Si si bravi, comprate le zucche, mettete le zucche in vetrina, e i cioccolatini con la carta arancione, comprate pure quelli. E certi manichini con il cranio a forma di zucca nei negozi griffati avvolti da ragnatele, come sono adeguati, come sembrano la cosa giusta al momento giusto. Bravissime, accattatevi i cappelli da strega e andate in giro a fare buuu, come siete brave. Come vi hanno insegnato sui banchi delle scuole medie per il compito in classe, non bisogna mai uscire fuori tema, si deve sempre rispettare la traccia che vi è stata assegnata da chi ne sa più di voi.
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Buuuuu, che paura.
Archivio mensile:ottobre 2007
ieri, l'altroieri e l'altroaltroieri
Una festa di laurea come ricevimento di un matrimonio, con tavoli separati e rotondi che ospitavano gli invitati divisi per gruppi tematici. Che ste occasioni sai già che non ti piacciono, che non sei abituato a star seduto e a fare attenzione per evitare gli schizzi dal piatto alla tua camicia bianca, stirata per l’occasione solo sul davanti. Sai già che non ti piacciono –ste situazioni – ma sai pure che ci devi essere, che è meglio così, perchè vuoi tanto bene alla festeggiata e per non uscire troppo fuori dalla realtà delle cose.
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Poco lontano dal tuo tavolo c’è una coppia impegnata in una cena romantica, lui è grosso e tenebroso e con un broncio di default, lei è spigliata e teatrale e sfoggia una serie incessante di facce stupita/divertita/ammaliata/stupita/divertita/incuriosita che ti viene da pensare che il tenebroso sia davvero un gran simpaticone, solo che poi ti accorgi che lui rimane zitto quasi tutto il tempo, mentre lei parla parla e poi condisce le sue domande con le sue facce come fossero risposte, visto che le risposte non ci sono o che le risposte sono grugniti di default. Forse sono al primo appuntamento e lei cerca di piacere a lui, forse l’ha fatta grossa e cerca di farsi perdonare facendo le fusa come una gattina. A te viene solo in mente il sorriso plastificato di Annette Bening in American Beauty.
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Al tuo tavolo amici vecchi e cari, e tra loro anche exragazza con suo uomo, che tu ricordavi come un sempliciotto e svanito al pari di lei, e pensavi pure di essere stato crudele in questo giudizio, ma ad averli di fronte e sentirli produrre certe sintassi avvilenti sia nella forma che nella sostanza, scopri poi andando via che il giudizio più tagliente non era neanche stato il tuo, e che tutti abbiamo fatto cose nel passato di cui non riusciamo a darci una spiegazione. E pensi che forse la Fisiognomica dovrebbe essere elevata al rango di scienza esatta, porca miseria, ma questa forse la capisci soltanto tu.
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E poi torni a Bologna, e di corsa fai la valigia e prendi il treno per andare a trovare la Principessa, e lei ti trascina a vedere Ratatouille mentre tu fai finta di andarci solo per farla contenta. Tu nel buio del cinema protesti che i topi non parlano e non sanno neanche costruire le barche figuriamoci cucinare, e lo fai solo per farle un dispetto e per farla sorridere, e ci sono questi attimi che già sono belli da soli, se poi ci aggiungi tutto quello che hai visto nei giorni precedenti finisce che ti senti così fortunato che non sapresti da dove cominciare a spiegare.
qui
qui si parte per una trasferta di ventiquattro ore a Pisa, causa invito a festa di Laurea di vecchia compagna di scuola. Prevedendo l’elevata percentuale di fighettismo fra gli invitati, e notando il cielo plumbeo che continua a sputare pioggia, so già che – male che vada – mi divertirò ad osservare le ragazze bomboniere che si innervosiscono per la messa in piega rovinata. Da parte mia, mi dichiaro colpevole di una camicia bianca stirata alle dieci di mattina.
anch’io con te, insieme a me, e tu con me
I miei personali complimenti all’ultimo singolo di eros ramazzotti in duetto con nientepopodimenochè ricky martin. Il pezzo si chiama “Non siamo soli” e ad un certo momento uno arriva addirittura a chiedersi se non l’abbia scritto il carciofo Fabrizio Moro. I gusti sono gusti, e qui non si discute di gusti, che per carità in giro c’è gente che ama nutrirsi di escrementi e farsi calpestare dai cavalli in corsa. I gusti sono gusti, e qua non giudichiamo i gusti, ci mancherebbe altro. Quello che mi chiedo è se alla fine del 2007 non sia ben chiaro alla popolazione mondiale il concetto di retorica buonista. Voglio dire, se per caso io sottoscritto che sono un Pinco Pallino qualunque una mattina mi svegliassi e mi mettessi a scrivere su ste misere pagine che L’Amore Vince Sempre e La Risposta ai Tuoi Interrogativi è In Fondo al Tuo Cuore, credo che sarebbe abbastanza chiaro che sto facendo della retorica cippa lippa, che sto menando parole omogeneizzate al vento. Che il problema non è la sostanza – L’Amore Vince Sempre? Risposta: ma che ne so: può anche darsi, non lo escludo a priori – ma bensì qui si discute semplicemente di forma. Perchè alla fine del 2007 dovrebbe essere chiaro qual’è la forma con cui esprimere dei concetti pure semplici semplici per non farli apparire banalotti e scialbi. Uno pensa che alla fine del 2007 queste cose dovrebbero essere chiare a tutti, poi ascolti ste canzoni dove – e pesco a caso che il testo meriterebbe di essere citato per intero – si arriva addirittura a dichiarare che:
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Eros: Supera i confini, non conosce geografia l’emozione che ci unisce in una grande idea
Ricky: Oltre le distanze noi non siamo soli, sempre in cerca della verità
Eros: Anime viaggianti, cuori prigionieri, con la stessa idea di libertà. Un altro mondo possibile c’è e lo sto cercando insieme a te
Eros: Anch’io con te
Ricky: Insieme a me
Eros: E tu con me…
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Che uno potrebbe obiettare, questo è soltanto misero pop, cosa ti aspetti dal pop? Ma io dico, per la miseria, in giro pure Tiziano Ferro riesce a fare di meglio, ma pure Nek, se vogliamo, fa la sua porca figura (“se vuoi ci amiamo adesso, se vuoi, però non è lo stesso…” che può tornare utile come simpatica scusante, alle volte), ma pure Paola e Chiara, guarda, a sto punto.
no guardi dottore, i cani sono più intelligenti delle persone, lo sa?
Signoramia, sicuro che lo sappiamo. Certe volte gli manca solo la parola. Certe altre volte, gli manca il senso della realtà.
oggi la mia prima
Oggi la mia prima carta d’identità con il titolo Comune di Bologna. Sulla vecchia carta avevo una foto orrenda di me sudato al sole di agosto, dopo una corsa dal fotografo per le fototessere da fare in fretta; il giorno sarei partito per la mia seconda estate londinese. Ero giovane e sudato, un sorriso incerto da rettile, una maglietta aperta sul davanti e una valigia da fare che mi attendeva a casa. La foto di oggi – invece – l’impiegato gay dello studio fotografico ha voluto ritoccarla col photoshop senza avvertirmi di nulla. Ha smussato via le occhiaie e fatto brillare gli occhi. Ha preso il colore dalle guance e me lo ha spalmato sotto i globi oculari. Sono più giovane oggi di allora. Sono innocente e luccicoso. Sono un modello del postalmarket.
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Oggi telefonata fin su in un posto tanto tanto a Nord, a contrattare cose e progetti che per adesso qui non se ne parla. Io che contratto il mio futuro in un call center pachistano con un sottofondo di musica orientale tutta pifferi e lamenti strascicati. Sto accumulando troppe cose da raccontare ai nipoti, per la miseria.
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Oggi il mio lavoro da cartolinaio mi ha portato in un luogo per le strade di Bologna chiamato Scuola di Musical: in pratica ragazzi e ragazze che ballano e cantano e fanno piroette dalla mattina alla sera. Fuori nel mondo cercano tornitori e sistemisti, tecnici radiologi e agenti di commercio, e quelli fanno le piroette ed i gorgheggi. Fanno il musical. Ragazzetti che a volte non c’hanno manco il fisico, che sarai pure bravo ma se non c’hai il fisico dove vuoi andare a fare il musical, mi chiedo. La parte razionale di me pensava Ognuno è Libero di Fare Quello Che Vuole, la parte profonda e sincera recitava profondamente come una macumba crudele MariaDeFilippi MariaDeFilippi MariaDeFilippi E’ TuttaColpaTua.
bamboccione in senso orario
La scatola televisiva parla di bamboccioni, a me piace tanto sta definizione di bamboccione. Sta definizione che me la sento proprio addosso, anche se qua adesso si discute se considerarla un’offesa oppure no, a me non pare per niente un’offesa. Sta definizione che c’ha solo il problema di finire in –One, e io non sono abbastanza grasso per sentirmi un –One, mi sentirei più a mio agio in qualcosa come Bamboccino o Bamboccetto. Però forse sono troppo alto per farmi chiamare Bambocetto, credo che nessuno sopra il metro e ottanta possa farsi accollare qualcosa come Bamboccetto. Credo che mi sentirei più a mio agio in un Bamboccello, che mi fa rima con Fuscello, con Baccello, Fusillo. Qualcosa del genere.
E’ tutto il giorno che penso a sta cosa della ballerina pubblicata oggi da Dave. Sta ballerina che se la vedi girare in senso orario vuol dire che hai la parte del cervello destro che predomina sul sinistro e viceversa. Nonostante i miei sforzi, la vedo solo in senso orario. Ho avuto un paio di secondi di senso antiorario e poi niente più. Ma diamine Bamboccello, il cervello destro è quello dell’Immaginazione, della Filosofia, degli Impetuosi e della Fantasia, e tu invece si suppone che sei uno scienziato. Ma diamine Bamboccello, cosa mi combini.
molto bello
Molto bello fare lo schiavo di notte in un centro commerciale, molto bello, davvero. Ravanare fra gli scatoli di calzini per bimbi “da sei mesi ad un anno” per sette ore consecutive, tornare a casa che sono le cinque di mattina. Molto belli i centri commerciali, sono proprio dei luoghi finissimi, con queste finte palme altissime posizionate al centro di piazzette lastricate col marmo lucido, con automobili fresche di concessionaria piazzate a caso lungo i percorsi, e i clienti dai capelli ingelatinati che sbavano sbriciando attraverso i finestrini. E certi armadi che passeggiano tenendo per mano giovani femmine taccute e pericolanti, masticando chewing gum coi perizomi che sbucano dal bordo dei jeans, mentre indicano attraverso le vetrine certi prodotti griffati che non cito.
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Sulla notte trascorsa in quel luogo, poco da dire. I miei colleghi erano un orso Baloo scienziato politico laureato dieci anni fa, un tizio smilzo e tabagista, una muflona femmina taciturna e scura. Il capo, un milanese che mi ha fatto capire che se voglio anche io posso sembrare milanese, dicendo cose del tipo PrAndi La MaGliAtta, Passami La PinzAtta, Portami La MacchinAtta.
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Tutta una serie di incentivi alla tristezza che non hanno avuto alcun effetto. Ormai qui scivola tutto addosso come se fosse niente. E’ tutta acqua fresca e polvere sollevata dal vento.
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Tutto scivola via, perfino Bill Corgan che dalle casse gracchianti del negozio canta We Must Never Be Apart mentre faccio il conto delle gonnelline per bambina appese davanti a me. Che voglio vedervi a voi, al momento dell’assolo di sta canzone, a contare gonnelline nella notte a cento chilometri dal letto.
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Anche i romanzi di Bukowski erano pieni di esperienze lavorative grame con chiari riferimenti autobiografici, però se poi non arrivano pubblicazioni e fama internazionale a pareggiare i conti, ecco, non ne vale la pena.
domani sera ci sarà il debutto
Domani sera ci sarà il debutto con il nuovo lavoro da schiavo nel supermercato. Dico a me stesso: sei contento? Sei stato convocato, si comincia subito. Evidentemente avranno decretato che Sì, il sottoscritto è capace di calcolare SeiPerOttoQuarantotto. Ci sarà da sfacchinare per tutta la notte in una città lontana un centinaio di chilometri da qui. Bisogna tener presente – per capire l’assurdità del contesto – che noi schiavi assoldati per l’evento abbiamo l’obbligo tassativo di vestire interamente di nero, anche le scarpe, e che tutti noi schiavi verremo prelevati da un bus che ci porterà tutti assieme – e tutti bardati di nero – verso il luogo prescelto. Queste puntualizzazioni sul lavoro non mutano di molto la sostanza delle cose, però ci vuole davvero un attimo che io mi abbandoni a fantasticherie deliranti e quasi quasi arrivi a sentirmi un Will Smith terrorista a farmi scarrozzare in giro per la Romagna (ecco, sì, andremo da quelle parti) con gli altri compari tutti MenInBlack come me, tutti silenziosi e accovacciati torvi nei nostri sedili del furgoncino come fossimo membri di chissà quale setta eversiva che si muove solo nell’oscurità notturna.
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Che poi uno dice, ma proprio sti lavori di merda devi andare a pescare? Ora, il fatto è che uno si ferma e riflette, e capisce che può decidere se avere soldi e dignità svolgendo ruoli più dignitosi, oppure mettere da parte sostentamento e dignità per mantenere la libertà. Al giorno d’oggi da queste parti – in momentanea assenza di prospettive migliori – sul piatto della bilancia la libertà vince Sei a Zero sulla dignità (anche se forse un pizzico di dignità in più mi permetterebbe l’acquisto di generi alimentari adeguati alla mia epoca e a queste latitudini).
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Per il resto.
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Per il resto, Veltroni vince le primarie del Pd. Io avrei votato la Bindi, pareva averci le mani più slegate degli altri, seminava battute e interviste cazzute mentre gli altri facevano bolle di sapone col naso. Qualcuno in giro ha detto che un certo Adinolfi era il candidato dei giovani. Il candidato dei blogger. Ecco, volevo dirti caro Adinolfi, io sono giovane e c’ho anche il blogghe, ma avrei votato comunque la Bindi per simpatia. Non so gli altri, ma io te non ti votavo mica. Tutta sta boria, tutta sta panza. Tutto sto eleggersi a rappresentante di chi manco ti conosce. Ma va va va va.
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Per il resto, effettuato lieve restyling alla grafica del blogghe. Qualche riduzione del font di qua’, una aggiustata di la’, ma nella sostanza tutto come prima. Qualcuno se ne è accorto. C’è chi smadonna sullo schermo contro l’Html e questo è il risultato. Il punto più importante: è sparito temporaneamente il cagnolino dello sfondo. Tornerà? Non tornerà? Chi lo sa, mboh.
entra in vigore
Entra in vigore la legge che vieta la vendita di alcolici dopo le 2 di notte. Nei locali notturni già si organizzano. Il Corriere oggi pubblica un articolone-inchiesta: nei locali vengono già vendute cartuccine contenenti rhum, gin o vodka da tenere in tasca. Dopo le due di notte, se vuoi il cocktail alcolico devi solo ordinare un bicchiere di lemon soda o cola o quello che vuoi, e il cocktail te lo fai da te. Oppure i ragazzi arrivano già con le birre chiuse nel bagagliaio dell’auto. Tutto legale. Scritto un articolone sul Corriere di oggi. Ecco volevo dire, cari giornalisti del Corriere scrittori di articoli, sta tecnica complessa del drink che non te lo compri al bancone ma lo tieni imboscato da qualche parte, o delle birre che te le porti da casa, io e Billigiò le praticavamo che si era ancora nel millennio scorso. Anni e anni fa. Con le bottigliette nascoste nelle maniche come il mago Silvan o le lattine di birra nei calzettoni sotto i pantaloni ampi, noi ste cose le facevamo già nel 1900, e mo voglio subito un’intervista.
N.B.poi si tornava sempre a casa a piedi, noi bravi ragazzi, ovvio.
averci i piedi al caldo
Ci hanno messo il pelo e hanno chiuso i buchi. Antonio dal Messico mi segnala che sono arrivate le Crocs per la stagione invernale. Io le guardo e non so cosa pensare: ricordo che forse mia nonna indossava qualcosa di molto simile. Non sono le scarpe della Befana, perchè la Befana sappiamo tutti che vien di notte/ con le scarpe tutte rotte. E’ un orrore che mi affascina, sono così assurde che fanno tutto il giro della bruttezza e quasi quasi mi piacciono. Però poi fanno ancora mezzo giro e non mi piacciono più.
questa mattina/mi son svegliato
Il mio scintillante ingresso nel mondo del lavoro si fa sempre più scintillante, e ogni giorno si arricchisce di nuove scintille che brillano, e a forza di scintillare e scintillare è assai probabile che presto io prenda fuoco. Stamattina scintillante colloquio per uno di quei lavori da schiavo che solo io sono capace di scovare.
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Apro gli occhi 18 minuti prima dell’ora stabilita con uno strepitoso mal di testa – perchè ieri tanta gente qui in casa fino a notte fonda a festeggiare il compleanno di Billigiò ed io non ci sono più abituato – ma nonostante l’orario riesco ugualmente ad arrivare in tempo all’appuntamento. Miracolo. La mattina uno si sveglia e fa le sue cose, giusto? Per farle tutte in meno di 6 minuti è ovvio che queste cose non si posson fare una dietro l’altra, ma sarai costretto a farle in contemporanea, giusto? Io adesso non dico Cosa e Come, ma dico solo per star dentro ai 6 minuti ho fatto colazione in bagno. Il Cosa e il Come, sarà per un’altra volta.
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Gli aspiranti a questi lavori da schiavo che solo io sono capace di scovare, sono generalmente disperati sfasciati e con qualche evidente menomazione fisica o mentale. Generalmente. Questa volta, invece, nell’auletta erano tutte persone quasi normali. Dopo un breve test scritto che serviva a dimostrare che tutti i presenti fossero in grado di fare SeiPerOttoQuarantotto ma soprattutto TrePerCinqueQuindici (e non scherzo) una femmina di Barbapapà ci ha descritto il lavoro, e cioè che saremmo stati arruolati per contare tutte le scatole e le confezioni sugli scaffali dei centri commerciali. Un lavoro da svolgere di notte (fino alle tre, alle cinque, all’alba, chi lo sa) con un macchinino in mano capace di misurare in ogni momento la tua produttività, con una pausa di 15 minuti ogni quattro ore ( e che se la fai durare di più il macchinino fa la spia e sei fregato perchè ti fanno la multa sui tre soldi che ti vogliono dare). Contratto che dura un giorno: tu arrivi, firmi e sei assunto. Poi all’alba ti licenziano e ti riassumono il giorno dopo. Una di quelle cose che ora quando sentirò parlare di precariato alla tivvù potrò annuire pure io con faccia grave e smunta, in sincrono con tutti gli altri precari, ognuno da casa sua. Che io non vedevo l’ora di smetterla di considerarmi un privilegiato mentre i politici urlavano in tivvù, e volevo tanto annuire e sospirare pure io.
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Io in realtà volevo parlare della caporale Barbapapà, di come in questo mondo post post post industriale sono le macchine che serviranno veramente, e non le persone. E le persone – per trovare un posto al sole – dovranno sempre più somigliare alle macchine. E di come sarà tutto un casino quando tutti questi ragazzotti che pullulano per le strade di Bologna saranno espulsi dal grembo universitario, loro che si sentono tutti artisti e tutti credono di avere qualcosa da dire. Che io mi adatto pure a far schifezze, in fondo, ma là fuori sono le macchine che davvero servono. Venditrici col sorriso di plexigas e qualche impiegato ingegnere, che poi è come dire quasi-macchine che vanno avanti per atti respiratori.
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Sto esagerando.
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Comunque, qualche disclaimer tanto per chiarirsi:
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– non sono contrario a priori al lavoro precario.
– non sono un lamentoso come può sembrare, questa è solo catarsi.
– non sono contrario a priori ai barbapapà.
– vorrei approfondire l’argomento Precariato ma qui c’è l’amico Bollo che racconta degli spezzatini di carne di balena cucinati in Norvegia che hanno un retrogusto dolciastro.
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Il test del SeiPerOttoQuarantotto lo abbiamo superato tutti: solo un tipo ce l’ha fatta ma poi hanno mischiato le carte ed hanno fatto finta che Sì.
le colpe dei rapper ricadranno sui vostri figli
in nuova zelanda – invece – per sciommiottare sti caz*o di rapper, i ragazzini si presentano a scuola con le pantofole ai piedi.
nonostante il surriscaldamento globale del pianeta
Quelle felpe col cappuccio che vanno tanto di moda, di quelle felpe che tutti ne possediamo almeno una, quelle felpe col cappuccio che prima c’era il cappuccio e finiva lì, adesso invece il cappuccio si porta sopra la testa. Questo si chiama stile gangsta, ed in mancanza di catenazzi al collo, incisivi dorati e fuori strada ripieni di dollari questo rimane il modo più semplice per scimmiottare i rapper dell’ultima ora.
riposiamo in pace #2
E’ vero che il 61% degli italiani non legge nemmeno un libro all’anno, però è la seconda volta che incontro esseri umani adulti sull’autobus che scelgono con calma la suoneria per il cellulare provandole tutte, una dopo l’altra col volume al massimo, tornando indietro e andando avanti nella lista per non perdere le caratteristiche peculiari di ciascun drin drin che il telefono può offrire.
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Ho mal di testa, la televisione non la sopporto più ma non trovo il guizzo per spegnerla, la lascio accesa a volume zero. Sullo schermo c’è Di Caprio che bacia una signorina sulla bocca e poi dice cose che col volume a zero non posso capire.
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Un giorno quando avrò dei soldi da spendere – riflettevo – non farò niente di che. In fondo io non ho mai fatto niente di che. Pensavo: quando un giorno avrò dei soldi da spendere, non resisterò alla tentazione di farmi una pizza per cena ogni sera. Il mio stomaco gradualmente si allargherà, mi abituerò a pizze sempre più grandi e più farcite e la panza diventerà via via più grande. Quindi inizierò a non apprezzare più la possibilità di avere una pizza ogni sera. Allora lascerò cadere il cartone della pizza dalla poltrona con qualche trancio ancora all’interno. Perchè mi immagino che ste pizzone le mangerò in poltrona appoggiandomi sulla panza. Una brutta immagine. E poi certamente rutterò. Qualcuno mi farà una domanda, ed io invece di rispondere rutterò.
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Faccio spesso di questi pensieri dove un’immagine segue velocemente l’altra e il punto finale è la visione di me stesso più brutto e strafottente. Uno potrebbe chiamarlo pessimismo. E’ una sorta di processo di autoconvincimento dove io tento di convincermi che sto tanto bene così e non c’è motivo di cambiare.
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Certe volte mi viene in mente di chiudere sto blogghe e riaprilo da un’altra parte sotto un altro nome, completamente anonimo. Farmi chiamare – che so – Popeye, o Giacomino80. Una cosa che nessuno riesca ad arrivare a me.
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Se interessa, ultimamente sui treni regionali trovate il Corriere gratis sui sedili. Potete leggerlo e portarlo via, nessuno dice niente.
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Qualcosa come Popeye, FacoceroGiallo, Erminio. Un nome così.
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Trovo il guizzo e spengo la tivù.
riposiamo in pace
Il 61% degli italiani non legge nemmeno un libro all’anno. Ne resta un 39% fra cui sono inclusi quelli che leggono solo per motivi di studio. E quindi siamo già a meno del 39 %. Poi ci saranno quelli che leggono per motivi contingenti, tipo la partoriente che si informa sui metodi di respirazione durante le doglie o i 100 e uno tecniche di decorare le torte alla crema. Poi ci sono quelli che leggono i libri con la faccia di Scamarcio sulla copertina e i libri di Maurizio Costanzo. Quindi facendo i conti siamo a molto meno del 39 %. Una percentuale così bassa ti fa sentire parte di una setta segreta, di un moto carbonaro. Sono un carbonaro. Sono un cristiano prima maniera che si rifugia nella catacomba. Nessuno faccia la spia, shhhh!!!
bingo bongo
Questo pezzo degli Elio – già ne hanno parlato in molti ed io arrivo in ritardo – mi riempie di gratitudine nei confronti di chi lo ha scritto. Le città moderne sono piene di individui che, piuttosto che essere niente, preferiscono essere qualcosina, come essere bonghisti. Prendi un niente e mettici un bongo in mano: hai fatto il bonghista. Tutti siamo liberi di fare quello che vogliamo, tutti possiamo esprimerci come meglio crediamo. Poi ci sono quelli che esprimersi vogliono farlo al centro. In mezzo. Come in mezzo alla folla che segue i concerti, in mezzo ai prati dove i ragazzi prendono il sole, in mezzo alle piazze dove si passeggia o si sorseggia la birra. In Salento tutte le sere di estate si formano gruppi spontanei di ragazzi e adulti che ballano e cantano la pizzica al suono lieve dei tamburelli coi sonagli e degli organetti. Queste si chiamano “ronde”. Poi però arrivano i bonghisti che si mettono in mezzo – con tutto lo spazio che c’è – e coprono la musica coi loro bonghi. Un bongo fa Bong Bong riesce a coprire da solo dieci tamburelli. Prendi un niente, mettici in mano un bongo e aggiungici un poliziotto che ti invita a non fare casino, ed hai ottenuto un martire della repressione del regime fascista. (qui il testo)
quant'è carino, gli manca solo la parola
Voi proprietari che portate il vostro animale al veterinario. Voi che invece di riferire al medico quello che ci sarebbe veramente da riferire (poca pipì, tanta pupù, vomiti e rigurgiti eccetera eccetera) raccontate le mirabolanti peripezie del vostro quadrupede, queste cose fantastiche e simpaticissime che il vostro quadrupede è capace di fare. Queste gesta epiche che siete davvero convinti che soltanto il vostro animaletto possa compiere. Dottore, è in-cre-di-bi-le! Se vede il guinzaglio, capisce subito che si va a fare la passeggiata, e allora scodinzola! Dottore! Lo sa? Il mio gatto si strofina ai miei piedi con la coda tutta rizzata verso l’alto e fa le fusa! Dovrebbe sentire, dottore, come fa! Ora le faccio vedere, dottore, ora le faccio vedere!
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Con questa innocenza da bambini seienni che recitano la poesia imparata a scuola, venite a raccontare ste cose a persone che sti aneddoti li ascoltano ogni giorno e che hanno sviluppato una capacità di fare Ooohh! ad ogni cosa vi viene in mente. E più vi viene fatto Ooohh! più voi vi eccitate e continuate a parlare e parlare. Proprio come ai bambini che recitano la poesia, gli viene detto Bravo in ogni caso, se la recitano bene o se la recitano con le strofe a casaccio.
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Ecco, voi proprietari, ste cose dovreste cercare di evitarle. Se il vostro quadrupede fosse in grado – che ne so – di andare in scooter impennando su di una ruota o di cucinare un piatto di tagliatelle al ragù, allora Sì, forse sarebbe il caso di raccontale in giro. Per il resto, se il gatto miagola, è normale. Se gioca con le palline, è normale. Se il cane riconosce il rumore della vostra auto, è normale. Se abbaia agli sconosciuti, è normale. Rassegnatevi. Piuttosto, avete controllato, la pipì e la pupù? No? Ecco, appunto.