Ho voglia di latte freddo. Molto freddo. John Fante nell’ultimo libro che finirò certamente stanotte sotto le coperte ad un certo punto ha voglissima di latte freddo. Cioè, non John Fante, il personaggio del suo libro. Penso al sangue in faccia al vecchio mentre faccio cose che non c’entrano nulla con il sangue in faccia al vecchio, come per esempio passare l’aspirapolvere nelle scale di sta casa, che sono due mesi che ci vivo in questa casa, non lo aveva mai fatto nessuno. Abbiamo un gatto ma non ci stiamo simpatici. Non vuole che passo l’aspirapolvere. Neanche antipatici comunque. Penso al sangue in faccia al vecchio e penso a quello che scrive Sofri sulla cosa, ché certe volte Sofri ti mette in fila le cose e le rende lucide e ineccepibili, le leggi come stessi osservando una formica che dorme in un tornado, perché poi sposti lo sguardo al tornado che c’è attorno e ti rendi conto che sto mondo non è fatto per persone lucide e ineccepibili. C’era un tempo che ti pareva una buona prospettiva diventare così. Adesso non lo sai più. Stamattina nell’autoradio c’era Ramazzotti dopo dieci canzoni in lingua barbara, c’era Ramazzotti che diceva sonoumanituttisognimiei, non ho cambiato stazione e ho cantato pure.
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Giovanni dimostra dieci anni più di quelli che ha, e nella sua pizzeria in questa città del Paese Basso alterna nello stereo Toto Cutugno con altre simili sconcezze, tipo Toto Cutugno e poi Al Bano, tipo Toto Cutugno e poi personaggi sconosciuti che cantano di amori perduti e lontani allungando eccessivamente le vocali con profusione di violini in sottofondo.
Vende pizze al taglio e pizze a domicilio, Giovanni. Ma solo qua intorno, troppo lontano non ci vanno, i suoi scugnizzi. È arrivato in Paese Basso ventuno anni fa, quando nel suo paesino siciliano si presentò quello che lui chiama “l’esattore” con la cartolina della proscrizione militare. Ho mandato tutti affanculo, mi racconta, e me ne sono andato via. Via dove? Qui in Paese Basso, dove in pratica ci ha passato più anni di quelli che ha vissuto nel paesino siciliano. Ah, Lecce, bella Lecce, mi dice. Se non fossi scappato la cartolina mi diceva di andare a fare il militare proprio a Lecce. Bella Lecce. Va male il Lecce in serie B, mi dice. Parla barbaro fluentemente ed è pure dotato di moglie barbara. Le pizze sono buone solo che c’hanno tutte la cipolla di mezzo: funghi e cipolla, peperoni e cipolla, qualcos’altro e cipolla. Ho capito che era italiano non dal bianco rosso e verde all’entrata – ché quelli ci sono in tutte le pizzerie, pure quelle gestite da turchi o che ne so, lituani – e nemmeno dal menu in italiano, e nemmeno per Toto Cutugno che cantava a tutto volume, quanto per una pila altissima di giornali scandalistici italiani ammonticchiati in un angolo. Che poi ho sfogliato mangiando le pizze. Buone le pizze. E poi gli ho detto, con occhio laterale: italiano! E lui: Sì, italiano! Sembri polacco, però. Ma questa del sembrare polacco è una storia lunga. Sono papawojitila, io. I giornali scandalistici: adesso so che Ligabue ha un figlio di undici anni e che gli piace fare il Sudoku – a Ligabue, non il figlio – in spiaggia coi capelli bagnati di acqua di mare piegati tutti da un lato. Alessia Marcuzzi invece ha trentasei anni.
cose
Fresco fresco di Laurea, l’amico Franz viene a trovarmi in Paese Basso tentando forse di scovare indizi sul suo futuro nei riflessi dei canali di sto paese pieno di canali. Provo a sondare la sua ricchionaggine passeggiando nel mezzo del gaypride 2009 di Amsterdam (e siamo a due, tutte e due le volte mi ci ritrovo senza farlo apposta), poi ci sfidiamo a domande di storia e cultura generale dei Simpson. Vinco 4 a 3 respingendo una rimonta nel finale con una domanda di altissima classe. Una domanda a testa da inventare sul momento, e ogni punto è una domanda che resta priva di risposta. Fra le domande a punto:
– Quale dei personaggi dei Simpson ha una cicatrice ? (facilissima, punto quasi regalato)
– Come si sono conosciuti Montgomery Burns e Abraham Simpson?
– Perchè Bart si doveva far perdonare dalla tenutaria del bordello di Springfield?
– In quale occasione fu rubata l’auto del padre di Milhouse?
– (domanda della vittoria) Cosa c’era scritto nel biglietto di San Valentino dato da Lisa al suo compagno Ralph?
dopo ore di nervosismo
Dopo ore di nervosismo pessimismo e ragionevole fastidio, dopo aver perso tempo fra lavori stradali che io mica posso evitarli, i lavori – ché i cartelli cento metri prima sono scritti in barbaro, porcalamiseria – dopo aver cercato parcheggio per mezz’ora, sono entrato incazzatissimo nell’ufficio anagrafe per cambiare il mio indirizzo ufficiale, e incazzatissimo mi rivolgo al receptionist. Lui ha una camiciola estiva e una faccia cioccolato, e sorride e preme un bottone e sorridendo mi da’ il biglietto e mi dice: Per Gli Indirizzi, Vai Qui. E sorride. Ed io mi ricordo improvvisamente di lui, della mia prima volta all’ufficio anagrafe un anno prima, e di lui che pure quella volta era sorridente e gentile, e quella volta – come questa volta – pareva avesse appena cominciato la giornata, e invece erano le otto di sera. A vederlo così gentile e sorridente ho pensato: questo qui sorride solo quando arrivo io, come in un Truman Show lui sorride solo al mio passaggio. Ed ho pensato, se fosse così, sarebbe davvero incredibile. E poi un momento dopo ho pensato, forse non è un Truman Show, forse lui ha sorriso a tutti, ogni giorno di questo lungo anno, a tutti quelli che come me – probabilmente meno di me – sono arrivati incazzati al suo sportello. Ed ho pensato, se fosse davvero così, allora sarebbe ancora più incredibile.