Esco per strada a prendere un po’ di aria, ché la mia camera è un buco, eppoi mi piace questo paesaggio che ho appena dietro la porta di casa: un lungo prato verde a dividere i due lati della strada e poi alti alberi che dall’alto della mia finestra vedo agitarsi al vento – e le foglie gialle, le foglie gialle che mi piacciono, ce ne sono anche adesso che non è autunno.
Esco per strada per prendere un po’ di aria e appena richiudo la porta dietro di me penso: le chiavi? Mi palpo i pantaloni e mi dico: le chiavi? Accavallo entrambi gli avambracci sulla sommità del mio cranio e mi ripeto: e le chiavi? Suono il campanello, ma lo so che non c’è nessuno. La padrona di casa a volte non torna per giorni. I cinesi e i filippini sono tutti andati via. Per una volta che mi sarebbero serviti…Ho un telefono in tasca, con il credito…? La vocina dice thirty-two cents. Benissimo. Chiamo la padrona di casa, le mando un SMS. Non ho il suo numero. Benissimo. Mi tocco di nuovo i pantaloni: le chiavi? Che faccio? Prendo il treno e vado a casa della Meisje? Non ho i soldi per il biglietto, e neanche i documenti. Be’, se mi arrestassero potrei trascorrere la notte al caldo, no? Meglio di No.
Il vicino di casa aveva letto un giorno la mia targa italiana e mi aveva salutato con un “Buongiorno!”. Che trascorreva tutte le estati a Riccione e un poco di italiano lo sapeva pure lui, ormai. Ho citofonato, mi ha aperto,mi ha riconosciuto, siamo andati insieme da suo fratello due case più in là.
Suo fratello aveva un neonato in mano che ha posato da qualche parte, ha aperto il suo camioncino di lavoro ed ha tirato fuori una scala. Una bellissima scala. Sulla scala sono salito io, e poi intrepido mi sono infilato nella finestra lasciata aperta della mia padrona di casa, ho visto il suo materasso posato direttamente sul pavimento, e la mancanza di libri lì attorno – sempre convinto, io, che ci debbano per forza essere dei libri attorno al letto, come le forchette attorno al piatto – e sono entrato in casa. Ho salutato la folla giù al marciapiede, donne e uomini e pure la neonata, e li ho ringraziati: avrei rischiato di dormire in strada, stanotte. E il barbaro-zio della neonata che mi dice Mannoòò, avresti dormito a casa mia.
Due giorni dopo la mia padrona di casa si presenta mentre apro il frigorifero e mi fa:
“Tu ogni tanto mangi certe insalate già pronte…”
“ Già”
“ Mi serve la confezione di plastica che hanno queste insalate, potresti perfavore ricordarti di..”
“Sì sì certo, te la lascio qui. Domani.”
“Perfetto, devo fare degli esperimenti”
“Aha”
“Vabè. Ciao”
“Ciao”
Ho visto il tuo materasso, pensavo, l’ho visto. Adesso mi dice che lo sa. Adesso me lo dice. Adesso mi dice, ho le prove che tu eccetera eccetera, sai la privacy, eccetera eccetera. Adesso me lo dice.
Non me lo ha detto, poi.