Quelle che seguono sono considerazioni di una banalità forse sconcertante.
I soldi non fanno la felicità, ma d’altra parte senza soldi la felicità è più lontana.
E fin qui ci siamo.
Epperò la mancanza di soldi ha un vantaggio: ti mette davanti ad una mancanza tangibile, a cui sono associate altre mancanze tangibili: probabilmente non c’è un lavoro, e quindi non c’è una casa confortevole, e quindi non ci sono le cose che vorresti nel frigorifero, non ci sono ipotesi di viaggi etc.
Puoi dare a queste mancanze la colpa di eventuale pomeriggio di insoddisfazione che ti salta addosso all’improvviso. Quando tutte queste mancanze non sono più mancanze (hai il lavoro, hai la casa, nel frigorifero ci metti quello che vuoi, quanto ne vuoi) allora quel pomeriggio di insoddisfazione è tutto tuo. Non puoi dare la colpa a niente. E’ una produzione purissima e indiscutibile di te stesso.
Non puoi dire “ah, ma se riuscissi a fare quel viaggio che ora non posso fare, sono sicuro che sarei meno triste”. Quel viaggio lo puoi fare. Fallo. Ma non lo fai, perché ora lo sai: non è quello il punto.
Sono considerazioni di una banalità forse sconcertante perché si può rifare lo stesso (banale) ragionamento sostituendo i soldi con un amore, con un’aspirazione.
Benedette mancanze. Benedette attese.
Maledetto Rafeli, sempre così preciso.
Ci piace chiamare banale la verità…
tutto sommato non è così banale