Certe volte succede di dimenticare i motivi per cui ho messo su ste pagine di blogghe, ovvero i princìpi fondanti che in teoria dovrebbero ricordarmi in ogni momento perchè e percosa continuo, e perchè e percosa in teoria sarebbe meglio continuare piuttosto che No. Per esempio scrivere come prendere appunti, che magari un giorno potresti aver voglia di rivangare.
Per esempio ieri alla Meisje le ho detto; alla cena coi i tuoi colleghi Sì ci vengo, però che palle.
La sua posizione invece era più o meno la seguente: ma come che palle, da te mi aspettavo – nel peggiore dei casi – di fronte ad un avvenimento del genere, la neutralità, non la negatività. Io le ho risposto altro che neutralità, non mi va di fingermi conversatore di argomenti che non mi interessano, conoscendo le persone, però siccome credo sia giusto farlo, lo faccio.
Lei ribatte (intanto io sbaglio strada per lo sforzo di raccogliere le idee) non voglio costringerti a fare cose che non vuoi fare. Preferisco che tu non venga. Guarda davvero giuro, preferisco. Io le dico, non sei tu che mi costringi, sono io che mi costringo, ne convieni? A questo punto non ricordo più la sua risposta, ma sicuramente abbiamo ricominciato tutto il discorso dall’inizio (nel frattempo ho trovato parcheggio) e la conclusione è stata: ci sarei venuto senza fare troppe storie – ci avevo solo infilato un ChePalle fra le righe – però adesso non solo dovrei fingermi il conversatore che non sono, riempire gli eventuali spazi di silenzio durante la serata o sentirmi in colpa o in ansia perchè non riesco prontamente a riempirli, ma dovrei anche fingere con te che non mi sto facendo due palle, ma anzi sto proprio bene, anzi facciamolo più spesso. Stando così le cose, sarei venuto, ma non ci vengo. Anzi sai cosa? Mi compro due pizze surgelate per stasera. E allora io non ti dico come si usa il microonde in funzione grill, dice lei. E se le compri, è finita. Dai, comprale che è finita. Vuoi vedere? Comprale.
Tra parentesi, vivere in un paese straniero, vuol dire che ti puoi mettere a fare ste scenette in mezzo alla gente, pronunciare assurdità, mettere in atto finte tragedie fra gli scaffali del supermercato, e nessuno capisce nulla, anzi una vecchina in un pub (poco prima) ci ha guardato sorridendo per tutto il tempo, certamente non capendo nulla, o forse pochissimo, di quello che nel frattempo veniva detto.
la vecchina adesso è una vecchina, ma a suo tempo lavorava come interprete alle Nazioni Unite e sa 8 lingue fluently
io voglio sapere che significa Meisje.
Ma mentre lo scrivevo forse ho capito che significa Signorina.
Mi ritiro in silenzio.
non fate caso ai tempi dei verbi. Non c’avevo voglia.
il fatto che tu riporti il tutto nel blog per analizzare e commentare..ti rende un uomo superiore alla media 😀
profonda ammirazione 😀
Raffaele, possibile che tu non sia cambiato per nulla? Lo speravo tanto, specie perchè anche non conoscendo Meisje, immagino sia una persona solare e davvero pensavo avessi imparato a lasciarti trasportare un po’ di più! Comunque presto ti scriverò un email molto perchè non voglio farla lunga qui e in più mi sa che quest’argomento non ti interesserebbe ai tuoi lettori.
Silvia
le cene coi colleghi in effetti “due palle”, dovrebbe essere sottinteso in tutte le conversazioni. comunque se due litigano anche in lingua straniera si sente: te lo dico io che sul bus mi siedo accanto a centinaia di nazionalità diverse e non capisco una mazza di quel che si dicono, ma quando litigano me ne accorgo eccome
Jun:
anfatti.
Spuzza:
superiore alla media è troppo.
Silvia:
le persone cambiano. Le idee che abbiamo delle persone, meno.
Lise:
sì ma non è che si litiga, qui. Soprattutto si ride, e si pronunciano assurdità.
E poi la vecchina rideva perchè io spiegavo –che blablabla – e tu invece avevi la faccia avvolta nella sciarpa, con solo il naso rosa fuori.
Insomma, tu disturbi le mie arrighe, e poi le vecchie ridono.
E io anche un po’, se ci ripenso.
ma alla fine, le pizze le hai prese?