Tifoso laziale ucciso tifoso laziale ucciso tifoso laziale tifoso tifoso

E mi ripeto. Insistono ancora e ancora col “tifoso”. Lo scrivono tutti. Ma fatemi capire: stava tifando, quando lo hanno ucciso? No. Faceva a botte con altri ragazzi sul ciglio di un autostrada. Scappava via da una rissa. É tifo, questo? Non é tifo. Ma allora perché insistere col “tifoso”? Andava alla partita. E cosa c’ entra?

Perché i morti semplici non ci piacciono. Non fanno rumore.Ci piacciono invece i morti martiri che poi c’é tutto un gruppo dietro che si incazza si autofomenta e a distanza di anni fa le cerimonie e grida ve la faremo pagare. Dovessero un giorno – speriamo di no – uccidermi in autostrada, vorrei che i giornali parlassero di me come mangiatore di biscotti al cioccolato e rosicchiatore compulsivo di unghie. Come gesto di pace, proprio.   

scioperanti

Quelli che si fanno chiamare “popolo dei blogger” sono oggi in sciopero per una legge che dice tante cose – non entro nel dettaglio – ma che dice soprattutto una cosa (ed é per questo soprattutto che i blogger – i blogger? – scioperano). Un articolo della legge dice che nel caso di un post o commento potenzialmente diffamatorio….

"Per i siti informatici, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono".

Se non lo fai, ci sono svariate migliaia di euro di multa. La critica predominante all’articolo é la seguente:

"pretendere che un blogger per diletto in vacanza, se disconnesso per più di 48 ore, corra il rischio di dover pagare 25 milioni di vecchie lire per non aver rettificato un post asseritamente diffamatorio, sembra eccessivo"

Tutta da verificare é l’esistenza del blogger che non si connette per piú di 48 ore. Magari esiste davvero, eh, chi lo sa. Detto questo, bisogna capire cosa é piú grave: un mondo dove puoi diffamare chi vuoi e rettificare se e quando ti pare, o un mondo dove se diffami e subito dopo te ne vai in vacanza per una settimana in una sperduta isoletta del Pacifico che le notizie ti arrivano solo in bottiglia, poi ti tocca pagare 15mila euro di multa.

paura per i giovani d'oggi

Dici: è solo una pubblicità, lascia perdere. Sì però se la mandano, vuol dire che funziona. Vuol dire che i ragazzini poi ci si identificano. Dice: ma tu da dove sei guardi la tv italiana? No, è che metto su Blob mentre durante la cena. E prima del filmato ci mettono qualche pubblicità, e di solito c’è questa. Paura.

update

comunque non tutto e’ perduto. Basta dare uno sguardo ai commenti del video. Fra tutti, il migliore:

io mi chiamo fiammetta
aaah ecco xke sento caldo
…no testa di caxxo, è x via della sciarpa in piena estate…

Dicono che la foto della donna con il dito medio



Dicono che la foto della donna con il dito medio alzato di fronte ad Ahmadinejad sia da considerarsi un simbolo. Questa foto sarebbe un simbolo anche se tutti sanno che si tratta di un fotomontaggio. Per quanto ne sappiamo – essendo un fotomontaggio – quella donna potrebbe essere anche una sostenitrice accanita del presidente iraniano. Potrebbe essere anche sua sorella, per quanto ne sappiamo, scesa in piazza per applaudirlo, altro che protesta. Ma che ce ne frega dei dettagli, noi vogliamo solo i simboli. Che a noi non ci servono i dettagli, a noi ci interessano i simboli, che poi ci dobbiamo stampare i poster e pubblicare i libri. Serve per fare confronti che non c’entrano nulla con piazza Tienanmen. Quello intanto é un fotomontaggio, e questa é l’informazione di oggi. Dicono che la foto é un simbolo? Mah, forse hanno pure ragione. É un fake, simbolo di questo eccitarsi immotivato del mondo di internet. Che si eccita e si affloscia come cani pavloviani dalle ghiandole salivari ipertrofiche. Questo mondo di polistirolo di gruppi di FB che raggiungono le totmila adesioni e poi alla fine non concludono nulla, della vacuità dei siti di controinformazione e dell’associazionismo virtuale armato di keybords.

very very well

Che poi a proposito di Magic Italy e dell’uso della lingua inglese come inspiegabile valore aggiunto, pensavo a Scalfarotto, e pensavo che i quaqquaraquá stanno da tutte le parti; Scalfarotto, quello che da un po’di tempo a questa parte si candida e poi non viene eletto, ma che intanto durante il periodo di candidatura viene chiamato il candidato giovane che rappresenta i giovani o peggio ancora “il candidato della rete” che siccome io adesso sono nella rete e siccome quello non lo sento il mio candidato mi viene da chiedermi: quale rete? la rete da pesca? No, pare sia la rete del web. Scalfarotto comunque, io non ho niente da dire contro questo personaggio che sicuramente é piú preparato di un Gasparri qualunque, peró l’altro giorno nella mia indecisione se mi stava simpatico o antipatico ho deciso che in fondo mi stava antipatico, quando ho visto sto video elettorale dove lui chiede il voto con un discorso in inglese. Doveva convincere gli elettori inglesi? No, doveva far vedere che lui sapeva parlare inglese.  Aggravante: a seguito di un appello lanciato su Facebook. Che io in teoria sarei pure d’ accordo che si debba sapere sto inglese (figuriamoci, non faccio altro) ma se poi mi si fa la figura del primo della classe che gonfia il petto, allora io per reazione allergica preferisco automaticamente gli sgrammaticati. E poi io non ci posso fare niente, ho sempre dondolato fra la consapevolezza di essere un secchione io stesso, e l’impulso bullistico che ti viene da infilargli la testa nel cesso e poi scaricare, ai secchioni.

(solo a me vengono gli schiaffi alle mani?)

in acciaio inox 18/10 e cambio shimano

Il logo per il rilancio del turismo in Italia, dice il ministro, é stato messo appunto da Mr.B stesso, che si é preso una pausa dal lavoro sulla ricostruzione delle case in Abruzzo, e ci ha messo del suo. A questo punto, il mio pensiero torna un momento ai poveri terremotati di Abruzzo, per nuovi e inquietanti motivi. Cliccando sulla foto, i commenti  sul logo, unanimi– una volta tanto – da parte dell’intera popolazione (sembra il logo di una televendita!). Io da qui ho solo una considerazione da fare. Usare l’inglese per promuovere l’immagine dell’Italia é da ignoranti. Detto senza pregiudizi. Da ignoranti. La lingua italiana é uno degli aspetti che fanno apparire piú “cool”l’italiano all’estero. Del tipo che ti fermano per strada e ti chiedono ( mi é successo qui in Paese Basso) : che lingua é questa che parli? É stupenda! Usare poi l’inglese in questo modo – magic? In che senso magic? – sa tanto di uno che l’inglese lo conosce appena, per cui un “magic italy” gli pare pure innovativo. Ah gia’, dimenticavo. E infatti poi con i terremotati se ne é uscito con il misterioso lemma “new town”. Che il Signore li abbia in gloria, davvero.   

di cinesi, di diete

Il cinese torna dalla Cina e mi ferma sulle scale mentre salgo in camera. Mi dice aspetta aspetta. Entra nella sua camera, torna con un secchio pieno di cioccolatini cinesi. Ne prendo uno sorridendo ma solo dal naso in giù. Prendine di più mi fa. Mannò grazie, uno è sufficiente. Mentre entravo in camera poi ho pensato a sto gioco che mi sono messo a fare della dieta che non mi serviva.

Due mesi fa ho deciso che dovevo dimagrire 4 chili. Mai stato grasso in vita mia, anzi. Mi proponevo al mondo con ottantadue chili per un metro e ottantacinque – record assoluto di sempre – di cui una porzione significativa di cervello (certo). Ho letto su di un sito di cose serie che per capire il peso giusto devi anche misurare la circonferenza del polso, e a quanto pare in base a questa misura ho le ossa sottili, e avendoci le ossa sottili, mi si informava che il mio peso ideale era 4 chili in meno. Allora ho deciso che pure non esssendo strettamente necessario, avrei fatto la dieta. Anche per capire perchè tutti parlando di diete, e di quanto è difficile perdere peso, e di tutti quelli che dicono che loro mangiano pochissimo però non perdono peso. Ho cominciato così sta dieta fantasiosa ed estemporanea per perdere 4 chili, e ho perso 4 chili. Le prime settimane però non ho perso niente, ma subito ho capito una cosa: che per perdere peso la cosa prinicipale non è muoversi (io mi muovo, eh) nè nutrirsi di scemenze dietetiche. La cosa principale è avere fame. Hai fame? Stai dimagrendo. Non hai fame? Non stai dimagrendo. È semplicissimo. Quindi tutta la questione si riduce ad un semplice punto: sei disposto a convivere con la fame per un certo periodo della tua vita? Se Sì. Ok. Se No, lascia stare.

Ma il cinese, adesso me lo ricordo, era tornato in Cina per suo zio che aveva avuto l’infarto. Io ho preso il cioccolatino e non ho chiesto niente, come sta tuo zio eccetera eccetera. Non ho chiesto niente. Che bestia.

 

sennò poi la gente parla, no?

Con tutto il casino che è successo, con tutte le cose che hanno detto di me, che hanno voluto farmi passare per una zoccoletta, ormai “a 18 anni mi ritrovo a vivere come una sorvegliata speciale. Nessuno si chiede come mi posso sentire in questo momento?” e allora, per allentare la pressione su di me, per ricordare a tutti che sono poco più di una ragazzina, non certo una zoccoletta, mi presento a votare col primo straccetto che ho trovato nell’armadio, e coi capelli appena appena spazzolati.



ha cominciato prima lui!

Criticato per lo scherzo alla cancelliera tedesca Angela Merkel,
Berlusconi rivela così l’origine del cucù.
"Non è un’invenzione mia" spiega il presidente del Consiglio
– me l’ha fatto una volta Putin a San Pietroburgo
e io l’ho fatto alla Merkel".

Intanto ieri sono andato a votare. E chi se l’aspettava sta cosa? Arrivata la scheda a casa, presentato in scuola deserta, ottenuto mia scheda-lenzuolo – possibilitá di sgraffignare liquerizie gommose dal presidente di seggio – e poi colorato cerchietto con pastello colore rosso in cabina elettorale. Erano anni che non votavo, mi trovavo sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. Stavolta invece, facilissimo. La strana sensazione di avere votato come un cittadino barbaro (per eleggere un deputato europeo barbaro) non si riesce purtroppo a descrivere.

qua si insiste con la storia dell'invidia

Qua si insiste con la storia dell’invidia di cui già qualche giorno fa. Adesso si mette a parlare il brizzolato tecnico di macchine supervelocissime. Secondo lui tutta sta storia che il signor S.B. si invita a casa donnine nude e le riempie di soldi e braccialetti e poi – per farle stare buone e zitte – le piazza a lavorare con gli amici suoi, è tutta invidia. “Invidia per la gente che ce l’ha fatta”, dice il brizzolatissimo.

Che poi: invidia?

A parte quello che si è già detto su questo concetto distorto e pretestuoso dell’invidia, poniamo il caso fossi invidioso. Allora, io adesso sono invidioso, giusto? Benissimo. Vuol dire che se lui, l’oggetto della mia invidia, fa il puttaniere, allora voglio farlo pure io. Benissimo. Posso fare il puttaniere? Mah, aspetta un momento che controllo i quattro soldi che ho da parte. Non sono granchè, ma direi di Sì. Del resto da queste parti sarebbe anche legale. Per capirci il puttaniere riesce a farlo chiunque si trovi qualche decina di euri in tasca e una mezzora da spendere. Allora, visto che posso, vado a fare il puttaniere?
No.
E dunque?
Qualcuno a sto punto dovrebbe spiegarmi la mia invidia, perchè io da solo non ce la faccio.     

allora praticamente

Allora praticamente succede che mi distraggo un momento ed esce fuori sto Gino Flaminio, che lasciando perdere tutta la storia che racconta (pure interessante per carità) è la conferma ulteriore che questa storia è stupenda, che non ti lascia mai tre giorni senza un colpo di scena, e che il nome Gino Flaminio – prendiamo un momento in esame il nome, dimentichiamo tutto il resto – mi ricorda  vai a capire perchè Gino Pilotino, anche se sto gioco io non l’ho mai avuto, ne  ho solo subito la sigla televisiva con la musichetta irritante, e meriterebbe davvero di diventare un nome cult, il nuovo Luther Blisset di noialtri.

nuvole di fantozzi dei giorni nostri

ah, be’ ma se ricominci vuol dire che che l’ hai col signor S.B. Ma figuriamoci! Anzi vuoi saperla una cosa? Per quanto mi riguarda il signor S.B. e’ un politico capace anche piu’ della media dei politici colleghi suoi. Non lo voterei, ma non e’ che sono contro a prescindere. A me interessa l’aspetto sociologico della cosa, dico davvero.  Ma siccome fra i miei totmila esami dell’universita’ non ho un esame di sociologia, allora non posso forse parlare di sociologia. Mi piace osservare. Allora si potrebbe dire che mi piace l’aspetto "osservazionologico" della cosa.

Per esempio adesso esce fuori che e’ un corrotto ma lui se la prende coi giudici prevenuti. Questa strategia, nessuno se ne rende conto, e’ grandiosa, e funzionera’ in eterno. Perche’ dell’Italia – e’ un anno e mezzo che sono via ormai, ma ste cose le ricordo bene e riguardano anche me medesimo – bisogna dire che e’ innanzitutto un popolo che di fronte alle avversita’ si giustifica. Di fronte alle avversita’ ma soprattutto di fronte alle accuse. I mariuoli a Napoli, per fare un esempio, se tu li prendi mentre spacciano sigarette di contrabbando, quelli si mettono a smaniare invocando San Gennaro e la sventura che li ha colpiti, e dicendo che mannaggia la miseria, come devono fare loro a tirare avanti? Che mica e’ colpa loro, si mettono a dire. Ci sono quelli che dicono che sono a dieta e che pero’ ingrassano lo stesso anche senza mangiare, dicono loro (ma nulla si crea e nulla si distrugge, dice un principio della fisica) e che la colpa e’ del loro metabolismo, la bilancia dev’essere guasta certamente, mica e’ colpa loro. Quelli che non studiano, poi li bocciano all’esame perche’ il professore e’ un bastardo. Si giustificano. L’esempio classico e’ la multa del vigile urbano. Tutti – me compreso – con la multa sul parabrezza bestemmiamo contro il vigile, perche’ per qualche motivo che vai a capire quale sarebbe sto motivo, la multa non e’ giusta, e il vigile e’ uno stronzo.

Prendersela con i giudici – o in generale prendersela con qualcuno per le sbavature della propria condotta – e’ una versione moderna e piu’ rassicurante della nuvola di Fantozzi. Cioe’: non e’ colpa mia, ma della nuvola. E nel 2009 questa nuvola e’ sicuramente di sinistra. Solo che giustificarsi in linea di massima e’ da perdenti. Io mi rendo conto di esserlo quando lo faccio – mi rimane un gusto amaro in bocca e la coscienza ha il prurito sotto i piedi. Pero’ se il vincente per definizione si mette a trovare giustificazioni, ecco che lui diventa il simbolo di tutti i giustificati. La via per il riscatto morale e sociale. Ecco che tutti i giustificati si identificheranno in lui. E preferiranno credergli, perche’ se lui ce la fa, ce la fanno anche loro ad uscirne puliti, dai loro pastrocchi quotidiani. Anche di fronte all’evidenza, meglio credergli, perche’ il castello di carte non e’ solo suo, ma alla fine e’ appartiene a tutti, ognuno ci ha messo la sua di carta, e se cominci a sfiatare, aggiustare controllare, poi finisce per crollare tutto per terra.

La vicenda che non se ne puó fare a meno

Questa é la vicenda che non se ne puó fare a meno, che se uno ci si mette a guardarla, puó trovarci tutto, la spiegazione definitiva per tutto. Adesso il B. si arrabbia perché su Repubblica hanno pubblicato dieci domande sulla storia della minorenne. Si arrabbia B., e dice che questa é tutta invidia. E infatti i sostenitori in giro per la rete ripetono molto spesso la identica cosa: è tutta invidia. Un considerazione, allora:  

L’invidia. Prendiamo quel tipo di persone che quando formuli la critica, quelli ti rispondono che la tua è tutta invidia. Attenzione che non é cosa da niente, perché questa risposta divide di netto due mondi. 

L’invidia sarebbe dovuta a qualcosa che non hai e che vorresti avere. Mentre la critica che fai é per un sistema di valori tuo interno, perché usi questo sistema di valori interno per guardare il mondo. E se trovi qualcuno o qualcosa nel mondo che cozza fortemente col tuo sistema di valori, allora analizzi, emetti un giudizio (che si basa sul tuo sistema di valori interno) e quindi in pratica critichi. L’invidia, detta in modo rozzo, é un attacco di tipo quantitativo (“vorresti avere quasta cosa, che non hai, e allora parli perché sei invidioso”) quando invece la critica é una mossa di tipo qualitativo (“fai/sei diverso da come io credo si debba essere/fare”). Fra chi si muove nel mondo usando i criteri Piú e Meno, e quelli che conoscono altre direzioni possibili. Uno che ha fatto le scuole direbbe che è un problema di sovrastrutture. Ma lasciamo perdere. Questo ragionamento comunque divide le persone agli antipodi. Se il tamarro – per fare un esempio – sfreccia con la sua decappottabile in pieno centro, spaventando i pedoni, rombando al semaforo, clacsonando quando serve, tu che hai un sistema di pensiero qualitativo lo criticherai perché si sta comportando secondo te in un modo che non dovrebbe, che non va bene in un contesto civile. Lui, sapendosi criticato, penserá che la critica è dovuta alla voglia matta che hanno gli altri di essere al posto suo, sulla decappotabile fresca di autolavaggio, a clacsonare e rombare fra la gente. Ecco perché chiunque ti accusi di invidia – e su ste pagine è successo tantissime volte – é sempre meglio lasciar perdere, perché nel momento in cui qualcuno tira fuori l’invidia, a quel momento si stanno parlando due lingue diverse.   

Gli accenti sbagliati – è bene ripeterlo di tanto in tanto – sono dovuti alle tastiere sballate di queste parti.

no, non mi stanco, e non mi passa

E siccome il sangue è alla testa, meglio non scriverne. E lo ripeto, le analisi non sono mai state così lucide, in giro. Mai le cose così evidenti. Sì mi ripeto. Sì, è noioso. Una noia mortale. Ma non mi passa. Non passa. La rabbia razionale non passa. Non è come l’emozione del terremoto. La rabbia razionale si incista nel profondo.

Cito solo un articolo di D’Avanzo e un immenso, immenso post di Leonardo, che se li leggete entrambi (se non li avete già letti) e me lo scrivete qui sotto, io forse (forse) mi calmo. 

 


" In mezzo a tutto questo io scrivo, come tanti, senza nessuna pretesa di fare lezioni di giornalismo. Non sono un giornalista: ma non è necessario essere calciatori professionisti per accorgersi che a centrocampo fanno melina. Non scrivo per farmi passare la rabbia (che non passa, anzi); piuttosto con una presunzione di testimonianza: chi verrà dopo di noi non dovrà pensare che eravamo tutti prostrati come Vespa, arresi come De Bortoli. C’era gente normale, con una famiglia e un lavoro più o meno normale, che in casa propria si faceva le domande che i giornalisti non volevano o non sapevano più fare.  Non eravamo la maggioranza, non pretendevamo di esserla: ma esistevamo. Devono saperlo i posteri: non si sono bevuti il cervello in quindici anni, gli italiani. Non tutti."

nono lo sai neanche tu/ma di certo si può/fare di più

Jovanotti e altri 56 cantanti si mettono tutti assieme e cantano la canzone che deve secondo loro raccogliere con le vendite due milioni di euro per l’Abruzzo eccetera eccetera. Va benissimo. Però sarebbe stato bello se avessero anche detto: raccogliamo due milioni di euro con le vendite, ma Caso Mai non dovessimo arrivarci, ai due milioni di euri – per esempio che ne so, arriviamo a trentasettemilaquattordici euri – la differenza ce la mettiamo noi, diviso 56. Anche perchè adesso si sa come va: conferenze stampa, articoli di giornale e passaggi in radio. Mica schiaffi sul naso, sudore e lacrime. Io comunque sono molto molto vecchio, se sono ancora vivo il giorno che i Sud Sound System fanno un disco con Laura Pausini e Roberto Vecchioni.