Ei, Jerome David che ad un certo punto te ne vai, lo sapevi che io nella mia chiavetta usb fino ad oggi (anche adesso) ho sempre avuto una copia in pdf del tuo Catcher in the Rye, e ne stampavo una pagina ogni tanto nel mio ufficiolo, e le pagine me le portavo in pausa pranzo in un angolo della stanza dove la luce era così tanta e diffusa da non creare nemmeno un’ombra?
Archivio mensile:gennaio 2010
a parte che tutta questa tensione
A parte che tutta sta tensione e attesa per il nuovo iphone allargato segna in modo inequivocabile il declino della società occidentale (tipo che tra cento anni guarderemo gli arabi fare lo stesso e ne rideremo snobissimamente). A parte il fatto che il colore dei jeans di Jobs non si può vedere. A parte il fatto che il cervello occidentale di ognuno di voi adesso sta cercando dentro di se i motivi per affermare che questa tavoletta vi servirebbe tantissimo (la risposta è dentro di voi, ma la ignorerete). La domanda semplice semplice per la nuova tavoletta diventa: è possibile sedere sulla poltrona sbracato, appoggiarla sulle ginocchia e ticchettare a due mani quello che ti pare? No, a meno di incurvarti tutto in avanti, o farlo con una mano soltanto. Punto. La discussione è finita.
(nella foto: il trucco dei creativi Apple per aggirare il più grosso svantaggio della tavoletta nei confronti di un qualsiasi netbook. Hanno appeso il modello per le caviglie al soffitto e gli hanno posato la tavoletta sulle gambe)
L'altro giorno si camminava
L’altro giorno si camminava con la Meisje, c’erano per strada questi militanti del partito di sinistra del Paese Basso che distribuivano volantini. C’avevano le pettorine come i venditori di giornali ai semafori, anche se qui non esistono, i venditori di giornali ai semafori. Le pettorine rosse con la scritta sopra. E ho pensato a voce alta, ma se uno per esempio vota in Paese Basso e vuole che ne so, i diritti per le coppie di fatto, e si rivolge a voi, Partito di sinistra del Paese Basso, voi cosa rispondete? Rispondete che i diritti per le coppie di fatto ci sono gia’.
Ah.
E se poi chiedi la liberalizzazione delle droghe leggere? C’e’ gia’. E gli incentivi ai ragazzi che vogliono studiare? Ci sono gia’. E a quelli che cominciano a lavorare e guadagnano poco? Ci sono. E per chi ha figli? Pure quelli ci sono. E se mi sono rotto le scatole di tutta sta perfezione mi ammalo e voglio l’eutanasia? Ce l’hai. Ma allora cosa distribuite volantini cosa? mi sarei fermato a chiedere a sti ragazzi con la pettorina, solo che poi sono andato a comprare lenzuola di cotone nel negozio di fronte.
(endorsement)

Questa domenica se uno si trovasse dalle mie parti dovrebbe fare qualcosa per lui. Si tratta di mettere una crocetta. Io c’ho un duemila chilometri circa ad impedirmelo. Ma allora sei comunista? Mai stato, e non credo di cambiare oggi. E’ solo che uno ascolta le parole, vede i fatti, e finisce per crederci. E se poi dovesse rivelarsi tutta una finzione, allora sarà stata una crocetta per quello che ha saputo fingere meglio.
dopo venti giorni
Dopo venti giorni di mancata automobile per mancanza di targhe, eccomi di nuovo sulle quattro ruote. E il Paese Basso e’ in assoluto il luogo dove ti rendi conto che la macchina certe volte non serve. Io poi vengo dal paesello del Salento dove pure per fare cento metri si prende la macchina, e quando ti capita di muoverti a piedi ti senti come Keanu Reeves in Matrix che esce dalla realta’ virtuale. Va bene, solo per dire che la macchina anche se non ce ne rendiamo conto e’ un lussissimo, una cosa che se ti fermi a pensare, e’ incredibile. Poniamo che devi spiegarlo ad uno che viene da Plutone. C’e’ sto parallelepipedo smussato di acciaio e plastica e vetro – gli diresti – che e’ mio perche’ ci infilo la chiave, e lo uso per muovermi in giro, e occupa un determinato volume di spazio del nostro mondo e gli altri (che pure sono uguali a me) se anche non lo fossero contrari (al fatto che io occupi una porzione di volume del mondo con plastica e acciaio) non potrebbero farci nulla che tanto io lo faccio lo stesso. E poi pensa – diresti al Plutonese – che in ogni macchina ci sono tipo 5 posti eppero’ 4 di questi sono quasi sempre vuoti. Quelli tre di dietro praticamente sempre a meno che non ti sei riprodotto. A proposito, come vi riproducete voialtri su Plutone? Eccetera eccetera.
per esempio
Per esempio, quelli che si buttano nell’acqua ghiacciata di notte come prova di fede. Con la croce infilzata nella neve, si gettano in acqua. Tra i cubetti di ghiaccio. Cosa riesce a fare, la fede. Che se ci fosse un momento in tutta la tua vita in cui ti verrebbe di bestemmiare – poniamo che non lo hai mai fatto, mai – quel momento sarebbe proprio quello. Io bestemmio se mi piove in faccia mentre vado in bici, figuriamoci a inzupparsi nella granita di notte a meno venti.
che poi è facile
Che poi è facile dire non sei razzista, ma per esempio io nel mio Itunes c’avrei musica per una settimana di fila ma nemmeno un nero. Anzi peggio, c’ho un album dei Morcheeba, che però proprio tre giorni fa mi dicevo, adesso lo tolgo, che tanto quando mai li ascolto, i Morcheeba.
volevasi segnalare
Libro appena finito, film appena visto. Libro molto sopra al film per lunghezza e intensità di piacere. C’è gente in giro che scrive bene. Epperò ne sto accumulando troppi, di libri, e non so come fare per il prossimo trasloco. Poi uno dice Kindle, ma resta meglio la carta. No, no, no, tifiamo la carta. Forse tra un anno cambio idea. Il senso del film sarebbe – questo mi è parso di capire e pure alla Meisje – che non è facile, o forse non serve, comportarsi da persone per bene.
giusto il tempo di una pizza nel microonde, andata e ritorno inclusi
slang giovanile di tua nonna (quasi)
Cosa scrive il giornalista evidentemente costretta coi tizzoni ardenti a scrivere un articolo sui giovani e lo slang giovanile.
cinque minuti di fastidio
I fatti di Rosarno stanno scavando un solco incancellabile (spero) in quel luogo comune che vede i meridionali come un popolo accogliente e solidale. La miseria invece aumenta il coefficiente di razzismo, e questo e’ un dato di fatto. La miseria e l’ignoranza. Ma non mi va di parlare di questo. Mi va invece di condividere qui il fastidio mattutino provato leggendo la recensione di un libro ambientato nel (mio?) Salento, e che parla (e ci mancherebbe altro) di taranta. Esiste un genere letterario in Italia, sapete, che si chiama (lo decido io adesso) "minestrone incasinato di parole evocative ma neanche tanto". La regola principale di questo genere letterario e’ mettere assieme tante parole che suonano bene ma che sono slegate dalla realta’ o da qualsiasi senso compiuto. Un esempio e’ il preambolo di questa recensione letta stamattina (si parla del Salento):
volevasi segnalare
caro ragazzo
Tu forse credi che io non ti pensi. Invece ti penso.
Tu, caro ragazzo che mentre io ero in Salento a dire Buon Natale ti avvicinavi alla mia auto parcheggiata in Belgio e ci staccavi entrambe le targhe. Tu, caro rubatore di targhe.
Ti penso, sai?
Quella notte, al freddo, mentre cercavo una stazione di polizia vagando senza targhe – avendo paura di ogni auto alle mie spalle, vedendomi gia’ in galera senza riuscire a spiegare nulla in francese – in quei momenti ti pensavo, ma erano pensieri violenti che non preferisco mettere da parte. Pero’ questo non vuol dire che non io non ti pensi. Ti vedo. Non ti immagino, ti vedo proprio. Secondo me sei basso e sorridente. Quella sera non sapevi cosa fare e mi hai staccato le targhe. Secondo me ridevi coi tuoi amici. Forse c’erano amici con te, che ti hanno pure aiutato, ma io penso a te, precisamente a te, che’ sei tu quello che gli e’ venuta l’idea.
Fossi stato li’ mentre lo facevi, sarei saltato fuori e sarebbe stata violenza. Di quella che scatta improvvisa, si sviluppa e si esaurisce, molto molto prima di fornire qualsiasi spiegazione. Da fartelo capire molto dopo, che ero io il proprietario della macchina.
Mi hai lasciato anche una stellina natalizia sull’antenna. Ed io ti penso. Mentre pedalo 10 chilometri nella neve per andare al lavoro, ti penso. Arrivo sfinito che non ci sono abituato, con il freddo tutto al centro degli occhi – unico punto scoperto – e le gambe molli. Quando spiego a tutti: mi e’ successa sta cosa, e gia’, che ridere. Eh, eh, eh, faccio con gli altri. E poi penso a te. E non ti auguro violenza ne’ malattie – questo era solo il primissimo pensiero – ma ti auguro fastidi incomprensibili, che ti facciano snervare come mi sono trovato io, snervato e stanco nella notte belga che non sapevo dove andare. Ti auguro di perdere le valigie nel tuo viaggio piu’ bello, e di perdere l’unica copia delle chiavi di casa. Che si rompano le tubature del bagno mentre sei in vacanza – e hai perso le valigie – e quando torni vedi l’acqua che esce da sotto la porta ma tu, caro ragazzo, non puoi aprire, che’ hai perso le chiavi, da qualche parte nell’altro lato del mondo. Con affetto.