Adesso invece leggo La Ragazza delle Arance di Jostein Gaarder, un autore che mi è rimasto incollato dalla volta che mi trovai a che fare con un libro che invece si intitolava Maya, scritto sempre da lui, quando in un tempo che ora mi pare lontanissimo – si parla invece di qualche anno fa – se qualcuno mi avesse chiesto qual’era il tuo libro preferito avrei detto sicuramente Maya, anche se poi ho cambiato idea. Ho cambiato idea non perchè il libro non mi piacesse più, ma perchè sta cosa di avere il libro preferito, il cantante preferito, il colore preferito, ho cominciato a non sopportarla più. Io se volete saperlo non ho proprio nulla, di preferito.
Ma dicevo, La Ragazza delle Arance, anzi No, Maya. Il libro Maya è un libro che dice qualcosa. La narrativa sarà quella che è. Però dice qualcosa. E ha il sapore di Nord, tantissimo.
Eppoi, da Maya in giù, ogni volta che trovo un libro di Gaarder in libreria, trovo scritto sulla copertina: «Dall’autore del Il Mondo di Sofia!» oppure « dallo stesso autore de Il Mondo di Sofia! » e allora io, che oltre a non avere colori preferiti e marca di jeans preferita sono come sono, per cocciutaggine sto Mondo di Sofia ancora non l’ho voluto leggere.
Domani farò questo o quello, si dice. Oppure si chiede cosa l’altro,
cioè «tu», deve fare. Non è difficile da comprendere.
Ma all’improvviso si dice «noi», e lo si fa con la più grande naturalezza.
«Andiamo in spiaggia sull’isola di Langøy, con il battello? »
«Oppure restiamo a casa a studiare? » «Ci è piaciuto lo spettacolo a teatro? »
e poi, un giorno: «Siamo felici!».
Bella la nascita di un noi.
🙂
..noi, noi, noi…sposare un progetto comune e immergersi con tutta l’anima, le proprie forze, le proprie certezze, le proprie debolezze…la paura e la speranza…si, adesso avrò una vita da dedicare a te…
anche a me sta cosa del “preferito” non va né su né giù..
mi sento così poco definita accidenti!
E’ vero, ce lo chiede spesso pure l’iscrizione a qualche sito , network di sorta,io l’ho trovato persino(pensa te) in qulache “test psicoattitudinale” ,il preferito intendo.
Come se questo o quello ci rappresentasse e dica chissà cosa di noi…Che cazzata, ineffetti. E scusa il francesismo .
E’ sempre commovente il “noi”.
Almeno: a me commuove.
C’è dentro quel senso di comunanza e appartenenza, di forza e sentimento comune che sembra ci rassicuri sul nostro destino, inducendoci a sentirci in diritto di essere più forti.
Conocordo: commovente.
Poi, così raro…
E così fragile.