Mi trovavo a margine di questo congresso in Baviera, a mangiucchiare i biscotti al cioccolato rimasti, ad attendere che smettesse di piovere per passeggiare in quella Leopoldstrasse conosciuta così bene. Siccome piove resto a parlare con le persone rimaste. In questi contesti devi esercitarti a raccontare chi sei cosa fai cosa hai fatto e poi – magari, se ne sei capace – a riuscire pure brillante, per fissare l’immagine di te nel cervello degli altri all’interno del cassetto cerebrale dei ricordi positivi.
Questa ragazza magra e sorridente mi dice – mentre mangio biscotti al cioccolato – che è serba e che però da qualche anno vive in Paese Basso. Smetto di masticare. La guardo meglio. Osservo le gocce di pioggia dentro un laghetto artificiale fuori dalla finestra. Osservo la statua di bronzo di un pavone. La osservo meglio.
Ora, i lettori di medio termine sapranno dei miei troppi traslochi in Paese Basso, delle troppe case che ho cambiato, e di quanti colloqui ho dovuto sostenere ogni volta per essere accettato in una nuova casa, di quante cazzate ho raccontato, e di conseguenza, di quante persone ho incontrato.
“La tua camera a Utrecht non era molto grande.” le dico “La finestra era molto piccola. E vivevi con un’altra ragazza.”
“…”
“E dalla cucina si arrivava ad una terrazzina lunga e stretta”
“Come fai a saperlo?”
Lei sorride ma è nervosa. Le spiego cosa è successo, perché ci conosciamo già, come mai ci siamo già incontrati in una vita precedente – ed io che appena qualche giorno fa parlavo di perdite della memoria.