scorgo da lontano oppure da vicino

Scorgo da lontano oppure da vicino esseri femminili che paiono interessantissimi e allora mi chiedo: non fossi io a girarci lontano, non fossero loro che pensano ad altro, cosa succederebbe? Mi troverei in una situazione pregna di conseguenze a lunghissimo termine, ecco cosa succederebbe.

 

Se gli sguardi e le intenzioni si incrociassero, ti rendi conto delle conseguenze a lunghissimo termine? E' come trovarsi sull'orlo di un burrone. Non è né bello né brutto (si spera bello però non sai mai) ma comunque è un burrone. Con potenziali conseguenze a lunghissimo termine.

 

Conosco Andima dal vivo, e mi annoto i suoi occhi allegri da italiano in gita – mai citazione fu più citazionata da me. Lui è persona con moltissime cose da dire, e di sti tempi e a ste latitudini, è cosa preziosa. Mi racconta anche di siliconi da spargere attorno al box della doccia prima che torni la sua ragazza.

 

Sei mesi fa ero altrove e non sapevo che sarei arrivato qui. Dove ho una vita smozzicata ma che comunque è una vita. Otto mesi fa mi immaginavo una vita in altri posti. Dunque è un esistenza piena di burroni. Da un momento all'altro ci cadi dentro e cambia tutto. Quello che ho – e quello che non ho – potrebbe cambiare da un momento all'altro. Potrei ritrovarmi fra tre mesi a parlare di siliconi da spargere sul box della doccia? Potrei, come No. Quando me ne rendo conto, inspiro l'aria che mi circonda, quest'aria provvisoria che mi circonda, e penso che va bene tutto.

 

Va davvero bene tutto. 

 

 

Ma di cosa lo condivo questo mio periodo di adattamenti a questa nuova vita smozzicata? Me stesso che mi leggi fra chissà quanti anni, ricorderai certamente che questi giorni di annusamenti fra te e Brùsselle erano conditi dai The Pains of Being Pure at Heart. Finalmente è uscito il secondo alburm, ma tu in quei giorni hai consumato soprattutto il primo fino all'estremo. Poi quando hai dovuto scriverne un post, hai preferito mettere il video di un pezzo che non è né nel primo né nel secondo album, ma nel mezzo, singolo orfano di tutto. Lo hai scelto per il video, per quella scena di due secondi del piccione che insegue l'altro piccione.

 

nono lo sai neanche tu/ma di certo si può/fare di più

Jovanotti e altri 56 cantanti si mettono tutti assieme e cantano la canzone che deve secondo loro raccogliere con le vendite due milioni di euro per l’Abruzzo eccetera eccetera. Va benissimo. Però sarebbe stato bello se avessero anche detto: raccogliamo due milioni di euro con le vendite, ma Caso Mai non dovessimo arrivarci, ai due milioni di euri – per esempio che ne so, arriviamo a trentasettemilaquattordici euri – la differenza ce la mettiamo noi, diviso 56. Anche perchè adesso si sa come va: conferenze stampa, articoli di giornale e passaggi in radio. Mica schiaffi sul naso, sudore e lacrime. Io comunque sono molto molto vecchio, se sono ancora vivo il giorno che i Sud Sound System fanno un disco con Laura Pausini e Roberto Vecchioni.

invece di lavorare

A leggere le indiscrezioni sulla canzone di Povia (il gay che si è sbagliato, che scopre che invece non è gay) ti verrebbe da dare uno spintone sulla spalla di Povia e dirgli qualcosa come «ma come caz*o ti viene in mente, Povia, di uscirtene con una cosa del genere? », oppure una smanacciata sul naso, o un dito nelle orecchie, ma poi comunque ti fermeresti lì, quando vieni a sapere che lui parla per sé e non a nome di qualcun’altro (è sposato in Comune, e le figlie non sono nemmeno battezzate). Quindi questo ti verrebbe da fare: uno spintone, come a dirgli, ma vai a cagare, Povia, va’, te e i tuoi piccioni. Dopodiché però, quando vieni a sapere che il parlamentare europeo Agnoletto ha deciso di presentare una interrogazione parlamentare urgente alla Commissione Europea per discutere di questa canzone, ti verrebbe invece da andare da Agnoletto e spianarli il cranio pelato con la grattugia, altro che Povia.


sarà pure vero

Sarà pure vero che fatti non fummo per viver come bruti, però l’altro giorno mi sono accorto di ricordare per intero addirittura la terza strofa di Sei Un Mito degli 883, e la Signorina ieri sul divano sciorinava con grande sicurezza tutta la sigla di Willy il Principe di Bel Air, mentre invece i sistemi di advanced drug delivery or ora studiati sul libro, sono stati già dimenticati.

Io non posso pensare che, qualsiasi cosa ho fatto negli ultimi quindici anni, i posti che ho visto, le persone che ho conosciuto, la laurea, le influenze, le scarpe che si rompono, la patente e le torri gemelle, le ho fatte portandomi nella testa una porzioncina di cervello stabilmente occupata dalle parole «quasi esplodo quando mi dici Dai/vieni su da me che tanto non ci sono i miei».

Disclaimer: questo blog appoggia tantissimo,
ma davvero tantissimo e senza scherzi,
la figura di Mauro Repetto
.

la parabola

Un ominide del ventunesimo secolo che dopo anni di ignobile pirataggio musicale, decidesse magari un bel giorno di comprare musica da internet – spronato alla legalità dall’esistenza di uno stipendio fisso – questo stesso ominide del ventunesimo secolo quel giorno scoprirebbe che la musica da internet la può comprare – per esempio da quella cosa chiamata Itunes – epperò una volta acquistata, la musica stessa a causa di restrizioni legali e cavilli protettivi complicatissimi, resterebbe solo attaccata al computer da cui è stata presa, e non trasportata in giro, a meno di laboriose operazioni di copia e incolla.  

Lo stesso ominide in pigiama, conscio della situazione, la sera prima di andare a dormire aprirebbe il cancello del recinto dove è tenuto chiuso il fido muletto, e lo lascerebbe andare in giro per tutta la notte. Alla mattina seguente, l’ominide del ventunesimo secolo, dopo aver speso soldi invano a comprare file legali scomodissimi, scoprirebbe copie degli stessi file (stavolta comodissimi) incollati alla criniera del fido mulo, che così potrebbe tornare felice trottorellante nel suo recinto.

Illustrazione esplicativa.

dicono di lui

Cesare Cremonini l’ho scoperto davvero durante il mio periodo di eremitaggio a Colonia. Le canzoni di Maggese mi hanno accompagnato in auto durante i tragitti nel mezzo della pianura del Nord Reno Westfalia, luoghi tetri e ventosi che ci vuole poco a sentirsi una cacca chiusa nelle tubature, un’atmosfera che si legava bene con certe depressioni delle sue canzoni.      

Ecco, il nuovo singolo pare essere all’altezza delle cose precedenti. Il punto è che il contesto della musica italiana è talmente tetro che cose così semplici e oneste si innalzano di molto. Per dire, ieri sul muletto premendo la parola discografia mi è venuto fuori un archivo intitolato “Mondomarcio Discografia completa.”. Allora niente, tutto questo per dire che sono contento che ci sia un nuovo disco del Cesare, che la canzone pare passabile, che il video è mediocre e patinato e scontato, che non si capisce come mai Ballo non si sia ancora tagliato quella muffa che c’ha in testa, come d’autunno sull’alberi le foglie.

grazie a dio l'avvento della tecnologia

Grazie a Dio l’avvento della tecnologia non significa soltanto facebook e twitter (ho gia’ detto di come considero Twitter una perversione da curare con farmaci potentissimi? No?) ma per fortuna ci sono anche altre cose che facilitano il tuo modo di vivere, senza stravolgerlo eccessivamente. Cose che se fossero uscite fuori nel 1990 ti avrebbero fatto contento come oggi. Per esempio stamattina mi sono abbandonato alle radio online gestite dagli studenti delle universitá britanniche. Si possono ascoltare facilmente con Itunes (Radio –>College Radio –> poi scegli quella che vuoi). Consiglio in particolare le radio degli studenti di Edinburgh. Loro dicono Edinbráh, e non disturbano quasi mai con le parole. Anche quelli della Penn State University sono bravi. Se poi teniamo bene a mente cosa riescono a combinare con la radio online certe presunte blogstar italiane, allora si percepisce tutta la qualitá di questa offerta. 

Questa la mandavano poco fa i ragazzi di Edinbráh. Va ascoltata coi capelli bagnati appena usciti dalla doccia. 

avendoci solo raiuno a disposizione, sanremo

Quanto mi sta simpatico sto ragazzo, quando canta stonato Oh! Voglio una vita tranquilla LaLaLa, perchè da quando sono nato/che son spericolato OH! In particolare mi piace quando fa OH! e LaLaLa. E poi pazienza che è stonato, che a forza di cantanti perfetti ti dimentichi pure che sono degli esseri umani.

 

Update: nei commenti esce fuori spesso il nome del grande carciofo Fabrizio Moro. C’è poco da dire su di lui, quest’anno. Canzone sufficiente, uno stile troppo sfacciatamente Vasco. Se la scopiazzatura non è reato, allora va benissimo così.  Piuttosto, il premio Banalità di quest’anno – che l’anno scorso andò al Carciofo – va a ad una nuova giovane promessa (speriamo di No) della musica italiana. Io ancora mi chiedo come sia possibile arrivare a scrivere cose del genere. Sulla musica lasciamo pedere, c’è poco da dire, è una questione di gusti. Parliamo dei testi, perchè la Banalità è un concetto universale. Sono fuori gara tutti i testi che parlano di amore, perchè tanto sono tutti allo stesso livello, e una volta che ti metti a scrivere di Sensazioni, Occhi, Labbra, Battito del Mio Cuore finisce che si assomigliano tutti. Non puoi dire nulla, alzi le braccia e ti arrendi.

Il testo Banalità del 2008 va a quel fungo di Valerio Sanzotta, autore di un classico pezzo compilation (anche il nostro Carciofo Moro è bravissimo nei pezzi compilation) cioè uno di quei pezzi dove copi un po’ di qua e un po’ di là. Questo genio crea una accozzaglia di De Andrè,Guccini, De Gregori, Bob Dylan e qualcos’altro che non mi viene in mente. Il povero Sanzotta, essendo troppo giovane per affrontare con cognizione di causa le tematiche degli artisti a cui si ispira, crea un minestrone iperconcentrato e ci mette dentro di tutto, l’intera storia d’Italia degli ultimi cinquant’anni.  Qui il video. Ma noi non lo ricorderemo solo per questo. Rimarrà nei nostri cuori per gli stupendi versi che recitano: 

tra la luce che barbaglia e la casa che bisbiglia 
un sogno scolorava tra le ciglia
   

Io barbaglio di rabbia, ma cerco di non darlo a vedere. Lo stereotipo del giovane impegnato che si indigna con il libro di storia aperto sulla scrivania. Una menzione speciale anche a quei bravi ragazzi che si fanno chiamare “La Scelta” che avranno buone dosi del mio astio solo per il fatto di essersi presentati sul palco con un bongo a tracolla non amplificato, tanto per fare scena. L’apoteosi della Banalità Peace&Love viene raggiunta con i versi:

La foto di una nuova realtà 
Immagine del nostro tempo 
Un’onda che mi cambierà… dentro  
E mi sento un africano metropolitano 
Con gli occhi da orientale  
E il cuore di chi sa che andrà lontano 
La mia casa è un altopiano al centro di Milano
(…)
Io mi sento umano…io mi sento umano 
E guarderemo da lontano quello che eravamo 
Con la semplicità andremo via tenendoci per mano…
 

Il tentativo tristissimo di ossimoro con “africano metropolitano” nasconde il pregiudizio sciagurato che gli africani siano ancora tutti in capanne di paglia e fango, oppure vogliono davvero ispirarsi ad un cittadino di Johannesburg? Mistero. Resta comunque un temino delle scuole medie, di quelli che la maestra ti impone dopo aver fatto vedere un documentario dell’Unicef coi bambini che fanno il girotondo.

che poi a proposito

Che poi a proposito di musica, in questo palazzone dove mi trovo attualmente – di cui ho parlato quasi per nulla perchè tra poco vado via – la connessione internet via cavo è in comune a tutti gli altri inquilini, e questo fatto crea una comunicazione fra le librerie Itunes di tutti i personaggi che hanno il computer acceso in quel momento. Quindi in pratica tutti possono ascoltare la musica di tutti: sta cosa mi permette di mettere su certi b-side di Britney Spears mentre cucino che non si può avere idea, e che mai avrei pensato di poter osare in vita mia.  

Il pavone ieri ha aperto il ventaglio della sua immensa coda, e tutti abbiamo pensato che la primavera sta per arrivare. Perchè, insomma, il corteggiamento, la primavera, ste cose vanno insieme, no? Solo che poi si è scoperto che il pavone in verità stava corteggiando il lavavetri magrebino che era lì in giardino, che a sua volta se la tirava non poco.

volevasi segnalare

Sì, sì, bello l’ultimo disco di Lorenzo. Solo, volevo dire, il singolo che va in giro in questi giorni, con quel ritornello pieno di S zeppolate alla Muccino prima maniera, non fa un po’ troppo Povia? No? Lo ascolti sovrappensiero e ti aspetti che da un momento all’altro ti parta un bambino che fa Oh, Che Meraviglia Che Meraviglia.

la prassi ogni mattina

La prassi ogni mattina è uscire di casa che il cielo è ancora tutto nero, e poi fare la mia mezzora di strada cantando le canzoni dei Travis con ampi sbracciamenti che prontamente si interrompono ai semafori per timore del giudizio altrui. Certe mattine poi giungo al lavoro che ho un calamento di palpebra coatto, un fenomeno così coatto e irresistibile, una cosa che non ci posso fare nulla ma sento la palpebra che mi scende e vorrei avere a disposizione quello strumentino perverso di Arancia Meccanica che ti tiene gli occhi aperti contro la tua volontà.

Questo problema della palpebra che crolla possiamo pure scherzarci sopra ma di fatto è un problema serissimo, anche se limitato alla prima ora, ora e mezza della giornata. Ci sono mattine che arrivo con certe palpebre di due chili l’una e vengo messo al centro di discussioni interessantissime su cose incomprensibili tipo il documento che si è perso, la firma che manca. Io davvero ci metto tutto l’impegno che posso, mi mordo la lingua per stare sveglio, mi do pizzicotti fortissimi sulle cosce.  Che poi il problema non è tanto stare sveglio, il problema vero sarebbero le palpebre, perchè a restare sveglio io sarei pure capace. Il problema sono le palpebre da due chili l’una: se non fosse scandaloso mi piacerebbe davvero poter seguire tutte queste interessanti discussioni con gli occhi chiusi facendo Sì Sì con la testa, come fanno certi preti quando ascoltano le confessioni dei fedeli. Sì Sì, certo certo. Sì Sì. Il problema poi è che a fare la faccia interessata e rilassata, diventa più difficile tenere le palpebre sollevate. Il problema è che mi trovo costretto a fare delle facce preoccupate, perplesse, una di quelle facce che devi aggrottare la fronte, perchè ho scoperto che in questo modo ci sono una serie di muscoli facciali in contrazione che ti permettono di tenere la palpebra sollevata come un impalcatura.  

Vabbè.
Poi cos’altro.

Non voglio che cade il governo.

Billigiò mi informa di un nostro conoscente che è entrato nella casa del grande fratello.

Poco fa al supermercato ho incontrato il sosia di Benicio del Toro e uno squatter scalzo e in cannottiera con la cresta fucsia. Io ho comprato le patate già tagliate per il forno e una cosa melmosa e gialla che non so cosa sia. L’attuale politica nel fare la spesa è questa: mi permetto un venti percento di sperimentazione sul totale e poi come va, va.

Speriamo che va.

Che poi mi chiedo se i preti che parlano con gli occhi chiusi gli ho incontrati solo io o se è un fenomeno comune.

Speriamo che va.

anch’io con te, insieme a me, e tu con me

I miei personali complimenti all’ultimo singolo di eros ramazzotti in duetto con nientepopodimenochè ricky martin. Il pezzo si chiama “Non siamo soli” e ad un certo momento uno arriva addirittura a chiedersi se non l’abbia scritto il carciofo Fabrizio Moro. I gusti sono gusti, e qui non si discute di gusti, che per carità in giro c’è gente che ama nutrirsi di escrementi e farsi calpestare dai cavalli in corsa. I gusti sono gusti, e qua non giudichiamo i gusti, ci mancherebbe altro. Quello che mi chiedo è se alla fine del 2007 non sia ben chiaro alla popolazione mondiale il concetto di retorica buonista. Voglio dire, se per caso io sottoscritto che sono un Pinco Pallino qualunque una mattina mi svegliassi e mi mettessi a scrivere su ste misere pagine che L’Amore Vince Sempre e La Risposta ai Tuoi Interrogativi è In Fondo al Tuo Cuore, credo che sarebbe abbastanza chiaro che sto facendo della retorica cippa lippa, che sto menando parole omogeneizzate al vento. Che il problema non è la sostanza – L’Amore Vince Sempre? Risposta:  ma che ne so: può anche darsi, non lo escludo a priori – ma bensì qui si discute semplicemente di forma. Perchè alla fine del 2007 dovrebbe essere chiaro qual’è la forma con cui esprimere dei concetti pure semplici semplici per non farli apparire banalotti e scialbi. Uno pensa che alla fine del 2007 queste cose dovrebbero essere chiare a tutti, poi ascolti ste canzoni dove – e pesco a caso che il testo meriterebbe di essere citato per intero – si arriva addirittura a dichiarare che:

Eros: Supera i confini, non conosce geografia l’emozione che ci unisce in una grande idea
Ricky: Oltre le distanze noi non siamo soli, sempre in cerca della verità
Eros: Anime viaggianti, cuori prigionieri, con la stessa idea di libertà. Un altro mondo possibile c’è e lo sto cercando insieme a te
Eros: Anch’io con te

Ricky: Insieme a me
Eros: E tu con me…


Che uno potrebbe obiettare, questo è soltanto misero pop, cosa ti aspetti dal pop? Ma io dico, per la miseria, in giro pure Tiziano Ferro riesce a fare di meglio, ma pure Nek, se vogliamo, fa la sua porca figura (“se vuoi ci amiamo adesso, se vuoi, però non è lo stesso…” che può tornare utile come simpatica scusante, alle volte), ma pure Paola e Chiara, guarda, a sto punto.