Se e’ vero che nell’epoca della comunicazione

Se e’ vero che nell’epoca della comunicazione non importa cosa si dice, ma l’importante e’ che se ne parli, e se siamo d’accordo che questa strategia da un punto di vista commerciale ha i suoi vantaggi, ma dal punto di vista dei contenuti e’ avvilente e triste, allora il nemico numero uno dei giorni nostri deve diventare necessariamente l’ufficio stampa di Lady Gaga, che chirurgicamente a distanza di due giorni diffonde una notizia qualsiasi su questo non-personaggio mondiale: LadyGaga che si fa la foto nel cesso della famosa stilista, LadyGaga con il cappello strano, LadyGaga che vomita sul palco, LadyGaga che cena con Assange, LadyGaga sulla carrozza dorata (tutte notizie queste dell’ultima settimana, rendiamoci conto, non dell’ultimo anno).

Il meccanismo della ripetizione segue i principi piu’ basilari e rozzi della strategia pubblicitaria, a me come al solito non fanno tristezza loro, e neanche i giornalisti che poi sono vittime dell’ipertrofia dell’informazione (troppi media e poche notizie) quanto piuttosto che queste strategie in gran parte funzionino.

Oltre a questo, sono sicuro che quei poveri cristi dell’ufficio stampa hanno gia’ le notizie da diffondere nel prossimo mese. Tiro a indovinare: LadyGaga che fuma un coleottero, LadyGaga che si sutura la vagina, LadyGaga che si traveste da Dalai Lama, LadyGaga che fa la mano morta al maggiordomo del Papa. 

Continuate voi che mi viene la nausea.

ciao nicole minetti che sfili con il costume girofica

Ciao Nicole Minetti che sfili con il costume girofica per promuovere l’economia italiana.

C’era bisogno di chiedersi se eri disponibile sessualmente per Abberlusconi? No, dico, era questa una domanda per un maschio qualsiasi con un minimo di passato di vita su questo pianeta terra? Perché un maschio con un minimo di passato di vita su questo pianeta terra conosce benissimo quello sguardo lì. Quell’espressione lì. C’è mica bisogno di essere presidenti di qualcosa per aver incontrato in vita quello sguardo lì, quell’espressione lì. Per chi conosce quello sguardo, pare inconcepibile che tu davanti a qualsiasi richiesta, abbia potuto pronunciare qualcosa del tipo:

“No”.

Tu, maschio: immagina un “togliti quella cosa che hai addosso”. Immagina lo sguardo. Immagina il No. Inconcepibile.

Qua sul pianeta terra (e non nei piani alti dove vivi tu) quello sguardo lo puoi incontrare di solito abbinato al corollario “e adesso chissà cosa penserai di me”.

ciao artisti famosi che presenziate agli eventi di beneficenza

Ciao artisti famosi che presenziate agli eventi di beneficenza. Meno male che ci sono – questi eventi di beneficenza. Meno male che c’è la beneficenza in generale. Eccetera eccetera.

Ma voi artisti famosi che presenziate agli eventi di beneficenza, voglio sapere quale beneficenza fate. Sicuramente la fate. Però mai nessuno informa il pubblico su quanto tirate fuori dalle vostre tasche. Non voglio sapere esattamente quanto tirate fuori, ma – per esempio – mi piacerebbe sapere che ad un certo evento di beneficenza ciascun artista ha tirato fuori almeno – per dire – ventimila euro. Mi piacerebbe cioè conoscere  la quota di ingresso.

No, la presenza e la performance artistica non sono sufficienti.

Per un motivo semplice: questi eventi di beneficenza vengono pubblicizzati tantissimo, e le vostre facce (di conseguenza) vanno in giro tantissimo. E’ la pubblicità migliore che ci sia: gratuita e collegata ad un avvenimento “positivo”. Tanto che tutti vorrebbero partecipare, tanto che se poi non ti invitano finisce che ti incazzi.

(post istigato non solo dalle innumerevoli partite del cuore, ma pure dalla nota, sul sito dell’ultimo concerto pro-Emilia, in cui si dichiara – casomai ce ne fosse bisogno – che gli artisti “non hanno percepito alcun compenso”)

ma poi farei a cambio

Ma poi farei a cambio con la vita di uno di questi nuotatori, che giovanissimi diventano famosi, che giovanissimi diventano importanti, mentre noialtri siamo qui nel mondo a cercare di capire come funziona? E che ci costruiamo una personalità in questo mondo?

Farei a cambio con uno di loro che a venticinque anni sono già vecchi, e se ne rendono conto proprio quando sono sul cocuzzolo della montagna, e da quel momento per loro potrà essere solo discesa, lenta o veloce ma comunque discesa, ché vette così alte non ne vivranno più. In quello stesso momento noi perlomeno abbiamo la prospettiva. Loro quale prospettiva hanno? E quale personalità hanno costruito per reggere il botto amaro di una mancanza di prospettive?

caro filippo magnini

Caro Filippo Magnini, anche se sei il piu’ veloce, anche se i tuoi compagni non sono alla tua altezza, non puoi comportarti come cazzo di pare. Hai tutto il diritto di rimanerci male se chi gareggia con te e’ piu’ lento, o piu’ impreciso, o quello che vuoi.

Puoi pure tornare negli spogliatoi e – che ne so – sbattere una porta, tirare una manata contro il muro. Ma non hai il diritto di dire che i tuoi compagni non si sono impegnati a sufficienza di fronte ad una telecamera, con un microfono davanti. Perche’ ecco: sai a cosa servono telecamera e microfono? Lo sai che le tue parole, dopo, vanno in giro per il mondo? Prima devi essere assolutamente certo che chi gareggia con te non abbia dato il massimo (ma ragiona: perche’ mai uno dovrebbe spaccarsi il cuore per arrivare alle Olimpiadi per poi non gareggiare dando tutto quello che ha?). 

Tra l’altro considera pure che se uno di loro la prende male, anche se nuota leggermente piu’ lentamente di te, questo non vuol dire che se gli girano le palle non ti possa fare il culo, dopo, quando telecamere e microfoni non ci sono.

Cara Rossella Urru che si spera sei stata liberata per davvero

Cara Rossella Urru che si spera sei stata liberata per davvero,
hai una faccia sorridente in tutte le foto: ti immagino simpatica e gentile, ma pure cazzuta a sufficienza per fare quello che fai. Siccome ti immagino simpatica e gentile, causa ancora piu’ fastidio pensare alla dose di sofferenza causata da tanti giorni da ostaggio in luoghi ostili, in preda a persone certamente meno simpatiche e gentili di te (ma altrettanto cazzute, se non di piu’).

Possiamo festeggiare e basta, oppure guardare quello che e’ successo da un punto di vista piu’ alto e generale. Cosa voglio dire, mi spiego.

Se guardo al dettaglio, vedo te che lavori con passione nei campi profughi e aiuti gente che e’ vittima spesso di guerre o di sistemi autoritari. Se scendo ancora di piu’ con lo zoom, vedo te che accarezzi la testa di un bambino con la mosca sul naso. Se guardo al dettaglio, percepisco il vantaggio netto di avere al mondo una persona come te: le persone aiutate non possiamo contarle, ma certamente ci sono.

Questo se guardo al dettaglio specifico e mi fermo li’.

Ma se vado oltre, da un punto di vista piu’ alto e generale, devo pure pensare pure ai dieci milioni pagati – si dice – per il tuo rilascio. Che non sono stati dati ai profughi, ma ad un oscuro personaggio che tanto per generalizzare brutalmente possiamo immaginare responsabile di guerre o di altre azioni che possono portare ad altre ingiustizie, e di conseguenza ad altri profughi. Ora lui ha dieci milioni in tasca in piu’ per fare quello che vuole.

E non finisce qua: ha dieci milioni e sa che ne potra’ avere altri attraverso lo stesso sistema. Quindi fai tu una cifra: venti milioni, trenta? Fai tu. 

Ovviamente non ti si puo’ dare colpa del pagamento, e non possiamo darla a nessuno: in questi casi e’ quasi impossibile capire quale sia il gesto giusto.

Ma adesso come minimo dobbiamo riconsiderare le tue scelte, e anche quelle di altri che verranno dopo te: non ci si puo’ fermare al bambino che hai salvato, ma nella somma totale dobbiamo mettere pure le conseguenze future di quei milioni. Fai la somma totale e guarda il risultato finale. Dimmi se nel risultato finale ci vedi un piu’ oppure un meno. Cosa ti senti di consigliare a quelli che vorranno fare come te?

Io sono codardo e non riuscirei a fare quello che facevi tu. In realta’ credo che nessuno sia capace di farlo per davvero. Perche’ farlo per davvero significa essere pronti alle probabili conseguenze. Oggi sappiamo che il Governo italiano prima o poi, paga sempre i rapitori. E che difficilmente gli ostaggi italiani vengono rilasciati senza pagamento di riscatto, e che questo riscatto finisce sempre nelle mani dei terroristi.

Quindi sei io oggi fossi nelle mani dei rapitori, saprei che avrei davanti due possibilita’: morire o sperare nel pagamento di un riscatto. Non potrei far finta di non sapere. La seconda opzione (sperare nel riscatto) significa pero’ anche rinnegare gli obiettivi delle mie missioni umanitarie (pensando al risultato finale di cui prima). Ogni giorno che mi terrei in vita ad attendere il riscatto, starei rinnegando tutte le buone azioni che ho compiuto fino a quel momento. Non sto dicendo che avresti dovuto impiccarti, ma pensa a questo.

Due opzioni quindi.
Una terza, di cui non si e’ parlato, era restare a casa.

europei #3

Sulla tv a lingua francese si è parlato continuamente di biscottò. Poi quando la partita è finita hanno detto che i clacson possono partire per tutta la nazione. Solo che la nazione è il Belgio.

tantissime cose

Tantissime cose si potrebbero dire sulle proteste contro l’allevamento di cani Green Hill. Si potrebbe dire che ognuno è libero di coltivare l’opinione che vuole. E che ognuno è addirittura libero di coltivare l’ignoranza che vuole, perfino chi afferma allegramente che le multinazionali non vogliono usare metodi alternativi perché traggono profitto dalle sperimentazioni animali. Si potrebbe pure rispettare chi ritiene un risultato chiudere un allevamento di cani a Brescia per spostarlo appena oltre confine, cioè mantenendo immutato il destino di questi animali.

Quello che invece è insopportabile è l’utilizzo indiscriminato della parola vivisezione: se in nome della libera ignoranza è tollerabile che questa parola venga utilizzata dai manifestanti, è intollerabile che venga utilizzata anche da chi ha l’obbligo di informare.

c’è poco da fare gli schizzinosi

Guardate che c’è poco da fare gli schizzinosi e gli spiritosi se qualcuno vicino a B. (o forse lo stesso B.) propone Gerry Scotti capo del PDL.

Non succederà, ma non perché è un’idea perdente. Non succederà perché glielo impediranno – o molto più semplicemente perché l’interessato dirà Chi Cazzo Me Lo Fa Fare.

Dovesse succedere, non sarebbe una scelta perdente: sarebbe una scelta vincente.

E quindi è inutile fare gli schizzinosi con chi propone, se poi siete circondati da una maggioranza relativa di gente che accetterebbe con piacere.

bisogna guardare le cose per quello che sono

Bisogna guardare le cose per quello che sono e poi trarre le conseguenze.

Berlusconi chiede che il Presidente della Repubblica venga eletto con voto diretto dei cittadini, e questo significa un intero popolo che mette la crocetta sul nome piuttosto che elezione attraverso camera e senato. Poi dice che non esclude di essere lui stesso, il candidato per questa elezione. Perche’ evidentemente crede che se valesse la regola delle crocette per tutti i cittadini, lui potrebbe farcela. Bisogna guardare le cose per quello che sono. E le cose sono che ha ragione, potrebbe farcela.

Non ora, forse, dove tutto quello che tocca si trasforma in merda. Ma tra un po’ di tempo Si’.

Quanto ci mettono gli italiani a dimenticare? Pochissimo. Anzi c’e’ una grossa fetta che non ha neanche bisogno di dimenticare, perche’ proprio non sa. E un’altra porzione che non vuole dimenticare perche’ gli e’ piaciuto. Metti insieme queste porzioni, sottrai i voti di protesta grilliani che sono sempre utilissimi (a lui) in queste situazioni, aggiungi quelli che votano sempre il contrario della fazione al governo, sottrai gli astenuti, aggiungici un pizzico di Vendola che parla complicato e una spolverata di Bersani che ti compare in tv con la fronte lucida e le ascelle pezzate, e vedi che c’ha ragione lui, puo’ farcela.

Poi e’ chiaro che glielo impediranno (non puo’ volere troppo: ha gia’ barattato l’assoluzione in tutti i processi con l’appoggio a questo governo, per non dire che in pratica lo tengono per le palle fino a quando questo governo non arriva al termine) ma se dovessimo parlare di democrazia, sarebbe un furto alla democrazia. Auspicabile, ma pur sempre un furto. 

Stiamo parlando di politica? Sto scrivendo di politica? No, a parte i nomi che sono inevitabili per spiegare le cose. Scrivo dell’Italia, mi pare.

sarà interessante solo per me

Sarà interessante solo per me, o indicativo di una follia contemporanea soltanto per me, ma l’altro giorno al Tg3  prima hanno fatto la lista dei suicidi “causa crisi” degli ultimi giorni, e poi hanno detto che “causa crisi” ormai si sentono in giro storie incredibili di giovani che abbandonano la ricerca di un lavoro coerente con i propri studi per dedicarsi ad altro. Per esempio all’agricoltura, dice la giornalista. Per esempio Tizio, dice la giornalista, che invece di fare l’ingegnere ha deciso di darsi all’agricoltura.

Caspita caspita – penso io – sentiamo sta storia.

E poi la storia non era affatto quella di un ingegnere che aveva abbandonato il sogno di fare l’ingegnere “causa crisi” e che si era reinventato contadino per campare, ma un faccia da ebete ex studente di ingegneria che “dopo qualche esame” aveva abbandonato gli studi per guidare il trattore nell’azienda del padre. Cioè in pratica uno come ce ne sono tanti, come sempre ci sono stati e sempre ci saranno: quelli che abbandonano perché non ce la fanno, o perché non fa per loro.

La differenza è che la follia contemporanea sta offrendo scuse preconfezionate a tutti, perfino al faccia di ebete autista di trattore “dopo qualche esame” all’università. Scuse da riscaldare al microonde e usare senza ritegno. Tutto viene rivisto e filtrato attraverso le lenti del vittimismo.

Ma avrei pagato per assistere dal vivo alla scena di una troupe televisiva che segue un trattore, e un cronista che nel campo di sterpaglie allunga il microfono al ragazzo, e lui che giustifica la sua scelta parlando vagamente di altri amici più grandi che una volta laureati non trovano un lavoro facilmente. Avrei pagato.

E la scena nel suo insieme, vista dall’esterno (quindi ad includere pure il cameraman che inciampa nelle zolle di terre, il padre emozionato dell’ebete che si emoziona poco distante fuori inquadratura) sarebbe stata una bella rappresentazione artistica della follia contemporanea.

tristezza infinita

In questa intercettazione B. chiama il puttanone sudamericano. Ed è tutto abbacchiato B.,  prova a raccontarle  dei suoi problemi ma quella chiede dei soldi.

Poi il telefono passa ad un’altra sudamericana e pure quella chiede soldi. E’  depresso B., e non ha nessuno da chiamare quando è triste se non due che gli chiedono soldi, tutte e due in una telefonata di appena tre minuti. Quest’uomo ha cinque figli.

E’ un pomeriggio nuvoloso e sono a casa con una quasi influenza, forse uscirò solo per portare il vetro alla differenziata, e comunque penso che tutto è relativo. Tra poco arriverà M., non faremo niente di speciale perché ho la mia quasi influenza ma ecco, di nuovo: tutto è relativo. Quello che hai e che potrebbe sembrarti normale non lo è, soprattutto quando scopri questi scenari inaspettati di tristezza infinita.

conniventi

Ritorna quel simpaticissimo atteggiamento italico del circoscrivere le responsabilità per colpire soltanto un singolo anello della catena e salvare il resto. Ne ho parlato già altre volte ma pazienza, mi ripeto.

Un gruppo di tifosi imbestialiti ha causato la sospensione di una partita di calcio ed ha chiesto ai  giocatori della propria squadra – che stava perdendo malamente – di togliersi le maglie. E quelli invece di mandarli affanculo hanno obbedito, lo hanno fatto. Ovviamente in questo caso l’anello da colpire sono i tifosi. E colpiranno i tifosi.  Non i giocatori conniventi che hanno eseguito l’ordine.

una cosa è leggere

Una cosa è leggere di una morte a 25 anni: perché è solo una notizia, parole scritte che riguardano uno sconosciuto. Anche vedere le immagini del malore poco prima della morte ha poco impatto: di sti tempi siamo abituati agli eccessi, ci sono immagini di tsunami e guerre e delinquenti e sparatorie.

Altra cosa è sapere cosa c’era prima. Il ragazzo aveva un album di foto online. Tu scorri le immagini e ti rendi conto del prima. Lo quantifichi, lo paragoni con il tuo presente. C’è una foto di lui con la ragazza a Bologna, una ragazza che sarebbe potuta piacere a te, sullo sfondo una piazza di Bologna che conosci benissimo, sai dove portano tutte le strade.

Bel tipino

Bel tipino quel Bosusco liberato in India dopo tremendi sforzi diplomatici di Ministri, Unita’ di Crisi e Ambasciate. Il bel tipino si era andato ad infilare in posto pericoloso dove non doveva andare. Pero’ lui e’ uno che cammina nella giungla zaino in spalla, figuriamoci cosa gliene fotte delle direttive del Ministro degli Esteri. Lo liberano e lui dichiara che non c’e’ problema, ha solo fatto una “vacanza pagata“. Bosusco lo mettiamo assieme agli alpinisti che restano imprigionati sul cocuzzolo dell’Everest e poi chiamano i soccorsi in elicottero prima che gli geli il culo. Intanto: mi si bucasse una gomma qui, nella centralissima Europa, dopo aver rispettato tutte le regole, lo Stato Italiano non verrebbe ad aiutarmi. Dovrei telefonare e dire che mi sono slogato la caviglia nel delta del Niger.

la chiamano crisi della lega

La chiamano crisi della Lega, andrebbe chiamata invece crisi di un padre che non sa cosa combina quel suo figlio un po’ scemo. Cioè un evento che in fondo si verifica in molte famiglie, con la differenza però che sto figlio scemo si mette a giocare con tanti soldi non suoi, invece di rubare le chiavi dell’utilitaria per fare il figo con gli amici nel quartiere o fumarsi le canne sul terrazzo. Oggi evidentemente fa comodo dire che la crisi è della Lega. Chiamiamola allora crisi della Lega.

Uno dei danni permanenti della crisi della Lega è che autorizzerà molta gente a dire che tanto al Nord rubano come al Sud, che tanto è la stessa cosa, che non ci sono differenze. Da meridionale lo so bene che invece queste differenze esistono, e a parte tutte le ragioni storiche e politiche eccetera eccetera, queste differenze ci sono, sono notevoli e brillano sotto gli occhi. Darsi oggi dei motivi per autoassolversi sarebbe pericolosissimo. Da meridionale vorrei che ci fosse ancora un grillo parlante a ricordarle, queste differenze, per sperare magari di assottigliarle. Da meridionale vorrei che ci fossero personaggi meno circensi e meno volgari.

Oltre a questo, crolla il mito della razza diversa, e non solo per la faccia dell’indagato, più terronica del più terronico dei miei compaesani, ma piuttosto perché anche dentro quel partito i figli so’ p iezz e’ core (cosa molto italiana) e c’è stato un culto della personalità e dell’infaliibilità anche quando il capo era evidentemente incapace mentalmente e fisicamente di guidare pure un condominio (una cosa italiana ma anche molto vaticana).

molti

Molti di quei bambini andavano a scuola non lontano da qui, quindi stamattina ho pensato: che faccio se vado al lavoro e scopro che qualcuno dei miei colleghi eccetera eccetera? Ho proprio pensato che faccia faccio, quali movimenti deve compiere il mio corpo nel caso in cui eccetera eccetera.

Poi invece niente. E sai quanto è naturale che ti venga da dire “poi invece per fortuna niente”, e allora liberato da questo dilemma hai cominciato a pensare a quanto siamo vicini – sebbene ci crediamo lontani – alle formiche che zampettano sull’asfalto: una è viva e l’altra di fianco viene schiacciata da una ignara suola di scarpa, e non c’è motivo per spiegarsi perché una e non perché l’altra.

Dovrebbe essere evidente ma purtroppo non lo è

Dovrebbe essere evidente ma purtroppo non lo è, che se una larghissima maggioranza di rappresentanti (e quindi di rappresentati) vuole che si faccia sta benedetta TAV, che se nonostante l’eco mediatico enorme che circonda i manifestanti questa maggioranza resta comunque maggioranza – anzi, si solidifica – allora se tu sali sul traliccio per impedire i lavori rappresentando te stesso e la minoranza che ti circonda, quindi se tu minoranza rumorosa con un’azione di forza vuoi imporre il tuo modo di agire ad una maggioranza silenziosa, allora il gesto di salire per venirti a prendere dal traliccio è una battaglia civile (secondo l’etimologia della parola civiltà) oltre ovviamente ad essere pure una battaglia democratica (secondo l’etimologia della parola democrazia). E te lo dico io che mi sento quasi sempre minoranza.

Ma stiamo parlando di gente seria?

Perché se fossero gente seria, sai cosa dovrebbero fare? Dovrebbero andare a pescare il manifestante del video qui sotto, quello che ripete “pecorelle” ai carabinieri, che li percula per il magro stipendio, che gli dice “stronzi”, il tutto a favore di telecamere, sapendo di essere ripreso, continuando a perculare nonostante la consapevolezza di essere ripreso.

Se fossero persone serie, andrebbero a pescare questo ragazzo, inseguendolo con il sangue agli occhi per la figura di merda che ha fatto fare a tutto il movimento sui media nazionali. E lo coricherebbero di mazzate – se fossero persone serie – per evitare che faccia altri danni maggiori. Sarebbe violenza efficace e finalizzata ad uno scopo preciso. E poi affiggerebbero la sua foto all’entrata di tutti centri dove si riuniscono i manifestanti per impedirgli di entrare, in quanto persona non gradita, in quanto inutilità fatta barba, in quanto danneggiatore del movimento.

Ma invece.

(video)

panem et vangae

La colpa dei casini nevosi a Roma non puo’ essere solo colpa di Alemanno. Voglio dire, innanzitutto e’ Roma. Il 26 gennaio le Iene hanno mandato un servizio (googlando si trova il video) dove mostravano l’assenteismo sfrenato dei dipendenti pubblici della capitale, le loro passeggiatine al bar, il loro andare a fare la spesa dopo aver timbrato. Davanti all’evidenza dei filmati nessuno ha trovato il coraggio di accusarli: non i colleghi, non i sindacalisti, non i consiglieri comunali. Poi dopo il servizio, immediata indignazione post-televisiva, e quindi by definition, sterile (perche’ non fondata sul sentire comune ma sulla drammaturgia prestabilita dell’indignazione).

Se prendi questo esempio e lo unisci alle altre cose che si sanno e che si vedono – Si’ e’ un pregiudizio, Si’, ed e’ periodicamente confermato – allora arrivi alla conclusione che ci saremmo stupiti del contrario, e cioe’ che in caso di emergenza le cose a Roma fossero funzionate. Il fatto che siano accaduti casini terribili, mi pare invece il naturale corso degli eventi. Tutto il clamore e’ quindi paradossalmente incomprensibile.

Ma poi, ecco che si aggiunge il fattore Alemanno.

Perche’ uno puo’ pure avere il dubbio che la colpa non sia sua, che forse l’uomo sia davvero competente e accorto ma sovrastato da una citta’ ingovernabile. Pero’ poi ti arrivano le immagini di Alemanno che spala la neve e allora ecco che ogni dubbio residuo viene cancellato. Abbiamo la certezza che sia un collione.

Anzi No, mi correggo e spiego meglio.

Abbiamo la certezza che tu abbia dei propositi collioni – Alemanno – perche’ il tuo ruolo non e’ quello. Se ti hanno messo a fare il sindaco, quello devi fare. Devi coordinare. Il sindaco spinge i bottoni, che nun ce lo sapevi? Le immagini di te che spali la neve sono la prova provata e inconfutabile di un tuo errore, di una mancanza. Quante ore hai spalato? Due? Quattro? Bene, per quattro ore, durante un’emergenza gravissima che richiedeva decisioni immediate e ponderate, non hai fatto il tuo dovere. Non eri al tuo posto (Alemanno, posi quella vanga cazzo!). Perche’ non ti denunciano visto che ci sono cotante prove?

Abbiamo la certezza che ti rivolgi ad un pubblico di collioni, perche’ se tu credi che le immagini di te con la vanga in mano e gli stivaloni siano una cosa utile per ottenere consenso, se credi che abbiano presa sul tuo pubblico, allora una di queste e’ per forza vera: o hai la certezza di essere sostenuto da dei collioni senza speranza, o vuoi trattarli da coglioni, oppure sei tu che sei molto molto collione.

ovvio che

Ovvio che adesso bisogna prendersela con il comandante della nave da crociera. L’approccio italiota ai problemi è quello di circoscrivere il più possibile le responsabilità, identificare un singolo elemento, attaccare duro solo su quello e ignorare il sistema marcio. Catarsi autoassolutoria, per usare parole difficili che non sono sicuro se le uso al posto giusto. Voglio dire: il comandante andava troppo vicino alla costa e quindi fuori dalla legge? Indagatelo. Ma poi non fermatevi qui: le navi passavano sempre vicino alla costa? Benissimo: quali navi? Indagate. E se è il caso, condannate come se fossero naufragate anche quelle navi. Il sindaco dell’isola era contento che passassero vicino alla costa? Benissimo, indagate pure lui che è stato zitto. La capitaneria di porto non ha visto tutte queste navi? Come è possibile, sono enormi! Indagate pure loro porcalamiseria, soprattutto loro.