Dice il saggio: vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo. Dico io: ma come si fa? Vivessi questo giorno come fosse l’ultimo, secondo te sarei qui a leggere pdf sul monitor sorseggiando caffe’ tiepido e sciapo? Dimmelo: potrei restare chiuso in questo ufficio sapendo che ci sono forse persone interessanti li’ fuori che devo conoscere tipo immediatamente, trascinarle per i capelli a compiere cazzate incredibili? Ma tu lo sai cosa ho mangiato ieri sera per cena? Ero in auto ed era tardi e non volevo cucinare a casa. Mi sono fermato in un posto e dentro c’era sto cinese che parlava barbaro – e sua figlia cinese di due anni che si intossicava coi fumi della cucina – e mi ha preparato un hamburger di plastica condito con cipolla e una salsa dolce che pareva marmellata. Hai presente lo schifo? Se questo giorno fosse l’ultimo ma anche il penultimo mettiamo, potrei io convivere con il rimorso di aver buttato cosi’ il tempo e 4 euro e 90? Fosse questo il mio ultimo giorno: scriverei questo post?
Archivio mensile:gennaio 2011
volevasi segnalare
Leggo di quella che vince il milione in televisione e allora cerco i video sul tubo. La signora praticamente sa tutto di qualunque cosa. Ma soprattutto: la signora e' laureata e disoccupata, e vive nel ricco Nord Italia.
Io prenderei questo caso e lo metterei come punto definitivo a tutte le discussioni e forum dove i laureati impugnano il titolo di studio e si lamentano di non avere un lavoro. Guardo il video sul tubo e intuisco perche' la signora possa non aver trovato ancora un lavoro a 43 anni. Che questo esempio venga preso come tenaglia che pizzica il culo a tutti quelli che si nascondono dietro il diploma. Che lo impugnano e poi dicono: eh, ma io c'ho questo! E poi a seguire qualcosa riassumibile in "gneee". Ah poi certo, e' un Paese di merda se con la cultura non vai da nessuna parte. Puoi ripeterlo una due tre volte ma poi dopo la decima basta. Lo dice uno che si e' preso una laurea considerata (a torto) difficile. Tenaglia sul culo per costringerti ad uscire dall'angolo. Ecco cosa.
Ma poi: la signora parla di letteratura e arte e scienza e quellochevuoi con assoluta cognizione di causa. Poi senti parlare il marito operaio albanese in una ditta di mangimi per animali e capisci che con lui non parla di ne' di letteratura e arte e scienza e quellochevuoi, eppero' – questa e' l'impressione che rimane – pare una persona felice.
arrivo al cinema
Arrivo al cinema con mezzora di ritardo. Fa caldissimo che ho corso in bicicletta lungo i canali, tenendo la mappa stretta fra i denti. Si doveva vedere La Nostra Vita di cui non sapevo nulla, sapevo che c'era Elio Germano. Entro in sala e mi butto sulla poltrona. Fa caldissimo, mi tolgo la sciarpa.
C'è una scena in cui parlano italiano, però dov'è Elio Germano? Non lo vedo. Passano cinque minuti e non lo vedo. Però sullo schermo vedo una ragazza con la faccia triste, che zoppica. Zoppica! Allora improvvisamente mi ricordo del cartello visto all'entrata, con la faccia inconfondibile della copertina de “La Solitudine dei Numeri Primi”. Ho letto il libro e mi ricordo di quella che zoppica. Ho sbagliato sala. Ecco perché intorno a me non riconosco nessuno. Ecco perché non c'è Elio Germano. Ma va bene, io poi cambio sala in tempo per (spoiler) vedere una bara sullo schermo e capisco l'andazzo del film.
Ma piuttosto, apriamo una parentesi sulla lingua barbara. La Solitudine dei Numeri Primi sarebbe uno dei titoli più efficaci ma anche più belli della storia della letteratura italiana. Oltre a rendere l'idea, suona bene. Ha un ritmo: la solitùdine dei nùmeri prìmi. Suona bene giusto? Ecco, in barbaro questo titolo si scrive: “De Eenzaamheid van de Priemgetallen”. E questo è niente. Vuoi sapere come si dice? Copia e incolla qui e poi premi su ascolta. Ecco, per dire.
Vabbé.
Questo qui sotto invece è il pezzo che mi pungola il muscolo cardiaco negli ultimi mesi. Venire a scoprire che nel video ci hanno messo gli ulivi salentini è stata la mazzata finale.
ricostruzione giorno 41
Una delle conseguenze immediate è che se fino a poco fa mi sentivo volpe addomesticata di Saint Exupery, in pochi giorni torno ad essere lumaca – ma non nel senso di lentezza, quanto piuttosto di entità che si porta appresso tutta il suo mondo sulle spalle, e non ha davvero bisogno di tornare a casa, ché tanto la casa ce l'ha sulle spalle e tutto il resto vaffanculo.
Da volpe addomesticata a lumaca nomade, dunque.
Che poi uno potrebbe dire: e perché non la tartaruga, allora. Perché la lumaca ha anche questi occhi che spiano il circondario, che se li sfiori quelli si ritraggono immediatamente. Questo ritrarsi immediatamente lo sento abbastanza mio attualmente – io che adesso (forse) non mi fido più di nessuno.
volevasi segnalare
Ma i carabinieri in Italia si affidano alle veggenti? Allora io che sto chiedendomi in questi giorni dove spendere le prossime epoche della mia vita, devo forse affidarmi alle viscere delle pecore? Urge una pecora. E un telo di plastica per salvare il parquet.
ci sono sti cacciatori di teste
Ci sono sti cacciatori di teste che ti chiamano al lavoro per sapere se vuoi un altro lavoro – questo sarebbe uno dei vantaggi di vivere in un paese barbaro ma prospero e fare lavori non esaltanti, come sarebbe stato per me se avessi fatto il veterinario che salva i cavalli sul dirupo come nella pubblicità dell'averna.
Ci sono insomma sti cacciatori di teste che cacciano la mia testa e poi ci sono io che rispondo al telefono impostando la voce e lasciando vuoti di silenzio come se pensassi a complessità, quando invece mi gratto il polpaccio e mi accorgo che mi sono infilato due calzini di colore uguale mi di lunghezze troppo diverse.
Ci sono sti cacciatori che poi ad un certo punto ti chiedono quanto vuoi, e tu che conosci il mercato spari cifre assurde, enormi, e loro però non si scompongono: lo ritengono normale. E poi ci sei tu che hai sparato la cifra assurda che loro ritengono normale, ci sei tu che ti guardi allo specchio del bagno e nel riflesso ci vedi un cetriolo, e come fanno a dire di Sì ad un cetriolo del genere, ti chiedi. Ad un cetriolo.
Questo si chiama essere (ancora) giovani.
notte molto fonda
Notte molto fonda fra sabato e domenica: sedevo sul divano della casa di un mio collega. Il collega dormiva. Tutti dormivano in quella casa. Io attendevo che la birra nel sangue scendesse per tornare tranquillo nel mio letto, che’ avevo da percorrere un percorso in bicicletta e poi una ventina di chilometri in auto e non volevo che i poliziotti del luogo mi fucilassero per via della birra nel sangue. Io che di solito faccio vita da prete. Attendevo con la testa rivolta all’indietro, come uno che muore sul divano – a meno che uno non muoia con la testa in avanti. E proprio in quel momento, non lo sapevo ancora ma proprio in quell momento, lontanissimo da me, ad un amico che ci sono cresciuto insieme, succedeva di moltiplicarsi – nella forma di una cosa piccola e femmina. Le distanze sono una merda.
presidenti onorari di un ospizio di bigotti
E comunque, i tipi alla Oliviero Toscani che propongono un calendario di soli triangoli pubici, dovrebbero alzare bandiera bianca e annunciare al mondo intero: è vero, lo ammetto, la mia testa non produce più nulla, però siccome non voglio andare in pensione mi invento ste stronzate.
I tipi alla Oliviero Toscani che propongono calendari di peli pubici (ben sapendo che la mammella ormai non fa più notizia) sono come Luttazzi e il buco del culo di cui si è già parlato tempo fa (peraltro – scusate se mi pettino le sopracciglia – ho anticipato quello che poi si è saputo sulla profonda crisi creativa del pallido personaggio).
E ancora, quelli alla Oliviero Toscani che ti propongono i triangoli pubici, sono come Lady Gaga che si veste da suora, sono come quelli che ai concerti portano la croce di Gesu' Cristo. Sono la stessa cosa.
Questi personaggi mi paiono dei nani NON perché sono blasfemi o irriverenti. Cioé, li prenderei a calci NON perché mi sento turbato o offeso a vedere le loro creazioni.
Li prenderei a calci in culo perché loro CREDONO di essere blasfemi e provocatori, quindi ne deriva che sono loro i primi bigotti. Voglio dire, se Toscani mi propone dei triangoli di pelo pubico, lui CREDE di creare scompiglio e quindi CREDE che il triangolino pubico sia provocatorio. E se pensa questo, ne risulta che Toscani e' un bigotto. Anzi, e' il primo della lista dei bigotti. E' un povero vecchio bigotto che crede di vivere in un mondo di bigotti piu' bigotti di lui.
Un grazie molto ciccione e colorato per i commenti dei lurker al post di qui sotto.
Capire quanto e in che senso faccia piacere leggere ste cose, non si può capire.
delurking day 2011
Facciamo che e’ oggi.
Il Delurking avviene di solito in un giorno imprecisato di gennaio, e su questo blogghe nemmeno ogni anno. Pero’ i lettori silenziosi ci sono eccome, anche se non come ai tempi d’oro. E infatti, per chi non lo sapesse, il Delurking e’ la testimonianza, lasciata sotto forma di commento, dei lettori silenziosi (lurker) che passano da un blog, leggono per mesi o anni, e non lo fanno sapere mai a chi scrive.
Oggi e’ il momento di fare Bu’.
Fatemi Bu’, qui sotto.
prevenuti
Se il giornale dei vescovi si arrabbia che al GF bestemmiano (e al GF eseguono l'ordine ed eliminano i bestemmiatori) non bisogna pensare per forza ad un intervento oscurantista della Chiesa. Cioè, quelli – I vescovi – hanno voluto dire che la bestemmia non va bene, però comunque fare sesso sotto le telecamere va bene, fare sesso con uno che conosci da tipo venti ore va bene, fare sesso sotto le telecamere e molto fuori dal matrimonio va bene, lanciare una gallina per aria e fratturarle una zampa va bene, scoreggiare in mutande simulando l'accensione di una motocicletta va bene.
le tortore morte
Mi appassionano tantissimo i complottisti, quelli che c'è “sempre qualcosa dietro”, quelli che “vogliono nasconderci la verità”, da mettere insieme a quelli che “tanto la verità non la sapremo mai”.
I migliori di tutti sono però quelli che “ve lo spiego io come stanno le cose”, che spaziano dalla carne di topo nei panini del Mac all'influenza stagionale confezionata appositamente dalle case farmaceutiche per vendere i vaccini. Elemento comune a tutti è l'assoluta mancanza di prove unita ad una convinzione granitica e fantasie disastrose.
Adesso i complottisti (o meglio, “complottari”?) che dormivano da un po' di tempo hanno trovato finalmente gli uccelli morti rinvenuti in America e in Italia. Leggendo I commenti alla notizia delle tortore morte a Faenza si legge, per esempio:
– tortore uccise da microonde o laser come prove di selezione di specie “da applicare poi sulla razza umana”
– tortore uccise da ingestione di “mangimi geneticamente modificati”
– tortore morte come spia di una imminente “sciagura naturale”
– armi elettromagnetiche, perché lo ha detto un tizio “di una certa autorevolezza” ad una conferenza
– test di armi di distruzione di massa chimiche o magnetiche
– “credo sia un fenomeno alieno, ma solo approfondite analisi potranno stabilirlo”
– indebolimento del campo magnetico terrestre a causa di esperimenti americani, perché “l'ho visto in un film”
– e se fosse un virus? No perché “una volta ho visto decine e decine di conigli morti nei prati”
–“…e che dire della trentina di cani della Regina Elisabetta, morti o moribondi per non si sa quale motivo”?
Il resto da leggere qui.
consapevolezze 2011
I barbari del Paese Basso si assomigliano tutti, al punto che sembrano fratelli o cugini. Oltre al conformismo di pensieri e di stile, da queste parti c’e’ un conformismo proprio genetico, tanto che dopo tre anni riesco a riconoscere un barbaro del Paese Basso da un barbaro di altri luoghi. A volte mi sbaglio, ma spesso ci prendo.
Come gli etiopi, avete presente gli etiopi? Sono tutti uguali.
Un paio di mesi fa ero in un incontro fra espatriati – e quindi in teoria saremmo dovuti essere tutti espatriati – e c’era una tipa di fianco a me. Le dico: tu sei barbara vero? E lei: sono cresciuta in Francia. Si ma sei barbara, si vede dalla faccia e dalla pelle. Era figlia di genitori barbari, infatti.
Detto questo, parliamo delle femmine barbare. Le femmine barbare sono pure piacevoli, ma come detto si assomigliano tutte per cui ti sembrano tutte cugine. E poi molto spesso sono di quella bellezza alla Ellen Hidding (barbara di queste parti) che e’ come una forchetta di lattuga iceberg scondita. Non so se mi spiego. Qualcosa che ti dici: Si’ ok pero’, insomma. Oppure ci sono queste femmine che escono la mattina senza trucco e coi capelli bagnati della doccia e sono capaci di pedalare nella tormenta di neve, mettersi una bicicletta sulle spalle e giocare a squash. Le ammiri il primo anno, il secondo ti ci abitui, il terzo ti dici: Si’ ok pero’, insomma.
E quindi la prima consapevolezza del 2011 e’ la seguente: sono italiano, quindi le italiane sono inevitabilmente le piu’ belle. Ci metto dentro tutte, anche le culone che pensano “Io No di sicuro”. Tutte.
Sono gli occhi a fare la differenza. Perche’ in fondo e’ giusto che siano gli stessi occhi (o lo stesso tipo di occhi) delle bambine che ti circondavano sui banchi delle elementari. Gli occhi che ti erano attorno mentre crescevi. Ok non solo l’Italia: ci puoi mettere anche i paesi latini vicini. E infatti ricordo ancora oggi la Delphine Forest de “C’era un castello con 40 cani” mio mito indiscusso del 1990. Che era francese, eppero’ c’aveva quel tipo di occhi di cui sopra.
Poi certo le italiane sono in assoluto le piu’ rompicoglioni del pianeta. Pero’, di nuovo: e’ un rompicoglionimento che conosciamo bene. Sappiamo come funziona, sappiamo quando intervenire e quando invece affanculare. E siccome questo post potrebbe probabilmente continuare all’infinito, taglio qui.
barbari
Venire a patti con la grezzitudine barbara e il semplicismo barbaro dopo due settimane in Italia e' dura. Pero' a dire cosi' non si capisce. Nel buffet per celebrare il primo dell'anno il pezzo piu' elaborato erano delle uova sode tagliate a meta', con dentro (anzi, No, sopra, posate sopra) uno spicchio di mandarino, una coltellata di mostarda, e tre foglie di rosmarino. Buon appetito. Il resto, salumi appena tirati fuori dalla vaschetta, che' tu lo conosci bene il sapore plasticoso dell'insaccato di infima categoria. Ti guardi attorno e ti rendi conto pero' che non ti puoi lamentare della barbaritudine, coi barbari.
il duemilaedieci
Il duemilaedieci è stato un anno che non ci credi. Quindi come minimo è servito a insegnarmi sta cosa semplice semplice: anche se non ci credi, NON vuol dire che invece poi.
Cosa voglio per l'anno nuovo? Non me ne frega niente di chiedere il possibile: voglio l'impossibile.
Io che continuamente faccio e disfo valigie vorrei avere tutte le persone di cui mi importa a distanza di massimo dieci chilometri da me. Senza internet di mezzo, li voglio proprio a dieci chilometri da me. Alcuni raggiungibili in bicicletta. Includendo anche tutte le persone interessanti conosciute in posti lontani e diversi fra loro. Tutti vicini li vorrei. E poterli vedere così di frequente da poter citofonare senza preavviso, sedere sul divano e non dire niente – oppure al massimo qualcosa del tipo “vuoi un amaro col ghiaccio?” “dai sì”, e poi silenzio.