il fatto che tagliano le gole

Il fatto che tagliano le gole non mi pare un motivo sufficiente per andare lì a buttare le bombe.

Per due motivi: anche se tagliano le gole, in una determinata zona del mondo (molto piccola) sono i più forti. Andare ad indebolire i più forti  a forza di bombe per metterci al posto loro qualcuno di più debole voluto da chi ha buttato le bombe, significa instabilità perenne. E poi, se la paura è che uno di loro salga su un aereo per dirottarlo e schiantarsi in una cittadina del nostro occidente di gente perbene con l’ìWatch al polso, vorrei capire se al dirottatore serve uno stato islamico per farlo, se al dirottatore serve scritto sulla carta d’identità “califfato islamico”, o se può farlo anche senza.
Io direi anche senza. Io direi che potrebbe farlo anche arrivando chessò, dalla Svizzera.

Quando nel calciomercato estivo arriva la notizia di un giovane calciatore che viene acquistato da un’altra squadra con un contratto di milioni di milioni di euri, vado subito su Google Street View a vedere come mi sentirei a passeggiare nelle strade della città di questa nuova squadra. Spesso penso che – nonostante il contratto milionario – mi sentirei molto triste, e che se fossi il giovane calciatore preferirei essere altrove, anche con qualche milione in meno – che’ tanto in fondo sempre di milioni si tratta.

Per esempio oggi Balotelli va al Liverpool, ed io mi sento virtualmente triste passeggiando per le strade di Liverpool.

mettiamo che

Mettiamo che voleste creare un danno enorme al vostro Paese partendo da zero – cioè essendo dei pincopallino qualunque – non un ministro dell’economia o un ambasciatore impazziti. Mettiamo che proviate scientificamente ad identificare quale azione, come se fosse una gara con gli altri. Lanciare una bomba ad un monumento di inestimabile valore? Sono tutti controllati, e probabilmente verreste fermati prima. Un incendio? Spesso la spesa per domarlo e’ di qualche migliaio di euro. Deragliare un treno? A parte le vite umane, il danno viene causato soprattutto al privato. Un evasione fiscale mostruosa? Stiamo parlando di gente normale con vite normali ed entrate normali. Vi viene in mente qualcosa di più dannoso?

Niente?

Ora ancora più difficile: come può un pincopallino qualunque creare un danno economico enorme al proprio Paese e poi – sebbene riconosciuto colpevole di ciò – non essere incriminato ed uscirne con la fedina pulita? Viene in mente niente?

In questo gioco teorico la mia proposta e’: andare in una zona di guerra senza preparazione e copertura, e farsi rapire. Le conseguenze come si sa sono sempre milionarie, e nonostante il danno, il reato non esiste.

Eppure, la frase molto contestata del vice primo ministro turco sulle “donne che non dovrebbero ridere in pubblico” se uno ci pensa, se uno fa attenzione alle immagini evocate, e se cancella proprio quella parte inopportuna sulle donne che non dovrebbero ridere in pubblico, se uno contestualizza e attualizza il concetto di castità, quella frase, se uno ci pensa bene, e’ bella.

«Dove sono le nostre ragazze, che arrossiscono, abbassano la testa e volgono lo sguardo lontano, quando guardiamo il loro viso, diventando un simbolo di castità? (…) La castità è molto importante. Non è solo una parola, si tratta di un ornamento [per le donne]. Una donna dovrebbe essere casta. Dovrebbe conoscere la differenza tra pubblico e privato. E non dovrebbe ridere in pubblico».

possono ricamarci sopra quello che vogliono

 

Possono ricamarci sopra quello che vogliono ma se le immagini di una suora che canta generano tanta attenzione è innanzitutto perché fa strano. Stupisce l’accostamento fra cose estremamente distanti fra loro, e quindi si scatena la voglia di spiare. I meccanismi emozionali sono gli stessi che si scatenano con i fenomeni da baraccone o con la pornografia. L’oggetto è diverso ma i meccanismi sono gli stessi.

Non mi interessano gli ordini religiosi e non voglio parlare di questo. Voglio parlare di logicità. E logicamente andrebbe detto – parlando di questa ragazza che ha già provato, non riuscendoci, quando non era suora, ad entrare ad Amici ed Xfactor – che quella ragazza, quella suora, semplicemente non dovrebbe essere lì a fare quello che fa.

Innanzitutto perché le suore, leggo, fanno voti di “povertà, castità ed obbedienza” ed un certo tipo di vocalità pop e determinate movenze pop sono più o meno velatamente sensuali. La frase rituale “chi ha detto che una suora non può..” non regge. Certe cose una suora “non può” perché ha deciso lei stessa e lo ha promesso, che non può. Io che vivo in questo mondo “sensuale” e che ritengo giusto il mio fornicare, posso. Lei non può. Oppure possiamo dire che può, ma in nome di una superficialità diffusa che scioglie qualsiasi legame con la logica e la coerenza.

Il “cosa” non è logico, ma neanche il “come” e il “dove”. Chiedere di farsi insegnare il mestiere di cantante pop ad Alessando Aleotti in arte JAx, che fra le altre cose cantava – ai tempi in cui gli chiedevo gli autografi – “le donne le uso solo come svuotacoglioni” non è opera di evangelizzazione. Muovere il corpo esattamente come le popstar contemporanee non è segno di modernità. E’ disconoscimento di quello che si è, per seguire quello che non si è. E’ farsi assorbire da canali e meccanismi antitetici a quelli a cui hai giurato fedeltà. Non è un cross-over di culture diverse: è rimpiazzare goffamente una cultura con un’altra. Quindi piuttosto che parlare di una religiosa che si apre al mondo si dovrebbe parlare della sconfitta plateale e in mondovisione degli ordini religiosi. Però non è la debolezza della singola Cristina che mi interessa quanto piuttosto l’effetto mediatico, sintomo di qualcosa di più grande. Perché entusiasmarsi e magari emozionarsi per queste immagini – al di là dell’istintiva simpatia che provocano tutti i calimeri di questo mondo – non vuol dire essere anime buone ma organismi semplici che involontariamente brindano alla superficialità.

(e per guardare il video su youtube ho dovuto prima sorbirmi la pubblicità “uncensored” di Dior Homme che a questo punto, visto l’argomento, consiglio)

Non si azzardino a definirla una Vittoria Dell’Italia. Questo è tutto merito di Sorrentino, bravissimo e non da ora. Poi al limite è merito di chi ha lavorato con Sorrentino, il quale non dimentichiamolo era non solo regista, ma pure autore di soggetto e sceneggiatura, in pratica un film tutto suo. Poi al limite, molto ma molto dopo, di quelli che lo hanno visto e apprezzato.

Vuoi dire gli italiani, dunque?

Mica tanto. La Grande Bellezza ha incassato in Italia soltanto 7 milioni di euro dalla sua uscita. A vederlo ci è andato un italiano ogni tanti. In pratica, ventesimo tra i film del 2013. In pratica, la metà di quanto ha incassato Il Principe Abusivo.

Definirla una vittoria dell’Italia significherebbe negare cos’è l’Italia. L’Italia è altro, molto lontana dall’occhio e dalla sensibilità di Sorrentino.

E comunque, se continueranno a citarlo in futuro come l’ultimo che ce l’ha fatta, avrò una scusa per ricordare e mettere in pratica la frase di Jep Gambardella di cui qualche mese fa.

per aggiungere l’ennesimo capitolo

Per aggiungere l’ennesimo capitolo alla lista dei segni che ti fanno riconoscere i gruppi di italiani in vacanza all’estero, devi metterci pure che in un gruppo di italiani, se ti concentri ad osservare solo le donne del gruppo, intuirai che quelle stesse donne, una volta rimossi tutti gli orpelli, e in particolare pesanti tinture dei capelli, trucco robusto, complicate e griffate montature degli occhiali, al netto di tutto questo e di altri artifici variabili, potrebbero essere molto diverse da come appaiono. E’ la tua esperienza che te lo suggerisce. Questo tipo di bluff estetico non risalta in Italia quanto invece all’estero, dove sullo sfondo ci sono le mitteleuropee con un acqua e sapone talebano che pure quello può – spesso – avere degli effetti positivi ma pure – a volte – diventare orgogliosa sciatteria. In questo sfondo di acqua e sapone talebano, la ragazza italiana ti fa riconoscere immediatamente il gruppo di italiani in vacanza; o meglio, è il tuo occhio esperto che lo fa, intuendo lo spread che esiste tra quello che vedi e quello che realmente potrebbe essere.

Quando e’ venuta fuori la campagna di #CoglioneNo mi sono ammanettato e legato al termosifone per non scriverne.

Ho trascorso il tempo abusando del primo album de I Cani (a proposito, grazie G.: toh, ti faccio pure pubblicità). Poi scopro che la mente de I Cani Niccolo’ Contessa ha scritto un articolo a proposito che condivido con quello spirito con cui con una mano stringi la mano dell’altro, con l’altra gli scuoti la spalla.

Citando a caso:

Gli intellettuali italiani hanno per anni gridato allo scandalo delle giovani generazioni “che sognano di diventare calciatori o veline” (più recentemente, concorrenti di reality e talent), denunciandone l’appiattimento su modelli di vita difficilmente sostenibili, e sottintendendo che l’adesione a tali modelli era la conseguenza di un deficit educativo in cui la televisione aveva occupato interamente il campo degli orizzonti culturali. A me sembra che internet abbia interpretato esattamente lo stesso ruolo della televisione per i “giovani creativi” della mia generazione (che pure, per provenienza sociale e titoli di studio, dovrebbero in molti casi essere in possesso di strumenti culturali ben più avanzati), pronti a puntare su progetti professionali difficilmente realizzabili: alla ricerca, più che di un’effettiva realizzazione personale, di un certo “stile di vita creativo” osservato più su Instagram e Tumblr che su Canale 5 e Italia 1: stile di vita che, ironia della sorte, è molto difficile da realizzare quando non si ha un soldo in tasca.  

Non solo si sostiene il Prof. Garattini per le minacce ricevute da cosiddetti “animalisti”, ma poi anche, leggendo le prime righe dell’articolo del Corriere sulla manifestazione di oggi a Milano l’occhio mi cade su un particolare.

Circa 300 persone, in gran parte donne, hanno sfilato sabato pomeriggio nel corteo dell’organizzazione Animal Amnesty, indetto nel capoluogo lombardo nella giornata della mobilitazione nazionale contro la vivisezione

Sarebbe ora di cominciare a farsi delle domande. Al di là delle posizioni dei singoli – tutte lecite – sarebbe ora chiedersi quali siano i motivi reali che stanno dietro certe motivazioni. Quanta razionalità e quanta emotività. E se poi è emotività, da cosa viene influenzata.

Intanto sono anni che attendo, a braccia incrociate, una manifestazione di questa gente – come dice l’articolo, in gran parte donne – contro le derattizzazioni delle fogne dei loro comuni.

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C’è la crisi ovunque, ma soprattutto in Italia, ma soprattutto nel Sud Italia, ma soprattutto nei piccoli paesini del Sud Italia.

Epperò nell’arco della stessa giornata ti ritrovi a fare un giro sulla costa, con persone che lo fanno spesso – mentre tu No; nel pomeriggio un caffè al mare e quindi un giro in motocicletta con il mare sempre da un lato. Tanta gente ammollata sulle sedie dei tavolini dei bar, che parlotta mettendo impilando gli smartphone sul pacchetto di Marlboro. Poi dopo un salto in gioielleria a scegliere un regalo; poi si beve qualcosa in piazza osservando i vecchi che contano i minuti sulle panchine. Sei a cena ospite in un ristorante coi calici di cristallo. Più tardi passi da una festicciola in una grande villa vicino al mare, però più piccola di quella dove poi vai a dormire.

Sono questi i momenti – ti viene da pensare – che un po’ ti senti un coglione.

Dice che vogliono tutti Rodotà presidente. Per carità, ci sta bene Rodotà (rima), ma fermiamoci un attimo e ragioniamo su un’ipotesi. Ipotizziamo che le elezioni non le avesse vinte il PD per un pelo piccolo piccolo, ma invece le avesse vinte abberlusconi. Ora ipotizziamo che abberlusconi avesse la maggioranza relativa (anche se piccola piccola) e dopo un presidente della repubblica di origine comunista dicesse: non me ne frega della larga condivisione, io voglio presidente della repubblica chi piace a me e al mio elettorato, fanculo tutti gli altri. Verrebbe eletto Giorgio Mastrota o Gerry Scotti, ma il problema non è quello, il problema è che verrebbe compiuta un’azione di strappo verso un terzo degli italiani. Quelli che oggi dicono che Marini non va bene, c’hanno ragione pure loro, ma resta il fatto che desiderano sfanculare un terzo degli italiani, e sono gli stessi che se oggi toccasse a loro, di essere sfanculati così, farebbero la rivoluzione.

Stavo pensando, speriamo che vinca un partito che non ha il nome del leader nel logo, o che non sia identificabile con una persona specifica, che non sia il prolungamento partitico di una persona specifica. Cioè speriamo che non esca fuori una maggioranza di seguaci. Stavo pensando questo, poi mi rendo conto che alla fine applicando questo principio di partito ne resta solo uno.

trovo ragionevole

Trovo ragionevole la proposta di mettere un numero identificativo sulle divise degli agenti anti-sommossa, in modo che se qualcuno di loro esagera con qualche manganellata in più, lo si possa identificare facilmente.

E’ così ragionevole questa idea che propongo di estenderla ai manifestanti tutti: cioè ti puoi presentare a questi cortei soltanto con un numero identificativo bene in vista, per esempio stampato su una fascetta attorno alla fronte stile Rambo. E se non lo indossi: vieni fermato mediante siringa di anestetico sparata con una cerbottana, come si fa per catturare i leoni nella savana. Direi che a questo punto scoppierebbe la pace immediata, niente più lanci di pietre, niente più bastoni o petardi – come si è visto proprio l’altro giorno, anche se poi si sono tutti concentrati sui presunti fumogeni lanciati dal ministero.

suona bene ma non significa niente

Il Festival della Stupideira non si ferma. C’è di tutto. C’è soprattutto un esuberanza di belle frasi prive di senso e fondamento.  La retorica melensa purtroppo non provoca allergie di massa e quindi non c’è speranza per il futuro. Ma ci sono anche sbavature interessantissime. Il famoso comico dichiara in tv che gli attentatori “non sono esseri umani ma neanche bestie, perché le bestie queste cose non le fanno”. Con il ditino alzato andrebbe chiarito che invece Sì, lo fanno e pure abbastanza regolarmente, e fanno pure di peggio. Ma siccome suona meglio dire che non lo fanno, allora non lo fanno.

mannò

Mannò, se adesso svelate che l’artigiano bergamasco incazzato con il fisco – quello che si era chiuso nell’Agenzia delle Entrate con un fucile e gli ostaggi – il debito di 44mila euro in realtà non ce l’ha, anzi ne ha uno di 1400 euro perché ha deciso arbitrariamente che lui il canone della televisione non lo paga per dieci anni,  e se svelate che non era sul lastrico ma che c’aveva pure soldi per farsi l’arsenale di armi, ecco, se svelate tutte queste cose, poi finisce che non possiamo farne un eroe, non possiamo più citarlo come martire sbraitando con la bava alla bocca non appena ci mettono un microfono davanti, in un periodo come questo dove c’è tantissimo bisogno di eroi e di giustificazioni, c’è un popolo intero che ha bisogno di sentirsi vittima di un governo malefico, presentatori abbronzati che alla tv continuamente descrivono storie di gente disperata perché “deve soldi allo Stato” e non entrano mai nei motivi (vedi mai che questi soldi siano davvero dovuti).

In realtà volevo solo segnalare questa lettera.

colleghi maschi e femmine

Colleghi maschi e femmine che quando si fa tardi non tornate a casa dalle vostre famiglie ma soprattutto dai vostri bambini: quando non tornate a casa ché c’è da lavorare io non penso niente.

Però quando non c’è da lavorare ma lo stesso vi fermate a chiacchierare per delle belle mezzore, a ciondolare nei corridoi, io penso che non volete tornare a casa, che il lavoro alla fine è una scusa per stare lontano a prendere aria, altrimenti non si spiegano queste lunghe mezzore. E non mi trovo la spiegazione di queste facce di bambini sui desktop – o forse a pensarci bene Sì, a sto punto.

Dice il libro di biologia delle medie – che rileggiamo con occhio cinico – l’essere umano nasce cresce si riproduce e muore.

Poi mi passa.

Bel tipino

Bel tipino quel Bosusco liberato in India dopo tremendi sforzi diplomatici di Ministri, Unita’ di Crisi e Ambasciate. Il bel tipino si era andato ad infilare in posto pericoloso dove non doveva andare. Pero’ lui e’ uno che cammina nella giungla zaino in spalla, figuriamoci cosa gliene fotte delle direttive del Ministro degli Esteri. Lo liberano e lui dichiara che non c’e’ problema, ha solo fatto una “vacanza pagata“. Bosusco lo mettiamo assieme agli alpinisti che restano imprigionati sul cocuzzolo dell’Everest e poi chiamano i soccorsi in elicottero prima che gli geli il culo. Intanto: mi si bucasse una gomma qui, nella centralissima Europa, dopo aver rispettato tutte le regole, lo Stato Italiano non verrebbe ad aiutarmi. Dovrei telefonare e dire che mi sono slogato la caviglia nel delta del Niger.