La chiamano crisi della Lega, andrebbe chiamata invece crisi di un padre che non sa cosa combina quel suo figlio un po’ scemo. Cioè un evento che in fondo si verifica in molte famiglie, con la differenza però che sto figlio scemo si mette a giocare con tanti soldi non suoi, invece di rubare le chiavi dell’utilitaria per fare il figo con gli amici nel quartiere o fumarsi le canne sul terrazzo. Oggi evidentemente fa comodo dire che la crisi è della Lega. Chiamiamola allora crisi della Lega.
Uno dei danni permanenti della crisi della Lega è che autorizzerà molta gente a dire che tanto al Nord rubano come al Sud, che tanto è la stessa cosa, che non ci sono differenze. Da meridionale lo so bene che invece queste differenze esistono, e a parte tutte le ragioni storiche e politiche eccetera eccetera, queste differenze ci sono, sono notevoli e brillano sotto gli occhi. Darsi oggi dei motivi per autoassolversi sarebbe pericolosissimo. Da meridionale vorrei che ci fosse ancora un grillo parlante a ricordarle, queste differenze, per sperare magari di assottigliarle. Da meridionale vorrei che ci fossero personaggi meno circensi e meno volgari.
Oltre a questo, crolla il mito della razza diversa, e non solo per la faccia dell’indagato, più terronica del più terronico dei miei compaesani, ma piuttosto perché anche dentro quel partito i figli so’ p iezz e’ core (cosa molto italiana) e c’è stato un culto della personalità e dell’infaliibilità anche quando il capo era evidentemente incapace mentalmente e fisicamente di guidare pure un condominio (una cosa italiana ma anche molto vaticana).