Dicono che la foto della donna con il dito medio



Dicono che la foto della donna con il dito medio alzato di fronte ad Ahmadinejad sia da considerarsi un simbolo. Questa foto sarebbe un simbolo anche se tutti sanno che si tratta di un fotomontaggio. Per quanto ne sappiamo – essendo un fotomontaggio – quella donna potrebbe essere anche una sostenitrice accanita del presidente iraniano. Potrebbe essere anche sua sorella, per quanto ne sappiamo, scesa in piazza per applaudirlo, altro che protesta. Ma che ce ne frega dei dettagli, noi vogliamo solo i simboli. Che a noi non ci servono i dettagli, a noi ci interessano i simboli, che poi ci dobbiamo stampare i poster e pubblicare i libri. Serve per fare confronti che non c’entrano nulla con piazza Tienanmen. Quello intanto é un fotomontaggio, e questa é l’informazione di oggi. Dicono che la foto é un simbolo? Mah, forse hanno pure ragione. É un fake, simbolo di questo eccitarsi immotivato del mondo di internet. Che si eccita e si affloscia come cani pavloviani dalle ghiandole salivari ipertrofiche. Questo mondo di polistirolo di gruppi di FB che raggiungono le totmila adesioni e poi alla fine non concludono nulla, della vacuità dei siti di controinformazione e dell’associazionismo virtuale armato di keybords.

veramente important person, in acqua dolce

Siccome è cominciata l’estate, si cominciano a pubblicare le fotografie di personaggi importantissimi (si scrive v.i.p., si pronuncia vip) che se ne vanno al mare. Io poi ogni anno, quando arriva l’estate, mi ripeto: ma questi personaggi importantissimi che se ne vanno al mare, e che sono pieni di soldi da spendere per andare al mare, perchè mai prendono aerei, prenotano in anticipo, affittano alberghi, pagano la colazione il pranzo la cena, comprano costumi da bagno…per andare in piscina? Si muovono verso le migliori località di mare, in posti del mondo desiderati per le bellezze naturali…e poi se ne stanno in piscina. Che una piscina – se non è la tua piscina personale dove non ti disturba nessuno – in fondo è una piscina. Ognuno fa quello che vuole, sia chiaro.. Ma se resti in città, una piscina la trovi comunque. Uguale più o meno a tante altre piscine. Invece vai lontano. In Sardegna. In Spagna. Epperò resti a fare la lucertola nella piscina dell’albergo.   

Non capisco: ciò serve a delimitare il confine coi comuni mortali? Possibile. Forse che andare al mare significherebbe andare in un luogo dove tutti i comuni mortali possono andare (e questo attenuerebbe il tuo livello di vippismo?). Possibile. Forse vanno a trascorrere le vacanze in luoghi dove a parte le piscine di albergo il mare fa schifo? Forse hanno bisogno di trascorrere il tempo in luoghi accessibili solo a vip di pari livello (e quindi non possono sopportare che una spiaggia, anche nel luogo più rinomato del mondo, possa essere raggiungibile da un pinco pallino qualsiasi?). Mah.  

veline in acqua dolce  

(veline d’acqua dolce)                  (vip femmina da acqua dolce con marito)          (vip maschio da acqua dolce più famiglia)

85/100

Tutti sti personaggi che si ricordano del giorno del loro esame di maturità… Io non ricordo quasi nulla. Quale traccia scelsi. Se fu difficile o No. I miei vestiti. Niente. Faceva caldo, questo Si’. Ma se non fa caldo giu’ al paesello a fine giugno… Ricordo l’orale, con il presidente della corte giudicante grasso e sudato. Si alzo’ dalla sedia per urlare agli altri studenti fuori dall’ aula di fare silenzio. Mo e che é, una Babbilounia, qui? disse. Era di Bari. Una Babbilounia é? Moooo.. disse. Il prof di matematica e la buonanima della prof di disegno si spartivano un vassoio di cornetti alla crema. Lo zucchero filato volato via, sporcava un poco la cattedra. Dopo andai al mare con la sensazione di eroe dalla pancia svuotata.

portare me stesso

Portare me stesso al concerto di Roy Paci in un parco di Amsterdam una domenica pomeriggio che profuma di barbecue e di vento e di sedile di treno, e vedere un Roy Paci saltellante con gli occhi allegri da italiano in gita e la corporatura panciottosa proprio come ci si aspetta debba essere un italiano – addirittura urla dal microfono un “are you TirEd?” dando notevole importanza a tutte le vocali, tutte – ecco, tutto questo nel 2009 da emigrante all’ estero é come se negli anni 60, ma pure 70, fossi andato coi baffoni e i basettoni ad un concerto di Mino Reitano in una birreria di Francoforte. Scoprire che nel gruppo ci suona il tuo amico del paesello che dodici anni fa ci suonavi assieme, e vedere che lui ancora suona e gira il mondo cosi’, non ha prezzo. Non é vero: ha un prezzo. Il prezzo da pagare é quello per cui ti chiedi cosa significherebbe per te fare solo quello ti piace fare, e il misurare il coraggio che ti manca, eccetera eccetera, eccetera eccetera che tanto é inutile soffermarsi su sta cosa é la solita domanda che arriva, poi se ne va, ma poi torna.

update: Toh! contributo video.

dopo ore di nervosismo

Dopo ore di nervosismo pessimismo e ragionevole fastidio, dopo aver perso tempo fra lavori stradali che io mica posso evitarli, i lavori – ché i cartelli cento metri prima sono scritti in barbaro, porcalamiseria – dopo aver cercato parcheggio per mezz’ora, sono entrato incazzatissimo nell’ufficio anagrafe per cambiare il mio indirizzo ufficiale, e incazzatissimo mi rivolgo al receptionist. Lui ha una camiciola estiva e una faccia cioccolato, e sorride e preme un bottone e sorridendo mi da’ il biglietto e mi dice: Per Gli Indirizzi, Vai Qui. E sorride. Ed io mi ricordo improvvisamente di lui, della mia prima volta all’ufficio anagrafe un anno prima, e di lui che pure quella volta era sorridente e gentile, e quella volta – come questa volta – pareva avesse appena cominciato la giornata, e invece erano le otto di sera. A vederlo così gentile e sorridente ho pensato: questo qui sorride solo quando arrivo io, come in un Truman Show lui sorride solo al mio passaggio. Ed ho pensato, se fosse così, sarebbe davvero incredibile. E poi un momento dopo ho pensato, forse non è un Truman Show, forse lui ha sorriso a tutti, ogni giorno di questo lungo anno, a tutti quelli che come me – probabilmente meno di me – sono arrivati incazzati al suo sportello. Ed ho pensato, se fosse davvero così, allora sarebbe ancora più incredibile.

very very well

Che poi a proposito di Magic Italy e dell’uso della lingua inglese come inspiegabile valore aggiunto, pensavo a Scalfarotto, e pensavo che i quaqquaraquá stanno da tutte le parti; Scalfarotto, quello che da un po’di tempo a questa parte si candida e poi non viene eletto, ma che intanto durante il periodo di candidatura viene chiamato il candidato giovane che rappresenta i giovani o peggio ancora “il candidato della rete” che siccome io adesso sono nella rete e siccome quello non lo sento il mio candidato mi viene da chiedermi: quale rete? la rete da pesca? No, pare sia la rete del web. Scalfarotto comunque, io non ho niente da dire contro questo personaggio che sicuramente é piú preparato di un Gasparri qualunque, peró l’altro giorno nella mia indecisione se mi stava simpatico o antipatico ho deciso che in fondo mi stava antipatico, quando ho visto sto video elettorale dove lui chiede il voto con un discorso in inglese. Doveva convincere gli elettori inglesi? No, doveva far vedere che lui sapeva parlare inglese.  Aggravante: a seguito di un appello lanciato su Facebook. Che io in teoria sarei pure d’ accordo che si debba sapere sto inglese (figuriamoci, non faccio altro) ma se poi mi si fa la figura del primo della classe che gonfia il petto, allora io per reazione allergica preferisco automaticamente gli sgrammaticati. E poi io non ci posso fare niente, ho sempre dondolato fra la consapevolezza di essere un secchione io stesso, e l’impulso bullistico che ti viene da infilargli la testa nel cesso e poi scaricare, ai secchioni.

(solo a me vengono gli schiaffi alle mani?)

allora mi chiedevo

Allora mi chiedevo, l’altra sera che ero sceso in strada a guardare gli alberi, e una ragazza col cane é passata vicino a me e si é voltata e mi ha detto Hello, e io ho risposto Hello, e non ci conoscevamo, e questa cosa qui mi succede sempre, se da queste parti per strada incontri qualcuno e ci sei soltanto tu e questo qualcuno di passaggio, allora ci si saluta, si sorride pure, certe volte, ed io mi chiedevo se questa cosa succedeva pure in Italia, di sicuro mi ricordo che a Bologna non succedeva, anzi in quei momenti calcolavo con precisione il numero di passi necessari prima di voltare lo sguardo da un’altra parte.

in acciaio inox 18/10 e cambio shimano

Il logo per il rilancio del turismo in Italia, dice il ministro, é stato messo appunto da Mr.B stesso, che si é preso una pausa dal lavoro sulla ricostruzione delle case in Abruzzo, e ci ha messo del suo. A questo punto, il mio pensiero torna un momento ai poveri terremotati di Abruzzo, per nuovi e inquietanti motivi. Cliccando sulla foto, i commenti  sul logo, unanimi– una volta tanto – da parte dell’intera popolazione (sembra il logo di una televendita!). Io da qui ho solo una considerazione da fare. Usare l’inglese per promuovere l’immagine dell’Italia é da ignoranti. Detto senza pregiudizi. Da ignoranti. La lingua italiana é uno degli aspetti che fanno apparire piú “cool”l’italiano all’estero. Del tipo che ti fermano per strada e ti chiedono ( mi é successo qui in Paese Basso) : che lingua é questa che parli? É stupenda! Usare poi l’inglese in questo modo – magic? In che senso magic? – sa tanto di uno che l’inglese lo conosce appena, per cui un “magic italy” gli pare pure innovativo. Ah gia’, dimenticavo. E infatti poi con i terremotati se ne é uscito con il misterioso lemma “new town”. Che il Signore li abbia in gloria, davvero.   

di cinesi, di diete

Il cinese torna dalla Cina e mi ferma sulle scale mentre salgo in camera. Mi dice aspetta aspetta. Entra nella sua camera, torna con un secchio pieno di cioccolatini cinesi. Ne prendo uno sorridendo ma solo dal naso in giù. Prendine di più mi fa. Mannò grazie, uno è sufficiente. Mentre entravo in camera poi ho pensato a sto gioco che mi sono messo a fare della dieta che non mi serviva.

Due mesi fa ho deciso che dovevo dimagrire 4 chili. Mai stato grasso in vita mia, anzi. Mi proponevo al mondo con ottantadue chili per un metro e ottantacinque – record assoluto di sempre – di cui una porzione significativa di cervello (certo). Ho letto su di un sito di cose serie che per capire il peso giusto devi anche misurare la circonferenza del polso, e a quanto pare in base a questa misura ho le ossa sottili, e avendoci le ossa sottili, mi si informava che il mio peso ideale era 4 chili in meno. Allora ho deciso che pure non esssendo strettamente necessario, avrei fatto la dieta. Anche per capire perchè tutti parlando di diete, e di quanto è difficile perdere peso, e di tutti quelli che dicono che loro mangiano pochissimo però non perdono peso. Ho cominciato così sta dieta fantasiosa ed estemporanea per perdere 4 chili, e ho perso 4 chili. Le prime settimane però non ho perso niente, ma subito ho capito una cosa: che per perdere peso la cosa prinicipale non è muoversi (io mi muovo, eh) nè nutrirsi di scemenze dietetiche. La cosa principale è avere fame. Hai fame? Stai dimagrendo. Non hai fame? Non stai dimagrendo. È semplicissimo. Quindi tutta la questione si riduce ad un semplice punto: sei disposto a convivere con la fame per un certo periodo della tua vita? Se Sì. Ok. Se No, lascia stare.

Ma il cinese, adesso me lo ricordo, era tornato in Cina per suo zio che aveva avuto l’infarto. Io ho preso il cioccolatino e non ho chiesto niente, come sta tuo zio eccetera eccetera. Non ho chiesto niente. Che bestia.

 

sennò poi la gente parla, no?

Con tutto il casino che è successo, con tutte le cose che hanno detto di me, che hanno voluto farmi passare per una zoccoletta, ormai “a 18 anni mi ritrovo a vivere come una sorvegliata speciale. Nessuno si chiede come mi posso sentire in questo momento?” e allora, per allentare la pressione su di me, per ricordare a tutti che sono poco più di una ragazzina, non certo una zoccoletta, mi presento a votare col primo straccetto che ho trovato nell’armadio, e coi capelli appena appena spazzolati.



ha cominciato prima lui!

Criticato per lo scherzo alla cancelliera tedesca Angela Merkel,
Berlusconi rivela così l’origine del cucù.
"Non è un’invenzione mia" spiega il presidente del Consiglio
– me l’ha fatto una volta Putin a San Pietroburgo
e io l’ho fatto alla Merkel".

Intanto ieri sono andato a votare. E chi se l’aspettava sta cosa? Arrivata la scheda a casa, presentato in scuola deserta, ottenuto mia scheda-lenzuolo – possibilitá di sgraffignare liquerizie gommose dal presidente di seggio – e poi colorato cerchietto con pastello colore rosso in cabina elettorale. Erano anni che non votavo, mi trovavo sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. Stavolta invece, facilissimo. La strana sensazione di avere votato come un cittadino barbaro (per eleggere un deputato europeo barbaro) non si riesce purtroppo a descrivere.

poi ci sono quelli

Poi ci sono quelli che non ti stanno proprio simpatici ma nemmeno puoi dire che non ti stanno simpatici: stanno li’ in equilibrio in quella zona poco significativa che non hai altro da aggiungere. E che poi ti salutano esclamando cose molto americane, modi di dire che sono capaci di masticare solo quelli che sono madrelingua, o che hanno masticato la lingua fra i madrelingua. Modi di dire che non hanno significato tipo mettere in mezzo le parole “pretty much”, che di suo non significa niente, ma certamente fa molto americano. Tipo dire Ieri ho notato che la cosa sarebbe pretty much conveniente, Qui abbiamo un prodotto pretty much innovativo eccetera eccetera. Hanno anche i loro saluti in lingua molto madrelingua, per esempio quando vi incontrate uno di fronte all’altro e poi ognuno per la sua strada (a proposito, alla domanda How you doin’? si risponde? E cosa si risponde? Sta cosa mi fa impazzire). In ogni caso, davanti a queste relazioni interpersonali molto stile madrelingua, io che in cuore mio restero’ rozzo per sempre – ma senza farlo vedere agli altri – io rispondo a modo, cioe’ con risposte che a loro volta fanno molto madrelingua, pero’ immediatamente sento dentro di me di aver esagerato, e appena vado oltre, e non mi possono vedere, in quel momento, io sibilo fra i denti qualche bestemmia in dialetto strettissimo calcata e sulle consonanti e stanca sulle T salentine, che non é dettata da rabbia, non é giustificata da niente, mi serve solo a controbilanciare tutta la scenografia circostante.