Seppure la ricerca di una casa nuova è in pausa, continuano ancora adesso i miei sforzi per assegnare alla ricerca di una casa – e alle case in generale – significati altri.
Per esempio ho preso consapevolezza che il mio progressismo ha definitivamente perso, ora che fortissimamente voglio una casa in una zona a prevalenza etnica europea, non mediorientale, non nordafricana. Argomento questo difficile da snocciolare e da comprendere, se non si ha vissuto non dico a Brussèlle, ma almeno in una grande capitale europea.
Per esempio leggendo questo post sulla difficoltà di trovare una casa decente a Milano per i giovani professionisti di oggi con gli stipendi da fame – salvo che poi i giovani professionisti con stipendi da fame desiderano un appartamento proprio nelle zone più trendy della città. Leggo il curriculum dell’autore, leggo i commenti, e non so spiegare il motivo, ma subito penso che in una vita conta pure – e meno male – quante volte potendo scegliere hai imboccato la strada più difficile, invece della più facile, o della più attraente.
Lo so che è sempre lo stesso argomento – a partire dalla cicala e la formica questo è sempre lo stesso argomento – ma oggi mi viene in forma di strade: quella più facile e attraente e fica, e quella più complicata, e mi vengono in mente le volte che hai imboccato la strada più complicata, e mentre ti ci trovavi dentro, ancora potevi scorgere quelli che erano sulla strada più facile, e un poco li invidiavi, un poco ti bruciava il culo, a te che intanto eri dall’altra parte.
(E a proposito di case, e di imboccare strade complicate e di soddisfazioni collegate, ci metto pure queste foto del balcone di Andima)