natale con i tuoi 2008

Alla filiale delle Poste del Paesello una ragazza in scarpe da tennis dorate e occhiali Vogue chiede informazioni circa la ricarica della sua Social Card – che invece pare si chiami Carta Acquisti. Detto, questo, potrei terminare qui di parlare del Paesello per sempre. Ma invece No.              

Avvicinandoci alla scogliera in una giornata di particolare tersezza (tersità? tersismo? tersa, insomma) , l’amico Bollo scruta l’orizzonte del mare Ionio. Poi esclama che Cazzo, la Terra è proprio rotonda, e si vede benissimo, e com’è mai possibile che ci abbiano messo tanti secoli prima di giungere a questa conclusione che da qui, dalla riva salentina del mare Ionio di un giorno di dicembre, pare estremamente evidente.             

Alle Poste – io finisco sempre alle Poste quando sono qui, ed è ogni volta un esperienza esaltante, da un punto di vista sghembo e antropologico – alla fine, dopo la signorina in occhiali Vogue, riescono a rifilarmi come resto una moneta da cinquecento lire al posto di una da due euri.                

Amici e conoscenti lontani mi incontrano e mi definiscono pallido. Dopo la terza volta, abbandono il sospetto di un’anemia silente e mi guardo attorno. E noto, infatti, che fra i miei compaesani coetanei di sesso maschile, la lampada abbronzante ha finalmente fatto breccia nei cuori.  

Domani sera a Lecce c’è una festa a tema, dove il tema è quello delle scuole medie. Si viene vestiti come si era vestiti ai tempi delle scuole medie. Il che significa che di fatto io non avrei nulla da mettermi, ma comunque ci andrò. E venga chi può.  

Sono riuscito a scaricare queste vacanze da ogni aspettativa possibile. E la conseguenza è che me le sto godendo per davvero. Mi hanno regalato il libro di Maksim Cristan e lo leggo nei pomeriggi, godendo del divano comodo del salotto, ignorando le decine di punti esclamativi seminati in eccesso lungo le pagine. Ovvio che per mantenere questo plateu di goduria scarna di aspettative, al primo che mi chiederà  cosa faccio a Capodanno, dovrò chiedere se per caso ha uno di quei flash cancella-menmoria che Will Smith usava in Men in Black. Al primo che mi chiede cosa faccio a Capodanno, prendo questo flash, se lo trovo, e me lo sparo in faccia.

ieri sera l'automobile

Ieri sera l’automobile che mi ha riportato a casa era ripiena di curdi, e l’autoradio mandava un disco di canzoni arabeggianti con tanti nghh ngmmmm nggh e miiiii proprio come aldo di aldogiovanniegiacomo. Un curdo, in questa fine di 2008, è una delle persone con cui ho legato di più in questo Paese Basso. Con gli arancioni servirà forse più tempo, o forse più volontà.  

Due sere fa sono entrato in cucina e ho conosciuto due ragazze  -una tedesca e un aranciona – mai viste prima di allora, e mentre ci parlavo insaponando i piatti non sapevo perchè erano lì nella mia cucina, e se erano ospiti di qualcuno della casa, e se pure erano ospiti, ospiti di chi. Si è parlato dei Cristiani Malgiogli dell’Europa Nord Occidentale, di polizia tedesca, e di vecchie bacucce con i cani per la strada. Un gatto è zompato in casa dalla finestra come fosse casa sua.   

Fra le chiavi di ricerca vince quella di Cristina, quella di Fonzie viene squalificata perchè come hanno fatto notare erano i versi di una canzone.     

Il mio coinquilino gay superbello si fa una caffettiera da quattro di espresso solo per lui, alle dieci di sera. No, non è per studiare, ti spiega, è per trovare la forza di pulire la camera.   

Io invece domani mattina prendo un treno che mi porterà prima a Rotterdam, poi a Parigi, e poi un aereo mi catapulterà giù fino in Salento. C’è voglia di vedere gente, e di sentirsi raccontare storie. Non c’è voglia di portare a termine la valigia. Intanto leggo Lev Nikolaevič Tolstoj senza premeditazione. Mi diventa ogni giorno più evidente di quanto internet faccia male al cervello e alle intenzioni. Il mio 2009 deve essere più denso e povero di silenzi, ché ne ho fatto una sufficientissima scorta. Non devo dimenticare le pantofole. Ci si sente da laggiù.

qui praticamente ci si vanta

Qui praticamente ci si vanta di avere le chiavi di ricerca piú belle di tutta l’intera blogopalla, e poi ci si dimentica miseramente di selezionare le nominations per quattro mesi di fila. Per mettere una toppa a questo scempio, la competizione questo mese si svolgerá fra le chiavi dei mesi di settembre fino a dicembre. Quindi le candidate sono un po’ piú numerose del solito, ma come sempre di altissima qualitá ed alto contenuto sociologico.  Le nomination per il l’ultimo quarto di duemilaeotto sono dunque le seguenti:           

1.  "vedere l’uomo nero" psichiatria *

2.  al mio coniglietto nano gli è rimasta la cacca attaccata  *

3.  corrado guzzanti seduto sulla tazza del cesso  *

4.  giuliano sangiorgi peloso *

5.  in vino veritas in scarpe adidas che vuol dire? *

6.  conoscete qualcuno che si è laureato su virzì *
7.  toto cutugno male alle gambe *
8.  1000 modi per uccidere un gallo *
9.  chi ha il contatto di una pischella che si spoglia gratis 20 punti *
10. come cucinare un piccione * 
11. come si dice tu non mi pensi proprio in tedesco *       
12.
mi guardo quando passo sui vetri dei negozi, mi accorgo che con lei mi sento proprio fonzie *
13. perchè si vomita al primo incontro con un ragazzo *
14. cosa significa facebook? *
15. come fare a convincere cristina a fare l’amore con me stasera  *
16. come prendere la febbre entro stasera  *
17.
sono innamorata in mio cuggino ma lui so cosa devo fare?  *
18. percentuali delle cazzate dette dalle persone * 
19. una smodata passione per ascelle pelose  *   

È’ aperto il televoto.

dopo undici anni

Dopo undici anni mi ritrovo a leggere alcune pagine del Jack Frusciante – romanzo adolescenziale and generazionale and epocale and irripetibile successo commerciale  di Brizzi – che all’epoca, la seconda metà degli anni 90, era impossibile non aver letto. Oggi rileggo queste pagine e mi sorprendo a trovarci dentro dei caz*o scritti con la kappa (una “kaz*o di famiglia borghese, scriveva Brizzi, ma scriveva anche cose come “kranio” ed “elettriko”) e nel rileggerle oggi, chiedermi come mai ai tempi non mi fossi sorpreso né fossi stato disgustato da questo uso diabolico della lettera kappa. Forse perchè ancora non esistevano gli sms, mi viene da pensare, e queste mitragliette di kappa erano Sì indecenti, ma comunque limitate all’interno di certi campi, come i diari scolastici, i graffiti sui muri, le scritte sugli zainetti. I quattordicenni di oggi hanno ancora gli zaini scribacchiati? Questo proprio non lo so, ma mi piacerebbe pensare di Sì.             

E poi comunque pensavo che il corrispettivo attuale del Jack Frusciante, se proprio vogliamo trovarlo – non se la prendano gli estimatori dell’uno e dell’altro, anche se qui chiaramente si parteggia per l’uno e non per l’altro – sarebbe Tremetrisoprailcielo di Moccia. Il punto è, lasciando perdere tutte le critiche facilissime in cui si potrebbe perdersi non appena si mettono in fila le sei lettere che compongono la parola Moccia, di cui peraltro già si è discusso tempo fa, il punto è, dicevo, che il successo di una cosa, o il suo insuccesso, sono un segno dei tempi. E se il Jack Frusciante negli anni 90 venne fuori da un Brizzi appena diciannovenne, che nel momento in cui scriveva  le sue righe aveva le mani e gli occhi ancora brucianti delle esperienze vissute da diciassettene, o se anche la Ballestra produsse la Guerra degli Antò a vent’anni, con i protagonisti del romanzo anch’essi appena ventenni, invece Moccia scrittore era autore e regista televisivo e cinematografico trentenne, e praticamente quarantenne al momento della riscrittura del romanzo stesso. Cioè uno che le storie le raccontava già per lavoro. E non storie d’amore, capiamoci. Semplicemente storie, quello che serviva in quel momento. La sceneggiatura de “I ragazzi della terza C”, per esempio.                   

E dunque,  il romanzo giovanilistico di maggior successo degli anni duemila è stato scritto (anzi riscritto, perchè è stato modificato dopo la stesura originale) da uno che poi ha continuato a fare l’autore dei programmi di Bonolis alla tivvù. Negli anni novanta invece le storie venivano fuori da chi ci stava ancora dentro, a quelle storie raccontate, o da chi ne era appena uscito fuori con la testa ancora fumante. Poi noi possiamo anche perdere qualche ora a discutere cosa è cambiato nel mondo adolescenziale fra gli anni novanta e gli anni duemila, ma sta cosa del Raccontare da una parte, e del Farsi Raccontare dall’altra, già da sola rappresenta abbastanza bene – secondo me – questa differenza.           

"Guardando l’azzurro del cielo si capiva che stava tornando primavera?
No, non credo. Però
lui lo capiva. E insomma, vi giuro, qualsiasi immagine
si potesse avere di lui dall’esterno, illo si sentiva
aperto e spontaneo come mai in vita sua."

E.Brizzi, Jack Frusciante è uscito dal gruppo.

mentre siedo in poltrona

Mentre siedo in poltrona, la Meisje – che invece è in piedi – accavalla una gamba e riesce a sedersi anche lei nella stessa poltrona, ma dietro di me. Come due che vanno insieme in motorino, di quei motorini dove la sella è una sola. Mi dice che servirebbe un filo conduttore per trasmettere meglio l’affetto. Io le chiedo se intende qualcosa come quel gioco da bambini del telefono fatto coi bicchieri di plastica collegati con un cordino e lei mi risponde di Sì (ma allora non si giocava solo al Sud, con sta cosa del telefono di bicchieri!) epperò poi penso che il cordino, in quel gioco, per farlo funzionare bene bisognava tenerlo teso, e se ci mettiamo ad usare un cordino così, poi dovremmo stare lontani almeno per la lunghezza del cordino, per mantenerlo teso, altrimenti l’affetto non riuscirebbe a trasferirsi. E allora le propongo come alternativa il tubetto giallo delle tastierine a fiato che si usavano a scuola nell’ora di musica, lei dice che schifo si riempivano di saliva che era uno schifo, ma io sono convinto invece che servirebbero molto meglio lo scopo del cordino.  

Paolo Virzì che si sposa la ventinovenne, aveva un faccione simpatico, adesso mi sta simpatico di meno.   

gli appuntamenti imprescindibili

Gli appuntamenti imprescindibili con la vita di un giovane uomo sono per esempio il diploma, la laurea, il dente del giudizio e cambiare una ruota alla macchina. Io che in questo campo di appuntamenti imprescindibili mi difendo bene, ed ho provato tutto tranne il dente del giudizio, ero quindi pronto per ricevere uno dei rimanenti flagelli imprescindibili della vita di un uomo che ancora non avevo provato. E non sto parlando del dente ma sto parlando invece del computer che ad un certo punto gli viene da morire, e all’improvviso – tu nel frattempo hai la bocca semiaperta che non ci vuoi credere – muore.       

L’area commenti è interdetta a tutti i possessori di Mac che diranno che a loro ste cose non succedono, e non perché queste cose ai Mac invece succedono, ma perchè qui si parla di computer e di sfiga, non di religione. Il fatto che poi io ora riesca a scrivere qualcosa solo grazie ad un Mac gentilmente prestatomi, da’ una misura della mia incoerenza, oppure – volendo vederla sotto una luce tutta positiva – è un accento di oro e di miele sulla mia assoluta incorruttibilità.          

Comunque, il caro Toshibu (la U finale è stata adottata per salentinizzarlo), un anno e qualche mese, mi muore fra le mani verso le dieci di ieri sera. Ma Toshibu, che caz^o mi fai! gli urlo. Grave sgomento e bestemmie rivolto all’albero di natale (da notarsi la sottile blasfemia indiretta).             

Stamattina, mi presento alla clinica dei computer dove una signora rotondissima prima mi chiede informazioni sul mio problema, e poi dopo sette secondi di spiegazioni mi blocca, prende il telefono e chiama Tizio, chiedendo a Tizio di venire. Verrà Tizio a interessarsi del suo caso, mi spiega, e Tizio quando arriva mi mette paura, bruciato com’è sulla faccia (o congelato? o scarnificato?) i denti neri, qualcuno d’oro e forse masticando in quel modo che hanno gli anziani con la dentiera, solo che lui dimostra all’incirca una trentina d’anni. Tizio ascolta la mia storiella aprendo e chiudendo le palpebre spessissimo, come se fossero gli occhi a catturare le parole, e non le orecchie. Tizio fa pause lunghissime fra una domanda e l’altra, e con la penna pare che stia per annotare qualcosa sul modulo con il mio nome, pare, ma invece di scrivere continua a seminare puntini, come se le parole non gli venissero fuori. Prende la rincorsa con la penna e poi arrivato al foglio ricalca un puntino già fatto, oppure ne crea uno nuovo.             

Io adesso ancora non lo so cosa è successo al mio Toshibu: se l’ influenza, danni irreparabili agli organi interni o altro. So solo – e questo è il punto dove volevo arrivare – che quando l’ho visto svenire, nei momenti che precedevano il trapasso, ho seriamente pensato: facciamo che adesso riesco a salvare tutti i dati prima che questo muoia, e giuro che in futuro farò sempre backup regolari delle mie cose, oh ti prego fa che sia così e giuro che sarò regolare e precisino, in futuro, ti prego. Ho pregato. Il computer moriva fra le mie mani, ed io per un istante – è chiaro che secoli di cultura cattolica non si cancellano facilmente – ho fatto qualcosa di non molto diverso dalla promessa di un fioretto alla madonna.

dicono i giornali

Dicono i giornali che 72 infermieri sarebbero stati arrestati perchè sti poveri cristiani avrebbero – e ci sono le prove – comprato il diploma di infermiere. Invece di mettersi da bravi a scuola a studiare, avrebbero comprato sto diploma e cominciato direttamente a lavorare. E tutta sta immensa truffa, che andava avanti dal 1975 (alcuni sono pure andati in pensione, nel frattempo) l’avrebbero scoperta solo perchè un medico un giorno si sarebbe esasperato per l’eccessiva deficienza di un suo infermiere, che forse si era messo a disegnare nature morte con il bisturi sulle panze dei malati. Ora, a parte questo caso singolo di luciditá da parte del medico – che dovrebbe rappresentare la normalitá – di tutti gli altri 71 nessuno se ne è accorto. Questo significa che oggi in teoria potreste prendere un magazziniere dell’esselunga, pettinarlo, lavargli la faccia, vestirlo di camice bianco e infilarlo in una corsia di ospedale, e ci sarebbe una probabilitá pari a 1/72=0,013888 che qualcuno lì nell’ospedale, vedendolo giocare a un due tre stella coi comatosi della rianimazione, si accorga del misfatto. E ovviamente, davanti a tutto sto sfacelo dello 0,013888, la soluzione migliore che viene in mente a quei grossi capoccioni dei procuratori, non è quella di bruciare gli ospedali dove questi lavoravano, nè tantomeno riconvertire quei geniacci dei primari in telefonatori sottopagati da callcenter. No, quelli giustamente se la prendono coi i finti infermieri (dovranno ripagare gli stipendi intascati! urlano con la bava alla bocca) escludendo dalla vendetta solo quelli che hanno cominciato a fottere la sanittá italiana nei lontani anni 70, chè il reato ormai è in prescrizione, quando invece proprio a quelli dovrebbe essere assegnato un premio per averci fatto capire come stanno veramente le cose.   

annaffiare

E ogni tanto mi capita di pensare alla gentilezza ed alla disponibilitá come concetti astratti, e penso che vorrei averceli, questi concetti astratti, inculcati nella mia testa, e che non fossero affatto astratti. Che poi, invece di dire gentilezza e disponibilitá, sarebbe meglio dire bilancio negativo fra dare e avere, ovvero dare piú di quello che si riceve. Non so se riesco a renderlo chiaro, sto concetto del bilancio negativo.

La prima fase – peraltro involontaria – è stata quella di prendere pochissimo, prendere quasi niente, e su questo mi sono spinto anche troppo oltre, sconfinando largamente nell’eremitaggio, soprattutto negli anni passati. Poi è venuta quella di non ritenere scontato nulla di quello che si riceve, e poi dopo tutto questo dovrebbe arrivare la fase in cui si apre il rubinetto – lo si pulisce del calcare accumulato per l’eremitaggio di cui sopra – e si fa uscire piú acqua di quella che entra. Per adesso sto studiando le tubature, sto cercando uno sturalavandini adatto, e sto cercando di convincermi che non è importante dove e su chi si spruzza, l’importante è spruzzare. Annaffiare, che poi tanto qualcosa cresce.

La fase ancora ulteriore – quasi fantascienza, a sto punto – sarebbe quella di annaffiare, anche sapendo che non cresce nulla. Farlo per il gusto di annaffiare. Il giardinere ispirato e benevolo. Ma non montiamoci troppo la testa.

certe volte succede di dimenticare

Certe volte succede di dimenticare i motivi per cui ho messo su ste pagine di blogghe, ovvero i princìpi fondanti che in teoria dovrebbero ricordarmi in ogni momento perchè e percosa continuo, e perchè e percosa in teoria sarebbe meglio continuare piuttosto che No. Per esempio scrivere come prendere appunti, che magari un giorno potresti aver voglia di rivangare.

Per esempio ieri alla Meisje le ho detto; alla cena coi i tuoi colleghi Sì ci vengo, però che palle.

La sua posizione invece era più o meno la seguente: ma come che palle, da te mi aspettavo – nel peggiore dei casi – di fronte ad un avvenimento del genere, la neutralità, non la negatività. Io le ho risposto altro che neutralità, non mi va di fingermi conversatore di argomenti che non mi interessano, conoscendo le persone, però siccome credo sia giusto farlo, lo faccio.

Lei ribatte (intanto io sbaglio strada per lo sforzo di raccogliere le idee) non voglio costringerti a fare cose che non vuoi fare. Preferisco che tu non venga. Guarda davvero giuro, preferisco. Io le dico, non sei tu che mi costringi, sono io che mi costringo, ne convieni? A questo punto non ricordo più la sua risposta, ma sicuramente abbiamo ricominciato tutto il discorso dall’inizio (nel frattempo ho trovato parcheggio) e la conclusione è stata: ci sarei venuto senza fare troppe storie – ci avevo solo infilato un ChePalle fra le righe – però adesso non solo dovrei fingermi il conversatore che non sono, riempire gli eventuali spazi di silenzio durante la serata o sentirmi in colpa o in ansia perchè non riesco prontamente a riempirli, ma dovrei anche fingere con te che non mi sto facendo due palle, ma anzi sto proprio bene, anzi facciamolo più spesso. Stando così le cose, sarei venuto, ma non ci vengo. Anzi sai cosa? Mi compro due pizze surgelate per stasera. E allora io non ti dico come si usa il microonde in funzione grill, dice lei. E se le compri, è finita. Dai, comprale che è finita. Vuoi vedere? Comprale.

Tra parentesi, vivere in un paese straniero, vuol dire che ti puoi mettere a fare ste scenette in mezzo alla gente, pronunciare assurdità, mettere in atto finte tragedie fra gli scaffali del supermercato, e nessuno capisce nulla, anzi una vecchina in un pub (poco prima) ci ha guardato sorridendo per tutto il tempo, certamente non capendo nulla, o forse pochissimo, di quello che nel frattempo veniva detto.

il Cuggino Rasta, sempre lui

Il Cuggino Rasta – per i pochi che ancora non sanno chi sia, leggere per esempio qui oppure qui – in preda ad una crisi dei trent’anni anticipata, qualche mese fa molla tutto, lavoro, famiglia e innumerevoli amanti, e scappa a Londra in compagnia di mio fratello Il Piccolo. Io seguo le loro gesta da lontano – neanche tanto lontano – e mi impedisco di scriverne, solo che poi come al solito la tentazione diventa troppo grande, mi arrendo e ne scrivo. 

Il Cuggino Rasta e mio fratello Il Piccolo sono a Londra, se chiedi perchè sono a Londra ti dicono che ci sono andati per imparare (per l’ennesima volta) l’inglese. Il Cuggino Rasta specifica però che lui l’inglese già lo conosce abbastanza bene, e che a Londra più che altro ci è andato per un «perfezionamento». Anche se poi, prima di andare ad una prova di lavoro, mi chiede via Skype se «unpaid trial» significa che la prova di lavoro te la pagano dopo. Il fratello Il Piccolo, invece, quanto ad inglese è fermo al livello di “noio vulevon savuàr” di Totò. 

I due avvocati (perchè sono entrambi sono avvocati, capiamoci) a Londra trovano ospitalità nella casa superlusso dell’amica di un’amica del Cuggino, una casa che è  parte dell’eredità degli Onassis, confinante con un punto vendita di D&G e vicini di Flavio Briatore. Il Cuggino ha detto che secondo lui la casa potrebbe valere qualcosa come quattro miliardi. Nel frattempo però, i due sono senza lavoro, e in mancanza di soldi non escono quasi mai di casa, consumano un solo pasto al giorno e si cibano prevalentemente di patate e fagioli. Il Piccolo riesce a trovare lavoro come sguattero in un ristorante, dopo due giorni però, forse per l’eccessiva lentezza, viene licenziato. Il Cuggino rifiuta un’offerta di lavoro come modello – dobbiamo ricordarci che il Cuggino è bellissimo, affascinantissimo, e già tempo fa rifiutò un provino come VJ a Mtv – sostiene un colloquio per fare il rappresentante di carne nei ristoranti e il receptionist in un’ambasciata, ma alla fine resta comunque senza far nulla. A questo punto il vortice casa lussuosissima/mancanza di soldi/inglese stentato costringono i due avvocati a trascorrere sempre più tempo chiusi in casa. La prima conseguenza è che il Cuggino, instancabile cacciatore di ragazzine in ogni parte del mondo, resta privo della sua occupazione principale per oltre un mese (“un mese e mezzo” arriva addirittura a dichiarare oggi pomeriggio). Con la consapevolezza della propria condizione attuale il Cuggino rivaluta mentalmente la sua vita in Italia, molto più semplice e agiata, ma cerca anche di collegare le sue sventure professionali con la crisi mondiale dei crediti e i tonfi di Wall Street. Ciò nonostante, l’altra sera racimola 3 sterline e novantanove centesimi (in seguito affermerà: ma ti rendi conto? Tre e novantanove?!?) e acquista numero tre preservativi con l’intento di inseguire certi suoi piani di gloria. Con piccole pacche sulla tasca del giubbotto, dove tiene nascosti i suoi oggettini, il nostro eroe affermerà in metropolitana ( e ci sono testimoni):  

« Adesso mi sento più sicuro. Ecco: adesso questa città mi fa meno paura. »

È  chiaro che siamo di fronte ad un genio dei nostri tempi. Il piano va a vuoto ma lui non si abbatte, non perde la speranza e racconta che presto farà un certo viaggio in un certo Paese, e lì avrà modo di rifarsi di tutte le sventure appena trascorse.

A questo punto, si viene a sapere che una sua VecchiaFiamma andrà a Londra a trovarlo fra qualche giorno. Il Cuggino ha già affermato che, per la sua salute mentale, dovrebbe evitare qualsiasi contatto con questa persona, ed è anche il consiglio che gli stato dato più volte. Ora però le condizioni sono tali – non so se mi spiego – che il pericolo di un «incontro ravvicinato» con la VecchiaFiamma, sebbene dannossissimo per entrambi, possa comunque avvenire. Qui si fa il tifo per il No, ma si ha paura che invece sia Sì. Qui si fa il tifo per il No, perchè si vuole pensare ad un Cuggino capace di autocontrollo e analisi del rischio di medio-lungo termine. Un Cuggino che finalmente diventa persona adulta. Le previsioni di tutti gli esperti della materia “Cuggino” sono pessimistiche. Sapendo di diventare nuovamente protagonista di una pagina su questo blogghe,il nostro eroe ha dichiarato: 

«Lasciatemi stare che devo costruirmi una vita sentimentale seria, e con il vostro aiuto non riuscirò a farlo.» 

Per il resto, se qualcuno si trova da quelle parti, e volesse incontrare il Cuggino e il Piccolo, offrire loro un pasto caldo, può mettersi in contatto con me. Se lo si distrae in qualche modo, forse si potrà scongiurare anche l’inevitabile. Se invece siete lontani, ma avete anche voi avuto esperienze di VecchieFiamme portatrici di danni, di problematiche Minestre Riscaldate, proponete qui qualche motivazione che riesca a convincere il Cuggino a fare il bravo. L’idea è quella di compilare una lista da stampare e dare al Cuggino, sperando che funzioni.  Ma le previsioni, come detto, sono pessimistiche.