Ho un nuovo paio di jeans che se mi metto le mani in tasca e spingo nelle tasche, mi si apre la cerniera sul davanti. Siccome se parlo o ascolto mi perdo in me stesso e non penso a quello che faccio, succede che invece di parlare e ascoltare sto attento a non spingere nelle tasche, così la cerniera non si apre ma intanto non ho capito nulla di quello che mi viene detto.
Poi invece poco fa salgo in cucina, e come succede spesso in questa casa portodimare, incontro qualcuno che non conosco, e come ogni volta dico Ahi, oppure Ehi, e cominciamo a parlare. Stavolta dovevo lavare numero un piatto e numero una forchetta nel lavandino, ma nel frattempo parlavo con una ragazza mai vista prima, che parlava giuliva e mi spiegava della sua scivolata in bicicletta sul ghiaccio (siamo in Olanda, e fa freddo) e dei supermercati in Perù che non è come qui, lì sono aperti fino a tardi. Il collegamento fra scivolata e Perù l’ho perso a causa delle sue orecchie, due orecchie improponibili su di un ragazza in fondo anche carina. Due orecchie enormi e pendenti verso il basso. Non orecchie a sventola, che sarebbe troppo facile, ma qualcosa di espanso. Carne espansa nello spazio circostante. Mentre parlava la guardavo in faccia, in un punto preciso fra i due occhi, e mi sfrozavo di non guardarle le orecchie. È stato molto difficile. Ce l’ho fatta. Ma alla fine, anche in questo caso, cerniera oppure No (in questo caso No) non ci ho capito nulla. E comunque i supermercati in Perù – sennò chiudo un pezzo e non ho fornito nemmeno un messaggio che sia uno – chiudono tardi, più tardi che qui. E qui, invece, sappiatelo, in bicicletta di questi tempi sul ghiaccio, si scivola.