Sofie e’ una studentessa belga fiamminga che con una telecamera nascosta ha registrato gli insulti a sfondo sessista e le avances che ha ricevuto camminando per le strade di Brusselle.
Non era sua intenzione stimolare il sentimento razzista – ha dichiarato – pero’ “un fatto è incontestabile. Quando si passeggia per Bruxelles, nove volte su dieci gli insulti provengono da stranieri“.
I fatti incontestabili, purtroppo, non possono essere discussi sul serio perche’ viviamo in un’epoca di fascismi ideologici. Ma per chi vive davvero in societa’ multiculturali, questi sono fatti clamorosi e incontrovertibili.
Tra l’altro il fascismo ideologico ci impedisce anche solo di avvicinarci, al concetto di razzismo, inteso come il riconosciemento di differenze innate di razza. Il concetto viene negato a priori, e quindi siamo tutti qui alla finestra, il mento fra le mani ad attendere che qualcosa cambi.
Ne riparliamo fra dieci anni.
eh, ne parlavo due anni fa, di percezione femminile di Bruxelles (qui, http://goo.gl/JV0bZ), e le cose non sono cambiate. Avevo il video in draft da domenica, hanno fatto benissimo a sottolineare questo aspetto, non fosse altro che per richiamare l’attenzione sulla questione. La polizia ha risposto: venite da noi e denunciateli. Già, facile.
Secondo me ne riparliamo anche prima…
Non so. Brùssels, dici. Io ho abitato per sette anni a Milano, tra via Padova e via Leoncavallo. Stessa cosa, stessi insulti, stesse paure più o meno fondate (le due volte in cui alle parole sono seguiti dei fatti – per fortuna senza nessuna conseguenza significativa – ho sinceramente pesato chi me lo faceva fare, di vivere li).
Dieci anni, dici. Io sinceramente sarei anche stanca di questo sensodicolpismo derivato dall’essere bianchi, borghesi, educati. Penso che il rispetto dovrebbe trascendere ogni situazione socioculturale, e invece non lo fa.
E allora uno si arrangia come può, nella pratica quotidiana, mentre nella propria testa fantasizza di una enclave elitaria autarchica in cui ammettere solo persone Gentili.
Milano e’ di fatto multiculturale come Bruxelles. La differenza e’ che qualcuno incompetente in materia potrebbe dire che in Italia non sono state attuati gli sforzi di inclusione culturale che invece in Germania, Olanda etc etc sono stati fatti. E’ vero che non sono stati fatti, ma e’ vero anche che questi sforzi sono falliti ovunque, con piccole eccezioni locali o individuali.
Sono d’accordo, e infatti il periodo di cui parlo è lo stesso in cui, a cadenze regolari, per le strade sopracitate passavano camionette dell’esercito – ma c’erano anche in via Torino, per dire, quindi non è che ce l’avessero propriamente con me, quelli dell’esercito.
La mia riflessione, in merito, è che questa ‘violenza verbale’ è sempre in qualche maniera legata ad individui (maschi) che hanno in comune non tanto il paese di origine o la cultura, quando l’essere immigranti di prima generazione, estrapolati da un contesto culturale di origine e trapiantati in una città in cui si ritrovano, più o meno, senza troppi riferimenti e senza nessuno a cui rendere conto.
Non c’è nessuno di più pericoloso di chi non ha niente da perdere, no?
Secondo me gli sforzi di inclusione non possono avere successo se non inglobano aspetti fondamentali come il ‘chi’ trapiantare.
Non maschi 18/35 più o meno alla frutta e senza prospettive, ma intere tribù di zie, madri, capifamiglia autoritari e nonne cagacazzi,
vivo a Milano da quando sono nata. per un discreto periodo della mia vita ho abitato in una zona che mi permetteva di andare a piedi quasi ovunque e poiché sono un’incosciente, lo facevo a qualsiasi ora del giorno e della notte. mi aggiravo per via Pasubio alle due di notte in abito da sera e tacchi alti per dire. più che proposte di compravendite illegali non mi è capitato.
allo stesso modo, nei primi tempi di vita nella zona dove sto adesso (Comasina), ho preso più volte l’ultimo treno della sera senza che mi capitasse nemmeno di sentirmi vagamente insicura.
ma amiche che vivono a Torino o Roma mi hanno raccontato di episodi simili a quelli di engineerette, quindi posso supporre che succedano in tutte le grandi città.
secondo me c’è poco da dire “sforzi di integrazione/inclusione”: a volte sembra che nei paesi nordici le cose funzionino un po’ meglio perché quando è arrivata la prima ondata di immigrazione c’era anche più lavoro e quindi meno tensioni sociali e nel frattempo si è alla seconda/terza generazione, che in teoria avrebbe un maggiore interesse ad integrarsi. poi nella realtà basta guardare le rivolte nelle banlieu e ogni bel ragionamento sociale va a farsi friggere.
ps: ho letto il post di andima e l’ho trovato molto bello.
leggendo il commento pensavo che non ero d’accordo, poi hai citato le banlieu e ci siamo risintonizzati
senti questo video mi ha rotto le @@
anche lei peró col vestitino le zinne in vista e gli stivali da zoccola
ma cosa pretendi ?????
giá che c’era poteva andare in bikini al cantiere dell’expo e dire oh, ma questi rumeni, ma come sono ingrifati…
é una vergogna, si é fatta pubblicitá gratuita ostentando una grandissima vanitá
ma cosa pretende ?
che vada a zappare la terra, torni a passeggiare tra 10 anni e vediamo che “complimenti” raccoglia….