ho voglia di latte freddo

Ho voglia di latte freddo. Molto freddo. John Fante nell’ultimo libro che finirò certamente stanotte sotto le coperte ad un certo punto ha voglissima di latte freddo. Cioè, non John Fante, il personaggio del suo libro. Penso al sangue in faccia al vecchio mentre faccio cose che non c’entrano nulla con il sangue in faccia al vecchio, come per esempio passare l’aspirapolvere nelle scale di sta casa, che sono due mesi che ci vivo in questa casa, non lo aveva mai fatto nessuno. Abbiamo un gatto ma non ci stiamo simpatici. Non vuole che passo l’aspirapolvere. Neanche antipatici comunque. Penso al sangue in faccia al vecchio e penso a quello che scrive Sofri sulla cosa, ché certe volte Sofri ti mette in fila le cose e le rende lucide e ineccepibili, le leggi come stessi osservando una formica che dorme in un tornado, perché poi sposti lo sguardo al tornado che c’è attorno e ti rendi conto che sto mondo non è fatto per persone lucide e ineccepibili. C’era un tempo che ti pareva una buona prospettiva diventare così. Adesso non lo sai più. Stamattina nell’autoradio c’era Ramazzotti dopo dieci canzoni in lingua barbara, c’era Ramazzotti che diceva sonoumanituttisognimiei, non ho cambiato stazione e ho cantato pure.

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