I giapponesi derubati con il conto da 695 euro in un ristorante romano vengono invitati in Italia a spese del governo, e loro, enormi, scintillanti, mi verrebbe da dire “normali” ma siccome contrastano con tutto il resto devo dire enormi, scintillanti, cosa fanno? Rifiutano. Dicono “Sarebbe una spesa inutile fatta con le tasse del popolo italiano” e rifiutano. Ma allora cazzarola esiste la moralità. Va bene esiste in Giappone, però esiste. Che poi cosa mi vuole significare: ti invito in Italia a mie spese? E nessuno nota l’interinseco intento di concussione in questo? È il solito discorso che divide quelli del “cosa” da quelli del “quanto”. Loro sono quelli del “quanto”. Loro sono quelli che se muovi una critica, poi ti dicono che sei invidioso. Un atteggiamente che è come dire mi sei capitata davanti mentre camminavo, ti rifaccio la dentiera. Come dire i miei occhi hanno incrociato i tuoi occhi per un istante, ti compro un vestito nuovo. Tutti gli altri affoghino pure nella merda, e poi però da domani resta tutto uguale. Meno male che ci sono i giapponesi.
Eppure l’invidioso somiglia un po’ ad un giapponese,specie quando ride…
un italiano avrebbe subito accettato di volare a spese del “governo giapponese.”
che’ lezione ci hanno dato, grandi.
nippon ueber viele[..] Sapevo der pasticciaccio brutto del ristorante, ma non di questo interessante ed onorevole proseguio. Per un o squallido passetto falso avanti, un dignitoso passo indietro. Diffondo. E pure questo diffondo, ché repetita iuvant. [..]