Obama che fa le battute e le facce come fosse un amico tuo.
Visto quattro volte di seguito, riso quattro volte di seguito.
Obama che fa le battute e le facce come fosse un amico tuo.
Visto quattro volte di seguito, riso quattro volte di seguito.
Da maggio, sempre su questi schermi, Bruxelles. Ecco dove si va.
A parlare francese però senza essere circondato da francesi. Nella più internazionale delle città italiane. Confusa e pure a volte pericolosa come una metropoli terronica, ma con lo stato sociale del nord europa e il brulicare di una vera città.
Molte più facce che assomigliano alle facce della gente che mi ha cresciuto, e non invece disperso e confuso fra giallissimi altissimi – e questo vuol dire quindi tornare a essere pure io alto chiaro e occhi verdi. Sapere che tanto in fondo straniero rimarrai ovunque sei anche dopo cento anni, e quindi meglio esserlo dove ci sono tanti come te, perché sanno cosa significa.
Essere oggi abbastanza maturo da sapere che Certo, mi lamenterò anche lì – ci mancherebbe altro – anche se oggi non so ancora di cosa.
Il nonnino Sartori che spiega che non si puo’ dire No alla guerra per il petrolio e pure No al nucleare. E dice pure – e c’ha ragione – che in Giappone si e’ trattato di un disastro sismico, non atomico.
E aggiungo io: la questione e’ davvero il sisma. Se per esempio fosse avvenuto in Italia lo stesso sisma, con le case che ci sono in Italia sarebbero morte centinaia di migliaia (qualcuno dice pure milioni) di persone anche senza averci centrali atomiche. E il disastro sarebbe stato anche in quel caso “sismico”, non certo “architettonico”.
Non e’ una questione tecnica che sono autorizzati a parlare solo i tecnici, e’ una questione di logica.
Ovviamente il disastro in Giappone non dimostra che l’atomica non e’ sicura al 100% (gia’ si sapeva, eh) ma dimostra che per avere dei rischi concreti serve avere nello stesso momento e luogo centrali nucleari vecchie di quarant’anni, il terremoto piu’ forte di tutta la storia, e un oceano davanti a te capace di generare un maremoto. Quindi – usando la logica – l’evento dimostrerebbe tutto l’opposto, e cioe’ la notevole (relativa) sicurezza del nucleare, piu’ che la sua pericolosita’. Poi uno dice: e vabbe’ la Merkel allora? Quelli sono tedeschi, sono precisi, e adesso rallentano pure loro sul nucleare, che sono tedeschi e precisi. Si ok, ci sono le elezioni pero’ in Germania, e pure da quelle parti come si dice, ha da passa’ la nuttata.
Perche' cosi' me la tiro su a coprire la bocca, e quelli che mi sono davanti oppure dietro nel traffico non mi scoprono che sto cantando.
Certe cose te le devi appuntare per poterle ritrovare più avanti. Per esempio che tempo faceva stamattina, Perché uscito di casa prestissimo alle sette e mezza ti sei trovato sotto il cupolone di nuvole grigie – e invece avresti voluto che in una giornata del genere ci fosse stato il sole. Sei stato accontentato, dopo le tue ore di viaggio, il sole è arrivato.
Faceva così caldo che la tua nuova giacchina da persona seria sembrava troppo pesante. E ti muovevi nel sedile della macchina infastidito dal caldo, sapendo che così avresti creato pieghe sulla camicia e sulla giacchina. Ma arrivati a sto punto non ti interessava più molto.
E poi altre cose te le devi appuntare tanto per avere un'idea quando sarà, tra tantissimi anni, quando ti chiederanno per quale motivo hai tenuto un diario per così tanto tempo, a quale scopo. Per esempio appuntare che nella macchina mentre creavi le pieghe alla tua giacchettina ascoltavi Marmellata #25, How Did All These People Get in My Room, Baciami Ancora e gli ExOtago. E poi che arrivato a destinazione, ti hanno fatto entrare in una stanza con una grande vetrata, e fuori dal vetro c'erano alberi coi fiorellini rosa di primavera che ti parevano i mandorli del paesello.
Hai scherzato con un direttore (d'ora in poi il Direttore) dicendogli che oggi potevi fare qualsiasi cosa ma in ogni caso dovevi preservarti la mano destra intatta. E perché?
Perché poi dovevi entrare in una stanza e mettere la firma sul contratto del tuo prossimo lavoro, quello che non ci credi che l'abbiano dato a te, quello che leggi il nome dell'employee sul contratto e coincide incredibilmente con il tuo e allora pensi mbah, che coincidenza, questo si chiama proprio come me, e cosa ci faccio io seduto su una sedia con un contratto in mano con un nome sopra che coincide con il mio? Non è incredibile? Lo è.
Mettere la firma e come leggere la prima riga di un nuovo capitolo di un libro. Leggi la prima riga e sai che quindi andrai avanti a leggere, non spegni la luce, non vai a dormire – come io ieri sera con Haruki.
Andrebbe appuntato pure che dopo, quando hai salutato tutti, hai girato a casaccio e ti sei fermato in un bar pieno di finestre in un quartiere di immigrati. C'erano tre ragazzi caffellatte che giocavano a calcio sul sagrato di una Chiesa. Ci sono io, nel bar, che chiedo una cheescake e un the. Lo stereo manda i Blur degli anni novanta. Quello dietro al bancone mi dice dopo due minuti che non ha la cheescake. Prendo un Martini bianco in ghiaccio, ricordandomi che non sempre si può avere quello che si vuole. Epperò non vuol dire che può essere comunque tutto bellissimo.
Per esempio crescendo ho scoperto che viaggiare non mi interessa troppo. Mi dicessero oggi vuoi andare un mese in Peru’ a conoscere i locali e mungere le capre locali e viaggiare nelle campagne peruviane, a guardare negli occhi i locali, intuire l’importanza immensa delle loro tradizioni eccetera eccetera direi probabilmente di Si’, ma senza troppo trasporto.
Non credo sia pigrizia.
Dipende dal fatto di sentirmi ogni giorno in viaggio, da anni. E la scoperta, intesa come concetto astratto – la Scoperta con la s maiuscola – quella mi sento di farla ogni giorno, e mi sazia ogni giorno. Pure troppo. Mi viene quasi la nausea.
E quindi mi dicessero oggi ti piace viaggiare direi ovviamente di Si. Mi dessero piu’ tempo per rispondere pero’, aprirei parentesi infinite sulle cose che vorrei fare molto prima di viaggiare. Tipo straziarmi di passione per qualcosa qualcuno di estremamente bello che ho dietro casa, qualunque sia la mia casa.
Pero’ crescere – ecco cosa volevo dire dall’inizio – significa capire che ci sono cose che non ti interessano tantissimo, ti interessano abbastanza, e quindi non ti caratterizzano come persona, ma sono cose che pero’ “vorresti che ti piacessero” perche’ suona bene. Cosa ti piace? Viaggiare. Suona bene.
Tipo come quando avevo sedici anni, e per due mesi sono andato in giro a dire che mi piaceva l’acid jazz. Che musica ti piace? Mah – rispondevo – l’acid jazz. Suonava bene.
Andrebbe pure detto che licenziarsi non significa dire Affanculo me ne vado come nei film, sbattere la porta come nei film, uscire di scena con una musica rombante come nei film. Qui sulla terraferma e in questo momento storico, licenziarsi significa semplicemente chiamare da parte i tuoi capi e pronunciare qualcosa del tipo: Ah, lo sai? Fra poco me ne vo.
Significa farglielo sapere e quindi entrare in una fase ectoplasmica dove sei un dead man walking che ci sei ma solo fisicamente, perche’ in realta’ non ci sei, oppure ci sei ma chi se ne frega. Passi le giornate a fare niente. Non sbatto le porte e non brandisco diti indice nell’aria solo perche’ voglio “abbastanza” bene a tutti i compari che ho nell’ufficio. Percio’ quello che dico, preferisco dirlo sorridendo.
Fra le reazioni collezionate al mio annuncio:
Il sottoscritto: Ah lo sai? Fra poco me ne vo.
Capo Supremo: Ohhh, it’s a pity…
Il sottoscritto (ridendo, e intuendo la frase di circostanza): Oh, come on! (traducibile con un Ma Fammi il Piacere)
Capo Supremo ride con me della sua esagerazione.
Capo Supremo (c'e' gente attorno, mi indica con gli occhi): E quindi Rafeli se ne va!
Collega (con tono sinceramente affettuoso): You Little Bastard!
Il Sottoscritto (che preferisce il You Bastard all It’s A Pity): …. (allargando le braccia)…
Poi dopo c’e’ il solito gioco nel corridoio dove io la stendo sul pavimento, le sfilo le scarpe e le lancio fuori dalla finestra.
E quindi l'altra mattina come sempre ho imboccato la via che taglia il bosco per andare al lavoro, come sempre mi sono guardato nello specchietto per scovare non so quale segnale, come sempre lungo la strada ho ascoltato i Baustelle, come sempre ho parcheggiato vicino agli alberi, come sempre ho detto buongiorno non mi ricordo se in inglese o in italiano o in barbaro, come sempre ho acceso il mio computer e preparato un caffé annacquato che ormai – ammettiamolo – mi piace, come sempre ho letto le prime email e preso due appunti, come sempre ho guardato fuori dalla finestra i pavoni che cercano il cibo fra i cespugli, come sempre mi sono alzato dalla mia sedia, come sempre ho bussato ad una porta per poi chiedere: posso entrare?
E poi mi sono licenziato.
Mi succede di vedere film che mi suggeriscono considerazioni che poi con il film hanno poco a che fare.Questo e’ un film americano e dovrebbe quindi per definizione finire bene; finisce invece benino, ed e’ meglio cosi’. Ma piuttosto, le mie considerazioni poco rilevanti hanno a che fare con il senso di appartenenza, sul fatto che tutti vorremmo esercitarlo – e attenzione non nel senso di essere proprietari di qualcosa o di qualcuno, quanto invece l’opposto, sentirsi di appartenere, ovviamente a qualcuno e non a qualcosa. La seconda considerazione poco rilevante e’ che se si crea un legame di sintonia con le persone e’ una fortuna incredibile, quando si crea nonostante il colore della maglietta o il taglio dei capelli o la differenza di eta’, o, o, o. (e fin qui, scontato).
La considerazione ha a che fare con la consapevolezza che una volta percepita la possibilita’ di questo legame, bisogna premere sull’acceleratore fino in fondo e investire tantissimo di quello che hai in tasca. Oppure non e’ una considerazione : e’ quello che mi piacerebbe fare.
Riferendosi a questo post in cui spiego i miei atteggiamenti telefonici con i recruiter, Franz mi scrive in chat:
Franz: oggi mi ha chiamato una per un colloquio di lavoro. mi trovavo in bagno. mi fa "le va bene martedi alle 2?". io temporeggio guardando i tasti della lavatrice. poi dico "si". Raffaello docet!
Bravo, hai imparato la lezione. Tranne per quel "raffaello" per cui potrei uccidere.
Ma se quando ero piu' giovane sembravo piu' grande, e adesso che sono piu' grande mi danno sistematicamente due-quattro anni di meno, allora vuol dire che c'era una eta' che mi si addiceva perfettamente, solo che adesso l'ho passata.
Come scusa? La ragazzina potrebbe essere stata uccisa da una donna "data la scarsa forza con cui sono state date le coltellate"? Non ci credo. Ma così si fanno le indagini? Ma queste cose andate a dire in giro? Quindi un uomo accoltella solo con tantissima forza, oppure niente? E se l'avessero trovata di fianco ad un fiore allora? L'assassino era un fiorista, o voleva fare un fiorista, e quindi – leggenda della visita militare – l'assassino era un gay?
Dieci donne manifestano a Sidney contro B, stanno attente a farsi fotografare, e quindi Repubblica ritiene che sia necessario pubblicarle con tanto di link in prima pagina. Ora, punto uno, sono sette donne. Forse dieci. Ma io ne conto sette, inclusa una smoking Reflex Ergo Sum (foto numero 5). Punto due: lo slogan "Italian women say no" – e lo ripetiamo per l'ennesima volta – è parziale, se non falso. Nella maggioranza dei casi Italian women say Yes, Yes, Yes. In tutti i casi, dalle elezioni fino a quella che stira la camicia guardando la televisione. Alcune madri dicono alle figlie pure: Yes, di più, e Hurry Up, Scimunita. Ripetiamolo per l'ennesima volta: mai voterò B., ma vedere che un agglomerato di sette (forse dieci persone) va a fare casino dall'altra parte del mondo, e vedere che qualcuno decida di dare importanza a sette persone che parlano a titolo personale (proponendo pure contenuti farlocchi, peraltro) mi pare davvero una delle cose più sceme del mondo ever.
Tengo una presentazione in power point, e mi vengono idee per la festa che si terra’ la stessa sera, idee che appunto sul taccuino facendo finta che siano i commenti dei convitati alla mia presentazione. Negli ultimi anni ho sviluppato una efficacissima faccia di culo nel parlare in pubblico: faccio pause, mi vengono battute, non mi si inceppa la lingua. Poi ripenso alla tremarella di gambe del giorno della tesi di laurea.
Camilleri e’ sposato con una da 54 anni e le legge i suoi romanzi in anteprima per sapere se scorrono bene.
Io poi alla festa dovevo fare anche il dj, e ok fino ad un certo punto, solo che il vino rosso salentino e la birra chiara olandese non vanno mischiati, soprattutto nell’ordine appena descritto. Avevo la testa ad un certo punto che mi chiedeva perche’ lo hai fatto? Se cado da questo sgabello muoio. Perche’ l’ho fatto?
Comunque il colpo di grazia e’ stato sapere che Natalie Portman era pure una scienziata con un curriculum scolastico eccellente. Studiava neuroscienze, una cosa che io certe volte mi mangio le mani per non averla studiata. Adesso per un momento immagino di essere in aula e davanti ho l’aspirante neuroscenziata Natalie Portman che mi mostra la sua nuca. Attenzione quindi, non e’ la nuca di una sconosciuta su cui si riversano aspettative con piglio leopardiano – visto che e’ sconosciuta, appunto – No, lei e’ neuroscienziata con intelligenza acutissima – cio' e' certificato. Il mondo sapete e’ ingiusto perche’ ci sono malattie assurde e perche’ per colpa del caso puoi trovarti seduto dietro alla nuca di Natalie Portman senza che lei se ne fotta di te.
Ho fatto le orecchiette all’ultimo libro letto per ricordarmi le frasi piu’ efficaci.
E improvvisamente, seduto alla mia scrivania, vedo barbari che parlano fra di loro in barbaro, e capisco tutto.
Perche' proprio ora? Pensiamo ad altro. Nuova nuca di Natalie Portman. Che poi vuoi mettere, una parte del corpo che in inglese si dice "nape"? Quanto e' bello nape? Quant'e' bella questa parola a vederla scritta? Voglio un animale domestico femmina e chiamarlo Nape.
(clicca e la vedi piu' grande)
Ho pure indossato la camicia in colore abbinato a quello delle slides della mia presentazione, come potrebbero dire di No?
Ho pure tenuto la borsa con la sinistra, sapendo che avrei stretto la mano con la destra, e quindi la destra dovevo tenerla fresca e non sudata.
C'è solo da incrociare le dita, pure quelle dei piedi, pure l'alluce, che da bambino è stato sempre il “pollicione”.