Questo quello che dice Mantellini su Facebook. Quanto a me, la mia battaglia inutile e solitaria non è certo finita. È solo che devo trovare cinque minuti per argomentare le mie considerazioni in modo circostanziato, anche se lasciarmi andare a sproloqui infondati e vaneggianti è comunque molto molto alta.
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è proprio il concetto alla base, che è sbagliato
E poi, pensavo: non è che «non si può permettere che le stacchino il sondino che la alimenta altrimenti è come fosse un’eutanasia», non si dovrebbe proprio rispondere «No No, questa non è eutanasia perchè bla bla bla» e nemmeno dire che «se cominciamo ad accettare queste cose, se stacchiamo il sondino, finiremo per accettare anche l’eutanasia», ma invece, invece porca miseria, non dovrebbero staccare proprio un bel niente, ma soltanto chiedere e praticare una netta, chiara, pacifica, necessaria, eutanasia.
vita virtuale
Io perlomeno posso assicurarvi che, rispetto al pomodoro di cui sopra, sono molto ma molto più bello.
(qui la storia)
Poi se lasciamo perdere Second Life e consideriamo Facebook, volete dirmi che i Facebookkiani, nei loro profili Facebookkiani, non si fanno vedere più belli di come in realtà sono? Volete dirmi questo? Va bene, ditelo (ditemelo? dicetemelo?). Io farò finta di crederci.
quindi alla fine
Quindi alla fine la BBC conferma che le molotov, nella scuola Diaz, le hanno infilate i poliziotti per avere una buona scusa per spaccare le teste a tutti. Va bene, già si sapeva, ma il punto non è questo.
Il punto sono i commenti lasciati dai lettori subito dopo l’articolo. Divisi in fazioni opposte, si lanciano cacca a vicenda. Come tifosi di squadre di calcio. I martiri sono i CarliGiuliani, i martiri sono invece i Poliziotti.
Io lo scriverò fino a quando sarà possibile, sperando che serva a qualcosa: sono le fazioni, sono il bianco o il nero, sono le fedi assolute, i Padri Pii come le ideologie, sono gli studenti che si picchiano in piazza fra di loro, che non faranno mai cambiare le cose.
io l'avevo detto che non era nero, forse abbronzato, ma soprattutto:
«le parole del Cavaliere si spiegano con una teoria psicologica per cui fondamento del razzismo è l’invidia dei bianchi per un colore più gradevole»
mi hai dato un gatto bianco con te non gioco più
Allora, è inutile che insistete, non è nero. Volete dire che è nero? Dite che è nero.
Ma tanto non è nero. Se quello è nero, allora io certe estati sono Puff Daddy. Dice: il primo presidente degli stati uniti di colore. Di che colore? Nero? Ma proprio per niente. Se vogliamo dire che è nero, allora dobbiamo anche dire che è bianco. Perchè è mezzo nero e mezzo bianco. Se oggi dici che è nero, se mi fai il titolo di giornale dicendo che è nero, allora il giorno dopo voglio il titolo di giornale che mi dice che è bianco. Dice: eppure pensavamo che il mondo non fosse preparato ad un presidente degli stati uniti nero. E infatti, non è preparato. Infatti non è nero. Se dico che è nero devo dire anche che è bianco. Per esempio, per essere coerente: quante volte ho detto nero in sto pezzo? Devo dire anche «bianco» un certo numero di volte, sennò sono fazioso. E dunque: bianco bianco bianco bianco bianco bianco.
Credo che basti.

ai tempi del liceo
No, appunto dicevo, ai tempi del liceo feci una sola occupazione da vero partecipante. Avevo quattordici anni, e cosa vuoi dire ad uno che ha quattordici anni? Niente. Se intravedi la possibilitá di farti una notte di guardia davanti alla scuola, lo fai. Ma hai solo quattordici anni, c’è poco altro da aggiungere.
Le ragazze del quinto anno ti portavano il caffè ed i cornetti alle sei di mattina, per “sostenere i valorosi guardiani notturni della scuola”. Bello.
Poi a quindici anni giá mi accorsi di come stavano le cose e poco prima delle occupazioni prendevo il microfono in palestra per dire davanti a tutti: ecco insomma, se proprio vogliamo trovare una scusa per non venire a scuola, almeno cerchiamo di informarci un minimo, no? Invece i miei compagni non volevano venire a scuola e basta, i giornali non li leggevano e non potevano dire ai genitori: io oggi non ho voglia di andare a scuola. Io invece potevo, e allora montare tutto quel casino solo per saltare dieci giorni di scuola, mi pareva esagerato. Mi volevano morto.
E si andava avanti così, negli anni “protestarono” per tutto: per le guerre, per le finanziarie, per le riforme, per il governo, per le bonifiche, per non cosa altro. Io lo so che un liceale è un cazzone, e che bisognerebbe lasciargli una certa libertá di essere cazzone, ma a me tutta sta farsa solo per farsi il giro in vespa al sole pareva un modo triste di svendere le idee. Del tipo: a quanto la vendi la tua idea sul mondo, sulla politica? Per me era come se ti stessero rispondendo: al prezzo di un giro in vespa. Tu dammi un giro in vespa di mattina ed io sono contro o a favore di tutto quello che vuoi. Poi dicono il voto di scambio. Poi dicono il clientelismo. Ste cose nascono quando non c’hai nemmeno un pelo di barba sulla faccia.
Oppure era come se ti dicessero: non abbiamo nessuna idea. Qualsiasi prezzo è buono.
E allora io il giorno della manifestazione contro il bombardamento in Jugoslavia, entravo a scuola da solo. Gli altri facevano due ore di corteo, oppure nessun corteo – spessissimo nessun corteo – e poi giro in vespa verso mare. Oppure a casa a dormire. Il punto era che la guerra in Jugoslavia mi dava fstidio per davvero, non mi andava di scambiarla con il giro in vespa a mare (che potevo fare quando volevo). E ci tenevo a dare una testimonianza – a me stesso – che a modo mio stavo celebrando la schifezza. Il prezzo da pagare era disegnare cerchietti con la matita sullo smalto verde del banco per cinque ore. Lo facevo. Se fossi stato al mini corteo pre-giro in Vespa al mare, nessuno avrebbe parlato della guerra in Jugoslavia, o della finanziaria, o di quello che era.
Allora quando dicono che ci sono i licei occupati, i cortei di studenti delle superiori, sti numeri vanno presi con le pinze. Lì in mezzo ci sono pure quelli che ci credono, ma la massa non sará mai credibile. Un liceale farebbe di tutto per saltare un giorno di scuola. Un giorno di scuola saltato è una benedizione del cielo. C’ è gente che ha allagato la scuola per saltare un giorno di scuola. Saltare la scuola è bello, ti cambia l’umore, ti rinvigorisce. Non è certo una dimostrazione di impegno.
E’ come se dicessi che la guerra in Iraq mi fa così schifo, ma così schifo, mi fa così che guarda, addirittura adesso vi lascio tutti qui e mi vado a mangiare una pizza.
per chi ancora non lo avesse visto
Qual’è il futuro dei giovani in Italia.
certe volte
Certe volte ci penso. Servirebbe una telecamera a seguirmi in questi giorni velocissimi. Una telecamera dietro a seguirmi mentre corro. Mi fermo, dico una cosa e poi corro. Ma proprio corro corro, non dico per dire. Corro.
Ho prurito alle mani e vorrei scrivere di sta protesta studentesca. Ma domani ho un esame ed è meglio di No. Io ai tempi della mia protesta studentesca mi volevano morto. Io a quei tempi c’avevo la mafia studentesca degli studenti protestatori liceali che mi voleva praticamente morto.
Comunque, a vedere quello che succede in giro, è chiaro che bamboccioni si nasce, mica si diventa. E poi questi che chiedono soldi per l’università, ma io dico, ma state scherzando? Ma l’università è piena di baroni viscidi e affaristi oppure No? Di parenti e cugini e amanti oppure No? Perchè a me pareva di Sì. Cioè, si era detto di Sì, giusto? A me pareva di Sì.
Io avevo detto non avrei scritto di ste cose, non devo scriverne e basta.
qualcuno mi deve spiegare
Qualcuno mi deve spiegare il fine ultimo di tutte ste raccolte di firme pro Saviano. No, dico, quello rischia di zompare all’aria per la bomba e tu raccogli la firma. Oppure gli fai il club su Facebook.
Che poi, è chiaro che se raccogli 200.000 firme, il minimo che può fare Saviano è scrivere la lettera di ringraziamento. Ma in pratica, tutte ste firme, per uno che potrebbe essere ucciso da un momento all’altro, a cosa servono? Che forse Saviano dubitava dell’appoggio morale dei lettori di Repubblica.it? Improbabile. Che forse Saviano dubitava dell’appoggio del Presidente della Repubblica? Improbabile. Lui dubita solo di riuscire a diventare vecchio, perchè qualche camorrista potrebbe farlo saltare all’aria da un momento all’altro. E poi, cosa se ne fa delle firme pro-Saviano dei premi Nobel e di Nanni Moretti?
Come funziona con ste firme pro-Saviano? Che forse il camorrista bombarolo Ciro chiederà al compare camorrista Gennaro – mentre stanno maneggiando la bomba, prima di innescarla – se anche il premio Nobel Orhan Pamuk ha firmato? Se la Rita Levi Montalcini ha firmato? Insomma, qual’è esattamente l’influenza che può avere una firma di Gunter Grass sui bombaroli Ciro e Gennaro?
il re è molto più che nudo
Si sono sforzati per anni a combattere le discriminazioni, hanno fatto i cortei, gli articoli, le interviste eccetera eccetera, eppure una certa fetta di estremisti continuava a chiamarli froci.
Poi un giorno muore in un incidente stradale il politico austriaco filo-nazista Haider, e dall’Italia si mandano messaggi di cordoglio (ci mancherebbe altro) ma anche di grande stima e ammirazione. Gli autori sono, fra gli altri, l’europarlamenteare Borghezio, il drittissimo Storace, il capo di Forza Nuova Romagnoli e tanti altri. Dieci giorni dopo il funerale, esce fuori il suo amante giovanissimo, tutto tremante e piagnucoloso, a dire che Haider era il suo uomo, che non erano solo amici, ma che si amavano in un modo tutto speciale. Certe volte anche i cerchi si chiudono, in un modo tutto speciale.
poco fa, su corriere punto it
Inizialmente mi sono ho detto che schifo, poi mi sono ricordato che almeno due su cinque li ho letti anche io.
Cerchiamo di essere seri, non prendiamoci in giro
Trent’anni fa veniva allegramente ucciso dalla mafia Peppino Impastato, quindici anni fa Falcone faceva bum! sull’autostrada, e oggi – l’altro giorno praticamente – un professore di chimica che aveva denunciato certe collusioni mafia-amministrazioni locali, lasciato solo dalle istituzioni, si lancia da un ponte e si uccide. In tutto questo Roberto Saviano ancora non riesce a trovare casa ed è costretto a vivere in caserma.
Ora, diciamo la veritá: chi è che vince? Chi è che costantemente vince? Chi è che vince praticamente sempre? Chi è che vince negli anni? Se dovessero chiederti di puntare su una fazione o sull’altra – a vedere come vanno le cose e come non cambiano lungo i decenni – su chi punteresti?
Eh? Dai su’, sentiamo.
E allora dovremmo smetterla di pensare che esiste il Bene e il Male (e quindi che qualcuno dovrebbe vincere), e che alcuni eroi del Bene si martirizzano contro il Male, e che poi vengono uccisi dal Male. Qua c’ è solo da pensare che esiste solo un’immensa colata di merda, dove poi qualcuno si illude di poter identificare un nemico (eccolo lì il nemico! Prendilo prendilo!) – per esempio la mafia, o per esempio qualcos’altro – e di poterlo addirittura combattere, solo che poi ci sbatte la faccia contro e ci rimane. Però ovviamente è molto importante che nessuno si accorga dell’immensa colata di merda, perchè sarebbe un bel casino, e allora quell’illuso che credeva di poter cambiare le cose viene considerato un mito e celebrato come un eroe, e questa celebrazione conviene a tutti, anche a quelli che le bombe le hanno lanciate.
E se adesso Saviano non trova casa, se a Casal di Principe i ragazzini fuori da scuola dicono tutti (tutti) che Saviano poteva pure farsi i caz*i suoi, allora a questo punto cosa è vero? È vero soltanto che forse Saviano è un illuso, e anche che chi legge Saviano è un illuso. Non è certo un saggio: è un illuso. Anche quello che si e’ lanciato dal ponte ha lasciato una lettera ai figli dove chiede: non siate troppo idealisti. E poi puoi continuare cosi’, cambiare le gradazioni e dire che chi legge La Casta è un illuso, chi si iscrive ai circoletti di Grillo è un illuso, e poi continuare così diminuendo di gradazione fino ad arrivare al tuo consigliere comunale che copia il permesso invalidi della nonna e se lo incolla sull’auto per parcheggiare in centro.
E allora l’amica Purci che ieri mi chiedeva se se avevo una qualche intenzione di tornare in Italia, prima o poi. Io non ho una risposta a questa domanda, non sai in anticipo come vanno le cose, epperò se decidi di starci, in Italia, devi avere ben presente il concetto della colata di merda, e sapere che ci vivrai in quella colata, perchè trent’anni fa era così e in trent’anni non è cambiato nulla (anzi), e puoi pure credere che con l’impegno e la buona volontá eccetera eccetera, puoi pure pensarlo se ti fa stare bene, ma comunque i fatti stanno lì belli chiari, rotondi e grossi e puzzolenti di merda.
solo con un po' di ritardo
Tutti a dire che non c’era nessun pericolo, ma poi alla fine il buco nero è arrivato lo stesso. È bello assistere allo sfascio riuscendo a capire – quando va bene – solo il 10% di quello che viene scritto.
gnuranti
Non mi piace l’allarmismo, e allora quando sento parlare di allarme razzismo in Italia mi dico che insomma, diamoci una calmata, non esageriamo a parlare di razzismo. Però fra tutte le storie, questa storia della nonna somala col passaporto italiano perquisita e denudata all’aereoporto di Roma dalla Polizia di frontiera, accusata di traffico clandestino di minori (i suoi nipotini) e di spaccio di droga internazionale («vieni qua che ti dobbiamo fare un esame anale») questa storia qui, mi fa venire solo un senso di pena profonda per i poliziotti.
Questi poliziotti, se penso a loro non mi viene in mente il razzismo ma solo una grossa pena per delle persone così ignoranti da prendere una nonna e farle passare tutto sto casino solo perchè i nomi suoi e dei suoi nipotini sono arabeggianti. Questi poliziotti che fanno un lavoro difficile e per di più devono farlo con tutto questo carico di ignoranza che li accompagna, che li circonda la capoccia, che gliela annebbia. Questi poliziotti a cui viene chiesto di essere rigidi e vigili, non certo acculturati, non certo precisi. Gli viene solo chiesto di essere poliziotti – e sono serio se dico che fare il poliziotto è un lavoro difficile – e loro, ignoranti come sono, immensamente ignoranti come li vediamo, cercano solo di fare il loro meglio.
si sì ok le italiane le più belle del mondo
Però volevasi segnalare soltanto la numero 53 (occhio multimediale) la 62 (via Dave: “te possino”), la 83 (la schifata), la 28 (non ci vedo mica bene) e poi ultima, ovvero l’importante è partecipare.
dice che il mondo potrebbe finire
Dice che il mondo potrebbe finire la settimana prossima a causa del buco nero. Il punto è: si muore tutti assieme o poco alla volta? Perchè se si muore tutti assieme, tutti molto velocemente, allora fa niente, pazienza. Solo se si muore tutti assieme, altrimenti non vale. Che se invece qualcuno comincia a scappare e per questo motivo muore dopo – e mentre scappa piange i morti che sono stati risucchiati prima di lui – non mi va bene. Facciamo che se esce fuori il buco nero, e se il buco nero non si sbriga a risucchiarci tutti, io mi ci butto dentro in costume da bagno, così mi tolgo il pensiero.
chiacchiere e distintivo
Adesso spiegatemi la differenza con un fibbione D&G da tre chili del primo tamarro che vi passa sotto casa.
mi era successo di vederlo tante volte
Mi era successo di vederlo tante volte alla tivvù e perciò era come esserci stato, ma invece non c’ero mai stato. Così ieri per la prima volta quasi per caso mi sono trovato nel mezzo del gaypride di Amsterdam. Le ballerine con i tutù fucsia si agitavano a bordo delle barche, e la musica era quella che ti aspetti da un gaypride. Le ballerine e i travestiti muscolosi sfilavano sfoggiando i colori dell’arcobaleno, mentre tra la folla – mano nella mano – si aggiravano tante discrete coppie gay, molto meno colorate e molto più silenziose. Ho visto passare una coppia di lesbiche tabagiste coi capelli ingelatinati, e poco dietro una madre e un padre fricchetoni che ballavano sguaiati di fronte alla carrozzina della loro figlioletta.
Mi è sembrato di capire – ma non ne sono sicuro – che i coloratissimi ballerini e le ballerine della parata non sono tutti gay, o almeno una buona parte non lo sono affatto. Soprattutto le ballerine. Il gaypride dovrebbe essere – ma non ne sono sicuro – una festa che lambisce soltanto il tema dell’omosessualità, per essere piuttosto una celebrazione dell’estremo, che però si annulla immediatamente in quanto di estremo c’è davvero poco – se non qualche culo e qualche mammella – perchè la manifestazione è circoscritta sia per spazio (da qui a qui passando da lì e lì) e tempo (il tale giorno alla tale ora) e condizione (tutti assieme vestiti tutti uguali). Se ci togli la trasgressione, se minimizzi quello dell’omosessualità, resta qualcosa che ieri pomeriggio, sotto una pioggerellina di agosto, inciampando fra le bottiglie di spumante lasciate sull’asfalto, non sono sicuro di aver capito.
insomma stavo riflettendo
Insomma stavo riflettendo sul discorso di Bossi che al Nord non vuole gli insegnanti del Sud, e riflettendo riflettendo alla fine mi sono trovato inaspettatamente d’accordo con questo principio.
Ho pensato, almeno fino alla scuola media, un ragazzino è giusto che si trovi davanti un professore che parla come lui, che conosce le stesse strade, che si ricorda quando lì una volta era tutta campagna. Con tutta sta globalizzazione che tanto non si scappa, almeno qualche anno di radicamento nel territorio non è poi cosa malvagia. Ma questo vale per tutti, non solo al Nord. Se ci metti che i ragazzini si sbroccano davanti a MySpace e ai giochini online con gli skaters del Wisconsin e imparano a memoria le parole delle canzoni di qualche rapper temporaneo, capisci che almeno qualche anno di tranquillità è importante. Eppoi, i professori della scuola pubblica sono mediamente svogliati e frustrati, e se non lo sono all’inizio poi dopo lo diventano con gli anni: allora perchè costringere i ragazzini del Nord ad associare così presto gli accenti e le cadenze meridionali con la frustrazione e l’inefficienza? Anni dopo, ai test di ingresso delle Università, si troveranno tanti freschi mediterronici ad occupare tutti i primi posti delle graduatorie (ricordo un inviperita figlia di dentista bolognese che adduceva la colpa della sua incapacità di entrare ad Odontoiatria alla Calabria) così come nella mia Bologna siamo stati tutti salentini e siciliani nelle prime posizioni. Ecco Sì, sono d’accordo.
Detto questo, Bossi è uno che si inventò una laurea che non aveva preso per fare bella figura con la moglie, bisogna sempre fare i conti con lui nonostante il suo diploma della Scuola Radio Elettra: storie come questa ti costringono a rivalutare il concetto stesso di genio. E se si pensa ai tanti brillanti laureati che ammuffiscono nei dottorati, sperando in chissá cosa, si capisce che non sto mica scherzando.