Un’altro aspetto che mi preoccupa del grillismo è l’aspetto sanitario del fenomeno.
Mi spiego.
Il grillismo ha permesso a molte persone normali – cioè senza spiccate capacità o importanti network, dei parvenu assoluti insomma – di sognare di diventare qualcuno o qualcosa partendo da zero. Prima del grillismo queste persone normali chiacchieravano di politica al bar o con la moglie sul divano. Con il grillismo alcuni di loro hanno potuto accarezzare l’idea di poter diventare loro stessi i protagonisti della scena. Cioè hanno sognato per un momento di abbandonare le loro vite normali, in alcuni casi mediocri, e cominciare una vita più eccitante nella quale avrebbero percepito stipendi inimmaginabili prima (anche al netto di tutte le restituzioni) e rilasciare interviste ed essere ricevuti nelle stanze del potere.
Alcuni di loro ce l’hanno fatta.
Ma altri non ce l’hanno fatta. Oggi non riesco a pensare a quelli che non ce l’hanno fatta. Perché sono quelli che cadono da un’altezza più alta: partendo dal divano di casa hanno accarezzato sogni di gloria, e ora devono tornare alla vita normale di prima. Sono partiti da zero, arrivati a cento, hanno cominciato ad abituarsi all’idea, e sono ricaduti sullo zero, o forse pure più in basso.
Questo non e’ il destino di tutti quelli che si candidano e poi non ce la fanno, perché colui che e’ candidato per sue capacita’ indiscutibili (un professore o un economista) o colui che e’ candidato grazie al suo network (aka gli “intrallazzati”) torneranno alle loro professioni ben remunerate e apprezzate, oppure nel peggiore dei casi ai loro network (aka gli intrallazzi) che in qualche modo, in forme diverse, permetteranno di ottenere qualche gratificazione.
Il grillino No: in caso di fallimento torna alla sua vita normale, media o anche mediocre. Le frustrazioni che deriveranno da questo ritorno al normale avranno necessariamente delle conseguenze (un mio concittadino ha appena deciso di immolarsi in diretta tv appena dopo la mancata elezione); delle conseguenze individuali ma poi anche familiari, e sociali. E’ lo stesso tipo di pensiero che si fa per i concorrenti dei reality show o dei talent, e di quello che può diventare la loro vita nel “dopo”, e di quanto saranno disponibili a ricalibrare una vita normale nel “dopo” e di quali possano essere i costi sociali di una mancata accettazione di un ritorno ad una vita normale. Chi fomenta illusioni crea un danno, e chi crea un danno (in teoria) dovrebbe pagare.