Sabato ho passato la mano sulla capoccia di un numero imprecisato di Buddha. Di legno, di plastica, di pietra. Esiste un mercato dei Buddha che non ti aspetti. Poi ho – per davvero – salvato una vita.
Mi sono fatto lanciare un pacco di caffè dal quarto piano.
Ma quanto sono belli i dettagli? In questi giorni vado pazzo per i dettagli (attenzione, sono le Piccole Cose, quindi tutto torna). Cosa ho pensato e provato oggi? Mi sono emozionato? Sì. Sarebbe importante parlarne? No. Parliamo dei dettagli piuttosto.
Ho fatto una riunione di sette ore dove non serviva che prendessi la parola, allora mi sono concentrato sul colletto della camicia di un tizio. Mi sono immaginato la sua vita partendo da quel dettaglio. Se c'era gente che lo attendeva a casa e tollerava un colletto del genere.
Ho immaginato le famiglie di ciascuno dei presenti, della loro lontananza forzata per essere lì. Delle telefonate che avrebbero fatto a fine serata dall'albergo. Delle telefonate che non avrebbero fatto. Ho comprato chili di biscotti. Diversi chili. Ho comprato le spugnette di quelle che si usano per pulire le superfici e vai a capire perché in tutto il mondo le vendono in pacchi multicolore. Una gialla una verde una rosa una arancione. Ho voglia di avere a che fare con gente che si accorge di queste cose.
Sono tornato a casa ascoltando la radio che recitava un articolo di Paolo Villaggio. Ho cenato con paella e sauvignon e guardando – perché mai fatto fino ad ora? – la “Messa è finita” di Moretti che mi è andato benissimo. Mi piace quando dice “un giorno di questi vorrei regalare a nostra madre un ombrellino da sole” e sua sorella risponde “Sì, ma non si usano più” e poi lui – Nanni – spacca un vetro con un pugno e si ciuccia il sangue dal pugno.
Ma prima ancora tornavo a casa e a Brussèlle c'erano davvero 35 gradi, e bambini multicolori – mannaggia non si vede bene – si lanciavano nella fontana assieme ai cani.