perché camminare #1


Se non mi si fosse ristretto il tubo tra la vita e le parole sulla tastiera, dovrei raccontare delle cose concrete che mi succedono. Come per esempio i miei quasi 100 km a camminare nel golfo di Trieste, completati tra ottobre e novembre, fatti tutti con Lei. E invece non viene naturale farlo. Allora per stimolarmi la voglia di scriverne, decido di scriverne per convincervi a farlo.

Fatelo.

Innanzitutto di cosa si parla. Si tratta di camminare da città a città, per 4 ,5, 6 ore al giorno. Dormire in un hotel. E il giorno dopo ripartire. Il tutto da ripetere per qualche giorno.

Ah, come il camminodisantiago?

No. Nessun percorso che si trova sulle guide. Anzi, il percorso potrebbe addirittura essere brutto, scomodo, difficile da giustificare. In alcuni punti purtroppo potresti ritrovarti a camminare al bordo di una superstrada, o lungo una terribile zona industriale, in un giorno di pioggia senza tregua – come infatti ci è successo arrivando a Trieste. Però la bruttezza inaspettata condivide qualcosa con la bellezza inaspettata: sono cioè proprio inaspettate. Non sai cosa trovi dietro l’angolo, dopo il prossimo chilometro. Un bidone della spazzatura, una collina verde, un topo morto, un bar di drogati. L’inaspettato ha davvero il sapore della vita per quella che è davvero, piuttosto che la vita come te la programmi. Cioè – e lo sapete, mica ve lo devo dire io – sono molto più vita la collina e il topo morto di quanto non lo siano una foto sotto la Torre di Pisa.

Ah, tipo trekking?

No. Niente montagne o percorsi sterrati. Strade di paese, periferie. Centri di città. L’attrazione di questi percorsi non la riesco a spiegare: però credo che sia la voglia di calpestare le strade d’Italia, per me che non vivo in Italia, e di misurare ogni metro di Italia, e farmi sorprendere dalla bellezza e dal calore dell’Italia insignificante.

E quindi perché camminare?

<CONTINUA>