e poi ci troveremo come le star

Sono proprio un bravo struzzo.

Ma proprio bravissimo. Mettere la testa sotto terra e fare finta di niente, mi riesce benissimo. Qui si salutano persone facendo finta che si vedrà la prossima settimana. Si sì, ci vediamo. Si sì, stammi bene, sì sì. Poi magari ci incontreremo fra dieci anni spingendo il carrello al supermercato, o a bere del whisky al roxy bar.

ma quante lavatrici

Ma quante lavatrici avrò caricato da quando vivo qui? Non lo so, migliaia? Migliaia. 

Poi il senso di precarietà e di stare andando via lo avverti quando caricando la lavatrice per l’ultima volta calcoli se i pantaloni ce la faranno ad asciugarsi prima di doverli mettere in valigia. Ma quante volte avrò messo ad asciugare i pantaloni da quando sono arrivato in questa casa? Non lo so, migliaia? Migliaia.   

Avevo 19 anni. 

Devi averci il sangue freddo – ma davvero freddo – a svuotare i cassetti ripieni di carte e fotografie e cartoline e elastici per capelli e monete da 100 lire. Serve la freddezza del killer a decidere cosa buttare e cosa No, e nei primi momenti continuare a pensare Questo No, Questo No, Questo No, per poi capire che non puoi andare avanti così, e fare un grosso mucchio – tappare il naso della tua coscienza sentimentale – e gettare tutto nella spazzatura.

Qui si gettano cose ingiallite nella spazzatura. 

E con il coinquilino Billigiò, aver vissuto otto anni insieme, finisce che una persona la riconosci dal rumore dei passi, come i cani. Se ci pensi in otto anni fai in tempo a far nascere un bambino e farlo crescere fino all’età in cui potrebbe addirittura essere capace di leggere queste righe.  

Vabbè, non proprio queste righe – che queste mie righe non le capisco nemmeno io – ma diciamo in generale delle righe qualsiasi. 

Questo mood da omelia di funerale finirà presto, abbiate pazienza.

il punto non è che mi fa schifo l'italia

Il punto non è che mi fa schifo l’Italia, che uno potrebbe pensare che schifo l’Italia ma anche FacciamociForza, NonPerdiamoLaSperanza, Costruiamo Insieme un Futuro Migliore. Il punto è che se fai il punto della situazione siamo tutti d’accordo che viviamo in un presente di Cacca, e su questo – come si dice – non ci piove. Quello che spaventa – e che ti fa perdere ogni speranza nel domani – è che ci sono tutte le premesse per un futuro altrettanto di Cacca. Ma cosa dico Altrettanto, molto peggio della Cacca del momento attuale.     

I sessantottini hanno sbraitato che volevano un mondo migliore, ma poveretti, loro erano i primi a sbraitare e non avevano alcuna esperienza e prospettiva storica, erano degli innocenti come può essere innocente il bambino che si getta dal balcone col costume di Batman perchè crede di poter volare.      

Noi invece siamo qua che un minimo di prospettiva storica dovremmo avercelo per forza, e la prima cosa che abbiamo imparato con la nostra prospettiva storica è che sbraitare per un mondo migliore non serve a molto. Ti può fornire la scusa per dormire una settimana nei sacchi a pelo del tuo liceo occupato ma poi finisce lì. Noi che viviamo nel 2007 sappiamo che le cose si fanno un poco per volta, costruendo consapevolezze e alimentando i sensi critici dei pargoli di oggi, perchè i pargoli di oggi – detto con tono grave e saggio – saranno gli uomini di domani.    

Ma i pargoli di oggi – porca miseria – te li trovi col naso davanti alla tivvù che guardano Maria De Filippi. Te li trovi col fibbione pesante sulla cintura che parcheggiano la Mini al centro commerciale. Poi, se sono dall’altra parte,te li trovi imbevuti di politicismi estremissimi che spaccano le vetrine del MacDonald. Se si stufano di tutto, li ritrovi a commentare BeppeGrillo, ponendosi automaticamente dalla parte dei buoni e giusti. Oppure, senza andare sul webbe, restano in poltrona a guardare qualche programma-denuncia alla tivvù. La tivvù è ormai piena di programmi denuncia, a tutte le ore, su tutti i canali così come le librerie (uno, due, tre, quattro, cinque, sei etc etc all’infinito) che se uno calcolasse come buoni e giusti tutti i telespettatori/lettori che si indignano davanti all’ennesimo sopruso documentato e filmato, e tutti quelli che commentano i forum e i blog di denuncia, allora questo sarebbe un paese stupendo e perfetto.      

Ma il Paese non è affatto stupendo e perfetto, resta un Paese di cacca. E tutte queste denunce e indignazioni non sono il segno che qualcosa sta cambiando. Ma proprio per niente.     

Bisogna rendersi conto che anche nel peggiore negozio di fregature, dove le fregature e i soprusi fanno parte del sistema quotidiano, ci sarà un Ufficio Lamentele che sarà perfettamente funzionale al resto. Un Benjamin Malaussene fa parte del sistema. A noi qui ci rinpinzano di Uffici Lamentele, e mentre ci lamentiamo/denunciamo/gridiamo allo scandalo facciamo crescere la convinzione che la colpa è sempre di qualcun’altro, del politico, del poliziotto, dell’ultrà, del medico, del notaio, dei petrolieri, delle poste, di quello e di quell’altro. Un paese che non si prende la responsabilità e non è capace di guardare la trave di Cacca nel proprio occhio ma solo le pagliuzze del prossimo, è un paese che affonda nella cacca e – qui viene il bello – non se ne accorge neanche.    

Il fatto è che qui stiamo affondando nella Cacca e continuiamo ad azzuffarci e a strapparci i capelli, facendo crescere i nostri pargoli in un mondo di MarieDeFilippi e Lapi Elkann e modelli di riferimento degni di un pedagogista satanico. Tu puoi anche pensare al futuro migliore in questo paese – puoi pure provarci – ma le migliaia di sbarbati che fanno la fila ai provini del Grande Fratello saranno gli adulti del domani, dove forse farai nascere tuo figlio. Saranno i genitori dei compagni di scuola di tuo figlio. I fighettini rampanti delle università più chic, venuti su con l’ideale supremo della Differenza, con il dogma del Privilegio, proprio quelli saranno i datori di lavoro di tuo figlio. Saranno loro a comandare e non sembra esserci motivo di pensare il contrario.   

E qua scusate ma c’era un certo bisogno di sfogarsi che fra poco si parte.

ma che simpatia

Sto cercando casa su in Olanda. Questa è una ricerca disperata e senza sosta. Rispondo a decine di annunci e ricevo rarissime risposte. Una delle poche risposte mi arriva ieri da un cinese, che d’ora in poi chiameremo il Cordialissimo Cinese. Ecco la traduzione della mail del Cordialissimo Cinese.

Caro Rafeli,  
potresti dirmi qualcosa di più su di te? Sei quel tipo di ragazzo/ragazza che hanno sempre bisogno di compagnia? Noi in questa casa siamo molto indipendenti l’uno dall’altro e ci piace fare le cose ognuno per conto nostro. Sei un maschio o una femmina? Per quanto tempo ti servirebbe la camera? A presto.

Caro Cinese Cordialissimo,
io non sono affatto quel tipo di ragazzo/ragazza che ha sempre bisogno di di compagnia, ci mancherebbe altro. Io sono un ragazzo, dove per ragazzo si intende un maschio. Come si dice maschio in cinese? Non lo so. Per il resto, io non ho sempre bisogno di compagnia, anzi, se vedo qualcuno in casa mi spavento tanto e corro a piangere sul letto sbattendo i piedini. Alle volte, per evitare di vedere persone in casa, entro in camera dalla finestra e non mi cibo per settimane intere. Cordiali (poco cordiali, intendiamoci) e virili saluti.

i cambiamenti

I cambiamenti portano modifiche alla vita. Per adesso mi succede solo che (random):

– Vengo chiamato per fare il fantoccio promozionale di una importante azienda di elettrodomestici e dico No Grazie Non Interessa. 

– Giunge a casa una bella lettera intestata ad un egregio dottore che ancora non mi rendo conto di essere io – l’egregio dottore – zeppa di depliant pubblicitari per una serie di Master post laurea con rette da tantimila euri, una di quelle cose che ti fanno capire come l’Università non si stanca mai di ciucciare cose e soldi e aspirazioni dai suoi bambocci belli. Penso di gettare la lettera direttamente nella spazzatura ma poi noto che sulla sedia c’è una piccola punta metallica che rischia di rovinarmi i jeans nuovi, e allora la lascio sulla sedia con la funzione di salva jeans. 

– I jeans: dopo anni e anni torno ad infilare le pudenda in un paio di Levi’s. La mia epoca di pantaloni bracaloni – sia chiaro – non finisce qui, i pantaloni bracaloni restano ancora i preferiti.

– Le felpe di quel marchio tanto aristocratico denominato De Puta Madre, ne ho incontrate due in poche ore qui vicino casa. Lasciano addosso un senso di vomito come al solito però questo senso di vomito adesso ha un senso di transitorio che mi fa stare tanto meglio.

già so che a scrivere queste righe

Già so che a scrivere queste righe, farò una foto di me stesso che di sicuro avrò voglia di tornare a curiosare nei tempi a venire, quando non so ancora se il blogghe esisterà ancora, quando forse avrò una faccia diversa e pensieri diversi.

E allora voglio ricordarmi che oggi ero un ragazzo con una felicità intermittente, con le mani che tremano per notizie in arrivo e una storia da raccontare. Quindi mi rivolgo al me stesso di domani e gli dico: sappi che oggi eri felice e tremante, e che hai passato la scopa a tirar via la polvere dal pavimento del corridoio, e che hai un letto con le lenzuola disfatte e un paio di scarpe troppo consumate ai piedi per il tanto camminare, e una foto sulla scrivania di una persona a cui vuoi bene. Oggi c’eri tu, le tue ansie ondulatorie e le cose che hai fatto negli anni per arrivare fino a qui, tutte appiccicate sulla faccia a lasciarti un odore che a volte è forte e a volte meno, e alcune piccole cicatrici asfaltate dal passare del tempo. Oggi sei contento di te stesso – anche questo lo pensi in modo ondulatorio e incerto – e ti abbracci con questa consapevolezza come fosse una compagna di strada che comunque resterà sempre lì a gioronzolarti attorno.

Due giorni fa sei stato in un Paese pieno di biciclette e canali d’acqua, sei sceso dall’aereo appallotolando il quotidiano che ti raccontava tutte le schifezze della tua nazione. Lo hai lasciato sul sedile per farlo portare via alle hostess bionde e corpulente. Hai visto cose, potresti spendere qualche parola in più per spiegarti meglio, ma la sostanza è che hai visto cose. Hai visto strade con quasi nessun lussuoso macchinone, molti meno di quanti ne vedresti in mezzora passeggiando nel tuo paesello, e hai parlato con persone disponibili al punto da farti vergognare. Hai avuto parole di incoraggiamento senza chiedere nulla, e hai visto coppie di anziani tenersi per mano, e giovani biondi che avevano già un pargolo da sistemare sul seggiolino della bici. 

Ma senza girarci troppo attorno, la cosa è questa.

La cosa è che tra poco qui si lascia tutto e si va via. C’è da fare tanti pacchetti e caricare la macchina, poi dire ciao a Bologna e salire su in Olanda dove ti aspetta un lavoro, e felicità intermittenti e ansie ondulatorie proprio come hai fatto fino a qui. Ci sono cose da  fare e cose per cui preoccuparsi, e tanto vento in faccia da prendere.

La cosa – signorimiei – è questa, e adesso qui si comincia a cercare la corda da tirare per far scorrere il tendone rosso sul palcoscenico.

dovrei restare in silenzio

Dovrei restare in silenzio per motivi miei scaramantici ma: posso dirlo? Un poliziotto uccide un ragazzo in autostrada e la nazionale italiana scende in campo col lutto al braccio? Eeeeehhh?!?! Tutti pensano: normale, una cosa è la conseguenza dell’altra. Posso dirlo? Normale una cippa! Un poliziotto uccide un ragazzo in autostrada e la nazionale italiana scende in campo col lutto al braccio. Sarebbe come dire – che ne so – che domani esplode una lavastoviglie a Varese e di conseguenza asfaltano una strada in provincia di Ascoli Piceno. Come se un contadino morisse investito da una vacca impazzita a Como e di conseguenza la nazionale di basket scendesse in campo con una sciarpa al collo. 

E comunque, ai botteghini, primo posto per "Matrimonio alle Bahamas", secondo posto "Come Tu mi Vuoi".

torno subito

Mi assento per un paio di giorni dall’Italia, volo al Nord a discutere di cose che hanno a che fare con un lavoretto, che se tutto fila liscio, se tutto va bene, forse, chissà. La tradizione vuole che il sottoscritto non trascorra l’inverno in questo Paese, e questo succede già da un paio di anni. Come gli uccelli migratori con la differenza che io generalmente tendo a volare dove fa più freddo, e ogni anno che passa vado sempre più su. Comunque tutto questo potrebbe accadere – si ripete – soltanto se tutto fila liscio, se tutto va bene, forse, chissà, tocchiamoci qui, tocchiamoci là.

siamo pari

Adesso pure i tifosi fascisti hanno il loro martire da celebrare in giro e da usare per parlare a vanvera di giustizia e di vendetta. Dopo la beatificazione di Carlo Giuliani santo patrono di Genova, adesso arriva anche Gabriele Aquila nel Cielo. Tutti sti fiori, tutta sta partecipazione, tutta sta fratellanza fra gli ultrà ricorda scene già viste in altri colori e sotto altri nomi. Tutti egualmente bacati nel cervello al punto di non vedere la realtà per quella che è: un errore che non doveva essere e che invece – purtroppo – è successo.

come tu mi vuoi

Si ripropone il tema della finta racchia di cui ho già blaterato per la serie televisiva Ugly Betty anche nel nuovo film "Come Tu Mi Vuoi", in uscita in questi giorni, un film dove la finta racchia sarebbe l’attrice Cristiana Capotondi. In pratica se ho capito bene la racchia sarebbe la Capotondi a cui vengono aggiunti di un paio di occhiali, qualche pelo in faccia e forse anche una confezione di brufoli artificiali. Poi succede che la racchia si innamora del Vaporidis di turno e allora si da un’aggiustatina e così all’improvviso da brutta che era, diventa bella. Si ripropone dunque il tema della racchia che sotto sotto racchia non è, che è racchia ma solo in modo stereotipato. Si riprone sta storia della finta racchia (una ragazza carina, la Capotondi) che se si da un’aggiustatina, diventa attraente (ma era già attraente da prima). 

Di nuovo quello che mi viene da dire è: cari sceneggiatori, ve le porto io un paio di belle cozze di prima categoria, di quelle cozze irrecuperabili, e voglio vedere se ci fate fare un film col Vaporidis. Voglio vederlo al Vaporidis che infila la lingua in bocca a certi catamarani che vi proporrei io. Voglio vedere se riuscite a far passare l’idea che basta curarsi un po’ per sembrare più carine, l’idea che la bellezza è dentro ognuno di noi e bla bla bla. Ve le porto io certi rottami indefinibili che non avete nemmeno idea, e vediamo proprio cosa riuscite a fare.

preferisco i tempi

Preferisco i tempi in cui se proprio qualcuno doveva insidiare il mio primato – fra le chiavi di ricerca del blogghe –  almeno questo era, che ne so, Steve Urkel (qui e qui) e accettavo anche la chiave “spiando mia moglie video” (giugno e luglio), però trovarmi tampinato da lui, cosa dire, uno non si spiega neanche il motivo.

           (cliccare sull’immagine)
 

una cosa tira l'altra

Nel cassone della spazzatura vicino all’ingresso di un ristorante scopro due casse ancora imballate di lattine di coca light. Ne tiro fuori una e leggo la data sul fondo: giugno 07, sono ancora buone, mi viene da pensare, credendo davvero che giugno 07 sia ancora una data posta da qualche parte nel futuro a venire. Sistemo le casse nel bagagliaio della macchina e parto rimuginando nella testa Aspartame Aspartame, tutto quell’Aspartame, due casse di Aspartame mi faranno certamente male, poi all’improvviso prendo a schiaffi il volante e mi ricordo tutto ad un tratto di chi sono, dove sono e soprattutto quando sono, e che giugno 07 è vuol dire passato, mica futuro. Fermo la macchina e ributto le casse nel bidone seguente.

Questa la consapevolezza del tempo che ho. Questa la considerazione che ho di me, se arrivo a portarmi a casa la spazzatura tutto contento.

Decido di vendere buona parte dei libri di studio. Uno sbarbatello sbarbatissimo mi arriva in casa per comprare un libro, tutto sorridente e fiducioso nel futuro, tutto scapigliato e giovane, tutto pelle liscia sulle guance e peletti di barba distanziati fra loro. Mentre mi allunga le cinquanta euro vorrei dirgli come stanno le cose, cosa lo aspetta, come sarebbe meglio lasciare perdere e fare altro. Lui è lì in piedi al centro della mia camera da letto che indugia: forse si aspetta qualche battuta o consiglio sui prof, sulla facoltà, sulla vita universitaria. Io sto per distruggere quel suo sorrisetto fiducioso con qualche elucubrazione al tritolo – sto quasi per farlo – ma alla fine non me la sento e lascio perdere.
 
A fine giornata ho venduto cinque libri e ho qualche banconota in tasca di più. Posso permettermi una pizza: ho già parlato della correlazione lineare fra benessere economico e pizze da asporto. Torno a casa con la pizza sul sedile del passeggero ma non trovo un parcheggio. La pizza si sta raffreddando e allora decido di lasciare l’auto sul marciapiede.

Dopo la pizza torno a spostare la macchina e c’è una prostituta nigeriana che mi dice Ciao Ammore Smuack Smuack ogni volta che passo dallo stesso incrocio a cercare un parcheggio decente. Il parcheggio lo trovo dopo mezzora, e mentre torno a piedi c’è la nigeriana seduta al centro della strada che si tocca una gamba e fa smorfie con la faccia – forse è scivolata sull’asfalto – e intorno a lei un gruppo di quattro napoletani che tutti premurosi e guappi le dicono Non Si Preoccupi Signorì, che adesso la Portiamo all’OsshPetaaule.

acciderbolina

Capisco che su questo blogghe ultimamente si parla troppo spesso di morti e ammazzati, però sta cosa devo raccontarla, e per raccontarla sono necessari perlomeno un paio di flashbacks.

Flashback numero uno: 
Monaco di Baviera, due anni fa. Sono in una bettola tedesca dove si ritrovano ogni settimana gli studenti Erasmus della città. Fiumi di birra e tante sane porcherie che in seguito faranno curriculum. Impegnato in una conversazione (ok, non esattamente), all’improvviso mi accorgo che a qualche metro da me c’è una ragazza stesa per terra in preda all’alcol, e un ragazzo biondino steso su di lei. Istintivamente urlo: Auei! al ragazzo, e poi gli faccio una breve paternale sul fatto che insomma, la ragazza è quasi incosciente, meglio lasciarla stare, no? Il ragazzo borbotta, ci guardiamo in cagnesco, poi mi da ragione. Da quel momento facciamo finta di essere amici, perchè succede sempre così fra terruncielli (e lui lo era): un momento prima si rischia la rissa, un momento dopo pacche sulle spalle. Anche lui terrunciello in Erasmus a Monaco come me, verrò a sapere.

Flashback numero due: 
Bologna, un anno e mezzo fa, è l’estate dei mondiali. Gruppo di amici qui in casa per vedere una partita alla tivvù. All’improvviso piomba qui a casa il biondino di cui sopra, di passaggio per un pomeriggio a Bologna e che era riuscito ad avere il mio numero di telefono. Brindiamo alla salute della nazionale di calcio con una serie di Peroni, poi finisce la partita e ognuno torna a casa sua. Il biondino non lo rivedo più.

Finchè.

Finchè ieri (tatàaaan) me lo ritrovo su tutte le pagine dei giornali incriminato come presunto omicida della studentessa inglese a Perugia. Uno legge ste cose è pensa: è incredibile. Non ti viene da pensare: è impossibile. A sto mondo tutto è possibile. Ti viene solo da pensare: merda, è incredibile. 

Viene da pensare, quello nelle foto non sono io ma porca miseria potrei benissimo essere io. Viene da pensare: stesse esperienze, stessi luoghi, stesse persone frequentate, stesso nome (!), un momento eravamo sullo stesso binario, un momento dopo lui è lì presunto sgozzatore sui giornali ed io sono qui che mi faccio il caffè e scongelo la carne per la cena.

Viene da pensare: questo ragazzo ha un Myspace dove ha caricato centinaia di immagini di lui sorridente che abbraccia gli amici dell’Erasmus e dei luoghi che ha visitato. Le facce che sono assieme a lui sono le stesse che ho sulle mie fotografie di quel periodo. Quello non sono io, ma potrei essere io. I giornalisti spulciano tra le foto e scovano quelle tre dove lui si è travestito (per carnevale? Boh.) con la carta igienica attorno al corpo a simulare una mummia e una finta mannaia in mano. Mettono una foto della sua mano con il dito medio. Quelle immagini dove appare come un ragazzo normale, non le mettono. Le più sospette le pubblicano sui siti principali di informazione. Scrivono, i giornalisti, che il presunto omicida è stato a Dachau, a Norimberga, due luoghi che richiamano le vicende del passato nazista della Germania. Uno legge e pensa Cazzo, a Dachau! Però io che ero lì, so che le visite a quelle città erano state organizzate dall’allegro gruppetto degli Erasmiani di Monaco, delle gitarelle da compari in vacanza. Io non c’ero, ma è solo un caso. Tra le sue foto io non ci sono, ma è tutto soltanto un caso. 

Pensare E’ Stato Lui, Non E’ Stato Lui non ha importanza, adesso. Si legge che ha mentito, e se uno mente (forse) ha qualcosa da nascondere. Ecco, forse. Ma non è questo il punto. Quello che ti viene in mente è che potresti esserci tu, e per esteso quello nelle foto potrebbe essere un Pinco Pallino qualunque, anche tu che stai leggendo queste righe. Ti stai facendo il caffè? Stai scongelando la carne per la cena? Potresti essere anche tu, diventare la star omicida del momento.

Ti va?  

se ne va

Se ne va il grande giornalista Enzo Biagi e giustamente tutti ne piangono la scomparsa. Scompare un bravo signore coi capelli bianchi che conosci da quando sei nato e, cacchio, ti dispiace. Uno non è che si fa domande Era un Maesto, Non lo Era, uno si dispiace come quando vieni a sapere che è morta quell’amica di tua nonna che veniva a casa portandoti il tegamino con un po’ delle cicorie che aveva cucinato per se stessa.    

Poi il coinquilino Billigiò, con il cinismo che lo contraddistingue, alla notizia del malore se ne esce blaterando che sti personaggi devono proprio morire per uscire dalla scena. Tu che davanti a ste parole vuoi fare il democristiano che mette d’accordo tutti – e magari vorresti contraddirlo – ti rendi conto che comunque qualcosa non va, se davvero qui stiamo attaccati ai nonnetti fino a quando non schiattano. E non è neanche colpa loro, se sono ancora lì che lavorano con la prostata ipertrofica, la colpa semmai è di chi si fida esclusivamente dei capelli bianchi e delle rughe scavate dei Pieri Angela e dei Pippi Baudi. Che si fa presto a dire C’Hai Trent’anni Sei un Bamboccione, se poi alla tivvù i presentatori c’hanno la dentiera e i tuoi professori dell’università vanno in pensione a trecento anni e c’hanno gli assistenti con l’osteoporosi.    

Che questa iconografia del matusalemme ci accompagna sempre e ci rassicura, porca miseria, al punto che inizi a far confusione. Un giorno uscendo di fretta dal bagno della facoltà mi trovai all’improvviso di fronte alla grandissima Rita Levi Montalcini, e davvero la salutai con un Uei Ciao! come si usa fra compari, credendo per un istante di trovarmi di fronte ad una vecchia zia/conoscente del paesello di cui non ricordavi il nome. E per fortuna che la Rita Levi – con tutto il rispetto che tutti noi portiamo nei confronti del suo capoccione da premio nobel – già al tempo era mezza cieca e non si accorse di nulla. 

L’uomo, qualche volta, è come le scimmie: ha il gusto dell’imitazione.
(E.Biagi)

template 3.0

Orbene, il restyling del blogghe può dirsi completato, e se comincio con un Orbene è solo che c’avevo voglia prima o poi di iniziare in questo modo. Spostata la colonna a destra e mutato lo sfondo: in origine questo era un muro stonacato ma poi l’ho passato per le grinfie di un bel programmino open source che consiglio a tutti gli utenti di Windows Vista che non hanno ancora trovato in giro una versione crackata di Photoshop (le percedenti versioni non girano sul nuovo sistema operativo, ce lo sapevate?).

Il pomodoro si è tarchiato leggermente ma del resto è normale – oltre una certa età – prendere qualche chilo e perdere in altezza. Il pomodoro è notoriamente un masculo e pertanto con l’età non perde in bellezza ma bensì diventa, come si dice per gli uomini brizzolati, più interessante e sprizzante sicurezza. Fosse stata una banana, ci si sarebbe posti la domanda Come Mai questa banana alla sua età è ancora zitella, ma che problemi c’ha, ma fatele conoscere qualcuno di interessante, ma insomma bla bla bla. E invece No, è ancora un pomodoro.

viulenza

Adesso fanno pure le spedizioni punitive contro i rumeni e le chiamano Reazioni del Popolo Esasperato, cercando di stabilire una correlazione fra causa e conseguenza, fra il fattaccio dell’altro giorno e le sprangate contro la signora rumena che sta mettendo la spesa nel bagagliaio dell’auto.

Se vogliamo fare i sociologi, le possiamo pure chiamare Reazioni del Popolo Esasperato, però se vogliamo fare i sociologi dobbiamo pure dimenticare che esistono tante teste bollenti con la sprangata facile. E dobbiamo pure dimenticare che sul 100% delle persone che calpestano questo mondo ci sarà sempre una certa percentuale di bulletti che non vedono l’ora di spaccare la faccia a qualcuno, e che se sei cresciuto nella provincia meridionale questa percentuale prenderà le sembianze del delinquente di quartiere che sgommando sulla motoretta verrà a chiederti sfrontato “Cazzo guardi?” “Cazzo vuoi?” mentre tu ciucci spensierato il tuo ghiacciolo all’amarena seduto sul marciapiede; e la stessa percentuale di persone, dopo aver letto qualche libro, si autoproclamerà fascista e poi verrà a prenderti a craniate sul naso con argomentazioni di poco superiori al Cazzo Vuoi Cazzo Guardi di cui sopra.

Che poi il sociologo politologo mi verrà a costruire tutte le relazioni che vuole fra il fattaccio dell’altro giorno la signora rumena sprangata con le borse della spesa in mano, però a Roma giusto qualche mese fa un gruppo di bulletti con la testa rasata venne a spaccare di mazzate un gruppo di ragazzi durante un concerto, e non c’erano stati fattacci o altre cose ad “esasperarli”, c’avevano solo voglia di prendere a mazzate qualcuno e lo hanno fatto, perchè quando scappa scappa e certe volte se trovi un motivo è meglio, ma se non lo trovi chissenefrega basta che porti la spranga.

carne macinata

Carne macinata in offerta al supermercato e tanta voglia di polpette. Telefoni alla Madre giù al paesello e le chiedi Spiegami come si fanno le polpette, cara Madre. Lei ti dice che serve la carne, che serve il pan grattato, che servono le uova, che serve magari un po’ di latte e altre cose. Io dico subito Ferma Lì, che tutte ste cose non le ho, che adesso vedo cosa esce con quello che ho in casa.

Quindi, ricetta.

Prendete della carne macinata, mischiatela a del pane grattugiato. Poi aggiungete dell’olio. Poi siccome la cosa vi parrà povera, metteteci anche della cipolla tritata. Poi del pepe. Poi costruite delle palline tempestate di pois di cipolla tagliata troppo grossa. Le palline non saprete come cucinarle, allora vi verrà l’idea di digitare Ricetta Polpette Carne Macinata sul computer. Google risponderà che dovrete prima tenerle sulla padella con dell’olio, e una volta “dorate” le dovrete passare in forno a 160 gradi. Voi seguirete le istruzioni, e comincerete ad avere dei piccoli pezzi di carne bruciata e sgretolata, che nel forno si allargheranno fino a spaccarsi in tante parti deformi e untuose, come tanti piccoli cervelli fritti di animale sconosciuto. La ricetta potrà dirsi conclusa.  A questo punto prenderete la teglia contenente i piccoli esserini marroni e li butterete nella spazzatura oppure (e qui arriva il tragico) farete come me ed oserete addirittura metterli in bocca e masticare. Faranno schifo – è vero – ma come si dice, quello che non ti uccide ti fortifica.