Per i cultori, registriamo che quelli che erano i Macchianera Blog Awards ora non contemplano più la parola blog. Piccola furbizia per poter inglobare – oltre ai blog – pure twitter e facebook.

Non solo: un tempo, i protagonisti erano perfetti sconosciuti la cui fama era legata essenzialmente a quello che scrivevano (e per esempio Leonardo, per esempio Daveblog) e poi in un angolino c’erano i “vip” ovvero gente conosciuta molto prima di scrivere su internet. Erano questi gli anni ruggenti del 2.0, ovvero del Chiunque che poteva fare Qualsiasi Cosa. Perfino il sottoscritto veniva incluso nelle nominations e su Blogbabel “Rafeli” veniva prima del blog di Di Pietro di Linus.

Sono anni che non rimpiangiamo affatto.

Perché (forse sarà il mio un ragionamento privo di fondamenta) ma credo che quella fase – quel modo di ragionare e di credere che Chiunque Potesse Fare Qualsiasi Cosa – abbia raggiunto l’apice con l’invasione grillina al Parlamento. I germogli erano sempre quelli, insomma. Sta cambiando qualcosa? A guardare le nominations di quest’anno – e mi rendo conto di unire mondi veramente molto distanti – sembrerebbe di Sì.

ciao aspirante studente universitario

Ciao aspirante studente universitario che di solito in questo periodo ti lamenti dell’esistenza dei test di ammissione universitaria, che secondo te non dovrebbero esserci, che secondo te tutti tutti tutti dovrebbero avere il diritto di studiare quello che vogliono, che secondo te non e’ giusto che la vita di una persona si decida tramite un centinaio di risposte date in pochi minuti, che secondo voi e’ un test anonimo che vi priva della vostra identità eccetera eccetera.

A parte il non senso dell’affermare che la selezione verso i vostri sogni non dovrebbe essere all’ingresso, ma dopo, cioè una volta laureati e inseriti nel mondo del lavoro, visto che nel favoloso mondo del dopo esiste un plotone di gente come te (ma qualche anno più grande e con una laurea in tasca) che si lamenta di non riuscire a trovare qualcosa di adatto al proprio profilo formativo (brrr..).

A parte il fatto che produrre gente che si lamenta non e’ affatto gratis ma costa molto (no, non parlo delle tue tasse universitarie, quelle coprono solo una piccola parte dei costi totali) e il beneficio di questo sforzo economico per lo Stato – attualmente – e’ solo avere in giro ulteriore gente che si lamenta e che nei casi peggiori pretende una soluzione. A parte che nessuno si lamenta seriamente della mancanza di laureati, tranne i folli compilatori di tabelle comparative tra l’Italia e altri Paesi. A parte il fatto che negli anni ho conosciuto tantissimi studenti stranieri che hanno cambiato nazione pur di inseguire il proprio sogno, l’ultimo giusto la settimana scorsa, un trentaduenne israeliano che si e’ fatto il culo per anni in una fabbrica per mettere da parte i soldi e perfezionare una lingua e un alfabeto a lui sconosciuti ed ora – a trentadue anni – e’ orgoglioso di essere al primo anno di medicina, e te lo racconta con le palpebre che gli calano visto che nel frattempo continua a farsi il culo e lavorare per sopravvivere.

A parte tutto questo, e anche ipotizzando che quanto appena scritto sia tutto sbagliato, e ignoriamolo per un momento.

Ecco, resta il fatto che nella vita e’ assolutamente normale trovarsi in momenti cruciali,  momenti nei quali la tua vita viene decisa in pochi istanti, ed e’ normale che alcuni arrivino impreparati e non ce la facciano, ed e’ anche normale che alcuni arrivino preparati ma poi si caghino addosso dalla paura, fallendo causa assenza di sangue freddo. Ed e’ normale che il sangue freddo – o le “palle”, il “polso” o come vuoi chiamarla sta cosa – nel corso di una vita ti faccia andare più avanti di altri.  Ed e’ anche normale fallire – seppure fino ad ora ti hanno raccontato tutt’altro. Quindi No, non e’ assolutamente ingiusto, o irreale, o spersonalizzante: e’ soltanto un piccolo assaggio di realtà che ti viene offerto, caro aspirante studente universitario, prima di cominciare una pausa (dalla realtà) che durerà qualche anno.

In the modern age, basta una birra allo stesso tavolo, cinque minuti netti di parole scambiate distrattamente, un “da dove vieni cosa fai” per essere aggiunti il giorno dopo – come minimo – su Linkedin.

Quanta stanchezza a leggere della condanna di Abberlusconi. Quanta stanchezza ad ascoltare chi esulta, chi protesta, chi partorisce editoriali.  Come se ci fosse qualcosa da aggiungere, ti chiedi. Ma non su di lui: su tutto un popolo. E’ più grave – ti chiedi – una sentenza che condanna un singolo per un singolo reato, oppure il giudizio inequivocabile su di un popolo che lo ha tenuto a galla per vent’anni? E ci metti dentro sia quelli che lo idolatravano che quelli che si opponevano coi girotondi.

Epperò ti hanno fatto tenerezza i giornalisti, che conoscendo la data della sentenza, hanno cercato di allungare il più possibile il brodo del treno deragliato, del bus precipitato, per poi dimenticare tutto e buttarsi su abberlusconi. Sentenza che poi e’ arrivata con lo stesso ritardo del principinino di Inghilterra.

Il mio aereo per le vacanze decolla tra qualche ora, e quest’anno ci sono arrivato sfibrato e sui gomiti.

C’e’ voglia di masticare stecco di ghiaccioli, cenare fuori senza attendere che si liberi un tavolo, di plof nel mare scuro al tramonto, di addormentarmi di pomeriggio, di passeggiare scalzo sul pavimento di marmo, di darsi un appuntamento a dopo senza dirsi un orario preciso.

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Sono tre settimane che ho una valigia aperta sul pavimento – perché parto, perché torno, perché sono tornato ma non posso disfarla che devo fare altro. Non conoscevo il Mont Saint Michel (nella foto), mi ci faccio trasportare che sono esausto e con le scarpe eleganti e i pantaloni da persona seria – proprio quello che ci vuole per arrampicarsi su un cocuzzolo pieno di turisti. Ciao turisti cinesi che pure se non siete cinesi, per me siete lo stesso cinesi. Ciao coppie cinesi che venite in Francia a fare il viaggio romantico in Francia. Sono così stanco e con le scarpe scomode che penso alla difficoltà di averci la fidanzata cinese, che passeggiando per strada (o in Francia) ne incontri tante uguali, che ti viene male il romanticismo, che ti viene male ad abbandonarti a quell’illusione dell’esclusività, dell’unicità.

In Francia i pensionati si comprano il camper e vanno a campeggiare sui bordi delle strade dove poi passerà il Tour de France – tipo tre o quattro giorni prima che passi – e nel frattempo attendono nel nulla, passeggiano al tramonto sul bordo dell’asfalto.

Quando la strada è lunga e non guido io, mi prende un nervoso che vorrei scendere dall’auto e prendere a pugni il primo che passa.

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cose, 19 due duemiladodici

Si dice il tempo flies when you have fun. Però ultimamente ho l’impressione che questo flying stia correndo un po’ troppo. Credo di non scrivere per un giorno, invece sono cinque giorni.  Sono sei.

Time flies, terribilmente.

Accendo la televisione e ci trovo Patti Smith che canta Because the Night Belongs To Lover, penso a quante volte ho ascoltato questo ritornello senza comprenderne il significato. Patti Smith dopo la canzone deve dire tre parole in inglese, e tu che ti fissi sui dettagli noti che per l’ennesima volta a tradurre tre parole c’è la stessa traduttrice che vedevi da bambino in televisione, come se solo lei fosse capace.

Il potere ha il sapore di una fetta di pancetta, saporita e pericolosa, ti piace ma sai che non dovrebbe.

C’è la pioggerellina e ti fai afferrare e leccare come un gelato, ci sono quattro gradi –  quindi è primavera – ti cade la borsa dalle mani e si bagna tutta da un lato.

La percentuale di figli di genitori divorziati che incontro è salita sensibilmente: sono forse entrato nel mondo reale.

Non posso ascoltare Green Day e Sergio Endrigo nello stesso momento.

della morte dei blog

L’anno 2011 è stato anche l’anno dove si è detto che i blog sono morti. Non posso mettermi qui a fare una conferenza sull’argomento, però diciamo innanzitutto questo: i blog non sono morti, sono tornati ad essere quello che erano all’inizio, cioè un posto per chi ha qualcosa da dire, per grafomani incalliti e sinceri, per vanitosi irriducibili che però vogliono tradurre le loro code di pavone in qualcosa di tangibile e classificabile e rintracciabile in futuro.

Così era all’inizio, poi cosa è successo?

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notiziario flash

Dice questa sbucandomi da sotto l’ascella: ciao sono del Kirzighistan, sono alla quarta Desperados, al mio paese bla bla bla bla (non capisco un cazzo per tre minuti). Va bene Kirzighistan, ciao.

Il proprietario della palestra dice che sto dimagrendo troppo. Non lo so, è che mi dimentico di mangiare o di comprarmi da mangiare, o faccio come gli animali: mangio quando trovo. I capelli nella doccia non sono i miei.  Per esempio mangiare Pan au chocolat in macchina mentre vo al lavoro invece di fare colazione comediocomanda ascoltando Battiato e Stateless. Arrivo al lavoro coi denti sporchi di chocolat. Oggi ho tagliato una american express con le forbici, la mia collega ha fatto la stessa cosa con la sua, abbiamo giocato a lanciare i frammenti come le stelline appuntite dei ninja dei cartoni animati. Vado a comprare la pizza da asporto c’è lei che dice che ci posso fare dopo tre orgasmi mi vengono le gambe molli guarda come cado dalle scale. Vado a comprare la pizza da asporto, incontro Beppe Severgnini più bello di come lo pensavo.

Affanculo se davvero crolla l’europa io perlomeno facevo la parte del trombettista di punta della banda del Titanic.

c'è una cosa che

C'è una cosa che ci portiamo dentro che deve uscire per forza, e che poi per forza dobbiamo distribuirla in giro. Il problema è che gli affibbiamo nomi diversi: affetto, altruismo, amore, preoccuparsi per qualcuno. Se una cosa cambia – il nome – una cosa resta uguale sempre: deve uscire per forza. Altrimenti è un problema. È come per un pompiere con il tubo dell'idrante in mano che però se lo spara in faccia. È come agitare una bottiglia di spumante però senza stapparla mai. 

cose 4 zeronove 2011

C'è una ragazza in strada sotto la mia finestra: aspetta qualcuno. Capisco che aspetta qualcuno perché si alza sulle punte ad ogni automobile che passa, spiando nell'abitacolo.

 

Se l'automobile non è quella giusta, si gira dall'altra parte e si specchia nel vetro di una finestra e si aggiusta gli occhiali, prima sugli occhi, poi sui capelli. Aspetta forse venti minuti e non si accorge di me – che ad osservarla da dietro il vetro mi sento un gatto. Poi all'improvviso se ne va e non sembra arrabbiata. Se ne va e basta.

 

Aspettavi chi? Mi verrebbe da chiedere. E per cosa? E perché non riconoscevi il modello di automobile? Cos'era quel lungo tubo che tenevi in mano? Era una cosa di lavoro? Ma No: era sabato, e tu eri in jeans. E perché ci tenevi a come ti stavano gli occhiali? E perché non hai chiamato al telefono chi doveva venire da te? E perché sei andata via senza intristirti?

 

C'è un cinese che fotografa le auto di notte mentre torno a casa dopo aver affittato una bicicletta – altro dettaglio favoloso di brussèlle, poter affittare biciclette ovunque per un euro e 50 – e penso che forse ti volevi uccidere, mettendoti con la macchinetta al ciglio della strada, cinese che non sei altro.

 

Brevissima recensione dell'ultimo album di Jovanotti – o “Lorenzotti” come dicono gli Elii. Troppi brani, ma nel complesso ancora credibile. Dovrebbe sempre evitare di cantare in inglese, ma pure di dire “Yeah”, che gli viene male. La deviazione verso l'elettronica, pure quella è molto credibile. Il brano di cui sotto, mi piace tanto, però servono le cuffie e il volume alto.  

  

cose, 11 otto duemilaeundici

C'è il sole che ti scova pure quando sei sotto l'acqua verde del mare –

 

e questo mare, ti ci immergi perché dopo ti senti tutto diverso – ecco Sì, un caffé in ghiaccio grazie – prendi tre birre, anzi prendine quattro è ancora presto: sono le tre, sono le quattro –

 

un estate fa si sceglieva il tuo nome e non esistevi, adesso invece tiri capelli ad umani adulti, rendiamoci conto – noi già ci conosciamo ma non ricordo il tuo nome, perché ti accompagni con un mostro? alla fine vi assomigliate tutte voi che vi accompagnate con mostri silenziosi passivi e in colletto di camicia – le linguine alle cozze qui e qui, grazie –

 

per favore regalami i tuoi boxer mi piacciono tantissimo dai dai dai – lei mi dice: ti conosco sin da quando eri bambino non ti ricordi di me? un giorno entrasti in casa mia inseguendo una capra! e porcamiseria è tutto vero – dev'esserci per forza un verso di qualche poesia che dice “m'innamoro dei sassi”: se non c'è, ci infilzo la bandiera sopra come gli americani sulla luna – no guarda, non sono io che sono scemo, la colpa è del rum e cola caldo, e di questa aria umida e guarda che bel cielo, è pure colpa sua, però ti devi fidare di me, perlomeno per una ventina di minuti – ma perché nessuno chiede mai un rum e cola light? –

 

se scendiamo sotto i trentuno gradi posso ricominciare ad indossare le scarpe – la voglia più impellente sarebbe quella di fare esercizio di romanticismo, ma seriamente eh, epperò la domanda è cosa fare quando manca la materia prima. 

ma c'è pure gente che se ne va a pechino perché "mi pagano il doppio"

Balotelli pagato milioni di milioni di milioni dice che lui non vuole stare a Manchester dove appunto lo pagano milioni di milioni di milioni. Ora, c'è da dire che da quando m'è presa qualche tempo fa la sensibilità alle architetture barbare che mi fanno stare male, da quando m'è presa sta nostalgia dei muri intonacati e delle tapparelle e dei marciapiedi larghi e dei palazzi alti in centro e dei balconi che danno sulla strada e dei marciapiedi con gli alberi piantati nelle aiuole – tutte cose che al di sopra di un certo punto (in barbaria appunto) non trovi e che invece al di sotto le trovi – ecco da quel momento io prendo Manchester come esempio di posto del cazzo dove andare a vivere.

 

Come stereotipo di posto del cazzo, per capirci. Perché mai Manchester, si chiederà il lettore curioso e interessato ai miei problemi di nostalgico dell'intonaco e allergico alla mattonella rossa ovunque? Perché a Manchester c'è appunto sta squadra di calcio che ti paga milioni di milioni di milioni, solo che poi devi andare a giocare e vivere a Manchester. Io ogni volta penso: ma questi sono pazzi, per un milione in più? Allora prendo questo come esempio massimo che i soldi che ti danno contano fino ad un certo punto, il resto è fatto di altro (ovvio, non solo di intonaco e tapparelle) che però non sto qui a fare la lista che cosa è altro. Una serie di queste cose altre mi hanno portato a venire a Brussélle, per esempio.

 

Chiederà il lettore attento e interessato ai miei problemi di adattamento urbano: ma tu, ci sei mai stato a Manchester? No, mai. Però da quando c'è questa squadra che paga milioni di milioni di milioni gente che non è nata Manchester (quindi a vivere in un posto del cazzo ci è pure abituata) ecco io ogni volta mi faccio un giro su Google Street View e giro giro giro sfidando me stesso a scovare un posto che ne valga la pena. Siccome adesso il lettore attento ma pure pignolo sarà molto curioso, ci lascio un link per farsi un giro e un'idea.
 

http://maps.google.com/maps?q=manchester&hl=it&ie=UTF8&hq=&hnear=Manchester,+Greater+Manchester,+Regno+Unito&ll=53.480712,-2.234376&spn=0.039133,0.110378&z=13&layer=c&cbll=53.471921,-2.241989&panoid=mId3oZhE1CJ9PVizzsVUtQ&cbp=12,341.66,,0,-0.28&source=embed&output=svembed
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volevi il futuro

Volevi il “futuro”, quello tra le virgolette? Eccotelo, il futuro! I tuoi vicini di casa ti invitano ad un barbecue. Sono un nucleo di gay libanesi che ti introducono al mondo del pop libanese e a quello della chirurgia plastica libanese (due mondi a quanto pare inscindibili fra loro). Uno di questi ti racconta che per motivi familiari non ha mai indossato un paio di jeans fino al 2001 e ti accarezza la mano. Sai fare finta di nulla.

 

In un pomeriggio che sembra pomeriggio ma non lo è – sono le 9 di sera – bevi vino rosso Malbec con un amico che non è proprio amico: è amico di un amico e lo hai conosciuto nel 2005 in Norvegia. Adesso ti è quasi vicino di casa e ti invita a giocare a calcetto con lui.

 

Su skype ti fai raccontare vicende lontane da te da amica medico (o amica medica?) mentre fa la guardia al pronto soccorso, ma la chiamata viene improvvisamente interrotta dall'infermiera e da lei che ti dice, devo chiudere, ho da controllare le insuline, ti richiamo più tardi.

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In metro qualche giorno fa c'era una ragazza che si faceva scrivere sulla maglietta TiAmo per il suo ragazzo in tutte le lingue che riusciva. Chiedeva alla gente: da dove vieni? Se quello rispondeva Germania lei diceva Ce l'Ho, e passava avanti.

 

Mia sorella di sette anni mi introduce alla conoscenza dei b side anni 80 di Renato Zero. E mi fa pure l'analisi del testo.

 

In aereo sedevo vicino a signora vecchissima, portata su in sedia a rotelle e che non sapeva fare niente. Viaggiava da sola. Non era italiana. Ha ordinato una Pepsi che non sapeva aprire da sola. L'ho aiutata a mettersi il cappotto che non sapeva infilarsi da sola. Le ho preso la borsa dalla cappelliera. Mi ha offerto I suoi crackers che mangiucchiava lentissima. Poco prima di atterrare si è pettinata i capelli bianchissimi e si è messa pure il rossetto. Sotto la attendevano con una nuova sedia a rotelle. Lei però si era messa il rossetto. 

cose, quattro 6 duemilaeundici

Quelli nel video li ho incontrati questo pomeriggio a brussélle per caso – ed è bello incontrare queste cose per caso. Sono i groupenfonction e qui c'è un video fatto meglio della loro performance "we can be heroes" alla quale a questo punto ovviamente voglio partecipare pure io, appena avrò appreso un due tre etti di francese.

 

Li ho incontrati dopo una giornata caldissima che la gente va in giro nuda, facendo da guida a Billigiò che cerca di prendere appunti di tutte le birre che sta provando in questi giorni, lo fa sul telefono cellulare ma il telefono si scarica prima. Ho comprato uno straccio per i piatti arancione che funziona malissimo ma è arancione come dico io e quindi pazienza. Sono abbronzato e magro e cammino tantissimo, il mio corpo sembra funzionare perfettamente. Ma nella casa nuova non ho un tavolo da stiro decente, e io già di mio non so stirare bene.

 

Quindi non ho il materiale per stirare, non so stirare: di conseguenza domani metterò le mie cose stirate male tutte in valigia, poi prenderò il treno che si infila sotto la Manica per farmi tre giorni nell'Inghilterra del sud. Se però dico viaggio di lavoro mi viene da ridere.

sabato mattina

Sabato mattina, scelgo i posti dove andare su wikipedia. Scelgo di andare a vedere dove vive Amélie Nothomb, scrittrice tra le mie preferite della prima metà degli anni zero – e a vedere la piazza dove ha ambientato il suo Igiene dell'Assassino.

 

Mi ricordo di quando diciannovenne mi trascinavano in via Paolo Fabbri a Bologna ché forse ci sarebbe passato Guccini, io che di Guccini conoscevo tre canzoni, di cui una non l'avevo mai sentita cantare da Guccini ma sempre ascoltata sulla spiaggia, cantata con la chitarra da altri. Guccini che poi me lo trovavo di fianco random per le strade di Bologna.  Ma sto divagando. L'altro giorno ho rivisto uno che avevo conosciuto tipo sei anni fa in Norvegia. Il nostro cervello calcola in automatico l'invecchiamento delle facce come fanno i ritrattisti della polizia quando disegnano le simulazioni di invecchiamento delle facce dei latitanti. Sto divagando.

Però Amélie Nothomb pure lei una volta l'ho vista in vita mia, e l'ho vista a Bologna: vedi che il cerchio si chiude, e non sto divagando?

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Ho trovato una casa dove stare per tanto tempo. Dal fiorista ho notato un fiore arancione e panciuto che vorrei avere nella mia nuova casa, quando mi ci trasferirò.

 

Ho portato in giro un fratello per le strade di brussèlle. Cercava un cappello da corto maltese, ha comprato un porta candela. In metropolitana c'era odore di umano. Si discuteva se dall'accoppiamento di due nani nascano altrettanti nani. Evidentemente No, dico io. "Meno per meno fa più", osserva lui.

Mi sono addormentato sulla panchina di una piazzetta colorata, scrutando un piccione sull'albero. Le foglie facevano fru fru e il cielo era azzurrissimo. Sono entrato in una festa di fighetti in un hotel del centro. Forse vorrei un vespino da guidare.

Mi sono laureato quattro anni fa.  

Quando non ero presente, in casa è entrato qualcuno a pulire e a cambiare gli asciugamani che però non avevo mai sporcato. 

sto provando

Sto provando vini buonissimi dei cinque continenti, ed ho il frigorifero pieno di yogurt con il qualcosacillus bifidus vivo incluso nel prezzo. C'è un gatto fuori dalla mia finestra che fa finta di aver paura di me. Lo so che fa finta. Dopo avermi osservato per qualche minuto di rilassa. Secondo me si dimentica di fare finta di avere paura di me. Prima c'era un'araba che mi ha chiesto di accendere appena fuori la porta di casa. Era muta. Anzi sorda. Parlava come i sordi. Però in francese. Ma io capisco lo stesso.

 

Per esempio stamattina chiamavo per una casa, ho sbagliato numero. Però ho capito quello che diceva la signora. Diceva: ici, hòpital. Era l'ospedale. Ho detto scusi scusi, ho detto merci, madame. E in tutto questo, non ho ancora cominciato il corso di francese. La ragazza delle risorse umane mi ha chiesto quando lo comincio, sto corso di lingua, visto che è gratuito. Le ho detto non lo so. Lei aveva la camicia sbottonata sul davanti. Secondo me se ne è accorta di averla, ma tardi. Ho deciso che per la casa spenderò la metà di quanto potrei invece spendere, ché qua si resiste all'infighettimento proprio attaccati con le unghie.

 

Comunque altre volte ho già spiegato come mi innervosisco davanti alle sceneggiature banali. Tipo qualche settimana fa. Quindi mi appunto qui un paio di film che invece mi sono piaciuti per la sceneggiatura: Il ladro di orchidee (volevo essere Charlie Kaufman, tantissimo) e Il Portaborse di Luchetti – con Moretti che recita male però va bene lo stesso.

cose che molto mi piacciono in questo periodo

Mi piace ascoltare la figlia di Sting anche se ha una faccia che mi intimorisce. Mi piace rivedere il Verdone dei primi anni 80 e pensare: io certi personaggi li ho incontrati per davvero nella vita reale. Ma allora non conoscono la filmografia di Verdone dei primi anni 80? Oppura la conoscono e comunque perseverano?

 

Mi piace la faccia che fa quando guarda la telecamera una che fa la iena e si chiama Nadia Toffa  – e come muove le labbra: non ci sono foto di lei in giro, tantomeno della sua nuca. La cosa più vicina alla sua nuca che ho trovato è questa. Mi piace correre nel bosco dietro casa, che ad un certo punto si finisce in un posto da cui non si intuisce più la civiltà. Ci sono passato tante volte, alla fine c'ho scattato una foto.

 

per esempio

Per esempio crescendo ho scoperto che viaggiare non mi interessa troppo. Mi dicessero oggi vuoi andare un mese in Peru’ a conoscere i locali e mungere le capre locali e viaggiare nelle campagne peruviane, a guardare negli occhi i locali, intuire l’importanza immensa delle loro tradizioni eccetera eccetera direi probabilmente di Si’, ma senza troppo trasporto.

 

Non credo sia pigrizia.

 

Dipende dal fatto di sentirmi ogni giorno in viaggio, da anni. E la scoperta, intesa come concetto astratto – la Scoperta con la s maiuscola – quella mi sento di farla ogni giorno, e mi sazia ogni giorno. Pure troppo. Mi viene quasi la nausea.

 

E quindi mi dicessero oggi ti piace viaggiare direi ovviamente di Si. Mi dessero piu’ tempo per rispondere pero’, aprirei parentesi infinite sulle cose che vorrei fare molto prima di viaggiare. Tipo straziarmi di passione per qualcosa qualcuno di estremamente bello che ho dietro casa, qualunque sia la mia casa.

 

Pero’ crescere – ecco cosa volevo dire dall’inizio – significa capire che ci sono cose che non ti interessano tantissimo, ti interessano abbastanza, e quindi non ti caratterizzano come persona, ma sono cose che pero’ “vorresti che ti piacessero” perche’ suona bene. Cosa ti piace? Viaggiare. Suona bene.

 

Tipo come quando avevo sedici anni, e per due mesi sono andato in giro a dire che mi piaceva l’acid jazz. Che musica ti piace? Mah – rispondevo – l’acid jazz. Suonava bene. 

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Tengo una presentazione in power point, e mi vengono idee per la festa che si terra’ la stessa sera, idee che appunto sul taccuino facendo finta che siano i commenti dei convitati alla mia presentazione. Negli ultimi anni ho sviluppato una efficacissima faccia di culo nel parlare in pubblico: faccio pause, mi vengono battute, non mi si inceppa la lingua. Poi ripenso alla tremarella di gambe del giorno della tesi di laurea.

 

Camilleri e’ sposato con una da 54 anni e le legge i suoi romanzi in anteprima per sapere se scorrono bene.

 

Io poi alla festa dovevo fare anche il dj, e ok fino ad un certo punto, solo che il vino rosso salentino e la birra chiara olandese non vanno mischiati, soprattutto nell’ordine appena descritto. Avevo la testa ad un certo punto che mi chiedeva perche’ lo hai fatto? Se cado da questo sgabello muoio. Perche’ l’ho fatto?

 

Comunque il colpo di grazia e’ stato sapere che Natalie Portman era pure una scienziata con un curriculum scolastico eccellente. Studiava neuroscienze, una cosa che io certe volte mi mangio le mani per non averla studiata. Adesso per un momento immagino di essere in aula e davanti ho l’aspirante neuroscenziata Natalie Portman che mi mostra la sua nuca. Attenzione quindi, non e’ la nuca di una sconosciuta su cui si riversano aspettative con piglio leopardiano – visto che e’ sconosciuta, appunto – No, lei e’ neuroscienziata con intelligenza acutissima – cio' e' certificato. Il mondo sapete e’ ingiusto perche’ ci sono malattie assurde e perche’ per colpa del caso puoi trovarti seduto dietro alla nuca di Natalie Portman senza che lei se ne fotta di te.

 

Ho fatto le orecchiette all’ultimo libro letto per ricordarmi le frasi piu’ efficaci.