Ciao artisti famosi che presenziate agli eventi di beneficenza. Meno male che ci sono – questi eventi di beneficenza. Meno male che c’è la beneficenza in generale. Eccetera eccetera.
Ma voi artisti famosi che presenziate agli eventi di beneficenza, voglio sapere quale beneficenza fate. Sicuramente la fate. Però mai nessuno informa il pubblico su quanto tirate fuori dalle vostre tasche. Non voglio sapere esattamente quanto tirate fuori, ma – per esempio – mi piacerebbe sapere che ad un certo evento di beneficenza ciascun artista ha tirato fuori almeno – per dire – ventimila euro. Mi piacerebbe cioè conoscere la quota di ingresso.
No, la presenza e la performance artistica non sono sufficienti.
Per un motivo semplice: questi eventi di beneficenza vengono pubblicizzati tantissimo, e le vostre facce (di conseguenza) vanno in giro tantissimo. E’ la pubblicità migliore che ci sia: gratuita e collegata ad un avvenimento “positivo”. Tanto che tutti vorrebbero partecipare, tanto che se poi non ti invitano finisce che ti incazzi.
(post istigato non solo dalle innumerevoli partite del cuore, ma pure dalla nota, sul sito dell’ultimo concerto pro-Emilia, in cui si dichiara – casomai ce ne fosse bisogno – che gli artisti “non hanno percepito alcun compenso”)
ma sky si è beccato 500.000 euro, dicono.
Mi spiace non essere in accordo con Te.
Gli artisti, che piaccia o no, nel momento in cui salgono su un palco e nel momento stesso in cui con la loro faccia permettono ad un evento del genere di raggiungere quota 150.000 paganti, stanno facendo il proprio lavoro. Lavoro che ha un valore, enorme, anche dal punto di vista economico. Inoltre il tuo post sembra quasi riecheggiare il concetto secondo il quale gli artisti, in quella mezz’ora, ora o porzione in cui salgono sul palco alla fine dei conti non stanno facendo nulla di chè, anzi si stanno pure divertendo. Dietro ad un brano, ad una prestazione artistica come quella di chiunque di quelli che si sono esibiti su quel palco, c’è un lavoro di mesi, forse anni e di centinaia di persone, non solo dell’artista stesso. Le produzioni, per realizzare il prodotto che quella sera hanno esibito hanno pagato studi di registrazione, musicisti, arrangiatori, c’è chi rischia di perdere enormi quantità di soldi quando decide di produrre un artista, c’è chi lavora giorno e notte per permettere che un solo brano di 3/5 minuti, diventi una Hot che sviluppa milioni di euro (a volte) e anche altre volte ne fa perdere ai produttori centinaia di migliaia…
Il fatto che Zucchero (per dire chiunque altro) sia salito su quel palco per mezz’ora ha un valore di centinaia di migliaia di euro, non virtuali…veri! Il fatto che la beneficienza fatta possa avere un ritorno mediatico, e se è per questo anche fiscale visto che i soldi spesi in benefiecienza possono essere interamente detratti dalla dichiarazione dei redditi onestamente….mi preoccupa poco….
Raoul figuriamoci se non comprendo il lavoro enorme dietro l’opera artistica. Quello che dici non cambia il concetto: e’ pubblicita’ gratuita tanto che alcuni pagherebbero per averla.
Certo che è ottima pubblicità gratuita, forse la pubblicità del miglior tipo perché inculca un’idea positiva degli artisti nelle menti di tutti.
Però ci sono due cose che mi sono piaciute: 1) la creazione di un progetto per le scuole ben preciso per cui si sa a cosa sono mirati questi soldi; 2) la volontà di trasparenza per cui c’è un ente che ti dice quanto si è incassato e come sono stati ripartiti i fondi. Puo’ sembrare banale ma non ricordo si sia mai fatto così …. era tutto molto più vago e nebuloso.
Avendo frequentato, dall’asilo al liceo, scuole di fatto inagibili (sono dell’Irpinia) ed essendo scetticissimo sull’intervento rapido dello stato italiano (specie in periodo di crisi) ….. dico che, pubblicità o no, se il concertone sgancia un paio di milioni d’euro per edilizia scolastica è una cosa stupenda! Per questo ho fatto una donazione con Paypal ad Italialovemilia ….. però la sera del concertone, scusatemi tanto tutti, ma ho preferito andarmi a vedere i Radiohead 😉
potrebbero far fare la quota di partecipazione anche agli artisti sul palco, come i party di fund-raising negli stati uniti 🙂
ecco, appunto