non volevo vedere bianca

Non volevo vedere Bianca perché ero convinto di averlo già visto. Eppure sentivo un acuirsi della sociopatia à la Moretti e quindi ho premuto play e l'ho rivisto. E rivedendolo, mi sono accorto che in realtà sto film io non l'avevo visto.

 

Cioè.

 

Era il '96 ed era notte fonda. Con l'amico Bollo avevamo appena finito di fare la guardia notturna allo stand dei wurstel della festa dell'unità, lì dove due sere prima avevamo fatto un concerto, suonando malissimo dopati dal vino rosato. Ad una certa ora della notte abbiamo smesso di fare la guardia a questo stand dei wurstel e siamo andati a casa sua, abbiamo trascinato un divano sul pavimento davanti alla tv. Lui si è messo sul divano ed io sul materasso. E a notte fondissima, lui ha infilato nel videoregistratore un VHS da 360 minuti con due o tre film di Moretti uno dietro l'altro. E quindi dormivo, poi di tanto in tanto mi svegliavo, guardavo qualche immagine e mi riaddormentavo. Ricordo Laura Morante che camminava, il baffetto biondo di Moretti. Ma tra un sonno e l'altro i film cambiavano e quindi i ricordi si sono mescolati e fissati disordinati nella mia testa. 

 

cosa faccio in una giornata

Cosa faccio in una giornata, devo prenderne appunti.

 

Siedo al mio tavolo al lavoro, parlo al telefono con gente lontanissima, mi accorgo che è normale giocare con la penna e accavallare le gambe quando si parla al telefono. Faccio una presentazione che poi la gente ne è contenta. Quattro delle persone che mi ascoltano poi verso sera saranno in tre nazioni diverse.

 

Prendo appuntamenti per andare a Londra. Mangio cioccolata. Verso sera ascolto uno scrittore che dovrebbe parlare del suo libro, parla invece di se stesso e fa battute che non fanno ridere: possibile che non se ne renda conto? Bevo vino piemontese per dimenticarlo, poi bevo vino salentino.

 

Poi più tardi a casa mi piace la luce che mi arriva sulle mani mentre cucino. Bevo vino francese, adesso. E poi guardo happythankyoumoreplease, che si scrive così, tutto attaccato.

 

In questo film ci sono io e c'è tanta gente che conosco: molto di quello che ho visto, che vorrei vedere e che non sarà mai. Ah quanto mi piace questo dolorino piccolo sotterraneo che mi viene da questa consapevolezza. Film che lo apprezzi se sei pastafrolla come me, ma che vorrei mettere qui in piazza e inviterei pure chi legge a guardarlo. Ci metto anche il link mariuolo guarda, che non dovrei, ma voglio proprio metterlo in piazza. L'attore principale è poi pure il regista e pure colui che lo ha scritto, il film.

 

Ad un certo punto lui viene spinto nella macchina della polizia e dice al bambino al suo fianco, che forse non rivedrà più: vorrei che tu leggessi tanti libri, promettimelo – e vorrei che continuassi a disegnare, promettimelo – tra vent'anni verrò ad una tua mostra. Il bambino risponde Sì.

 

Nella prossima vita voglio fare l'organizzatore del Sundance Film Festival.  
 

è questa la vita che sognavo da bambino?

Nelle cuffie ho Coso che si chiede È Questa La Vita Che Sognavo Da Bambino? e io non lo so cosa rispondere perché non mi ricordo, ma ricapitoliamo.

 

L'altro ieri sera ceno in questo ristorante di quasi lusso per cose di lavoro, solo che poi non si parla di lavoro, ci sono invece io che osservo il mio antipasto striminzito e buonissimo e penso che con quello che costa fino all'altro ieri ci mangiavo tre giorni. Ci sono camerieri che ti mettono in mano il menù alla pagina che ti serve in quel preciso momento. Io voglio continuare con tutte le mie forze a stupirmi di questo.

 

Il giorno dopo alla stessa ora mi trovavo al concerto dei Cloud Control, gruppo australiano di quelli che in disco non lo sai se ti piacciono, ma dal vivo sicuramente Sì. Ci sei tu macedone che non ti conosco, però dopo tre minuti che ti conosco finisce che conosco pure la tua compagna di scuola che non vedevi da anni, te la trovi lì per caso, e poi il suo uomo, e d'improvviso c'ho la cumpa macedone, mentre il posto dove danno il concerto mi piace tantissimo, e Brussèlle si conferma il place to be in questo momento storico.

 

Domani io giuro che è vero, mi pagano per andare a fare la caccia al tesoro in un giardino zoologico. Però devo scappare via prima perché verso sera ho da ritirare il primo premio di un concorsino letterario indetto dalla libreria che se state a Brussèlle, sapete qual'è, e dove cercherò di bullarmi il più possibile anche perché io di solito a ste cose o vinco oppure mi incazzo. I pochi lettori brussellesi sono invitati a farmi da claque.

 

E poi la notizia di sta cosa mi arriva mentre telefono in Australia. Solo che di sti tempi sono talmente in modalità trottola che manco lo so, di chiamare in Australia, tanto che devo chiedere a chi mi parla Ma Sei In Australia Vero? Non è che fa figo dire che in una giornata ho parlato con tre continenti diversi, è che appunto È Questa La Vita Che Sognavo Da Bambino? Non lo so, ma non è il momento di farsi domande.

 

In palestra forse pensano che ho la techno nelle orecchie, ho invece Gianni Togni e Little by Little degli Oasis di cui so pure le parole, e penso seriamente che se avessi una figlia femmina come dico io, potrei morire di amore stecchito sul colpo, quindi meglio di No.

cose 4 zeronove 2011

C'è una ragazza in strada sotto la mia finestra: aspetta qualcuno. Capisco che aspetta qualcuno perché si alza sulle punte ad ogni automobile che passa, spiando nell'abitacolo.

 

Se l'automobile non è quella giusta, si gira dall'altra parte e si specchia nel vetro di una finestra e si aggiusta gli occhiali, prima sugli occhi, poi sui capelli. Aspetta forse venti minuti e non si accorge di me – che ad osservarla da dietro il vetro mi sento un gatto. Poi all'improvviso se ne va e non sembra arrabbiata. Se ne va e basta.

 

Aspettavi chi? Mi verrebbe da chiedere. E per cosa? E perché non riconoscevi il modello di automobile? Cos'era quel lungo tubo che tenevi in mano? Era una cosa di lavoro? Ma No: era sabato, e tu eri in jeans. E perché ci tenevi a come ti stavano gli occhiali? E perché non hai chiamato al telefono chi doveva venire da te? E perché sei andata via senza intristirti?

 

C'è un cinese che fotografa le auto di notte mentre torno a casa dopo aver affittato una bicicletta – altro dettaglio favoloso di brussèlle, poter affittare biciclette ovunque per un euro e 50 – e penso che forse ti volevi uccidere, mettendoti con la macchinetta al ciglio della strada, cinese che non sei altro.

 

Brevissima recensione dell'ultimo album di Jovanotti – o “Lorenzotti” come dicono gli Elii. Troppi brani, ma nel complesso ancora credibile. Dovrebbe sempre evitare di cantare in inglese, ma pure di dire “Yeah”, che gli viene male. La deviazione verso l'elettronica, pure quella è molto credibile. Il brano di cui sotto, mi piace tanto, però servono le cuffie e il volume alto.  

  

small town murder songs

Ho visto Small Town Murder Songs che si trova solo in lingua originale sottotitolata (credo), e che la critica vuole per forza accostare ai fratelli Cohen, però dei fratelli Cohen manca il guizzo – c'è solo la base, dei fratelli Cohen.

Ho cominciato a guardarlo cucinando il riso, e già avevo capito che il colpevole era quello che era. Il resto del film l'ho passato ad aspettarmi il colpo di scena che smentiva le mie assumptions fatte durante la bollitura del riso. La smentita non è arrivata. Però ho scoperto chi erano i mennoniti, che non conoscevo, e che secoli fa hanno preso mazzate sia dai cattolici che dai protestanti.

(Ah quindi è Settembre? E dunque Wake me up when September ends? Direi di No, direi mi va benissimo così com'è.)

 

Jaguar gialla

E' molto probabile che io mi svegli di notte e da sonnambulo voli a Genova a scrivere i testi delle canzoni degli Ex-Otago – azione di cui poi perdo qualsiasi ricordo.

 

Questo per ripetere che l'ultimo disco degli Ex-Otago merita tantissimo, è la cosa più attuale che abbia sentito negli ultimi tempi, e per dire che il lettore deve perdonarmi se adesso copio e incollo un testo qui, azione che in generale sui blogghe è sinonimo di perdita totale (o assenza totale) di qualsiasi creatività, solo un gradino sopra quelli che vengono su queste pagine cercando su google "frasi carine da mettere sul blog". (Il mondo non ha bisogno di voi).

Gli Ex-Otago e la Jaguar Gialla

Se il mio domani fosse simile ad una cartolina di Canazei
Forse ci andrei un po' più spesso
L'angoscia del futuro viene a letto con me
Ultimamente il mio umore mi fa il gioco delle tre carte

E se non riesci a guadagnare
con quello che sai fare
Ti toccherà farlo con quello che non sai fare
E se non riesci a guadagnare
con quello che vuoi fare
Ti toccherà farlo con quello che non vuoi fare

Come si fa a trent'anni
Ad essere in perfetta forma
Avrei bisogno di un amico in banca
Tu dimmi come si fa
A trent'anni ad essere una persona in gamba
Avrei bisogno di una Jaguar gialla

Se il mio domani fosse simile
Ad una vecchia foto in scogliera
Forse sarei più disteso
Avremmo più energie per le nostre fantasie
Avremmo più occasioni
per disegnare paesaggi

E se non riesci a guadagnare
con quello che sai fare
Ti toccherà farlo con quello che non sai fare
E se non riesci a guadagnare
con quello che vuoi fare
Ti toccherà farlo con quello che non vuoi fare

Come si fa a trent'anni
Ad essere in perfetta forma
Avrei bisogno di un amico in banca
Tu dimmi come si fa
A trent'anni ad essere una persona in gamba
Avrei bisogno di una Jaguar gialla

 

it's kind of a funny story

Il film si chiama It's Kind Of A Funny Story, e in italiano hanno cercato di rovinarlo intitolandolo “5 giorni fuori”, però è un film accettabile, coinvolgente se almeno una volta hai avuto a che fare con ansia e antidepressivi, onirico quanto basta, americano forse troppo (sorpattutto per il fatto di ritrovarsi la nipote di Julia Roberts, meglio della zia, in un reparto ospedaliero), e che raggiunge l'apice nella scena di Under Pressure. Viene solo un po' di magone a pensare che l'attore protagonista è del 92.
Praticamente ha l'età di Ciao Mamma Guarda Come Mi Diverto. 

crassulo, direi con l'accento sulla a

L'umore influenza le scelte giusto? E se ne rende conto la gente che compra scaffali e tovaglie e comodini e asciugamani all'Ikea? Ci pensa che l'umore che si portano appresso influenzerà le scelte degli scaffali e tovaglie e comodini e asciugamani che poi compreranno? Questi umori resteranno per sempre stampigliati contro quei comodini e asciugamani.

 

Well, almeno per me.

 

Dovrebbero girare attorno all'edificio prima di entrarci, facendo scorrere le canzoni nell'autoradio fino a quando non arriva quella giusta che ti sistema l'umore, e appena l'umore s'è raddrizzato, entrare e comprare tutto di fretta prima di farsi consumare e influenzare dalle luci sintetiche e odore di truciolato e matite Ikea che si spezza la punta e bambini urticanti.

 

Per fortuna la mia Crassula l'ho comprata oggi pomeriggio che ok, non era un bel pomeriggio, era solo un pomeriggio nuvoloso e mitteleuropeo come tanti altri, ma perlomeno non mi portavo appresso l'umore che mi porto appresso in questo momento dopo la visione di Dieci Inverni (grazie V. per la segnalazione) e non ero il me stesso che poi più tardi ovviamente si è andato a cercare la canzone del momento peggiore del film – lo stesso che poi chiude il computer e fa finta di niente. Fa finta di fare finta di niente. Crassulo che non sono altro. 

un periodo in cui

Un periodo in cui leggo pochissimo. Che ci metto mesi a finire un libro – facendomi abbindolare da tutte le cose che mi accadono attorno. Eppoi quello che mi trovo fra le mani, è uno dei libri meno interessanti di Murakami – tranne per una pagina che mi si è incollata alle mani. 

 

"Andavamo d'accordo. Ma tra me e la persona che lei cercava, tra me e la persona che lei immaginava nella sua mente, c'era una differenza decisiva. Lei cercava un'autonomia di comunicazione. Scene in cui la comunicazione, sventolando una bandiera bianca immacolata, trascina la gente verso una splendida rivoluzione incruenta. Sognava che la perfezione divorasse l'imperfezione. Per lei questo era l'amore. Mentre naturalmente per me era tutt'altra cosa.

Per me l'amore è un puro concetto dotato di un corpo inadeguato, che passando attraverso cavi sotterranei, linee telefoniche ecc., riesce faticosamente a trovare il contatto. Una cosa terribilmente imperfetta. A volte ci sono errori di trasmissione. A volte non si conosce il numero. A volte ti chiamano, ma hanno sbagliato numero. Non c'è niente da fare. Finché vivremo in questo corpo, sarà così. Ho cercato di spiegarglielo. Infinite volte.

Ma un giorno lei se ne è andata.

Può darsi che io, con il mio elogio dell'imperfezione, l'abbia incoraggiata."

Murakami Haruki – Dance Dance Dance – pagina 157, sulla mia edizione. 

sto provando

Sto provando vini buonissimi dei cinque continenti, ed ho il frigorifero pieno di yogurt con il qualcosacillus bifidus vivo incluso nel prezzo. C'è un gatto fuori dalla mia finestra che fa finta di aver paura di me. Lo so che fa finta. Dopo avermi osservato per qualche minuto di rilassa. Secondo me si dimentica di fare finta di avere paura di me. Prima c'era un'araba che mi ha chiesto di accendere appena fuori la porta di casa. Era muta. Anzi sorda. Parlava come i sordi. Però in francese. Ma io capisco lo stesso.

 

Per esempio stamattina chiamavo per una casa, ho sbagliato numero. Però ho capito quello che diceva la signora. Diceva: ici, hòpital. Era l'ospedale. Ho detto scusi scusi, ho detto merci, madame. E in tutto questo, non ho ancora cominciato il corso di francese. La ragazza delle risorse umane mi ha chiesto quando lo comincio, sto corso di lingua, visto che è gratuito. Le ho detto non lo so. Lei aveva la camicia sbottonata sul davanti. Secondo me se ne è accorta di averla, ma tardi. Ho deciso che per la casa spenderò la metà di quanto potrei invece spendere, ché qua si resiste all'infighettimento proprio attaccati con le unghie.

 

Comunque altre volte ho già spiegato come mi innervosisco davanti alle sceneggiature banali. Tipo qualche settimana fa. Quindi mi appunto qui un paio di film che invece mi sono piaciuti per la sceneggiatura: Il ladro di orchidee (volevo essere Charlie Kaufman, tantissimo) e Il Portaborse di Luchetti – con Moretti che recita male però va bene lo stesso.

all ears


Una delle canzoni più ascoltate negli ultimi cinque anni. Di cui purtroppo non esiste un video, visto che è la cover sghangherata fatta da un gruppo mica tanto conosciuto. C'è solo questo video tremolante. La versione in studio merita molto, ed è sempre acustico. Ascolto questo pezzo anche solo per la parte dove dice "your anger suits you, it makes you beautiful" e non mi piace che finisce troppo presto. 

faccio cose

Leggendo Sofri e bevendo Paiara bianco comprato sotto casa ho rivisto una scena di 500 days of Summer – film di due anni fa. Ma non importa. Ciò che importa è l'ennesimo tributo a Zooey Deschanel (sempre sia lodata). Zooey è un totem di questo blogghe della quale finalmente si è pure trovata una nuca. Poi se uno vuole morire giovane c'è pure lei che canta dal vivo corrucciata.

 

Visto pure il film "C'è chi dice No – ai Raccomandati" che è film medio, quasi mediocre, dal titolo tremendo, però siccome è italiano allora è bello, visto quello che di solito c'è in giro. Non ci posso fare niente se poi mi innervosisco davanti ai luoghi comuni. In questo film mi sono alzato dalla sedia nervosissimo quando: 1) il figlio di papà aveva la erre moscia, 2) il coinquilino coi rasta coltivava marijuana sul balcone.

i ragazzi stanno bene

Mi succede di vedere film che mi suggeriscono considerazioni che poi con il film hanno poco a che fare.Questo e’ un film americano e dovrebbe quindi per definizione finire bene; finisce invece benino, ed e’ meglio cosi’. Ma piuttosto, le mie considerazioni poco rilevanti hanno a che fare con il senso di appartenenza, sul fatto che tutti vorremmo esercitarlo – e attenzione non nel senso di essere proprietari di qualcosa o di qualcuno, quanto invece l’opposto, sentirsi di appartenere, ovviamente a qualcuno e non a qualcosa. La seconda considerazione poco rilevante e’ che se si crea un legame di sintonia con le persone e’ una fortuna incredibile, quando si crea nonostante il colore della maglietta o il taglio dei capelli o la differenza di eta’, o, o, o. (e fin qui, scontato).

 

La considerazione ha a che fare con la consapevolezza che una volta percepita la possibilita’ di questo legame, bisogna premere sull’acceleratore fino in fondo e investire tantissimo di quello che hai in tasca. Oppure non e’ una considerazione : e’ quello che mi piacerebbe fare.    
 

arrivo al cinema

Arrivo al cinema con mezzora di ritardo. Fa caldissimo che ho corso in bicicletta lungo i canali, tenendo la mappa stretta fra i denti. Si doveva vedere La Nostra Vita di cui non sapevo nulla, sapevo che c'era Elio Germano. Entro in sala e mi butto sulla poltrona. Fa caldissimo, mi tolgo la sciarpa.

 

C'è una scena in cui parlano italiano, però dov'è Elio Germano? Non lo vedo. Passano cinque minuti e non lo vedo. Però sullo schermo vedo una ragazza con la faccia triste, che zoppica. Zoppica! Allora improvvisamente mi ricordo del cartello visto all'entrata, con la faccia inconfondibile della copertina de “La Solitudine dei Numeri Primi”. Ho letto il libro e mi ricordo di quella che zoppica. Ho sbagliato sala. Ecco perché intorno a me non riconosco nessuno. Ecco perché non c'è Elio Germano. Ma va bene, io poi cambio sala in tempo per (spoiler) vedere una bara sullo schermo e capisco l'andazzo del film.

 

Ma piuttosto, apriamo una parentesi sulla lingua barbara. La Solitudine dei Numeri Primi sarebbe uno dei titoli più efficaci ma anche più belli della storia della letteratura italiana. Oltre a rendere l'idea, suona bene. Ha un ritmo: la solitùdine dei nùmeri prìmi. Suona bene giusto? Ecco, in barbaro questo titolo si scrive: “De Eenzaamheid van de Priemgetallen”. E questo è niente. Vuoi sapere come si dice? Copia e incolla qui e poi premi su ascolta. Ecco, per dire.

Vabbé.

 

Questo qui sotto invece è il pezzo che mi pungola il muscolo cardiaco negli ultimi mesi. Venire a scoprire che nel video ci hanno messo gli ulivi salentini è stata la mazzata finale.

 

 

sono convinto da sempre

Sono convinto da sempre – mica da ora – che i testi dei Negramaro siano molto spesso sequenze di parole casuali. Ci sono pure i forum dei fan che si chiedono: ma cosa voleva dire con quella canzone? Ho stima di Zucchero perché una volta lo ha ammesso: a volte scrivo cose senza senso che però suonano bene.

 

E poi quel Sangiorgi quando parla, e quando lo guardo in faccia, mi pare una di quelle persone che sviluppano tantissimo una dote comunicativa, per esempio quella musicale, a scapito delle altre. Dice: è ermetismo, non puoi capire.

 

Va bene, sarà ermetica una, o due. Ma se sono ermetiche tutte, e se ci sono tantissimi soli e lune e amore e verbi declinati all'infinito che fanno rima tra di loro come nelle poesie della quinta elementare, allora non è ermetismo, è Scarabeo.

 

io non so di dare tanto
non ti accorgi che sono io a farlo scivolare
ciò che chiedi è sotto il sole tutto il resto muore
senza neanche avere il tempo il tempo di provare
a far tornare indietro il sole senza più rancore
mi ripeti è freddo amore ho perso le parole
che vorrei poterti dire e vorrei poterti dire dire dire dire…
che son stanco da morire

 

Negramaro – Singhiozzo.

benvenuti al sud

E’ un film che non volevo vedere per i miei pregiudizi. Perché mi dicevo: commerciale, sviolinata retorica, e poi quello che recita con Bisio è un comico. Poi l’ho visto e i pregiudizi non erano sbagliati, solo che il film è fatto bene.

C’era il me stesso che non lo voleva vedere e che diceva: No secondo me così e colà. Poi è uscito il me stesso che ha visto il film che ha risposto: embé, ti piaciuto? Sì. E allora?

E in effetti.

Quindi ricapitolando è un film da vedere tenendo presente che 1) a volte sembra uno spot, non solo come sceneggiatura ma pure come fotografia. Pare un spot delle poste o della Barilla. 2) Descrive un Sud che non esiste, o esiste solo in piccolissima parte. Nel film la Campania in pratica è il paradiso terrestre, mentre intanto a Terzigno si prendono a mazzate e fanno un casino della Maronna perché non vogliono far aprire una discarica e dicono “non ci fidiamo di questi politici”, e i politici li hanno eletti loro stessi, e poi se glielo chiedi non sanno nemmeno darti un’alternativa.

Detto questo, 1) ho riso in momenti inaspettati. Bisio è al telefono e qualcuno con marcato napoletano dice “aspetta” (ashpetta) e Bisio: la sciarpetta? 2) Bisio: come fa ad essere credibile? In televisione per anni e anni. Poi lo vedi al cinema, e ci credi. 3) la protagonista femminile che si chiama Valentina Lodovini e che tra l’altro è l’unica cosa bella di quell’obbrobrio del video  finto vintage de “Gli Spietati” dei Baustelle – che secondo me l’hanno fatto brutto apposta, ché uno poi se lo ricorda.

ci sono tre film

Ci sono tre film che ho visto ultimamente e di cui devo scrivere. E se ne scrivo non é perché sono bravo a scrivere di film, ma per due motivi che sono nell’ordine, NumeroUno: per ricordarmene, casomai col tempo dovessi dimenticare e NumeroDue: perché scopro sempre più che mi piacciono film sfortunati, che sarebbero pure commerciali ma non hanno avuto successo, e se magari qualcuno li ha visti e lo scrive qui sotto io lo so e mi sento meno estimatore di film sfigati che non hanno avuto successo.

The Savages. Scoperto su wikipedia perché l’attrice principale ha ottenuto la nomination all’Oscar.
Film realista, dove la gente davvero apre il bagagliaio dell’auto. Scritto benissimo, attori credibili. Perfino il gatto.

Away we Go. Sceneggiatura di Dave Eggers – e già basterebbe questo – bello tutto senza esclusione, bella pure la locandina. Se è piaciuto American Beauty, questo è un altro film di Sam Mendes che regge il paragone. Il mio problema è che mi faccio raccontare l’America dai film di Sam Mendes e finisco per farmi un’idea sbagliata. Forse. Nel film c’è una donna incinta, c’è il viaggio, c’è l’ansia di non sapere dove stare a vivere.

Sono fotogenico. Mica lo sapevo che in un film poteva esserci Pozzetto e Edwige Fenech come protagonisti principali con invece – in ruoli minori – Gassman padre, Tognazzi padre, e Monicelli.

basilicata coast to coast

Film che ho lasciato a metà incazzandomi con la sceneggiatura.

Questo è un film che non è fatto male ma non è nemmeno fatto bene. Sta lì, come una pera. Buona, ma sempre una pera è.

Questo è un film che vedi il trailer, leggi il titolo, e hai già saputo tutto quello che c’è da sapere. C’è un gruppo di persone che appunto si fanno a piedi la Basilicata da costa a costa. Punto.

Ma dicevo, ho smesso di vedere incazzandomi con la sceneggiatura. Con lo sceneggiatore.

Perché tu, sceneggiatore, mi crei il personaggio Max Gazzè. Mi crei questo personaggio muto perché la sua ragazza è morta. Tu mi crei questo personaggio muto e ad un certo punto del film Giovanna Mezzogiorno si avvicina al muto.

Quindi tu sceneggiatore ti permetti nel 2010 di inserire nel film quel luogo comune dell’uomo che insegna qualcosa alla donna avvolgendola da dietro. Quel luogo comune cinematografico che esiste solo nei film, della donna cinta da dietro per essere “imparata” a, (due punti) usare la stecca di biliardo, guidare una motocicletta, modellare un vaso di creta, ruotare la mazza da golf, sparare con una pistola ecc ecc il tutto accompagnato da sguardi languidi.

Tu sceneggiatore già mi sei sulla cattiva strada. In questo caso il muto insegna alla Giovanna come si pesca – ovviamente cingendola da dietro.

Tu sceneggiatore a quel punto cosa fai quando la cinge da dietro? Fai partire la musica dolce. Io già mi alzo dalla sedia che mi viene voglia di andare a prendermi qualcosa dal frigorifero. E mentre mi alzo penso: se il muto cinge una donna da dietro, e se quel muto ha perso la parola perché la sua ragazza è morta, e se mentre la cinge da dietro parte la musica dolce, allora è MATEMATICO che verso la fine del film questo muto mi riprende a parlare.

Tu sceneggiatore devi capire che io a quel punto mi sento in trappola, catturato da te e dalle tue idee scarne e svogliate. E non mi va di aspettare fino alla fine. E il film lo lascio a metà. Poi due settimane dopo mi ritorna in mente – come adesso – allora vado a cercare la conclusione su internet. Quando leggo che effettivamente quello alla fine riprende la parola, mi si rinfresca l’incazzatura e penso che porca miseria hai vinto tu, sceneggiatore.

Comunque io uno che cinge da dietro una ragazza per insegnare qualcosa, mai visto.