Questa casa di Bologna che mi conosce così bene, è come una vecchia zia dalle tette impolverate.
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Che mi osserva compassionevole mentre trascino i troppi pacchi che mi sono trascinato dietro dal paesello. Che mi guarda male, mentre lascio tutti questi pacchi buttati sul pavimento, al centro della stanza. Addirittura i meloni, mi sono portato dietro. I meloni gialli. E due chili di caffè. Mi scruta, mentre mi affloscio sul divano che non ho neanche chiuso la porta di casa, così che i rumori dalla tromba delle scale arrivano fino a qui.
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Vecchia Zia: " Cos’è questa malinconia che ti vedo negli occhi ?"
Rafeli: " Ma cosa ne so. Non è esattamente malinconia, comunque."
Vecchia Zia: " Annò? E cos’è, allora? Sentiamo."
Rafeli: " Tipo qualcosa che mi stringe qui sulla gola, che mi punge i fianchi, e mi fa respirare superficialmente…"
Vecchia Zia: " …"
Rafeli: " Che mi appanna gli occhi. E che me li fa muovere in un modo che non so descriverti."
Vecchia Zia: " Ma io li vedo, i tuoi occhi. Non hai bisogno di descriverli."
Rafeli: " E non è soltanto spiacevole, capisci? C’è una specie di calore, nel sottofondo. Questa cosa del disfare le valigie, è un rito che si ripete da anni. Tu lo sai. Questo momento di solitudine cristallina dove ci sono solo io e basta. E le magliette stropicciate da rimettere nei cassetti. E la solitudine perfetta, totale, senza compromessi."
Vecchia Zia: " E non la chiami malinconia, questa qui?"
Rafeli: " Un attimo. Aspetta. Mentre disfo le valigie ci sono solo io, e mastico la polvere che si è accumulata dappertutto in questo mese di assenza. Chi non ha una casa fissa lo sa cosa vuol dire, a ritrovarsi così. Questa cosa del disfare le valigie, e di ricominciare, quando hai già ricominciato tante di quelle volte…"
Vecchia Zia: " Capisco. Ma tu come la chiami, questa sensazione?"
Rafeli: " C’hai ragione, porco giuda. Malinconia."
Vecchia Zia: " E tu pensi che sia grave? Quanto pensi che possa durare, questa storia?"
Rafeli: "Ma che ne so. Direi poco, come ogni volta. Ora telefono alla pizzeria qui sotto, e mi faccio portare su una pizza alla salsiccia. Poi magari do’ pure una mancia al magrebino che me la consegna. Così lui pensa che sono gentile, e invece lo faccio per sentirmi meglio."
Vecchia Zia: " Piccolo bastardo fetente."
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Poi l’ iTunes sul computer sembra voglia provocarmi: l’ho impostato sul random, e quello mi manda "It’s Over" del caro Sondre Lerche a tutto volume. Cazzo di random è questo qua, ho pensato. Questa si chiama precisione chirurgica. Questa si chiama colonna sonora azzeccata, altroché.
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La pizza alla salsiccia funziona, così come funzionano quelle quattro persone amiche che per caso si trovavano a passare da qui, assieme al coinquilino Billigiò. E il vino rosato, funziona pure lui.
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Rafeli: "Zia?"
Vecchia Zia: "Dimmi caro."
Rafeli: "Si dice malinconia o melanconia? O si dice forse in tutti e due i modi?"
Vecchia Zia: " Ma perché lo vuoi sapere? Cosa te ne frega? L’importante è la sostanza, il significato."
Rafeli: " E’ vero, il significato. Però adesso, con questa storia che sto scrivendo il romanzino… Vorrei scrivere le cose per bene."
Vecchia Zia: " Stai facendo Cosa?"
Rafeli: "…ehm…"
Vecchia Zia: "Stai facendo Cooosa?"
Rafeli: " Si, Zia. Faccio."
Vecchia Zia: " Ma fammi il piacere, va’."
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Breaking News.
Questo blogghe è in nomination per il Macchianera Blog Awards 2006, premio di cui ignoravo l’esistenza fino a oggi, nella categoria "Miglior Blog Personale". Fa piacere saperlo. Se mi votate mi facete ulteriore piacere. Comunque non si vince nulla. Siccome sono in una delle poche categorie dove non ci sono le nomination di Selvaggia Lucarelli e Pulsatilla, forse per la medaglia di bronzo ce la posso fare.
