certo che mi piace

Certo che mi piace il tempo passato con te. Non è quello il problema. Credevi fosse quello il problema? Non lo è.

Il fatto è che potrei anche farne a meno. Insomma quale affidamento si può fare sulla mia persona se le premesse sono queste? Potrei anche farne a meno. La domanda che viene – ma che non ti svelo – è questa: posso farne a meno perché non è abbastanza? Oppure posso farne a meno perché col tempo mi è cresciuto un guscio di noce duro a sufficienza da fare a meno di chiunque?

tristezza infinita

In questa intercettazione B. chiama il puttanone sudamericano. Ed è tutto abbacchiato B.,  prova a raccontarle  dei suoi problemi ma quella chiede dei soldi.

Poi il telefono passa ad un’altra sudamericana e pure quella chiede soldi. E’  depresso B., e non ha nessuno da chiamare quando è triste se non due che gli chiedono soldi, tutte e due in una telefonata di appena tre minuti. Quest’uomo ha cinque figli.

E’ un pomeriggio nuvoloso e sono a casa con una quasi influenza, forse uscirò solo per portare il vetro alla differenziata, e comunque penso che tutto è relativo. Tra poco arriverà M., non faremo niente di speciale perché ho la mia quasi influenza ma ecco, di nuovo: tutto è relativo. Quello che hai e che potrebbe sembrarti normale non lo è, soprattutto quando scopri questi scenari inaspettati di tristezza infinita.

volevasi segnalare

Bel video di Lucci sulla stupideira di Twitter, forse la più incredibile fra le stupideire di questi anni di wuwuwu (citazione). Già ne scrissi.

E va pure detto che Lucci quest’anno è al suo apice,  e sforna video da conservare tutti assieme e rivedere in futuro. Per esempio questo sui nativi digitali. Con Lucci una volta, preso da polemismo immotivato, ci litigai a Bologna.

conniventi

Ritorna quel simpaticissimo atteggiamento italico del circoscrivere le responsabilità per colpire soltanto un singolo anello della catena e salvare il resto. Ne ho parlato già altre volte ma pazienza, mi ripeto.

Un gruppo di tifosi imbestialiti ha causato la sospensione di una partita di calcio ed ha chiesto ai  giocatori della propria squadra – che stava perdendo malamente – di togliersi le maglie. E quelli invece di mandarli affanculo hanno obbedito, lo hanno fatto. Ovviamente in questo caso l’anello da colpire sono i tifosi. E colpiranno i tifosi.  Non i giocatori conniventi che hanno eseguito l’ordine.

L’amica geniale

Il romanzo L’Amica Geniale di Elena Ferrante non è solo un libro di quelli scritti talmente bene che un po’ ti viene da arrabbiarti, un po’ ti viene da scendere per strada e raccontarlo ai passanti. E’ pure la scoperta di un’autrice che se sei interessato di letteratura italiana contemporanea, e italiana meridionale in particolare, devi per forza conoscere. Ed io – colpevolissimo – non conoscevo.

Qui un estratto.

Libro che mi è capitato fra le mani per caso. C. voleva farmi un regalo e si è presentata in una libreria italiana a Bruxelles senza avere idea di cosa prendere: si è fatta consigliare. Forse non sapeva che qualunque libraio disprezza il cliente che non sa cosa prendere ma comunque qualcosa deve prendere. Dopo aver posato il pacchetto sul mio tavolo mi ha detto non sapevo cosa prendere, mi hanno trattata come una cretina.

Dunque divorerò il resto della produzione di Elena Ferrante? No, perché Elena Ferrante in pratica non esiste. O meglio esisterebbe pure, però non tutti i libri sotto il suo nome pare siano stati davvero scritti da lei.

come funziona da ste parti

Come funziona da ste parti. Funziona che sul lavoro ti impegni per finire una cosa, anche se è complicata. Ma tu le cose complicate le prendi come una sfida personale. Com’erano gli esami difficili all’università. Quanto più è difficile una cosa, tanto più la metti sul personale. Ah è difficile? ti dici. Allora proprio per questo io ci riuscirò.

E non ci sono santi – espressione questa molto meridionale e borbonica – ma ci riuscirò. Diventi rissoso e testosteronico contro concetti impalpabili.  Quindi succede che prendi questi ostacoli come una sfida personale e ti trasformi in un mastino che si attacca coi denti alle caviglie del problema, fino a quando non è risolto.

Come funziona da ste parti? Che cinque minuti dopo aver portato a termine con successo quello che ti era stato chiesto, il tuo capo ordina una cerimonietta per festeggiare. Un cameriere che sistema torta e caffè per tutti. Sarà domani mattina. Tu devi fare un piccolo speech, pescando in quella diplomazia facciaculista che ormai ti viene facile quando è necessaria. Non sai cosa dire, ancora, però intanto ti sei riempito la borsa di ovetti di cioccolata perché tra qualche anno compirai un anno di permanenza da ste parti, e vuoi festeggiare con chi vede la tua faccia ogni giorno.

faccio cose vedo cose

Ho visto the Intouchables, tradotto in italiano vai a capire perché Quasi Amici“. Gente insospettabile mi aveva raccontato che era bellissimo: non è bellissimo, è qualcosa. Ho visto Mon Pire Cauchemar, tradotto in italiano come andava tradotto dal francese, e cioè Il Mio Peggior Incubo. Doppietta di film francofoni dunque, però visti entrambi in italiano, ché maintenant c’est tres difficile. Nessuno dei due che lascia il segno.

Invece poi ho visto l’intervista fatta dalla Bignardi a Franco Antonello. Volevo tantissimo essere amico di Franco Antonello. Guardate questo video, e se proprio non è possibile, almeno i primi tre minuti, dove spiegano perché il libro si chiama Se Ti Abbraccio Non Aver Paura.

una cosa è leggere

Una cosa è leggere di una morte a 25 anni: perché è solo una notizia, parole scritte che riguardano uno sconosciuto. Anche vedere le immagini del malore poco prima della morte ha poco impatto: di sti tempi siamo abituati agli eccessi, ci sono immagini di tsunami e guerre e delinquenti e sparatorie.

Altra cosa è sapere cosa c’era prima. Il ragazzo aveva un album di foto online. Tu scorri le immagini e ti rendi conto del prima. Lo quantifichi, lo paragoni con il tuo presente. C’è una foto di lui con la ragazza a Bologna, una ragazza che sarebbe potuta piacere a te, sullo sfondo una piazza di Bologna che conosci benissimo, sai dove portano tutte le strade.

Bel tipino

Bel tipino quel Bosusco liberato in India dopo tremendi sforzi diplomatici di Ministri, Unita’ di Crisi e Ambasciate. Il bel tipino si era andato ad infilare in posto pericoloso dove non doveva andare. Pero’ lui e’ uno che cammina nella giungla zaino in spalla, figuriamoci cosa gliene fotte delle direttive del Ministro degli Esteri. Lo liberano e lui dichiara che non c’e’ problema, ha solo fatto una “vacanza pagata“. Bosusco lo mettiamo assieme agli alpinisti che restano imprigionati sul cocuzzolo dell’Everest e poi chiamano i soccorsi in elicottero prima che gli geli il culo. Intanto: mi si bucasse una gomma qui, nella centralissima Europa, dopo aver rispettato tutte le regole, lo Stato Italiano non verrebbe ad aiutarmi. Dovrei telefonare e dire che mi sono slogato la caviglia nel delta del Niger.

la chiamano crisi della lega

La chiamano crisi della Lega, andrebbe chiamata invece crisi di un padre che non sa cosa combina quel suo figlio un po’ scemo. Cioè un evento che in fondo si verifica in molte famiglie, con la differenza però che sto figlio scemo si mette a giocare con tanti soldi non suoi, invece di rubare le chiavi dell’utilitaria per fare il figo con gli amici nel quartiere o fumarsi le canne sul terrazzo. Oggi evidentemente fa comodo dire che la crisi è della Lega. Chiamiamola allora crisi della Lega.

Uno dei danni permanenti della crisi della Lega è che autorizzerà molta gente a dire che tanto al Nord rubano come al Sud, che tanto è la stessa cosa, che non ci sono differenze. Da meridionale lo so bene che invece queste differenze esistono, e a parte tutte le ragioni storiche e politiche eccetera eccetera, queste differenze ci sono, sono notevoli e brillano sotto gli occhi. Darsi oggi dei motivi per autoassolversi sarebbe pericolosissimo. Da meridionale vorrei che ci fosse ancora un grillo parlante a ricordarle, queste differenze, per sperare magari di assottigliarle. Da meridionale vorrei che ci fossero personaggi meno circensi e meno volgari.

Oltre a questo, crolla il mito della razza diversa, e non solo per la faccia dell’indagato, più terronica del più terronico dei miei compaesani, ma piuttosto perché anche dentro quel partito i figli so’ p iezz e’ core (cosa molto italiana) e c’è stato un culto della personalità e dell’infaliibilità anche quando il capo era evidentemente incapace mentalmente e fisicamente di guidare pure un condominio (una cosa italiana ma anche molto vaticana).

e tu bologna credi che poi un giorno

E tu Bologna credi che poi un giorno la smetterò di venire lì come in un pellegrinaggio pagano, e di scriverne dopo, e di ragionare su vite ipotetiche e alternative che non saranno mai? Di coltivare l’affetto? Tu credi che un giorno smetterò? Non smetto con le persone, figuriamoci con quattro pezzi di mura intonacate, figuriamoci.

(foto: Bologna, via del Paradiso, Aprile 2012)