe persone

Ma quindi perché di certe persone ne vuoi godere e basta, mentre di altre vorresti prendertene cura? E sai che ti farebbe bene farlo? E sai che ne saresti contento? Perché alcune persone le vuoi consumare mentre ad altre vorresti dire siediti qui che ci penso io, e vorresti farlo proprio nei giorni che ci sarebbe bisogno, di qualcuno che ti dice siediti qua che ci penso io?

E perché ti imbarazzi mentre ti racconto ste cose? Sì che sto parlando di te. Va bene la smetto. Epperò tu non considerare questa stradina con le lucine al posto giusto, deserta al punto giusto che pare un set cinematografico. Ignorala. E’ solo un caso – estremamente fortunato ma soltanto un caso – quindi a questa bellezza per favore non ti ci abituare. Promesso? Non ti ci abituare. Non credo di poter garantire tanta bellezza e perfezione abbastanza spesso come vorrei. Non ti ci abituare.

Ma quindi mi chiedevo: perché alcune persone Sì ed altre invece No? Quali sono le caratteristiche che innescano questa voglia? Va bene non rispondere, però la domanda me la devo fare ugualmente, almeno per rendermi conto che mi sto ponendo il problema. Perché comunque da qualche parte nella mia testa ero convinto di non pormi più di questi problemi. L’unico rischio che sento veramente/ è quello di non riuscire più a sentire niente.

Ma pure questo tramonto che arriva al momento giusto al porto mentre il mare sbuffa nervoso, e questi ristoranti vuoti e perfetti come se uno spaccone avesse prenotato tutti i posti per fare lo splendido, non ti ci abituare. Cosa c’è di più snob di un jazz bar? Andare in un jazz bar ma non seguire il concerto, e invece sedere nella stanza appena di fianco a parlare di altro. E cosa c’è di hollywoodiano in un jazzbar in un centro storico salentino? Sedere nella stanza di fianco e ascoltare il sassofonista chiedere se può lasciare un momento lo strumento lì al tavolo mentre beve una cosa al bancone. Sarà bello ma non ti ci abituare.

02012014