Ho trascorso un paio di giorni in uffici postali e demografici del mio paesello, facendo la fila fra i pensionati panciuti e sudati e abbronzati e solcati in faccia che si trovano solo da queste parti. Il pensionato da queste parti è quasi sempre panciuto. Moltissima gente da queste parti è panciuta. La percentuale di obesi qui è davvero elevata, essendo il cibo praticamente l’unico piacere che si può alternare alle fatiche del lavoro. I pensionati in fila all’ufficio postale si sfanculano in allegria, grugnendo minacce sterili e solenni. Sti pensionati in cannottiera e ciabatte sono tutti incazzati, e si fanno accompagnare da nipoti di dieci anni a ritirare la pensione, mentre il nipote – così giovane già con la faccia incazzata – gioca tutto il tempo con i pollici sul telefono cellulare.
Io continuo a pensare che non si può trascorrere una vacanza in un posto che conosci così bene. Passo il tempo a salutare personaggi che per me sono assolutamente sconosciuti, non so niente di loro, della loro vita e dei loro luoghi: so solo che li devo salutare ogni estate ed ogni natale. Cosa fate, come vi chiamate?
Io e il Cuggino Rasta siamo seduti al tavolino di una trattoria sul mare, bruciati dal sole aspettiamo le nostre linguine alle cozze, quando dietro di noi una famiglia al completo decide di posizionare il loro bambino più piccolo – avrà avuto dieci mesi – sul tavolo, a un metro da noi, giusto di fianco al pane, e poi di aprire il pannolino pregno di cacca lì davanti a tutti, e poi di spruzzarlo di borotalco, che l’odore del borotalco misto a cacca di bambino dovete sapere è proprio quello che ci vuole prima di un piatto di linguine alle cozze.
I pensionati sono incazzati, ma più in generale sono tutti incazzati, c’è questo sole assassino che ti costringe ad aggrottare la fronte e a creare una espressione di perplessità e arrabbiatura che poi col tempo ti rimane stampata in faccia. Osservo le persone che fanno la fila con me negli uffici postali e penso che se li incontrassi in Paese Basso, anche senza ascoltare l’accento capirei immediatamente che vengono dal mio paesello, o almeno da un posto qui vicino. E certe volte quando trovo la mia immagine riflessa in un vetro noto la stessa espressione anche sulla mia faccia. Il Salento è così, è aspro, poi possono dire quello che vogliono per ragioni turistiche, ma aspro è il clima e aspra è la gente, ed è anche per questo che poi ci adattiamo a vivere ovunque.
Il Cuggino Rasta è al meglio di sè in questi giorni, il solito distributore seriale di saliva. Tutte le ragazze sono innamorate di lui e lui si concede poco e poi subito sparisce, alla ricerca spasmodica di una nuova esperienza, che di solito arriva verso le cinque della mattina, quando ha finito le parole e le Heineken, e allora non sapendo cosa fare per continuare la serata si getta sulla prima che passa, che puntualmente si dimostra disponibile nei suoi confronti.
Il Cuggino Rasta sta scrutando il mare seduto sulla spiaggia, ci sono onde increspate e un cielo pulito. Il Cuggino si porta una mano sugli occhi per farsi ombra. Scruta l’orizzonte, poi indica con il mento un punto in mezzo al mare e dice:
« La vedi quella con il costume bianco? »
« Sì » dico io.
« Quella lì, anni fa, devi sapere che… »
Eccetera eccetera.
E poi gli spiego che la cosa si fa preoccupante, se di vittime ce ne sono così tante in giro che comincia a vederle dappertutto, anche fra le onde del mare. Lui scuote la testa e poi ride, anche se poi la sera stessa cadrà nuovamente nel paradigma di cui sopra: cinque della mattina, Heineken, un modo per continuare la serata.
Una mia vecchia amica mi dice che ha mandato un sms al suo ragazzo “per farlo incazzare” ma dopo aver visto che lui non si è incazzato, ci è rimasta male. Questa cosa è molto molto italiana. Molto femmina e molto italiana.
Nel frattempo io mi proclamo vecchio, la gente ride ma io mica scherzo. Torno a casa alle due di notte e mi dicono vecchio, poi vengo a sapere che hanno fatto le sei e se la differenza di queste quattro ore è davvero tanta, allora vuol dire che sono proprio vecchio. Però ancora non ho capito se per gli altri essere in vacanza significa anche stare soli. Per me è fondamentale stare da solo. Certe volte me lo chiedo, siete in giro a parlare e parlare per tutto il giorno e per tutta la notte, non siete mai da soli. Come fate? E il silenzio? E un libro? Come fate senza un libro? Come fate senza il silenzio? Sono proprio vecchio, sono.