Seppure la ricerca di una casa nuova è in pausa, continuano ancora adesso i miei sforzi per assegnare alla ricerca di una casa – e alle case in generale – significati altri.

Per esempio ho preso consapevolezza che il mio progressismo ha definitivamente perso, ora che fortissimamente voglio una casa in una zona a prevalenza etnica europea, non mediorientale, non nordafricana. Argomento questo difficile da snocciolare e da comprendere, se non si ha vissuto non dico a Brussèlle, ma almeno in una grande capitale europea.

Per esempio leggendo questo post sulla difficoltà di trovare una casa decente a Milano per i giovani professionisti di oggi con gli stipendi da fame – salvo che poi i giovani professionisti con stipendi da fame desiderano un appartamento proprio nelle zone più trendy della città. Leggo il curriculum dell’autore, leggo i commenti, e non so spiegare il motivo, ma subito penso che in una vita conta pure – e meno male – quante volte potendo scegliere hai imboccato la strada più difficile, invece della più facile, o della più attraente.

Lo so che è sempre lo stesso argomento – a partire dalla cicala e la formica questo è sempre lo stesso argomento – ma oggi mi viene in forma di strade: quella più facile e attraente e fica, e quella più complicata, e mi vengono in mente le volte che hai imboccato la strada più complicata, e mentre ti ci trovavi dentro, ancora potevi scorgere quelli che erano sulla strada più facile, e un poco li invidiavi, un poco ti bruciava il culo, a te che intanto eri dall’altra parte.

(E a proposito di case, e di imboccare strade complicate e di soddisfazioni collegate, ci metto pure queste foto del balcone di Andima)

questa estate nordeuropea

Questa estate nordeuropea con un caldo della madonna regala strane sensazioni.

Vivere dentro una città’con 30 gradi ti fa ricordare il te stesso bambino, i 30 gradi minimi del paesello quando per qualche motivo non si poteva andare al mare. Oppure sensazione da ultimo giorno di scuola, quando faceva abbastanza caldo per andare al mare – ma dovevi andare a scuola. Oppure da sessione estiva degli esami a Bologna, quando faceva abbastanza caldo.. – vabe’ ci siamo capiti.

Per dire, stasera sono arrivato a Berlino e mentre il tassista truffaldino – rima che non volevo – mentre il tassista truffaldino e mediorientale guidava lungo il fiume e ascoltava roba anni 60, a causa dell’afa ho pensato di essere – lo so che non c’entra un cazzo – in pianura padana.

Auf jeden fall, la Postdamer Platz da cui scrivo queste righe mi ha fatto scoprire meno conservatore, architettonicamente parlando. Voglio dire: una birra dunkel immerso in questo bozzolo di luci, una sera che c’e’ bel tempo, la posso pure capire e condividere – soprattutto se sei barbaro e  non hai conosciuto altro nella vita.

Di fronte a me ho una famiglia appena uscita dal cinema. I genitori ascoltano i due figli adolescenti che simulano scene del film. Uno dei due abbandona il tavolo improvvisamente per far vedere quanto e’ bravo a salire le scale mobili contro corrente zompando gradini a tre a tre. La madre – amarcord! – e’ un cristianomalgioglio.

Mi fanno un re praticamente sotto casa, io dico a tutti quando mai ricapiterà una cosa del genere– bisogna assolutamente andare a vederla, e poi una cosa del genere, non vado a vederla.

Vado a giocare a beach volley, invece.

Fino a stamattina da queste parti si aveva una regina italiana. Vedi? dico ad amica belgissima – si è messa a piangere dall’emozione, è evidente che non è di sangue barbaro come a voialtri.

Ma gli indigeni qui sono pochissimo nazionalisti, e in ogni caso surrealisti e folli. Un vicino di casa celebra il giorno di festa nazionale come da foto.

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Tra i motivi per perdere del tempo facendo teatro, e di farlo proprio a Brussèlle, c’è il fatto che a Brussélle tanta parte del tempo – per tanta parte della gente – è speso in lavori dai nomi altisonanti e dalle apparenze eleganti, pieni di formalità e di responsabilità.

E allora per compensare tutto questo, ti fai guidare da qualcun’altro (invece che guidare tu), deleghi responsabilità ad altri (invece che prendertele tu), fai qualcosa di molto fisico (invece di una scrivania ed un computer), dove ti devi sporcare, dove ad un certo punto sei dietro le quinte, seduto su un pavimento polveroso di legno, a bere vino rosso in bicchieri di plastica già usati da altri, e il caldo ti fa colare il trucco dagli occhi.

e poi mi piacciono

E poi mi piacciono quelle coppie che quando si scambiano un’osservazione, quando si fanno una domanda, quello a cui tocca rispondere, prima di rispondere, prende una pausa e aspetta. E nel frattempo riflette e pensa. E mentre pensa continua ad osservare l’altro, oppure l’altra.

Le separo da quelle dove ad una domanda segue immediatamente una risposta, senza pensarci neanche – immagina il me stesso pregiudizioso – cioè dove si risponde con la prima cosa che viene in mente, senza dedicare neanche un poco di attenzione alle parole.

Questa cosa dell’aspettare e riflettere prima di rispondere – e di guardarsi negli occhi nel frattempo – mi fa pensare alla pace nel mondo, alla solidità, ad una cucina ordinata, alle piante annaffiate con regolarità e non solo quando si afflosciano, a poca polvere sotto i tappeti.

cose, 14 sette duemilatredici

fotoabbrEsistono parole come formattare e ancora non hanno inventato una parola per descrivere quel lento processo durante il quale l’abbronzatura scompare. Disabbronzatura? Ne esistono diverse varianti, c’è quella graduale, quella drastica che poi lascia le chiazze, eccetera eccetera.

L’edicolante sotto casa – rendiamoci conto – vende Donna Moderna.

Nei parchi di Brussèlle le ragazze musulmane col velo sono stese sul prato con i fidanzati, e fa niente che poco distanti altre ragazze siano seminude, e queste ultime non indossano neanche il costume da bagno per prendere il sole, il reggiseno è quello di tutti i giorni. Da questo dettaglio ti illudi di distinguere le barbare – cioè dalla linea brussellese in su – dalle mediterranee – dal confine brussellese in giù – partendo dal presupposto che le mediterranee non lo farebbero mai.

Ti piace poter incontrare per caso gente che conosci, ma allo stesso tempo ti piace poter pranzare al tavolo di un ristorante da solo, con un libro aperto davanti al piatto, sapendo che è cosa comune e normale. Ti piace che le due cose accadano nell’arco della stessa giornata.

Erano due anni, due mesi e 14 giorni che non venivi a Utrecht. Che poi sarebbe il luogo dove hai vissuto nei tuoi anni di Paese Basso.

Non eri felice, non eri triste, non ti sembrava neanche lo stesso luogo. L’incontro di lavoro era al quindicesimo piano di un palazzo tutto vetri e pareti interne ricoperte di fitta vegetazione come avevi visto fino ad ora soltanto in tv.

Mai nel tuo periodo di Paese Basso eri stato al quindicesimo piano di qualcosa, quindi la città barbara, vista da lassù, non ti sembrava neanche la stessa. Quando il tuo impegno è finito in larghissimo anticipo avresti avuto il tempo per girare il piccolissimo centro storico, l’unica parte bella della città. Ma non lo hai fatto, per motivi che ancora adesso non riesci a darti. Però tornando a casa – una volta scaricata la collega davanti ad un cancello – hai lasciato che lo stereo mandasse imbarazzante musica anni novanta.

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Sono tre settimane che ho una valigia aperta sul pavimento – perché parto, perché torno, perché sono tornato ma non posso disfarla che devo fare altro. Non conoscevo il Mont Saint Michel (nella foto), mi ci faccio trasportare che sono esausto e con le scarpe eleganti e i pantaloni da persona seria – proprio quello che ci vuole per arrampicarsi su un cocuzzolo pieno di turisti. Ciao turisti cinesi che pure se non siete cinesi, per me siete lo stesso cinesi. Ciao coppie cinesi che venite in Francia a fare il viaggio romantico in Francia. Sono così stanco e con le scarpe scomode che penso alla difficoltà di averci la fidanzata cinese, che passeggiando per strada (o in Francia) ne incontri tante uguali, che ti viene male il romanticismo, che ti viene male ad abbandonarti a quell’illusione dell’esclusività, dell’unicità.

In Francia i pensionati si comprano il camper e vanno a campeggiare sui bordi delle strade dove poi passerà il Tour de France – tipo tre o quattro giorni prima che passi – e nel frattempo attendono nel nulla, passeggiano al tramonto sul bordo dell’asfalto.

Quando la strada è lunga e non guido io, mi prende un nervoso che vorrei scendere dall’auto e prendere a pugni il primo che passa.

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Appena sbarcato in Normandia. Cioè, letteralmente sarebbe parcheggiato in Normandia. Il ragazzino che serve al sushi parla un francese peggiore del mio. Chiese puntute e piazze con la gente a maniche corte.

Per quel poco che ne capisco, in Egitto prima hanno eletto un presidente con elezioni democratiche, poi dopo poco tempo, visto che morti di fame erano e morti di fame sono rimasti anche dopo l’arrivo della tanto agognata democrazia, del potere al popolo –  il popolo si e’ reincazzato ed e’ sceso in piazza contro il presidente che loro stessi avevano eletto.

In Egitto, stanno diventando italiani.

sei rimasto per nove giorni

Sei rimasto per nove giorni col culo nell’acqua di mare, a mangiare e dormire e risolvere problemi del tipo dove si va a mangiare stasera, quali infradito indosserò, quante ore posso restare buttato sul letto di pomeriggio a guardare il soffitto senza sentirmi in colpa. Ho corso sulla costa, ho osservato nonni rotondi che sedevano su una panchina ad osservare le onde al tramonto, ho spiato per mezzora un pescatore di polpi mentre lanciava la sua lenza nel mare con un gesto tanto fluido che lo si capiva benissimo, erano anni che faceva la stessa cosa.

E se pure lo so che quella non e’ la vita reale, che non esiste una vita che continua cosi’ all’infinito – e  se pure esistesse ti annoierebbe dopo un po’  – lo stesso poi quando torni, sei triste. In realtà sei triste appena prima di partire, di fatto e’ una tristezza preventiva, si innesca ancora prima ancora di andare via, dando per scontato che sarai triste.

Poi invece No.

Poi invece torni a Brusselle, e c’e’ un poco di sole, parli con una dottoressa gentile e premurosa, c’e’ una cassiera che si scusa di non averti visto e in francese ti spiega che era distratta, c’e’ il Parc Leopold con le foglie illuminate, una ragazza che cammina sul marciapiede a fianco con l’aria di non sapere dove andare, ci sei tu che vorresti fermare l’auto e chiederle spiegazioni.