Un natale fulmineo al paesello e poi ritorno veloce al Paese Basso. Eccomi qui, per la prima volta un capodanno da trascorrere in un posto che non è il mio paesello. Un capodanno che non me lo consumo in solitudine – come avevo creduto di fare – perchè la signorina è venutà qui con me, e meno male che ha insistito per venire che io con sta storia che il capodanno da solo "tanto non me ne frega niente di stare da solo", mica ero capace di convincermene per davvero. Mi aiuta a sistemare le cose nella Umile Dimora, la signorina, e si vede che c’era bisogno di lei in questo umile luogo, io che un pugno di caramelle le getto sul tavolino senza pensarci e lei invece le raggruppa tutte in una ciotolina che tu poi a vederle così, signorina ciotolina e caramelle sistemate nella ciotolina, ti sembra già di stare più a casa. Ti sembra che se dici casa non dici una bestemmia.
La mia Umile Dimora è la casa che avrò per i prossimi due mesi tutta per me, per la prima volta una casa tutta per me, e nelle prossime puntate verrà descritta nei particolari che tanto non mancheranno le occasioni. La signorina che si lamenta sempre che le cose che ho fatto fino ad ora lei non c’era. E se anche c’era, io queste cose le avevo già fatte prima quando lei non c’era. Io che dico c’hai ragione. Però oggi che siamo in una casa tutta nuova che nessuno di noi ci aveva vissuto in precedenza, nel momento in cui mi dirigo verso il bagno per una pipì istigata dal freddo, le chiedo premuroso se per caso vuole venire anche lei, visto che la prima pipì in una casa nuova è comunque un momento da ricordare, una di quelle cose importanti che poi la seconda la terza la quarta volta non ti importa più. Però quando si tratta della prima volta, vuoi mettere la prima volta? Lei mi risponde – ridendo, devo specificare che risponde ridendo sennò si perde l’atmosfera e tutto il contesto non viene reso per bene dalla mia scrittura contorta – mi risponde che questi sono Primati del Cazzo che non le interessano. Io dico Vabbè fai come credi e lei continua a ridere nell’altra camera mentre il primato è già svanito e non c’è più nulla da fare.
L’augurio per il mio nuovo anno non lo so fare. Quest’anno trascorso ha portato tante sorprese, ha tutti fiocchettini al posto giusto che non avrei mai potuto chiedere di meglio. Per i Palloni Wilson che passano da qui, l’augurio non è per cose troppo grosse che tanto quelle non si avverano e se anche si avverano non è certo perchè le ha augurate il sottoscritto. Per l’anno che arriva, si augura di trascorrere almeno un paio di mattine di quelle che esci di casa col freddo sul naso e sei contento, un paio di libri che non li vuoi chiudere per andare a dormire e la voglia e la forza di desiderare qualcosa di bello. Io come vedete non mi sono allargato, voi cercate di starci dentro.
Buon anno.