nuche

Natalie Portman ha vinto l’Oscar in un film che e’ niente di che, tranne appunto, Natalie Portman.

 

E se avesse recitato male? Sarebbe stato uguale. Ci sono alcuni momenti del film in cui la camera la segue di spalle. Lei ha i capelli legati dietro – e’ una ballerina, ha i  capelli da ballerina –  la testa affondata in una sciarpa. Ci sono persone che la Natura le dona certe nuche che non so. Oppure ci sono certe persone che vai a capire il motivo, si fissano sulle nuche.

 

(in una una delle poche foto da dietro)

al telefono

"Ciao Raffaele come va? Puoi parlare adesso?”

Lei è una recruiter barbara però dal nome esotico che in italiano sarebbe un anfibio, per cui la chiameremo Anfibia.

“Sono Anfibia, puoi parlare adesso? Avrei un'offerta per te.”

Ultimamente ho molto spesso a che fare con i recruiter. Tipo almeno uno al giorno. La faccio attendere qualche istante. Sto leggendo sul corriere online che averci il computer sulle ginocchia fa diminuire la fertilità. Faccio finta di essere occupato.

“Un momento, eh. Mmmhh.”

“Se non va bene richiamo, eh."
Clicco a caso con il mouse per fare rumore.

“Un momento. No è ok, possiamo parlare.”

Chiudo la finestra del Corriere online.

“E insomma ci sarebbe sta posizione etc etc. Ti interessa?”

“Mah non saprei….”

Riapro il Corriere online. La scarsa fertilità era data anche dai jeans troppo stretti, mi pare di ricordare.

“Guarda No. Sai Anfibia, avevo visto il tuo nome per altre offerte di lavoro che mi sarebbero interessate. Però richiedevano una perfetta conoscenza della lingua barbara e allora ho lasciato perdere.”

Pure I jeans troppo larghi causano infertilità. E pure il telefono in tasca. Praticamente tutto causa infertilità. Si dovrebbe andare in giro con il coso di fuori, per stare sicuri.

In che senso hai lasciato perdere?”

“Non ti chiamato”

“Ma noo! Non dovevi farlo!”

Intanto, urla in sottofondo, dalla sua parte.

“Ok non parli il barbaro, ma cosa significa? Vedi, uno scrive le cose che vorrebbe, non le cose che poi si aspetta davvero. Capisci?”

“Mbah.”

“È come se tu vuoi una ragazza, no? La vorresti che sa ragionare, cucinare, raccontare storie, cantare e pure bellissima. Però poi la realtà è diversa.”

Anfibia, tu mi poni queste questioni, il mio cervello prende il deltaplano e vola su prati verdi e immensi, e osserva ruscelli delimitati da pietre liscie foglie larghe di piante calpestati da cavalli pezzati e…

“Capito?”

Torno in me.

“Ok, ho capito. La prossima volta rispondo.”

Urla in sottofondo. Qualcuno sta sbattendo ritmicamente contro qualcosa.

“Tutto bene Anfibia?”

“Benissimo. Non ti preoccupare. Sono riusciti a piazzare uno in un posto, e festeggiano.”

“Ah”

“Vabè allora pensa a quello che ti ho detto, ok?”

“Ok”

“Ti richiamo domani.”

 

Non ho inventato nulla. Anzi Sì: il nome.

faccio cose

Ascolto ossessivamente pezzi da La Moda Del Lento dei Baustelle, tipo questo. Leggo Lire 26.900 di Frederic Beigbeder. Rifiuto birre in centro causa malesseri generali. Vedo Per Grazia Ricevuta di Nino Manredi, poi per bilanciare che mi sento troppo antico vedo Amore e Altri Rimedi. Il problema è che mi piace tutto, sono sensibilissimo a tutto. Scendo le scale di casa e invece cado rovinosamente, e mi faccio malissimo. Il giorno dopo arrivo tardi al lavoro con il sangue sulle mani come se avessi litigato con un gatto antipatico.

bruxelles

Bruxelles non e’ bella: e’ belloccia. Uno la gira e si rende conto che e’ un po’ grigia e che c’e’ moltissima Italia; che a volte e’ triste, a volte e’ confusa, altre volte e’ disordinata, ma e’ anche pulsante di vita.

 

Poi ti fermi un istante e ti dici Aspetta Un Momento: anche tu alle volte sei un po’ grigio, alle volte confuso, disordinato, e non ti dimentichi mai dell’Italia. Anche tu quando non sei triste, hai una vita pulsante che cancella il grigio di prima. E’ una illuminazione.

 

Poi ti trovi in questo baretto di legno nel pieno centro, e leggi il giornale bevendo e mangiando da solo come del resto molte persone attorno. Alcuni scrivono, addirittura. Sei sul tavolino piu’ vicino alla vetrata, come nei film. In un sottofondo di francese. Poco lontano un signore mangia dal suo piatto e legge da un libro. Tu riconosci la grafica inconfondibile delle edizioni Sellerio di Palermo.

 

Poi camminando vicino alla casa di AmicoQuasiParente in una strada in discesa (o mioddio, in discesa!*) schiacci il naso sulla vetrina di questa libreria (barra) enoteca e nuovamente ti dici mioddio. La giornata continua in un mood che e’ molto meglio non descrivere a parole per evitare di doverle rileggere piu’ avanti – se le cose non andranno come devono andare –  ma che possiamo descrivere con le immagini qui sotto (io sono la capra).

*effetto collaterale del piattume barbaro.

 

questa mattina

Questa mattina il sottoscritto avrebbe dovuto svegliarsi nel centro di Madrid – io che la Spagna mai vista fino ad oggi, il che fa di me un italiano rarissimo, tipo che ne so, il Kakapo.

 

Solo che poi il personaggio che doveva essere con me e che pure aveva proposto Madrid si e' fatto sommergere dal mondo lavorativo italiano e dalle sue logiche purtroppo a me ignote. Quindi a quel punto si prospettava un'ennesima capitale europea da scarpinare in solitudine. Che' io alla gita di liceo a Parigi ad un certo punto me ne sono andato in giro da solo, a Londra ci sono andato da solo, a Berlino ho abbandonato chi mi accompagnava e me ne sono andato in giro da solo (tracce nei link a lato da qualche parte). Oggi mancava la motivazione e l'attitudine all'eremitaggio che ha caratterizzato tanti anni della mia vita. Allora niente.

 

Cioe' non proprio niente. Tra due ore parto per Bruxelles.

volevasi notare

Leggo che a Sanremo hanno fatto uno sketch su B. e Fini ridacchiando sulla questione delle zoccole, e allora hanno chiesto che per par condicio facessero uno sketch pure su quelli dell’altra parte. Alle volte la comunicazione ha le sue finezze. Primo punto: quelli che fanno gli sketch lavorano soprattutto grazie a B. Secondo punto: invece di fare uno sketch su quelli “dell’altra parte” hanno fatto uno sketch su Saviano e Santoro. Il che equivale a instillare dentro le cervella di dieci milioni di persone che quelli “dall’altra parte” siano un presentatore e uno scrittore coraggioso dall’aspetto un po’ cosi’, entrambi ricchi sfondati. Dieci milioni davanti alla televisione. Hanno scherzato con le zoccole, e instillato l’idea che se non ti piace quello delle zoccole (di cui comunque ah,ah, ridiamo) dall’altra parte ci sono un giornalista che canta bellaciao e uno scrittore tenebroso con la barba di due giorni. Quindi il nulla. Dieci milioni, eh. L’altro giorno in piazza c’erano – volendo stare larghi – un milione di persone. Chi protesta di questo? Nessuno. Bravi. Preparate la prossima manifestazione. 

ho le ruote sgonfie

Ho le ruote sgonfie e un fanale che non funziona. E tu meccanico dalla giacca di velluto sei aperto anche dopo il mio orario di ufficio. Fantastico. Tu meccanico dalla giacca di velluto a coste e il capello semilungo mi pari un militante del Pci degli anni 70, anche se io non c'ero negli anni 70 – me lo hanno raccontato.

 

Tu meccanico in giacca velluto a coste mi vedi la targa e mi chiedi: italiano? E cosa ci fai qua? Ed io che mi aspettavo una domanda sul fanale che non funziona bofonchio mbuaaa, seguito da eeeehh. Lui mi dice:  ma se you have a beautiful country, che ci fai qua?

 

No guarda, meccanico in giacca a velluto a coste, se cominciamo così finisce che ti uccido. A parte che con un fanale che non funziona potevo pure continuare ad andare, tanto faccio vita monacale e non esco la sera, figuriamoci in automobile – ché come ho detto c'ho paura dei poliziotti barbari che mi sparano alle gambe per una birra ingurgitata. Sono le ruote, per la miseria, sono le ruote che mi costringono a rivolgermi a te. Sai cosa succede nella beautiful country? E precisamente cosa succede nella porzione terronica della beautiful country? Succede che se hai le ruote sgonfie vai dal benzinaio e dici: ho le ruote sgonfie. E lui – con le mani lercie e callose di uomo che ne sa – sistema tutto. Sa come dove e quando.

 

Qui invece i benzinai non esistono – e va bene che non esistono, in fondo siamo tutti capaci di estrarre/introdurre la pistola, e poi più o meno a tutti ci piace la puzza di benzina sulle mani – però se non esistono chi me le gonfia le ruote? I barbari se le gonfiano da sole. Io per niente capace, caro meccanico.

 

Tu non le gonfi, tu ti giri e mi dici: il lavoro? E te ne vai. Poi quando torni mi dici: Sì ma ancora non mi è chiaro perché sei qui, con la beautiful country che c'hai. Sono stato a Sanremo l'anno scorso. E  pure a Chhnua. Cosa? A Ccchhénuua. Tradotto dalla pronuncia barbara, sarebbe Genova. (ah, non ci credete? Google translate – listen). E il mare, e le strade, e le case, e il caldo… E insomma ti ammazzo, caro meccanico? No. Ti lascio lì. Penso che pure nella beautiful country quando dico Paese Basso quasi tutti mi rispondono sognanti: ahh, Paese Basso. Siete voi che non sapete, i primi che sospirate. Non sapete. Noi che siamo nel mezzo, invece, sappiamo (cosa sappiamo?). In ogni caso Signore perdonali perché non sanno quello che fanno, ho pensato, mentre facevo manovra e andavo via. Dodici euro senza fattura.

volevasi segnalare

Aldo Grasso mazzia tremendamente i Gialappi perche’ sottomessi alla regina della televisione di merda. Io dei Gialappi – che comunque seguo per via di maidiregf in certe cene davanti al pc – ho capito che sono catalizzatori di un pubblico snobissimo e bisognoso di foglie di fico,  per capirci quelli che “io sanremo lo guardo si pero’ con il commento della Gialappa’s che e’ tutta un’altra cosa”. (Ecco, sappiate che invece e’ la stessa identica cosa). Ma soprattutto, non capisco perche’ nessuno fino ad ora li abbia mai cazziati per il fatto che spesso si lasciano andare a commenti sulle concorrenti femminili, le quali diventano molto facilmente “balene” appena ingrassano di mezzo chilo davanti alle telecamere.

 

(ah, e poi a proposito di televisione di merda e responsabilita' connesse, segnalo questo)    

litigio all'italiana

Osservavo questo video girato oggi a Milano di gente che urla. Il contenuto non mi interessa.

Osservavo i movimenti degli urlatori. Che' non c'e' solo la lingua e i pensieri, ci sono pure movimenti tipicamente italiani. Per esempio nel litigare. Esiste questo modo tipicamente italiano di urlare durante un litigio che consiste nel:

 

1) urlare qualcosa in una direzione/verso qualcuno 

2) girarsi dall'altra parte come per andare via

3) rigirarsi e tornare nella direzione di prima, e urlare di nuovo 

 

Questa sequenza viene ripetuta tre o quattro volte dalla signora coi capelli castani nel video. E davvero questo Far-Finta-Di-Andare/E Poi Tornare e' un movimento che io in vita mia ho visto solo in Italia.

 

http://static2.video.corriereobjects.it/widget/swf/CorrierePolymediaShow.swf

volevasi segnalare

Da ascoltare senza prestare attenzione al video – che distrae e anzi quasi infastidisce. Meglio sarebbe se la giornata fosse come adesso qui, di pioggia debole e nuvole alla crema grigia. Meglio sarebbe se foste possessori come me adesso qui di malinconia controllata e non molto grave. Quella che ci sguazzo dentro e coltivo da sempre, tanto che spesso vira improvvisamente nella goduria – certo lo so che e' perverso.  E un giorno o l'altro dovro' elaborare le parole esatte per spiegarla bene – soprattutto a quelli che incontro la sera che vogliono sempre uscire e sono contenti cosi', e ti dicono che a casa da soli non ce la fanno, e che a casa da soli insomma non si puo' stare due giorni di fila, e insomma dai vieni andiamo a ballare.

 

 

non ora

La mobilitazione delle donne contro B. si intitola “Se Non Ora, Quando?” Come se fosse domanda retorica.

 

Mi sento friggere, perche' per quanto mi riguarda non e’ domanda retorica.

Ve lo dico io che NON e’ ora. E ve lo dico io quando, visto che non e’ ora. Leggete il labiale: alle elezioni. Capito? Lo ripeto: alle e-le-zio-ni.

 

Non ora dunque: ma alle elezioni. Dice quell’altro: raccogliamo dieci milioni di firme. Ah, be’ se permetti: sticazzi.

 

Se permetti, ne puoi raccogliere pure 20 milioni. Anzi raccogline 347 milioni, di firme, e poi nuotaci dentro. Ingurgitale, tutte ste firme. Riempici un campo da calcio e facci galleggiare sopra una nave costruita solo di firme. Fai piovere firme dal cielo. In ogni caso la risposta e’ la stessa: sticazzi. Raccogli 347 milioni di firme quando arrivano le elezioni – con il polso slogato dal troppo firmare – le perdi.

troppi giorni senza postare su B.

Ma guarda che leggere queste cose sulle zoccole di B. e’ utile. Per esempio ti offre la conferma che un certo tipo di femmina se la fa con un certo tipo di maschio – e che ad un certo tipo di maschio piace proprio quel tipo di femmina, e non un’altra, fra tutte quelle che potrebbe avere.

 

Una volta di piu’ ottieni il permesso di tirare una linea per terra e affermare che Si cazzarola, ci sono gruppi di persone diverse, e non vi permettete di dire che siamo tutti uguali. Non e’ una questione di superiorita’ morale, non e’ che mi sento superiore moralmente (proprio per niente : guardo i film su megavideo e guido un’automobile nel 2011, io) ma e’ proprio diversita’ antropologica. Come faccio a spiegare ? Quella diversita’ dei messaggi con le kappa, per esempio. Siamo cani di razze diverse, ci puzza il culo in modo diverso, proprio. Se ci incontriamo per strada alziamo la coda e ci annusiamo, e quando il culo dell’altro ci sussurra « kappa kappa kappa », passiamo avanti.

 

E comunque, il premio berlusconiano di ferro va dato a quello che si e' fatto arrestare ad Arcore e poi fotografare al rilascio. Se c'era un modo di racimolare qualche consenso per B. in questi giorni, era proprio mettere sotto i riflettori un manifestante con la faccia cosi', vestito cosi, e coi capelli cosi'. Talmente perfetto che neanche con un casting di tre anni ne avresti trovato un piu' adatto. 

tre giorni in italia

Vabbé è definitivo: le louis vuitton in italia sono oggetti da teenagers – più o meno. Epperò nelle tavole calde degli aereoporti italici si mangia meglio che nel migliore ristorante di questo buco barbaro. A Bergamo trofie cozze e melanzane, non so se mi spiego, ché mi veniva da andare da quella dietro la cassa e chiederle se per caso era un modo per provocarmi, convinto di trovarmi in un Truman Show che però vedevo solo io e nel quale- ovviamente – mi ponevo al centro. Io in giacca e cravatta non sto bene. Io in giacca e cravatta ai matrimoni sto ancora peggio. Io i matrimoni però adesso non mi intristiscono più. Forse quelli che si ubriacano, ma solo un poco. 

ma come si fa

Sono con uno che conosco in un locale. Gli indico una e gli dico all'orecchio:

“Quella sta cercando”

“E tu come lo sai?”

“Da come guarda.”

“Ti guarda?”

“Anche. Ma in generale, guarda.”

“Ma va'” dice l'amico, che però lo dice in inglese e quindi non ricordo esattamente cosa dice.

 

Poi comunque c'avevo ragione io. Questa si avvicina con una scusa e io preso dal fastidio divento carta da parati. L'amico invece è un genio del verbo, riesce a parlarci per un'ora di fila – a quella che cerca – poi si scambiano il numero di telefono e la notte seguente la passa a casa sua. E poi non si vedono più.

 

Benissimo. È la natura delle cose. Solo che io penso Ma Come Si Fa. Ché attenzione non è bigottismo – ci mancherebbe altro – è proprio che vedere l'energia che ci mette certa gente a vomitare parole in continuazione, mi prende una sensazione di Ma Come Si Fa. Tutta quell'energia.

 

Perché mi ci trovassi io – se non lo facessi apposta a diventare carta da parati – sono sicuro che il mio cervello comincerebbe a ticchettarmi qualcosa del tipo “Eh, ci sei tu, ma ci potrebbe essere un altro. Ci sei tu ma potrebbe essere un altro. Sei tu ma anche un altro. Tu e un altro non cambia. Sei tu, ma non importa. Sei tu, ma che importa.” eccetera eccetera. E invece la gente ha la forza di vomitare parole. Deve essere un problema di libido. Ma che ne so. Che poi va bene l'approccio fulmineo – figuriamoci se mi scandalizzo – ma a quel punto deve essere proprio fulmineo. Tipo i pesci. Tipo i galli e le galline. Fulmineo. Le parole, quelle dovrebbero essere il minimo indispensabile. Che le parole sono importanti. Non è che posso mettermi a dedicare parole a chiunque.