Quando penso che alle prossime elezioni i cinquestellati potrebbero ottenere un risultato notevole, mi viene in mente sempre questo articolo che lessi qualche tempo fa.
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A futura memoria – per memorizzare le giornate semplici – un venerdì di maggio del 2014 sei andato a lavorare con il sole.
Tra le altre cose hai voluto pranzare da solo, ascoltare musica durante il caffè e innaffiare la tua piantina sul tavolo.
Durante una teleconferenza, siccome con alcuni colleghi ormai ti permetti tutto, quando al telefono la voce proveniente dall’altra parte del mondo rispondeva alle tue domande, tu giravi sulla sedia girevole fino a farti girare la testa. Giravi giravi e poi ti fermavi soltanto per guidare la discussione su altri argomenti. Quando sei uscito dal lavoro faceva ancora più caldo e non ti andava di cucinare.
Allora sei andato a cenare da solo nella pizzeria dove a causa dei tuoi incontri a tema letterario il capo cameriere si ostina a chiamarti “professore”. Da professore ti sei seduto al tavolo vicino alla finestra con il computer aperto davanti. Una delle cose più belle che si perdono nel vivere nei piccoli paeselli dove tutti ti conoscono è poter andare a mangiare una pizza da solo con il computer aperto davanti. E’ passato un signore che tu sapevi essere tuo collega, e lo sapeva pure lui avendomi incontrato ogni giorno per anni, anche se non avrebbe mai pensato che potessi essere italiano.
Quando succede – quando questi italiani che non mi credevano italiano stanno per scoprirlo – c’è sempre un momento di incertezza in cui mi chiedono se sono italiano, ma me lo chiedono in inglese. Un anziano seduto più avanti inventava poesie d’amore per una ragazza di passaggio. E poi costringeva il nipote adolescente a far vedere davanti a tutti quanto era bravo a cantare. E difatti era bravissimo, una voce da tenore contenuta in una faccia brufolosa, una voce sicura dentro un corpo che si vergognava e che si schermiva impegnandosi a mettere assieme palline di mollica di pane. Ecco a cosa servono gli smartphone, hai pensato, tu che resisti solitario in questa isola ormai deserta.
Quando sei uscito mentre tornavi a casa hai salutato gente che si accalcava ad un concerto molto indie e molto pomeridiano; sei andato a casa, hai parlato al telefono per un’ora steso sul divano con le gambe poggiate sulla parete. Eri contento di non aver nulla da fare la mattina dopo, e di avere il tempo finalmente di lavare i piatti.
animali che non lo erano
Sono sempre affascinato da come i siti di informazioni presentano le notizie sugli animali. Al di la’ dell’inevitabile ignoranza dei giornalisti mi affascina il taglio sentimentale con il quale impregnano qualsiasi didascalia, dal leopardo “che grazia il cucciolo di antilope non divorandolo” (no giornalista, non almeno non in quella specifica foto pubblicata, poi magari lo fa giusto un secondo dopo) alla cagna che “adotta e allatta il cerbiatto” (come se questo portasse alla crescita di un cerbiatto sano e robusto). La gente vuole credere certe cose, e i giornalisti, che quanto ad argomenti scientifici fanno parte a pieno titolo della gente, si adeguano.
In questa gara alla castroneria condita da dosi variabili di sentimentalismo, una menzione d’onore va ai giornalisti di Repubblica.it, tra i più frettolosi e superficiali in assoluto quando si scrive di animali (si si certo, gli autori saranno stagisti pagati due euro a pezzo che non avranno il tempo di controllare, pero’ anche se pagati male e’ il loro lavoro ed ecco, lo fanno male).
Due esempi recenti.
Genova viene inspiegabilmente definita “città europea dei pappagalli” in quanto un tizio ha fotografato dei parrocchetti dal collare. Si scrive che Genova e’ “l’unica città europea” in cui sarebbero presenti questi comunissimi animali, quando praticamente sono ovunque, anche fuori dalla mia finestra belga mentre scrivo.
E ieri: un signore lombardo di tanto in tanto incontra una tartaruga nelle sue passeggiate in campagna e si e’ convinto che sia sempre la stessa. Addirittura che sia la stessa tartaruga da terra che gli regalarono nel 1956 quando aveva otto anni, perduta e miracolosamente ritrovata. Lo racconta ai giornalisti e quelli ovviamente ci credono, essendo questa la ricostruzione più sentimentale tra tutte quelle possibili. Peccato che quella fotografata e pubblicata dal giornalista sia una comune tartaruga d’acqua dolce che vive al massimo una trentina d’anni.
(a Brussèlle)
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Ecco Sì, una delle cose che mi fa più ribrezzo in assoluto in questo momento storico è il rumore del deodorante spray che certe impiegate si spruzzano in orario di lavoro, al tavolo di lavoro, come se fosse normale.
Non mi fa ribrezzo l’autoconsapevolezza di puzzare – né l’ipotetica mancanza di igiene – quanto l’ignorare completamente le alternative più discrete, come un deodorante non spray che non produca il pssszzzzz nel silenzio, il non chiudersi un momento nel cesso se proprio se ne ha bisogno. Non è l’ipotetica puzza, ma proprio il fottersene delle alternative leggermente più plausibili.
– Hai capito se esiste la Grande Bellezza, poi?
– Penso che sia l’indimenticabile. La maggior parte delle cose tendono a svanire nella memoria. Ciò che resta impigliato, nel bene o nel male, ha a che fare con il bello della nostra vita.
(P. Sorrentino, ovviamente)
Arrivato alla mia veneranda eta’ mi capita – ed e’ la prima volta – di fare un viaggio di due giorni nella mia regione per motivi di lavoro.
E di parlare di lavoro mentre fuori dalla finestra, proprio alle spalle del mio interlocutore ci sono pini marittimi che conosco bene, si avverte l’odore della resina in quel modo che conosco bene, le erbacce appena più lontano crescono ai cigli della strada in un modo che conosco bene, Aprile vuol dire già estate e asfalto e marciapiedi che odorano di cemento caldo in un modo che conosco bene.
epic fail
Dunque: se la gente storce il naso perché sei tra le ministre giovani e carine e un curriculum che non giustifica completamente il ruolo assegnato, tu che fai per peggiorare la situazione? Appari sulla copertina di Vanity Fair e se ti intervistano parli di amore.

si chiama rinforzo positivo
Nell’educazione di un bambino o di un cane si chiama rinforzo positivo quel meccanismo per il quale un’azione viene “rinforzata” se – dopo l’azione – segue una gratificazione immediata, come per esempio un biscotto per il cane se ha eseguito l’ordine correttamente.
E così, se tu sorridi e mi piace vederti sorridere, appena dopo qualsiasi cosa io abbia detto, io finirò per ripetere più spesso quel qualsiasi cosa in diverse varianti e declinazioni, solo per vederti sorridere. Sembra divertente, ma in questo modo potresti creare un mostro, significativamente più scemo di quello che è, “rinforzato” dai sorrisi. Tienilo presente.
Sarebbe troppo lungo spiegare i motivi per cui sarebbe essere meglio governati da chi riesce a portare a casa un guadagno – almeno – nella media, se non poco più, e sarebbe troppo lungo spiegare i motivi per cui non non mi fido di chi governa un Paese e fino all’altroieri guadagnava zero (così come di chi guadagna enormemente di più della media, del resto).
Raccontarsi che contano i risultati che uno riesce ad ottenere indipendentemente dalla ricchezza non ha senso. Perché già riuscire a mantenersi sarebbe un risultato da ottenere. E quindi nel curriculum, deputato che guadagnavi zero fino all’altroieri, già mi fai intravedere un obiettivo non raggiunto.
E va bene, se si deve viaggiare cosi’ a lungo in auto e non mi vuoi far guidare – collega – allora mi siedo dietro. Però non aspettarti conversazioni, con il tablet dei tuoi figli giocherò per tanti chilometri francesi fino a farmi venire la nausea. Smetterò appena prima di vomitare, farò un po’ di conversazione e subito ricomincerò.
Certe strade periferiche di Parigi sono talmente esotiche che trovi i comitati elettorali per le presidenziali del 2014 in Algeria.
Certi formicai di metropoli ti paiono interessanti – o leggermente più interessanti della media – quando noti particolari specifici.
Come le tre amiche quindicenni che rientrano a casa chiacchierando agitate e scomposte come fanno le quindicenni di ogni luogo della terra. Solo che loro lo fanno esattamente li’, nel mezzo del formicaio della metropoli, e allora ti chiedi in che senso la loro personalità sara’ stata influenzata da questo. Vorresti scrivere un manuale esatto delle affinità e divergenze tra te e loro – avendoci molto tempo da spendere sulla cosa – seduto ad un grande tavolo di ciliegio, mangiando cioccolata e nelle pause della scrittura giocare a calci di rigore da appartamento con una micropalla che non rompa i vetri.
E invece sei li’ che dondoli al ritmo dei semafori francesi seduto al sedile di dietro e gareggi in un videogame su piste di Dubai, che leggi il nome della receptionist dell’albergo sulla targhetta, le bandiere sulla targhetta ad indicare le lingue di cui e’ capace (italiano incluso ma non ti va di verificare); cerchi di immaginare dove ha imparato tutte quelle lingue e per quale motivo, se ‘e contenta di lavorare li’, cosa pensa di me che ho dimenticato la carta di credito a casa, dove vive, in quale buco di questo formicaio, se fa colazione a casa oppure in albergo.
Da tempo sei convinto che la parte più difficile di questi viaggi non sia la strada da fare, le informazioni da dare o la professionalità da dimostrare, quanto piuttosto le le pause in cui sei costretto a parlare con gli altri, che non vorresti farlo, e gli argomenti da trovare per parlarci, che non li trovi.
tutta l’infelicità dell’uomo
Viene attribuita a Blaise Pascal la frase
Tutta l’infelicità dell’uomo deriva dall’incapacità di starsene nella sua stanza da solo.
Non so dire se “tutta l’infelicità” ma certamente è causa del molto del perdere tempo con gente che non vorresti vedere, molto socialnetworkismo molesto, molti amori che non sono amori, molti interessi che non sono interessi ma che in fondo servono soltanto a stare insieme.
E d’altra parte, ad essere capace di restare tranquillo in una stanza da solo – come sei sempre stato e come sei capace soprattutto adesso – si finisce ad essere esclusi da tanti bisogni mainstream e delle loro conseguenze di socialità compulsiva. Non cerchi gli altri con insistenza. Non ne hai bisogno. Non ti capaciti di come la gente sia disposta a perdere tempo pur di evitare la stanza da soli. All’ora di pranzo attendi che si faccia abbastanza tardi per non trovare nessuno che conosci ai tavoli, così da poter mangiare da solo o magari sfogliare il libretto che ti hanno regalato, nascosto tra piatto e bicchiere.
2014
Arrivare tardi al lavoro causa Obama.
possono ricamarci sopra quello che vogliono

Possono ricamarci sopra quello che vogliono ma se le immagini di una suora che canta generano tanta attenzione è innanzitutto perché fa strano. Stupisce l’accostamento fra cose estremamente distanti fra loro, e quindi si scatena la voglia di spiare. I meccanismi emozionali sono gli stessi che si scatenano con i fenomeni da baraccone o con la pornografia. L’oggetto è diverso ma i meccanismi sono gli stessi.
Non mi interessano gli ordini religiosi e non voglio parlare di questo. Voglio parlare di logicità. E logicamente andrebbe detto – parlando di questa ragazza che ha già provato, non riuscendoci, quando non era suora, ad entrare ad Amici ed Xfactor – che quella ragazza, quella suora, semplicemente non dovrebbe essere lì a fare quello che fa.
Innanzitutto perché le suore, leggo, fanno voti di “povertà, castità ed obbedienza” ed un certo tipo di vocalità pop e determinate movenze pop sono più o meno velatamente sensuali. La frase rituale “chi ha detto che una suora non può..” non regge. Certe cose una suora “non può” perché ha deciso lei stessa e lo ha promesso, che non può. Io che vivo in questo mondo “sensuale” e che ritengo giusto il mio fornicare, posso. Lei non può. Oppure possiamo dire che può, ma in nome di una superficialità diffusa che scioglie qualsiasi legame con la logica e la coerenza.
Il “cosa” non è logico, ma neanche il “come” e il “dove”. Chiedere di farsi insegnare il mestiere di cantante pop ad Alessando Aleotti in arte JAx, che fra le altre cose cantava – ai tempi in cui gli chiedevo gli autografi – “le donne le uso solo come svuotacoglioni” non è opera di evangelizzazione. Muovere il corpo esattamente come le popstar contemporanee non è segno di modernità. E’ disconoscimento di quello che si è, per seguire quello che non si è. E’ farsi assorbire da canali e meccanismi antitetici a quelli a cui hai giurato fedeltà. Non è un cross-over di culture diverse: è rimpiazzare goffamente una cultura con un’altra. Quindi piuttosto che parlare di una religiosa che si apre al mondo si dovrebbe parlare della sconfitta plateale e in mondovisione degli ordini religiosi. Però non è la debolezza della singola Cristina che mi interessa quanto piuttosto l’effetto mediatico, sintomo di qualcosa di più grande. Perché entusiasmarsi e magari emozionarsi per queste immagini – al di là dell’istintiva simpatia che provocano tutti i calimeri di questo mondo – non vuol dire essere anime buone ma organismi semplici che involontariamente brindano alla superficialità.
(e per guardare il video su youtube ho dovuto prima sorbirmi la pubblicità “uncensored” di Dior Homme che a questo punto, visto l’argomento, consiglio)
volevasi segnalare
Renzi che parla in inglese alla Merkel, qui dal 1:20. Tanta simpatia ed empatia.
Perché empatia: perché per atmosfera, inglese stentato con forte accento italiano (justeee…) e risposte glaciali ricevute da una tedesca in inglese gentile ma comunque sulle sue, inframezzate a esclamazioni in tedesco (Ach so…) tutto questo insomma mi riporta al me stesso di qualche anno fa che si svegliava presto per trascorrere le giornate nella clinica universitaria di Monaco di Baviera.
Rivedo in lui il mio essere insufficiente e inadeguato di allora – perché non capivo tutto, perché italiano, perché nuovo, perché in trasferta – al cospetto di tanta autorità germanica, femmina ma pure mascoloide (qualcuno ricorderà la teoria del CristianoMalgioglismo, comunque poco applicabile alla Merkel).
cose che molto mi piacciono in questo periodo #2
La mia nuova ossessione sono gli scozzesi Chvrches – si pronuncia più o meno come “churches” ma con la v – scoperti appena due giorni fa. Martedì sono a 40 km da qui ed io non ci sarò. Della cantante Lauren Mayberry – che non ride quasi mai, che mentre canta le piace avvolgere il cavo del microfono più volte in una mano, e tra una strofa e l’altra a volte le piace fare stretching con le braccia – non riesco a non pensare altro che la morte verrà ed avrà i tuoi occhi, truccati.
Le quote rosa per le liste dei candidati sono la nuova Corazzata Potemkin di Fantozzi.
Ci si divide tra quelli a cui sembra una cacata pazzesca e lo dicono, quelli a cui sembra una cacata pazzesca e non lo dicono, e quelle che – nominate in Parlamento, irrilevanti nell’intera loro carriera politica – ne fanno una battaglia personale per dare un senso alla loro esistenza fino a quel momento. Tra l’altro e’ praticamente sicuro che una proposta del genere non e’ assolutamente voluta dalla maggioranza del Paese, sebbene la maggioranza del Paese siano donne. Ci si trova a dare ragione a gente che dice come queste:
“Sarebbe un passo falso per il sistema politico. Perché no, scusi, facciamo un esempio concreto: mettiamo che un partito a Messina, cito una città a caso, abbia quasi solo esclusivamente uomini validi, perché deve essere obbligato a candidare donne politicamente scarse? E questo, naturalmente, vale al contrario: se ho venti donne valide a Pordenone, perché devo essere imbrigliato, limitato dalla regola di una quota?”
solo dopo averle lette, cercate di capire se siete d’accordo o No , e poi andate a vedere chi le ha dette.
cose che molto mi piacciono in questo periodo
L’ultimo album di Dente e sopratutto questo brano; abusare di avocado con un cucchiaino mentre guardo la finestra; acquistare avocado ai mercatini; quel genietto di smoukahontas anche per quello che dice a proposito della lingua barbara.

Non si azzardino a definirla una Vittoria Dell’Italia. Questo è tutto merito di Sorrentino, bravissimo e non da ora. Poi al limite è merito di chi ha lavorato con Sorrentino, il quale non dimentichiamolo era non solo regista, ma pure autore di soggetto e sceneggiatura, in pratica un film tutto suo. Poi al limite, molto ma molto dopo, di quelli che lo hanno visto e apprezzato.
Vuoi dire gli italiani, dunque?
Mica tanto. La Grande Bellezza ha incassato in Italia soltanto 7 milioni di euro dalla sua uscita. A vederlo ci è andato un italiano ogni tanti. In pratica, ventesimo tra i film del 2013. In pratica, la metà di quanto ha incassato Il Principe Abusivo.
Definirla una vittoria dell’Italia significherebbe negare cos’è l’Italia. L’Italia è altro, molto lontana dall’occhio e dalla sensibilità di Sorrentino.
E comunque, se continueranno a citarlo in futuro come l’ultimo che ce l’ha fatta, avrò una scusa per ricordare e mettere in pratica la frase di Jep Gambardella di cui qualche mese fa.

