E va bene, se si deve viaggiare cosi’ a lungo in auto e non mi vuoi far guidare – collega – allora mi siedo dietro. Però non aspettarti conversazioni, con il tablet dei tuoi figli giocherò per tanti chilometri francesi fino a farmi venire la nausea. Smetterò appena prima di vomitare, farò un po’ di conversazione e subito ricomincerò.
Certe strade periferiche di Parigi sono talmente esotiche che trovi i comitati elettorali per le presidenziali del 2014 in Algeria.
Certi formicai di metropoli ti paiono interessanti – o leggermente più interessanti della media – quando noti particolari specifici.
Come le tre amiche quindicenni che rientrano a casa chiacchierando agitate e scomposte come fanno le quindicenni di ogni luogo della terra. Solo che loro lo fanno esattamente li’, nel mezzo del formicaio della metropoli, e allora ti chiedi in che senso la loro personalità sara’ stata influenzata da questo. Vorresti scrivere un manuale esatto delle affinità e divergenze tra te e loro – avendoci molto tempo da spendere sulla cosa – seduto ad un grande tavolo di ciliegio, mangiando cioccolata e nelle pause della scrittura giocare a calci di rigore da appartamento con una micropalla che non rompa i vetri.
E invece sei li’ che dondoli al ritmo dei semafori francesi seduto al sedile di dietro e gareggi in un videogame su piste di Dubai, che leggi il nome della receptionist dell’albergo sulla targhetta, le bandiere sulla targhetta ad indicare le lingue di cui e’ capace (italiano incluso ma non ti va di verificare); cerchi di immaginare dove ha imparato tutte quelle lingue e per quale motivo, se ‘e contenta di lavorare li’, cosa pensa di me che ho dimenticato la carta di credito a casa, dove vive, in quale buco di questo formicaio, se fa colazione a casa oppure in albergo.
Da tempo sei convinto che la parte più difficile di questi viaggi non sia la strada da fare, le informazioni da dare o la professionalità da dimostrare, quanto piuttosto le le pause in cui sei costretto a parlare con gli altri, che non vorresti farlo, e gli argomenti da trovare per parlarci, che non li trovi.
Insomma, tipo le pause pranzo.
Certe volte per chiacchierarci sono meglio gli sconosciuti totali.
ecco qualche suggerimento. il termine esatto e’ small talk e per gli inglesi e’ un’arte.
http://bxlblog2010.blogspot.co.uk/2013/12/small-talk-sindrome-da-networking.html