5 pensieri su “volevasi segnalare

  1. Si suppone che chi si sia laureato in Relazioni Internazionali non voglia aprirsi una sartoria o un’aziendina di articoli in fibra di carbonio, nonostante il mercato sia fiorente. E’ sbagliato giudicare con critiche sterili il sistema universitario e lavorativo italiano rassegnandosi allo stato delle cose, ma il punto è che giustamente i datori di lavoro richiedono esperienze e queste esperienze nella maggiorparte dei casi si attuano sottoforma di tirocini che in molti casi si protraggono per anni durante e dopo la laurea con lo scopo di trovare prima o poi un lavoro.
    Il punto è che in buona parte del mondo i tirocini vengono minimamente pagati, in Italia nella migliore delle ipotesi ti danno uno merdosissimo rimborso spese di massimo 60 euro al mese.
    Nel resto d’ Europa ti danno una paga minima per fare un tirocinio anche a scopo motivazionale poichè quello che svolgi è un vero e proprio lavoro se pur alle prime armi, persino in Pakistan se fai un tirocinio vieni pagato.
    Anna

  2. anna:
    guarda che io qui di fronte a me ho un tirocinante non pagato, bravo educato e pettinato, e altri ne ho conosciuti da quando sono qui, e va detto che sono nel paese col piu’ basso tasso di disoccupazione in Europa.
    Il senso condivisibile della lettera (a parte il tono sdegnato dell’autore) e’ che non si puo’ pretendere di trovare lavoro in qualcosa che sia coerente col titolo di studio. Se una cosa non serve, non serve. Se uno si diploma ballerino, poi non puo’ pretendere di trovare lavoro come ballerino per forza. Bisogna farsi un giro fra le offerte di lavoro: quello cercano, e a quello (purtroppo) bisogna adattarsi.

  3. certo che se uno volesse aprire sul serio un negozio di sartoria, magari non passava cinque anni a sbattersi sui libri, ma soprattutto uno li fa anche i sacrifici, però se sapesse che alla fine vengono ripagati in qualche modo, ecco, sarebbe tutto molto più rilassante.

    f.to
    una che vive con 430 euro al mese da un anno e mezzo per fare quello per cui ha studiato e che a fine agosto si ritroverà, di nuovo, a partire da zero e magari a cercare un posto come commessa, che se magari lo cercava a 23 anni era ancora in tempo per l’apprendistato.

  4. Certo, è vero, per chi il lavoro ce l’ha, sia che sia quello che sognava, sia che si sia trovato a doverselo inventare, parlare è più facile.
    Però certo che prima di scegliere un università, un’idea di quello che realmente quel genere di disciplina ti può offrire sarebbe il caso di farsela.
    O anche no. Però poi non ci lamentiamo eh…

    PENSIERILAIT

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