Ma quindi perché di certe persone ne vuoi godere e basta, mentre di altre vorresti prendertene cura? E sai che ti farebbe bene farlo? E sai che ne saresti contento? Perché alcune persone le vuoi consumare mentre ad altre vorresti dire siediti qui che ci penso io, e vorresti farlo proprio nei giorni che ci sarebbe bisogno, di qualcuno che ti dice siediti qua che ci penso io?
E perché ti imbarazzi mentre ti racconto ste cose? Sì che sto parlando di te. Va bene la smetto. Epperò tu non considerare questa stradina con le lucine al posto giusto, deserta al punto giusto che pare un set cinematografico. Ignorala. E’ solo un caso – estremamente fortunato ma soltanto un caso – quindi a questa bellezza per favore non ti ci abituare. Promesso? Non ti ci abituare. Non credo di poter garantire tanta bellezza e perfezione abbastanza spesso come vorrei. Non ti ci abituare.
Ma quindi mi chiedevo: perché alcune persone Sì ed altre invece No? Quali sono le caratteristiche che innescano questa voglia? Va bene non rispondere, però la domanda me la devo fare ugualmente, almeno per rendermi conto che mi sto ponendo il problema. Perché comunque da qualche parte nella mia testa ero convinto di non pormi più di questi problemi. L’unico rischio che sento veramente/ è quello di non riuscire più a sentire niente.
Ma pure questo tramonto che arriva al momento giusto al porto mentre il mare sbuffa nervoso, e questi ristoranti vuoti e perfetti come se uno spaccone avesse prenotato tutti i posti per fare lo splendido, non ti ci abituare. Cosa c’è di più snob di un jazz bar? Andare in un jazz bar ma non seguire il concerto, e invece sedere nella stanza appena di fianco a parlare di altro. E cosa c’è di hollywoodiano in un jazzbar in un centro storico salentino? Sedere nella stanza di fianco e ascoltare il sassofonista chiedere se può lasciare un momento lo strumento lì al tavolo mentre beve una cosa al bancone. Sarà bello ma non ti ci abituare.
Però che bello.
Ok.
Adesso ridammelo il sax, però.
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