in diretta dal bosco

Il nonnetto è una persona simpatica, la sera dopo cena stappa bottiglie di rosso coi suoi amichetti dal baffo bianco. Ho chiesto al nonnetto indicazioni per trovare una copisteria – avevo bisogno di fare un paio di fotocopie – e lui mi ha risposto che non sapeva proprio dirmi un posto “che avrebbe potuto offrire questo servizio”. Del resto siamo nel mezzo della foresta, e non dico per scherzo, qui siamo proprio nel mezzo di una foresta (google map), e nel paesello vicino i negozi sembrano sempre chiusi. 

Vai a capire.   

La fotocopiatrice la trovo in un supermercato (ovvio) mentre sono alla ricerca di cibo, attività che accompagna le altre mie occupazioni attuali, ovvero la ricerca di una camera in affitto in centro città e lo studio di carte chino sul bordo del letto, con una enorme finestra alle spalle che da’ sulla foresta, e la foresta che accompagna il mio studio facendo Uuuuuuhh per il vento e Scrshhhhh per la pioggia. 

Ora, il cibo. 

Al supermercato finisco per acquistare cose abominevoli che andrebbero cotte al microonde prima di essere consumate e che io invece ingurgito così come sono. Oppure costruisco dei panini al salame, dei panini al prosciutto e anche certi panini con dentro un ibrido fra prosciutto e salame che ha un nome che l’ho già dimenticato. Ho anche fatto tre sorsi veloci di un succo di arancia iperconcentrato – di quelli che vanno diluiti con acqua in proporzione 1:10 – in seguito ai quali ho vissuto qualche secondo di smarrimento mistico e mi è parso di vedere Spank di Hello Spank . Ero a conoscenza dei succhi di frutta concentrati – certo che sì – però mi sono confuso al momento dell’incontro inaspettato con la macchina fotocopiatrice vicino al reparto ortofrutta. 

Dopo il lauto pasto, devo nascondere le cartacce per non farle scovare al nonnetto che viene a rifarmi il letto in camera. La mia condizione di terrone in trasferta mi carica di sensi di colpa supplementari e quindi non potrei MAI gettare tutto fuori dall’auto. Questo non lo farei mai neanche in Italia, sia chiaro, però qui c’è sto pensiero martellante nella testa che ti dice di non farlo, di non farlo, di non farlo, come se avessi paura di dimenticare il fatto che NON devo farlo.

Trovo una scatola verde sul ritorno a casa che assomiglia tanto ad un bidone della spazzatura e ci butto tutto dentro. Subito dopo mi accorgo – e ti pareva – che ho gettato cartacce e plastiche sporche di ibrido salame prosciutto nel cestino adibito alle cacche dei cani. E c’era pure il disegnino del cane che si sforza per farla, porca miseria. Ma porca miseria, che sensi di colpa.  

e poi ci troveremo come le star

Sono proprio un bravo struzzo.

Ma proprio bravissimo. Mettere la testa sotto terra e fare finta di niente, mi riesce benissimo. Qui si salutano persone facendo finta che si vedrà la prossima settimana. Si sì, ci vediamo. Si sì, stammi bene, sì sì. Poi magari ci incontreremo fra dieci anni spingendo il carrello al supermercato, o a bere del whisky al roxy bar.

il punto non è che mi fa schifo l'italia

Il punto non è che mi fa schifo l’Italia, che uno potrebbe pensare che schifo l’Italia ma anche FacciamociForza, NonPerdiamoLaSperanza, Costruiamo Insieme un Futuro Migliore. Il punto è che se fai il punto della situazione siamo tutti d’accordo che viviamo in un presente di Cacca, e su questo – come si dice – non ci piove. Quello che spaventa – e che ti fa perdere ogni speranza nel domani – è che ci sono tutte le premesse per un futuro altrettanto di Cacca. Ma cosa dico Altrettanto, molto peggio della Cacca del momento attuale.     

I sessantottini hanno sbraitato che volevano un mondo migliore, ma poveretti, loro erano i primi a sbraitare e non avevano alcuna esperienza e prospettiva storica, erano degli innocenti come può essere innocente il bambino che si getta dal balcone col costume di Batman perchè crede di poter volare.      

Noi invece siamo qua che un minimo di prospettiva storica dovremmo avercelo per forza, e la prima cosa che abbiamo imparato con la nostra prospettiva storica è che sbraitare per un mondo migliore non serve a molto. Ti può fornire la scusa per dormire una settimana nei sacchi a pelo del tuo liceo occupato ma poi finisce lì. Noi che viviamo nel 2007 sappiamo che le cose si fanno un poco per volta, costruendo consapevolezze e alimentando i sensi critici dei pargoli di oggi, perchè i pargoli di oggi – detto con tono grave e saggio – saranno gli uomini di domani.    

Ma i pargoli di oggi – porca miseria – te li trovi col naso davanti alla tivvù che guardano Maria De Filippi. Te li trovi col fibbione pesante sulla cintura che parcheggiano la Mini al centro commerciale. Poi, se sono dall’altra parte,te li trovi imbevuti di politicismi estremissimi che spaccano le vetrine del MacDonald. Se si stufano di tutto, li ritrovi a commentare BeppeGrillo, ponendosi automaticamente dalla parte dei buoni e giusti. Oppure, senza andare sul webbe, restano in poltrona a guardare qualche programma-denuncia alla tivvù. La tivvù è ormai piena di programmi denuncia, a tutte le ore, su tutti i canali così come le librerie (uno, due, tre, quattro, cinque, sei etc etc all’infinito) che se uno calcolasse come buoni e giusti tutti i telespettatori/lettori che si indignano davanti all’ennesimo sopruso documentato e filmato, e tutti quelli che commentano i forum e i blog di denuncia, allora questo sarebbe un paese stupendo e perfetto.      

Ma il Paese non è affatto stupendo e perfetto, resta un Paese di cacca. E tutte queste denunce e indignazioni non sono il segno che qualcosa sta cambiando. Ma proprio per niente.     

Bisogna rendersi conto che anche nel peggiore negozio di fregature, dove le fregature e i soprusi fanno parte del sistema quotidiano, ci sarà un Ufficio Lamentele che sarà perfettamente funzionale al resto. Un Benjamin Malaussene fa parte del sistema. A noi qui ci rinpinzano di Uffici Lamentele, e mentre ci lamentiamo/denunciamo/gridiamo allo scandalo facciamo crescere la convinzione che la colpa è sempre di qualcun’altro, del politico, del poliziotto, dell’ultrà, del medico, del notaio, dei petrolieri, delle poste, di quello e di quell’altro. Un paese che non si prende la responsabilità e non è capace di guardare la trave di Cacca nel proprio occhio ma solo le pagliuzze del prossimo, è un paese che affonda nella cacca e – qui viene il bello – non se ne accorge neanche.    

Il fatto è che qui stiamo affondando nella Cacca e continuiamo ad azzuffarci e a strapparci i capelli, facendo crescere i nostri pargoli in un mondo di MarieDeFilippi e Lapi Elkann e modelli di riferimento degni di un pedagogista satanico. Tu puoi anche pensare al futuro migliore in questo paese – puoi pure provarci – ma le migliaia di sbarbati che fanno la fila ai provini del Grande Fratello saranno gli adulti del domani, dove forse farai nascere tuo figlio. Saranno i genitori dei compagni di scuola di tuo figlio. I fighettini rampanti delle università più chic, venuti su con l’ideale supremo della Differenza, con il dogma del Privilegio, proprio quelli saranno i datori di lavoro di tuo figlio. Saranno loro a comandare e non sembra esserci motivo di pensare il contrario.   

E qua scusate ma c’era un certo bisogno di sfogarsi che fra poco si parte.

preferisco i tempi

Preferisco i tempi in cui se proprio qualcuno doveva insidiare il mio primato – fra le chiavi di ricerca del blogghe –  almeno questo era, che ne so, Steve Urkel (qui e qui) e accettavo anche la chiave “spiando mia moglie video” (giugno e luglio), però trovarmi tampinato da lui, cosa dire, uno non si spiega neanche il motivo.

           (cliccare sull’immagine)
 

una cosa tira l'altra

Nel cassone della spazzatura vicino all’ingresso di un ristorante scopro due casse ancora imballate di lattine di coca light. Ne tiro fuori una e leggo la data sul fondo: giugno 07, sono ancora buone, mi viene da pensare, credendo davvero che giugno 07 sia ancora una data posta da qualche parte nel futuro a venire. Sistemo le casse nel bagagliaio della macchina e parto rimuginando nella testa Aspartame Aspartame, tutto quell’Aspartame, due casse di Aspartame mi faranno certamente male, poi all’improvviso prendo a schiaffi il volante e mi ricordo tutto ad un tratto di chi sono, dove sono e soprattutto quando sono, e che giugno 07 è vuol dire passato, mica futuro. Fermo la macchina e ributto le casse nel bidone seguente.

Questa la consapevolezza del tempo che ho. Questa la considerazione che ho di me, se arrivo a portarmi a casa la spazzatura tutto contento.

Decido di vendere buona parte dei libri di studio. Uno sbarbatello sbarbatissimo mi arriva in casa per comprare un libro, tutto sorridente e fiducioso nel futuro, tutto scapigliato e giovane, tutto pelle liscia sulle guance e peletti di barba distanziati fra loro. Mentre mi allunga le cinquanta euro vorrei dirgli come stanno le cose, cosa lo aspetta, come sarebbe meglio lasciare perdere e fare altro. Lui è lì in piedi al centro della mia camera da letto che indugia: forse si aspetta qualche battuta o consiglio sui prof, sulla facoltà, sulla vita universitaria. Io sto per distruggere quel suo sorrisetto fiducioso con qualche elucubrazione al tritolo – sto quasi per farlo – ma alla fine non me la sento e lascio perdere.
 
A fine giornata ho venduto cinque libri e ho qualche banconota in tasca di più. Posso permettermi una pizza: ho già parlato della correlazione lineare fra benessere economico e pizze da asporto. Torno a casa con la pizza sul sedile del passeggero ma non trovo un parcheggio. La pizza si sta raffreddando e allora decido di lasciare l’auto sul marciapiede.

Dopo la pizza torno a spostare la macchina e c’è una prostituta nigeriana che mi dice Ciao Ammore Smuack Smuack ogni volta che passo dallo stesso incrocio a cercare un parcheggio decente. Il parcheggio lo trovo dopo mezzora, e mentre torno a piedi c’è la nigeriana seduta al centro della strada che si tocca una gamba e fa smorfie con la faccia – forse è scivolata sull’asfalto – e intorno a lei un gruppo di quattro napoletani che tutti premurosi e guappi le dicono Non Si Preoccupi Signorì, che adesso la Portiamo all’OsshPetaaule.

acciderbolina

Capisco che su questo blogghe ultimamente si parla troppo spesso di morti e ammazzati, però sta cosa devo raccontarla, e per raccontarla sono necessari perlomeno un paio di flashbacks.

Flashback numero uno: 
Monaco di Baviera, due anni fa. Sono in una bettola tedesca dove si ritrovano ogni settimana gli studenti Erasmus della città. Fiumi di birra e tante sane porcherie che in seguito faranno curriculum. Impegnato in una conversazione (ok, non esattamente), all’improvviso mi accorgo che a qualche metro da me c’è una ragazza stesa per terra in preda all’alcol, e un ragazzo biondino steso su di lei. Istintivamente urlo: Auei! al ragazzo, e poi gli faccio una breve paternale sul fatto che insomma, la ragazza è quasi incosciente, meglio lasciarla stare, no? Il ragazzo borbotta, ci guardiamo in cagnesco, poi mi da ragione. Da quel momento facciamo finta di essere amici, perchè succede sempre così fra terruncielli (e lui lo era): un momento prima si rischia la rissa, un momento dopo pacche sulle spalle. Anche lui terrunciello in Erasmus a Monaco come me, verrò a sapere.

Flashback numero due: 
Bologna, un anno e mezzo fa, è l’estate dei mondiali. Gruppo di amici qui in casa per vedere una partita alla tivvù. All’improvviso piomba qui a casa il biondino di cui sopra, di passaggio per un pomeriggio a Bologna e che era riuscito ad avere il mio numero di telefono. Brindiamo alla salute della nazionale di calcio con una serie di Peroni, poi finisce la partita e ognuno torna a casa sua. Il biondino non lo rivedo più.

Finchè.

Finchè ieri (tatàaaan) me lo ritrovo su tutte le pagine dei giornali incriminato come presunto omicida della studentessa inglese a Perugia. Uno legge ste cose è pensa: è incredibile. Non ti viene da pensare: è impossibile. A sto mondo tutto è possibile. Ti viene solo da pensare: merda, è incredibile. 

Viene da pensare, quello nelle foto non sono io ma porca miseria potrei benissimo essere io. Viene da pensare: stesse esperienze, stessi luoghi, stesse persone frequentate, stesso nome (!), un momento eravamo sullo stesso binario, un momento dopo lui è lì presunto sgozzatore sui giornali ed io sono qui che mi faccio il caffè e scongelo la carne per la cena.

Viene da pensare: questo ragazzo ha un Myspace dove ha caricato centinaia di immagini di lui sorridente che abbraccia gli amici dell’Erasmus e dei luoghi che ha visitato. Le facce che sono assieme a lui sono le stesse che ho sulle mie fotografie di quel periodo. Quello non sono io, ma potrei essere io. I giornalisti spulciano tra le foto e scovano quelle tre dove lui si è travestito (per carnevale? Boh.) con la carta igienica attorno al corpo a simulare una mummia e una finta mannaia in mano. Mettono una foto della sua mano con il dito medio. Quelle immagini dove appare come un ragazzo normale, non le mettono. Le più sospette le pubblicano sui siti principali di informazione. Scrivono, i giornalisti, che il presunto omicida è stato a Dachau, a Norimberga, due luoghi che richiamano le vicende del passato nazista della Germania. Uno legge e pensa Cazzo, a Dachau! Però io che ero lì, so che le visite a quelle città erano state organizzate dall’allegro gruppetto degli Erasmiani di Monaco, delle gitarelle da compari in vacanza. Io non c’ero, ma è solo un caso. Tra le sue foto io non ci sono, ma è tutto soltanto un caso. 

Pensare E’ Stato Lui, Non E’ Stato Lui non ha importanza, adesso. Si legge che ha mentito, e se uno mente (forse) ha qualcosa da nascondere. Ecco, forse. Ma non è questo il punto. Quello che ti viene in mente è che potresti esserci tu, e per esteso quello nelle foto potrebbe essere un Pinco Pallino qualunque, anche tu che stai leggendo queste righe. Ti stai facendo il caffè? Stai scongelando la carne per la cena? Potresti essere anche tu, diventare la star omicida del momento.

Ti va?  

ieri, l'altroieri e l'altroaltroieri

Una festa di laurea come ricevimento di un matrimonio, con tavoli separati e rotondi che ospitavano gli invitati divisi per gruppi tematici. Che ste occasioni sai già che non ti piacciono, che non sei abituato a star seduto e a fare attenzione per evitare gli schizzi dal piatto alla tua camicia bianca, stirata per l’occasione solo sul davanti. Sai già che non ti piacciono –ste situazioni – ma sai pure che ci devi essere, che è meglio così, perchè vuoi tanto bene alla festeggiata e per non uscire troppo fuori dalla realtà delle cose.

Poco lontano dal tuo tavolo c’è una coppia impegnata in una cena romantica, lui è grosso e tenebroso e con un broncio di default, lei è spigliata e teatrale e sfoggia una serie incessante di facce stupita/divertita/ammaliata/stupita/divertita/incuriosita che ti viene da pensare che il tenebroso sia davvero un gran simpaticone, solo che poi ti accorgi che lui rimane zitto quasi tutto il tempo, mentre lei parla parla e poi condisce le sue domande con le sue facce come fossero risposte, visto che le risposte non ci sono o che le risposte sono grugniti di default. Forse sono al primo appuntamento e lei cerca di piacere a lui, forse l’ha fatta grossa e cerca di farsi perdonare facendo le fusa come una gattina. A te viene solo in mente il sorriso plastificato di Annette Bening in American Beauty.  

Al tuo tavolo amici vecchi e cari, e tra loro anche exragazza con suo uomo, che tu ricordavi come un sempliciotto e svanito al pari di lei, e pensavi pure di essere stato crudele in questo giudizio, ma ad averli di fronte e sentirli produrre certe sintassi avvilenti sia nella forma che nella sostanza, scopri poi andando via che il giudizio più tagliente non era neanche stato il tuo, e che tutti abbiamo fatto cose nel passato di cui non riusciamo a darci una spiegazione. E pensi che forse la Fisiognomica dovrebbe essere elevata al rango di scienza esatta, porca miseria, ma questa forse la capisci soltanto tu.

E poi torni a Bologna, e di corsa fai la valigia e prendi il treno per andare a trovare la Principessa, e lei ti trascina a vedere Ratatouille mentre tu fai finta di andarci solo per farla contenta. Tu nel buio del cinema protesti che i topi non parlano e non sanno neanche costruire le barche figuriamoci cucinare, e lo fai solo per farle un dispetto e per farla sorridere, e ci sono questi attimi che già sono belli da soli, se poi ci aggiungi tutto quello che hai visto nei giorni precedenti finisce che ti senti così fortunato che non sapresti da dove cominciare a spiegare.

oggi la mia prima

Oggi la mia prima carta d’identità con il titolo Comune di Bologna. Sulla vecchia carta avevo una foto orrenda di me sudato al sole di agosto, dopo una corsa dal fotografo per le fototessere da fare in fretta; il giorno sarei partito per la mia seconda estate londinese. Ero giovane e sudato, un sorriso incerto da rettile, una maglietta aperta sul davanti e una valigia da fare che mi attendeva a casa. La foto di oggi – invece – l’impiegato gay dello studio fotografico ha voluto ritoccarla col photoshop senza avvertirmi di nulla. Ha smussato via le occhiaie e fatto brillare gli occhi. Ha preso il colore dalle guance e me lo ha spalmato sotto i globi oculari. Sono più giovane oggi di allora. Sono innocente e luccicoso. Sono un modello del postalmarket.  

Oggi telefonata fin su in un posto tanto tanto a Nord, a contrattare cose e progetti che per adesso qui non se ne parla. Io che contratto il mio futuro in un call center pachistano con un sottofondo di musica orientale tutta pifferi e lamenti strascicati. Sto accumulando troppe cose da raccontare ai nipoti, per la miseria.
 
Oggi il mio lavoro da cartolinaio mi ha portato in un luogo per le strade di Bologna chiamato Scuola di Musical: in pratica ragazzi e ragazze che ballano e cantano e fanno piroette dalla mattina alla sera. Fuori nel mondo cercano tornitori e sistemisti, tecnici radiologi e agenti di commercio, e quelli fanno le piroette ed i gorgheggi. Fanno il musical. Ragazzetti che a volte non c’hanno manco il fisico, che sarai pure bravo ma se non c’hai il fisico dove vuoi andare a fare il musical, mi chiedo. La parte razionale di me pensava Ognuno è Libero di Fare Quello Che Vuole, la parte profonda e sincera recitava profondamente come una macumba crudele MariaDeFilippi MariaDeFilippi MariaDeFilippi E’ TuttaColpaTua.